domenica 27 febbraio 2022

SALGADO


A Roma, al MAXXI, con una incredibile mostra sull'Amazzonia. 

Terra pazzesca, polmone del mondo intero, con una popolazione indigena minacciata da deforestazione e interferenze sempre più pesanti da parte di presunta "civiltà" arrembante.

Siamo figli di questa terra e sempre più ne snaturiamo proprietà e bellezza. Un equilibrio ecologico fragile eppure potentissimo.



Salgado coglie l'essenza e la vitalità, il vigore la delicatezza. Splendide ed eloquenti tutte le visioni di questo immenso fotografo.


 






Ci immergiamo nella naturalezza, nella spontaneità, nell'equilibrio che uomini e natura alimentano e custodiscono. 





E oggi, mentre assistiamo ad un nuovo sconquasso, ci chiediamo ancora di più, perché non possiamo vivere la bellezza.
Perché non dobbiamo meritarla.


sabato 26 febbraio 2022

SECONDO OPINIONE COMUNE..



 ..avallata dai medesimi che si chiedono come mai i morti, come mai la guerra, come mai ci si può uccidere così.. il Papa non potrebbe decidere di andare a Kiev e dire: "Bombardate me, se avete tanto coraggio".

Sembra proprio che tutti quelli che - giustamente - non possono che porsi interrogativi angoscianti sulle motivazioni che spingono l'uomo ad uccidersi insensatamente, interrogati invece sulla volontà del Papa, sappiano invece perfettamente che il medesimo proprio non possa decidere di fare quello che gli pare. 

Perlomeno curioso.

lunedì 21 febbraio 2022

FUGARE I DUBBI (VARIAZIONE SUL TEMA)

 


Ieri ho incrociato un’ombra in corridoio. Ero distratto quindi non ho risposto, percependo appena un sommesso “salve”.

Più tardi, nello studio, ci ho ripensato e allora la mia esistenza appartata ha avvertito un primo lieve incrinarsi.
Sono solo? Scorgo altre presenze o le suppongo solamente?
Oggi niente latte in frigo, e la caldaia era già spenta quando ero sicuro di averla accesa; a volte sembra che la casa diventi di altri, solo perché si riempie del mio immaginare, e ogni angolo comincia a sfuggirmi e sembrare distante, mappa intricata, senza un perché significante, come opera di un architetto invadente e fin troppo disinvolto che abbia travisato i miei desideri, mortificato i progetti, smorzato le varianti, introdotto un’anima estranea che sì, saluterà pure, ma cova un rancore sordo, vibrazione persistente nel chiaroscuro del dormiveglia.
Il dubbio è stato fugato rientrando a casa: ho trovato la serratura cambiata.

venerdì 18 febbraio 2022

TEST DELLA PERSONALITA'

 


Il tuo tipo di personalità è:

ENFP

Versatile, dinamico e strano, non ti stanchi mai nella tua ricerca di ciò che non è stato provato né fatto, pur di combattere lo status quo. Ami interagire con tutti i tipi di persone e ti poni in maniera espressiva e calorosa che vede un buon rapporto reciproco con gli altri. Carismatico e fantasioso, tendi ad avere un’affinata abilità di vedere il mondo attraverso gli occhi di chi non ha generalmente un rappresentante che parli in loro vece. Sei interessato nel potenziale degli altri e spesso vuoi aiutarli a raggiungere le proprie aspirazioni. Sempre curioso e grato, ami la fantasia e l’avventura e ti annoi facilmente dalle routine del mondo degli affari e delle aziende. Hai un entusiasmo e un’energia spontanei per trovare sempre modi nuovi e migliori di fare le cose ed è spesso contagioso. In ogni caso, non ami particolarmente trovare una soluzione ai fatti di un caso, e preferisci procedere in base alla pura ispirazione e scatti di energia.

Questo il risultato di uno dei tanti test sulla personalità che girano in rete. Certo non tutti sono in grado di "auto censirsi" con l'obiettività necessaria, che spesse volte significa farsi male, senza il provvidenziale aiuto di un presunto "professionista".

Forse basterebbe anche solo un minimo di onestà, il riconoscere quanto siamo bastardi, quanto ignoriamo e quanto non riusciamo ad adeguarci. Ma bisogna anche essere fortunati, ed essere cresciuti senza storture e contrarietà continue. Con una "visione".

A fare questi test, invece, risultiamo quasi sempre, e tutte, belle persone. 

Mai odiose, permalose, fanatiche, saccenti, e neanche solo sciocchini, incapaci di decifrare battute e sensibilità; forse pieni di noi, a volte, ma circondati comunque da idioti, che non comprendono lontanamente che fortuna hanno avuto, a conoscerci.

Sempre in grado di adeguarci alle situazioni, far fronte con consapevolezza a soprusi e manchevolezze, simpatici, amichevoli, lucidi, “versatili” e disponibili.
Curiosi, passionali, entusiasti e sinceri.

