martedì 29 settembre 2020

ON DEMAND

 


In tanti ormai, usufruiamo di diverse piattaforme televisiva, oltre ovviamente alle tv in chiaro, i Raiplay e il digitale terrestre: solo Sky, Netflix, e Amazon Prime, ci ubriacano di uscite su uscite: serie, film, animazione.. 

a volte brucio il tempo dedicato alla tv solo nello spulciare tutti i cataloghi e visionare trailers.

Secondo loro dovremmo avere giornate di 48 ore o, nella migliore delle ipotesi, diventare divoratori notturni e compulsivi di serieTv.

Qualcuno di voi ha scovato un metodo per sfuggire alla bulimia di immagini, di repliche, reboot, vecchie e nuove stagioni?

Esiste il modo di beccare una cosa che piace davvero e riuscire a vederla fino alla fine, 

prima che ne esca già un seguito?!?




 

domenica 27 settembre 2020

DOVE FINIRANNO I SOLDI CHE CI DAREBBE L'EUROPA?

Dall'Unione Europea arrivano 209 miliardi.

Ma  Infrastrutture e Regioni hanno già presentato progetti per oltre 600 miliardi.

Voi dateci i soldi...al resto pensiamo noi...

Siamo riusciti - non chiedeteci come - a vedere dove e come, specchiate menti e uomini di merito della nostra beneamata politica, stanno cercando di spendere tutti questi soldi. 

Di seguito un elenco di alcuni degli avveniristici progetti cui solo il genio italiano poteva dar vita:


Raccordo di Matera: passa per Foggia, Benevento e Termoli: 810 km, 62 aree di servizio attrezzate con maxischermi con la proiezione di spezzoni dell'ultimo 007 girato, appunto, a Matera. Costo a corpo: 23 miliardi

Seggiovia quadriposto tra Lago di Garda e Lago Maggiore.

Deviazione del Tevere su Pescara nord con servizio crociera e degustazione arrosticini.

Diga tra Olbia e Livorno per propagare la pesca alla triglia e contingentare le mareggiate sulla costa ligure.

Nuova cattedrale multi religiosa di Poggio Mirteto, a sei navate e undici culti. Bertone celebrerà l'inaugurazione.

Tunnel sotterraneo a dodici corsie tra Viareggio e Riccione (km 341) per l'implementazione del turismo e della piadina alla zuppa di pesce.

Attappamento del traforo del Monte Bianco con terreno proveniente dalla Calabria  per evitare contagi Covid dalla Francia.

Ferrovia leggera sospesa tra Cosenza e Trapani. Evita il traffico isolano, l'assembramento di traghetti ed azzera il rischio sismico per i progetti tradizionali di ponti sullo stretto di Messina.

La Raggi propone il raddoppio del Grande Raccordo Anulare, ma in altezza, sopraelevato a quello attuale. Costi contenuti e sovvenzionati da baracchini di grattachecche ogni sei kilometri.

Prosciugamento del lago Trasimeno e conversione del territorio in campo di bocce. Le coltivazioni di persico verranno spostate nell'acquario di Bertone.

Spianamento della Sila per favorire la coltivazione di arance da esportare in Cina e poi rivendere in Sicilia (idea della startup: "piùfortidellamafia"). p.s. e poi il traforo del Monte Bianco come lo riempivamo?

Nuovo Porto mercantile de l'Aquila, per incrementare la pesca d'altura e sfoltire il traffico di navi da crociera a Venezia. E Bertone ha sempre desiderato uno yatch in montagna.

A proposito di Venezia, il Mose terminerà finalmente: strutture in cemento appoggiate alla Slovenia, scivoleranno fino a piazza San Marco ogni volta che minaccerà acqua alta, contando su un delicato impianto di martinetti idraulici. La Slovenia sembra non essere d'accordo ma concedendo loro Trieste e Jesolo sembra possano addivenire a più miti consigli.

Pistona ciclabile fino in cima al Cervino. Un servizio di argani favorirà l'ascesa. Decisamente più abbordabile in discesa. 

