mercoledì 31 dicembre 2014

STANDARD & POOR'S CI DECLASSA: BUON AA- NNO NUOVO A TUTTI!!!


Ci sono intanto i propositi, spesso derivanti da fastidiosi rammarichi dell’anno precedente: perdere peso, 
tornare a scrivere su FilmTv, 
scrivere comunque di più, 
trovare una dimensione efficace sul lavoro (ma questo non dipende esclusivamente da me..), 
ancora un po’ di Scauri, 
cambiare casa (e già questo potrebbe essere il leitmotiv dell’anno - e impiantare la fibra ottica.. eheh -) 
o modificare, nel frattempo, la disposizione degli attuali mobili per fare spazio al sogno nel cassetto della consorte: armadio con cabina che “sembrerebbe” poter calmierare la frenetica moltiplicazione dei più svariati capi d’abbigliamento, 
svacanzarsela alla meglio (e già Amorgos - in quel delle Cicladi - è bella che prenotata), 
frequentare di più, e meglio, gli amici, 
diventare padrino responsabile di mio nipote (e sarà dura.. diventare responsabile, non padrino.. ), 
conoscere personalmente quel fetente dodicenne di Moz, 
testare una cinquantina di nuovi ristoranti e leggere finalmente in pace un botto di libri (ebokkati e cartacei) in lista di attesa, 
nonché conoscere ancora mille altri blog e bloggers, 
operazione che sottrae comunque un sacco di tempo... 

ma qui nasce spontanea la domanda che vi giro:
A cosa è sottratto il tempo che si utilizza per le cose che piacciono? 

Al riordino, al lavoro, a genitori, figli e parenti, alle faccende di casa, alla spesa, alla fila in posta, a due ore al giorno in mezzo al traffico?

No, spesso solo al sonno. 
Perché si dorme un terzo dell’anno, e io mooolto meno.. eheh.. ;)

Ecco perché dialogo con gli specchi, coi film che piacciono solo agli altri, con le isole del mondo, coi racconti fantastici, con le nebbie attraccate all'alba.

Ecco.

Buon anno arrotolato a tutti!






venerdì 26 dicembre 2014

FENOMENOLOGIA DEL MOZ -

Tutto iniziò da Penna Blu col suo Perché devo leggerti?, al quale replicò Miki Moz con un illuminante Perché mi leggete?

Ed è una domanda che ripropongo qui tentando di sviscerare il successo del nostro eroe, dodìcenne nell'anima e nell'entusiasmo, sicuramente tra le sue sue armi più efficaci.

Eterno Dodicenne e Boss della Lobby dei Cazzari. Stronzo, snob, cinico, sessista, razzista. Amo scrivere, ideare e organizzare.
Ecco come si autodescrive MikiMoz Capuano nel suo mitico blog

Colpiscono dopo la soavità favolistica dell'eterno dodicenne, le controindicazioni dettate dall'autodenuncia di nefandezze quali boss, lobbysta, cazzaro, stronzo, snob, cinico, razzista. Per la serie: metto le mani avanti e non potrete prendervela per nulla che leggerete di non garbato o garbante.
Miki è l'unico sul web che ha messo a posto una tipetta come Silver SilVan che da secoli fa saltare i nervi a tutti quelli che scendano sul suo terreno scomposto (me compreso).


Miki sembra vederci più lontano di tutti. Ma forse non "sembra", ci vede davvero. Miki pare abbia scoperto più di un universo parallelo, come ci annuncia gioioso nel mitico finale del suo secondo e recentissimo Blogpanettone.

Miki li costruisce in serie i suoi universi.

Miki scrive, legge, commenta, racconta in breve, in lungo e in largo; twitta, posta, feisbucca; critica, struttura e destruttura, infoturisteggia, cucina, filma, tramezzina e panineggia, cena fuori, masterizza, invita a pranzo, organizza eventi, batmaneggia, trolla e cinematografa; annuncia, webvidea, amministra, allena; intervista, seduce e sponsorizza; addobba e sparolaccia, non ci crede ma parla di Dio meglio di tanti preti che conosco;
edita, monta, scenografa, sceneggia, taglia e cuce, mixa, sonorizza, produce e youtuba; croupiereggia, indaga e sputtana (la mia truffa da mille euro  docet..), uozzappa, callcentereggia e essemessaggia; 
tagga e bookmarca, linka, logga e interfaccia.