Ma saranno i test farlocchi, o noi stessi gran mentitori?!?  ;)

 



mercoledì 16 febbraio 2022

CHRISTIAN UNA SERIE MI(S)TICA

 


Già le stimmate fanno folclore, al quartiere Corviale a Roma poi, dove già tutto è folclore, dagli arredi stile Casamonica ai trans sopra le righe, un miracolato stile coso dai.. ma si.. er frate con la barba.. potete ben immaginare.

E invece no, perché c’è di più, il miracolo molesto, quello imprevisto e il miracolato anomalo, ma forse unico legittimo.
C’è tutto quello che non credi possibile, fuso a tutto l’improbabile che la vita ai margini può riservare. Non siamo neanche vagamente dalle parti delle lacrime furbette de Il miracolo di Ammaniti.

Qui il bene e il male si danno, e ci danno del tu, giocano a rimpiattino con attori superbi, il protagonista ovviamente, ma pure il medico della mala, il boss del quartiere, il miracolato che smaschera i falsi profeti e tutta una fioritura di comprimari di gran personalità e dal taglio ben delineato. 

Personaggi contraddittori, segnati dagli eventi, cresciuti tra prove continue, tutti a tu per tu con limiti estremi, caratterizzati dalla violenza, dalla povertà, dai dolori, dalla inquietudine profonda, dal rimpianto e da fedi diverse, che a seconda degli strati sociali, assumono pieghe e significati differenti ma tutte, comunque, a confluire verso un unico denominatore comune, inciso nel dna.


Amore e odio, vendetta e rivalsa, sacrificio e sofferenza. Un caleidoscopio di sensazioni sapientemente amalgamate come in una carbonara perfetta, piatto divino, a saperne ben dosare gli ingredienti.
Questi brevi sei episodi ammaliano e tengono incollati, appagano, immalinconiscono, creano dipendenza senza bisogno di eroi con nulla di super, ironizzano mentre commuovono, lasciano soddisfazione, disegnano coscienza e uno strano amaro in bocca, come quando l’ineluttabile viene ad esigere il conto, dopo che hai fantasticato per bene, o perlomeno credevi. 

  



 


sabato 12 febbraio 2022

ALTRE VITE


 

Vivere di nuovo. Mi è capitato più volte. Avevo vissuto come tutti, spesso con soddisfazione ma anche molti dubbi, ritrosie, quella sorta di rimpianti e rimorsi sui quali ogni tanto tentiamo di immaginare altre vite, scenari diversi. Poi di colpo quell'oblio e la possibilità di ripartire, come il restart di un videogioco.
La mia prima seconda vita è stata un disastro, ho cambiato al primo bivio che ritenevo fondamentale, fonte di tutte le insoddisfazioni successive, e non sono entrato in banca, ma parastatale dove lavorava papà. Una tragedia. Abbrutito di lavoro che ho odiato dopo appena un anno, incapace di concentrarmi sulle cose belle, quelle che prima trovavo e ora non più.
Nella mia seconda terza vita, ho optato per una deviazione diversa finendo per non sposarmi, svilendo anche quel mio spontaneo prendermi cura, una sorta di ubriacatura dei sensi che mi ha fatto perdere prestissimo il senso dell'equilibrio mentale.
La terza quarta vita, l'ho presa con calma. Fin troppa, conscio di mille errori, e per paura di ripeterli mi sono immobilizzato, fino alla stasi fonte di depressione inconscia.
La quarta quinta vita, mi ha trovato, se non più sciolto, meno pauroso, fatalista diciamo, mi sono trasferito, cercato lavori a pera, imparato una lingua, cominciato a scrivere con regolarità, innamorato di donne fuori portata, pensando di essere all'altezza, ricco delle mie esperienze multiple, ma ero innamorato solo di me stesso, più o meno come nella prima vita, unica per quasi tutti. Mi ero avvantaggiato del mio cupio dissolvi, riuscivo a smettere di pensarmi soddisfatto, e pigiavo il restart al primo accenno di salita, cercavo una vita, se non in discesa, almeno in completo surplace, con navigatore di ultima generazione, e i desideri che si prostravano. Potevo ricominciare da capo senza tuttavia imparare nulla, fidando nel caso benevolo, uno sliding doors passivo e cocciuto.
Certe fortune uno dovrebbe meritarsele.
Lanci i dadi, e quello è. Prendere o lasciare.

martedì 8 febbraio 2022

PIU' LO DICO


Non mi va di scrivere poesie, estorcermi sensazioni,
confessare stati emozionali che non conosco,
che non parlano, che mi abitano soltanto.
Non mi va di ascoltarmi attraverso le righe,
di dovermi leggere per sorridere o compatirmi. 

E più lo dico più scrivo, più mi scrivo,
come fosse l'unico modo per accogliermi.

Non mi va di scrivere poesie
che si attorcigliano al nulla attorno
disegnandolo ingombrante, saturo,
fino a renderlo nebbia fine.
Ma più lo dico, più scrivo di me, 
e per riflesso di te, di quanto sei con me
ad ogni più piccola ansa di respiro,
ad ogni minimo dubitare.



domenica 6 febbraio 2022

FENOMENOLOGIA DI SANREMO

Una volta i cantanti - non solo a Sanremo - si esibivano.