Impianto eolico da 521 piloni a pale nel porto di Trieste utilizzabili come antenne 5G in caso di assenza di bora. Progetto in bilico vista il ventilato passaggio di Trieste alla Slovenia.

Ristrutturazione dell'attico di Bertone e allargamento superficie dagli attuali 215 mq. a futuri 628 mq. (requisito l'appartamento dell'ex cardinale Becciu, beccato con le mani nella cioccolata)

In Sicilia ovviamente non poteva mancare l'incremento di seimila guardie forestali e l'acquisto di 22 nuovi canadair stazionati, nel frattempo, a Piombino, in attesa del mega aeroporto di Favignana, che vedrà il sostanziale aumento della superficie dell'isola con parte del terreno di sbanco recuperato dalla Sila 

Uscita A della nuova minimetro di Lucca


 


  



 

sabato 26 settembre 2020

CIAO


 

Canzoni ne escono a bizzeffe, ma per quest'ultimo pezzo di Cesare Cremonini, mi voglio spendere anche io con un post dedicato.

Si ascoltano sempre le stesse nenie.. bene che ogni tanto qualcuno vari registro.. 

Buon ascolto!


giovedì 24 settembre 2020

VINCENZO IACOPONI, PARLIAMO NOI DI TE

Su lodevole iniziativa di Mariella  https://acquamari.blogspot.com/ voglio ricordare anche io Vincenzo Iacoponi, scomparso esattamente un anno fa, 

ed insieme a lei Daniele https://agoradelrockpoeta.blogspot.com/  Cristiana https://lilladoro.blogspot.com/ Pia https://personalitascritturaartefantasia.blogspot.com/ e Patricia https://hermioneat.blogspot.com/

Ho scelto un commiato che mi ha scosso, Parlatemi di voi, una lirica di carattere, sempre espresso con la sua personalità. Il suo essere diretto. Il non girarci mai attorno.  

Con Vincenzo una sintonia creativa.

C'era stata turbolenza perché entrambi senza peli sulla lingua, ma subito chetata in nome del rispetto, delle comuni passioni, del sano contraddittorio.


PARLATEMI DI VOI

Parlatemi di voi, amici miei,
ché io sono stanco di parlarvi di me.
Quel che vi ho raccontato in tutto questo tempo
mi torna tutto a galla nella gola
monotonamente,
e più lo spingo giù, più
me lo ritrovo in bocca,
sapore acido che non riesco mai a sputare.

Se almeno
ciascuno di voi volesse
dirmi una parola sola,
l´incipit di un discorso,
di una litania,
di un sogno,
di un insulto, di una
benedizione,
io potrei scegliere, oppure
sentirmeli tutti suonare nella testa
i vostri incipit,
come un 45 giri in un vecchio grammofono
a manovella,
come un 33 giri in un juke-box a gettoni.
Stacchi la spina quando sei stanco
di ascoltare.

Ma le parole degli amici, cattive o buone,
non stancano mai.
Resterebbe a lungo attaccata la spina:
tutto il giorno e poi
tutta la notte.


Parlatemi di voi è una preghiera ed un ringraziamento, uno stringerci le mani uno ad uno, gli sarebbe bastata una parola che forse arriva tardi, sostituita da un pensiero che non lo dimenticherà mai.

"Non ho poteri magici,

soltanto snido parole"

scriveva Vincenzo, e invece noi lo sappiamo che c'era magia nei suoi versi, che aleggia ad ogni rilettura, che ci tiene fragorosamente attenti e vigili, di fronte alle negligenze del mondo e dei suoi abitanti, noi per primi.

Ciao Vincenzo ;)



venerdì 18 settembre 2020

IO VOTO SI

 


Si era partiti con una legge votata a maggioranza.

E tutti a dire e pensare “finalmente si danno una ridimensionata!”.

La legge poi è stata cancellata.  Toh!

Modificata in referendum. Ma guarda!

Le voci politiche, prima a favore,

tutte “stranamente” a fare marcia indietro.  Che strano..

