L’opera
prima è bisogno di fare film.
Ed
in Ridley Scott il bisogno trasuda ad ogni inquadratura coniugato ad una
miracolosa, incredibile consapevolezza del fare cinema.
C’è
entusiasmo e fresca sapienza, maniacale applicazione pur nella
ristrettezza dei mezzi.
Conrad
scrisse Il duello in tre mesi, Scott lo rende “visione” in un
anno. Ci trascina in un ossessivo, apocalittico inseguimento lungo un
ventennio.
Il
grottesco reiterarsi del duello è l’anima del film.
Il
duello comanda ed i duellanti sono pedine (qui forse l’unico errore
nel trasporre il titolo, dove Scott predilige all'atto, gli attori), ed anche noi, alla visione, siamo pedine: duello come
estrema sintesi del nostro combattere col mondo e con noi stessi
senza soluzione di continuità.
Conrad
coglie le nostre debolezze ostentandone l’assurdo e Scott le
confeziona in iter visionario facendoci masticare l’ordinario della
follia.
Restano
le performances assolutamente di rilievo di due mostri sacri calati
appieno nelle parti.
Il
loro sudore, l’odio, i tremori, la sorpresa, la cattiveria e gli
stupori, le ostinazioni e le gioie, le fughe, gli accenni e gli
affondi, i ripieghi ed il sangue.
fronteggiarsi.
Carradine e Keitel disumanamente umani
di fronte all’ineluttabilità. Incomunicabilmente esasperati,
raffinatamente maniacali,
fino al geniale epilogo.
Giocoforza,
dopo, appassionarsi di Cinema.
Spettacolo puro. ;)
RispondiEliminaQuesto post potrebbe essere una risposta alla tua Intervista sensazionale con Dio!
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