Ora si vestono, si truccano, o si denudano, si imbellettano, recitano, si muovono, parlano, si autotunano, si agitano, sparolacciano , si toccano un po' tutto, piangono, si riempiono di anelli, orecchini, strass, si battezzano e altre robe strane, anche attorno: attori, pseudomusicisti, fumi, ballerine, megafoni, luci, oggetti, magie, orpelli, introduzioni, smorfie, stop and go, urletti, sospiri, rap, trap, hip pop, gorgheggi e singhiozzi. L'apparire prima di tutto.


Addirittura qualcuno canta.

venerdì 4 febbraio 2022

QUEL COTTO FIORENTINO

 



"Tra il 4 e il 5 dicembre 2021 si è tenuta Laventicinquesimaora, il premio letterario della Scuola Belleville dedicato ai racconti brevi. 25 ore per scrivere un racconto non più lungo di 3600 battute.
La traccia di questa settima edizione era: “La fine è nota.
Scrivete un racconto che cominci dal finale e finisca con l’inizio”.

Ho partecipato, purtroppo senza classificarmi.
Ora posso pubblicarlo anche qui. 


“Quel cotto fiorentino sembrava ora ancor più vivido, col sangue denso a percorrerne superfici e fughe”. Ero arrivato al punto.
Ma il punto non ne voleva sapere, si guardò indietro, o meglio sopra, e cercò un appiglio in quella parete di lettere a strapiombo che sembravano soverchiarlo.
Mise un  piede, poi l’altro, scalò l’ultima riga rigonfia di epilogo appiccicaticcio come sangue già rappreso, prese le misure dal fondo di quel baratro e iniziò ad arrampicarsi deciso, sgusciando tra perifrasi e analogie, agganciando parentesi e salutando a malapena virgole e altri punti che oziavano a guardia del periodo.
Risalendo a fatica, ma con occhio curioso, trovò la trama artificiosa e melensa, e forse proprio per questo maturò il rifiuto quasi istintivo di risultare l’artefice ultimo di una storia che sapeva di convulso e farlocco, dove lei si abbandona ad un tardivo ravvedimento e lui non le perdona il tradimento del primo paragrafo, ma neanche la recidiva col garzone a pag. 4, così come la fuga fuori città di fine capitolo; solo simulando, poi, una magnanima, nuova accoglienza in quel ritorno pretestuoso e gravido di sospetto.  
Ora può un solo punto, dico io, caricarsi l’onere di tanta tensione, di immenso rammarico, rabbia e tormento, mettendosi a fine di tutto con un solo, scellerato, colpo di pistola, seppur accompagnato da un misto di sorpresa e sgomento, e lasciando, appunto, che solo un punto - e neanche esclamativo -  chiuda a bruciapelo la vicenda? Senza curarsi dell’affanno, del panico suscitato, di un corpo ancora caldo, del sangue a scorrere via solo ravvivando un cotto fiorentino? Un semplice punto a toglierci d’impaccio? Non era possibile, voleva vederci chiaro stavolta.
Non avrebbe gestito una chiosa tragica senza comprenderne i reconditi perché. Voleva scorgere la passione iniziale negli occhi di lei, godere di un sorriso, di una carezza rubata, di un sogno a due che poteva essere vita splendida, senza alcun punto ad interrompere mai fiaba e aspirazioni.
Arrivò perciò fino a quella F maiuscola di inizio racconto, una F di luminoso ardore che vedeva quel punto come un’insignificanza lontana e inconcepibile, la F di Finalmente: finalmente l’amore, la gioia, l’impazzimento dei sensi, tutto senza ombra  e fiato di punteggiatura alcuna, figuriamoci un punto poi.
E il punto ci arrivò a quel cospetto, vagando a ritroso tra gelosie, colpi di mano, ripicche; fino a scorgere e sfiorare sfumature di complicità, intenti armoniosi, traiettorie di relazione, come si rincorre una sorgente di acqua pura, stanco di dover solo chiosare, di decretare finali, arginare l’inchiostro, interrompere sogni.
Il punto disse “ciao!”, ma l’inizio comprese subito che quel saluto non era affatto di buon auspicio, ma anzi foriero di oscuri esiti, e non aveva intenzione di ravvisare alcuna fine per quell’idillio appena nato.
Fece finta di afferrare la mano tesa ma, d’istinto, rigettò il punto per la ripida parete scritta, e lui scorse di nuovo, ma stavolta nel verso esatto - seppur nella convulsa caduta - l’infatuazione, l’amore, la passione, e poi la noia, la distrazione, la gelosia, e ancora  malcontento e  rabbia, il furore cieco e la violenza pura, fino al sangue e anche lui medesimo, a fondo pagina, dove quel precipitare avrebbe posto fine ad una nuova storia immensa, riducendolo stavolta in  rivolo cremisi di punto frantumato. “Finalmente l’eterna felicità e nessuna fine mai”