Il popolo dei complottisti a dire che la misura è sbagliata, che non basta, che si risparmia un caffè al giorno (ahah!), che si perde in democrazia (e anche in clientelismo, aggiungerei..)

Delle ragioni del NO mi procurano estremo fastidio i richiami continui a questa balla della fine democrazia e al risparmio irrisorio: è già adesso che il clientelismo e capigruppo fanno il bello e il cattivo tempo, in parole povere non cambierebbe un Bel Nulla, anzi, questo sistema bacato verrebbe ancor più certificato dal voto popolare, con buona pace di chi mal governa e peggio amministra


Io vorrei vedervi lavorare in dieci ma con tre di questi che inventano casini, fanno sciopero, stanno malati sette giorni al mese e, quando ci sono, vi nascondono le pratiche e organizzano risse in ufficio;

Non so voi, ma io lavoro molto meglio con poca gente collaborativa, volenterosa e che affronti le difficoltà invece di crearne.

E vorrei anche vedervi che mandate via uno che viene a spegnere l’incendio della vostra auto con un secchio, dicendo che “no, un secchio è troppo poco, lascia perdere che tanto non basta, ci vuole altro”.

Vorrei proprio vedervi.

Favoletta esemplificativa per i tanti ai quali piacciono le metafore: Un bambino birbante bigia la scuola, non studia, quando è in classe infastidisce i compagni, salta i compiti in classe e interrogato fa scena muta, una vera peste. Il corpo insegnante decide di graziarlo e promuoverlo, perché l'anno successivo, vista la comprensione e la lungimiranza del collegio giudicante, finalmente inizierà a studiare e diverrà uno studente modello.

A buon intenditor...


E tanto per chiosare: la Costituzione l'hanno redatta in 75. 

Se fossero stati in 600 ancora stavano cavillando...



giovedì 17 settembre 2020

GLI ANNI PIU' BELLI (QUELLI IN CUI NON ESCONO FILM DI MUCCINO...)

 In realtà volevo riscattare e rendere giustizia ad una delle più umane e genuine speranze: l'aspettativa.

e mentre con Tenet le aspettative erano andate abbastanza deluse, sapevo con certezza che le aspettative di vedere un filmaccio, e poterlo stroncare con gusto, in questo caso, non sarebbero mai venute meno.

E avevo ragione...  ;)


Muccinata  s.f.     Azione che denota leggerezza e immaturità cinematografica non sempre giustificabile, talvolta addirittura suscettibile di un giudizio severo, risentito: è stata una vera m.; (Zanichelli)

 

In questo caso l’azione, o meglio il goffo tentativo, di girare un film, l’ennesimo, da parte del regista che ha originato l’autorevole sostantivo in calce. 

Ovviamente, in presenza dell’artefice originale, la muccinata acquista valenza doppia quando non tripla o quadrupla, attribuendo capacità ad ogni singolo interprete di esibirsi, ognuno da par suo, nell'intero parco delle efferatezze registiche del Nostro. 

 

Ed eccoli qua i quattro moschettieri dell'orrido: Favino (ormai lo guardi e sembra un po’ Crazi, un po’ Buscetta.. ), Kim Rossi Stuart (più catatonico di Accorsi..e ce ne vuole!), Ramazzotti (come sgualdrineggia lei poche altre) e Santamaria (che si agita cercando di dare un tono al suo anonimo personaggio.. giusto Muccino poteva rinominarlo e farlo chiamare: a sopravvissu'..), strabiliano per impalpabilità espressiva, impudenza attoriale, vuotezza cosmica, intensità zero.



Fin dai loro alter ego adolescenti gettati allo sbaraglio, cercando di farne richiamare, in maniera ridicola, fattezze e movenze da adulti, con le loro schizzatissime moine in scala, e farceli vedere tutti frullati, poi, in un gioco dell’oca dai tanti bassi e pochissimi alti, che finirà inevitabilmente a tarallucci e prosecco, brindando “alle cose che ci fanno stare bene”, tutte cose che soltanto nell'immaginaria e patetica roulette mucciniana riescono a trovare il loro bandolo della matassa.

Partiamo da improbabilissime scene di guerriglia urbana, tra discoteca bordo strada e feriti da arma da fuoco lasciati lì nell'indifferenza.

La medesima indifferenza che meriterebbe il resto del film, sentimento (o presagio) cui, purtroppo, non diamo ascolto…

L’amicizia iniziale dei quattro protagonisti sviluppa in maniera saltuaria e volubile, dando risalto a pochi rilievi caratteriali: l’infingardaggine di Giulio/Favino, la rassegnazione di Paolo/Rossi Stuart,  l’incostanza di Riccardo/Santamaria, la zoccolaggine di Gemma/Ramazzotti e la depressione del pappagallino suicida.

Il tutto condito dal reiterato saccheggio di svariati cantautori dell’epoca (Baglioni su tutti) e del richiamo - finto omaggio - costante a tutto un cinema d’oro anni sessanta, dai Fellini, ai Risi ai Monicelli fino al tanto celebrato(!) La meglio gioventù. 


Quattro personaggi legati dal nulla, tanto per dar modo al Muccino di tirarne con l’elastichetto vicende e siparietti. A legare i tre maschi, la Ramazzotti, che vorrebbe giocare alla piccola Monica Vitti, senza averne ne’ statura ne’ personalità... alla fine quella più convincente (o meno finta) è la cantante Emma Marrone, nei panni della moglie di Santamaria.

Questo ci meritiamo. Poi dice che uno guarda Netflix...

martedì 15 settembre 2020

NON CAMBIANO I LUOGHI

Scauri

 

Non cambiano i luoghi,

forse neanche il tempo scorre.

 

Sono i nostri occhi

che viaggiano famelici,

a ritroso.

 

Scorgono quello che c’è,

sottraendo ciò che era,

in un viaggio dove la memoria

gioca sporco col presente,

perché accumula forza

ad ogni istante che passa,

ad ogni risacca,

ad ogni grida di bimbo,

ad ogni aroma di pasticceria.



Non cambiano i luoghi,

ne’ tutto il ricordo che vi si annida,

in profondità.

 

Sono i nostri occhi macchine del tempo,

che grattano mille riverniciature,

rivivono giochi, baci, pedalate...

vedono locandine di cinema

davanti vecchie arene ricoperte di edera,

riconoscono mare mosso

di infinite intemperie,

mentre è solo onda quieta, ora,

a creare brusio indistinto.




 

venerdì 11 settembre 2020

DI SUO

 

Pensa una poesia.

Immagina l’odore, il peso,

la forma degli aggettivi,

la memoria che scava,

l’emozione che emana,

lo spazio che va occupando

come acqua in frenetico rivolo.

 

Poi limala, fantasticala,

torcila.

 

Riempila di te

all'inverosimile,

e rileggila.

Riscrivila ora, accorciala,

elimina il furore,

passeggiaci attorno.

 

E ripensala, fuori da te;

in un altro tempo,

scritta da altre mani

e altre lacrime.

 

Ed ecco che già respira di suo.

mercoledì 9 settembre 2020

TENET (evi stretti alla poltrona, ma non troppo..)

 


Alla fine, quello che rimprovero al buon Nolan, è di aver infarcito di qualche scena missionimpossibleiana di troppo (e assolutamente non nelle sue corde, tipo la rapina al camion o i buckinjumpiggeggi sui palazzi o ancora il tanto celebrato schianto del Boeing), un film che probabilmente non ne aveva bisogno, vivendo già di suo più di un piano temporale; anche i tornelli che servono per andare avanti e indietro,  al posto della DeLorean di Ritorno al futuro, lasciano - paradossalmente - il tempo che trovano per invertircelo sempre con comodo come e quando serve (ma chi - e quando -  li ha lasciati tutti ‘sti tornelli in giro?).

Il film stavolta non ti lascia con quel “Ohhh!” di meraviglia in gola allo svelare dello svelabile, perché per quanto tutto si contorca all’inverosimile la storia si incanala fin dall’inizio in uno schema chiaro e prevedibile, alla faccia dell’inversione (che comunque fa risparmiare un sacco di pellicola).

Avrei preferito un vero ribaltamento, ulteriori scoperchiamenti di carte, oltre al sapere che il solo Neil manovra nell’ombra (cosa che si capisce già dalla scena nel deposito a Oslo quando riconsegna il casco all’uomo in tuta dietro l’angolo).

Di questo film finiscono per affascinare le teorie possibiliste del dopo, i richiami sottolineati alla famosa iscrizione palindroma latina Sator Opera Tenet Arepo Rotas, leggibile sia orizzontalmente che verticalmente, i magheggi attorno ai paradossi del nonno che nessuno potrà far fuori tornando dal futuro, il titolo che potrebbe essere anche un richiamo ai “dieci” minuti di battaglia invertita finale: TEN - NET, il figlio di Kat che vediamo bene come il Neil da crescere nel culto di un futuro salvataggio a ritroso nel tempo.

Da contorno a tutto ciò Il protagonista, attore senza nome anche nella vita, perché rimarrà giusto “il figlio di Denzel”, quel Denzel Washington che in un fenomenale Déjà vu ci ricorda molti dei meccanismi ad incastro sui paradossi temporali con ben altro fascino e pathos.

Qui il figlio lo scimmiotta appena, nella camminata e in quel tipico aggiustarsi il pantalone quando si alza dalla sedia, ma per il resto non comunica emozione ne’ brivido.

Degli altri, Robert Pattinson mi convince poco, dà costantemente l’idea di averci capito poco col copione che gli spunta dallo zaino (a ben guardare protagonista - lo zaino - più di lui, alla fine), Kenneth Branagh, orfano di Shakespeare, fa il cattivo con appena sufficiente nerbo, Elizabeth Debicky, la bella spilungona da salvare appare fin troppo algida, e le piazzano pure i tacchi per  giraffare meglio.

 

“Non sono lo bombe esplose a fare la Storia, ma quelle disinnescate” questo il messaggio di fine pellicola alle “posterità”.

Credo che invece Nolan si sia disinnescato da solo con l’occasione, speravo davvero in un altro gioco di Prestige, invece ho passato solo più volte il tornello (e non m’hanno neanche misurato la temperatura).






 

sabato 5 settembre 2020

TOSCANA. QUANDO IL LUOGO DETTA LA STAGIONE.

 






 

 

C’è un Franco che adora 

la Toscana d’inverno: 

i colori frizzanti, 

il sole 

a stemperare il freddo, 


le luci che arabescano i viottoli, il luminoso lago di Chiusi, i verdi saturati, le zuppe a riscaldare, 



le passeggiate infinite a disintorpidirsi e a scorgere nuovi angoli,



e poi le fantastiche terme sensoriali, col viso nel brivido di un cielo minaccioso, ed il tepore dell’acqua a contrastarne gli umori.

Poi c’è un Franco che sempre più spesso si inoltra nei medesimi luoghi, 


dalle tonalità calde e scottate, quasi esauste, stavolta;

 

luoghi appiattiti dalla stagione del calore ma allo stesso tempo esaltati di frenesia odorosa e vitale, 

ricchi e gonfi di colore e profumo a straripare, tra esuberanti fiori e grano che fibrilla, 

uva che si impenna e cicale impazzite.

 

E ora si ritrovano qui a scrivere, entrambi, e a capire come la preferiscono, questa terra incredibile, dagli spazi disegnati da un geniale architetto.

 

Ma il loro è un sogno comune, carpito per il resto dell’anno da una città 

maldestra e disordinata, quella Roma tanto esaltata da chi la passeggia giusto tre giorni, quel tanto che basta a rimanerne incantati, e parlarne superlativamente al riparo, poi, dei propri luoghi di residenza.

Una città noiosa e decolorata, Roma, lontana da ogni sogno di riposo e ricreazione, insensibile e irrimediabilmente rovinata, comunque, dai suoi abitanti che, a lungo andare, 

guasterebbero anche i posti fantastici che vanno magnificando a fine ferie...