E' regista, masqueraxatore, curatore; disc jockey, presentatore, mozgus, disegnatore, fumettista, fotografo; progettista e pasticcere (le due cose non per forza separate.. ahah..), stuntman, webmaster; junkfoodista e pelùlologo, tecnico del suono/luci/audio ed effetti speciali, ristoratore, bancarellista, castellano (di Greyskull), spammatore, taroccologo, stilista, coreografo e costumista, graphic e nachos designer, installatore, blogantropo, correttore di bozze, guida turistica, berserkologo e giornalista, viaggiatore, fine osservatore e poeta.
..e chissà quanto altro ho colpevolmente dimenticato o ancora mai saputo.. 

Affezionato ai nonni, alla famiglia, agli amici e alla sua cucina, alle sue collezioni, a suoi pupazzetti, alle sue serie tv, alle sue soap e ai suoi snack, ai giochi da tavolo e ai retrògames, amante viscerale della sua immagine tridimensionata e traslata nel web.

Certo non porta il motorino e non va in auto. E questo mi era difficile crederlo, fino a quando non ho scoperto che sono i luoghi a recarsi da lui, e non viceversa.. e anche le percezioni, i colori, le forme, si tramutano a suo piacimento.
Può vivere in un mondo arancione dove noi brancoliamo in bianco e nero e su una linea irrimediabilmente piatta.


Chissà se mi legge ora, alla fine di un'altra discesa dall'ennesimo mondo parallelo, con lo snowboard che cola ghiaccio tritato e il fiato scomposto a nebbiolina che tracima da quel sorriso monello.. 

mercoledì 24 dicembre 2014

STRENNA FATALE


Volti assenti a comprare
- vorticosamente -
l'ultima offerta
di regalo in scadenza

appesi a buio intermittente
di Natale straziato,
spremuta di sabba,
secca corrosa,
relitto dalla rotta ambigua
sotto un cielo di buchi neri.

Impiastricciato delle
buone intenzioni
che non lastricano più
alcun sentiero.

Tant'è che anch'io miro
all'ultima strenna,
presente anonimo a pacificare
una ben nota, invece, viltà.

lunedì 22 dicembre 2014

LE MIE TRADIZIONI NATALIZIE - TAG INFETTIVI



Non nominerò nessuno, come d'uso in queste goliardiche occasioni, perché le catene mi piace spezzarle, ma mi adeguo piacevolmente alla nomination di quella pazzoide della Lola.

Quando fai l'albero di Natale e chi lo decora?
Lo faccio l'otto dicembre, ma è piccolino e poco ingombrante. Mi dedico al presepe più che altro. E lo incasino, come suol dirsi, a festa.

Presepe autoctono a chilometri zero


Luci bianche o colorate?
Luci bianche a mille intermittenze

Cosa farai durante le feste quest'anno?
Parentiamicicinemaviaggiacquetermalicibopacetotalrelax

Qual è la tua bevanda preferita di Natale?
Prosecco di Valdobbiadene

Panettone o Pandoro?
Panettone tutta la vita.
Ma su un'isola deserta con solo pandoro, posso diventare piacevolmente pandorista



La tua canzone preferita di Natale?
Last Christmas (Wham!)

Sci o slittino?
Sci che di(l)amine!

Qual è il tuo profumo preferito invernale?
Fragranza di panettone caldo.. (mo' lo cerco in profumeria... tanto dopo i bagnoschiuma alla gianduia mandorlata.. non credo esista più limite.. )

Dimmi la tradizione che preferisci del Natale?
Donare i regali al mio amore e alle persone cui tengo particolarmente

Se potessi vivere in un film di Natale quale sarebbe?
A Christmas Carol insieme a Jim Carrey

Qual è il colore del tuo Natale?
Bianco (con bollicine)

A Natale stai in pigiama o vestito elegante?
Starei in tuta, a poterlo fare..

I regali li apri la mattina o alla Vigilia di Natale?
A letto con l'amore mio al ritorno dal cenone del 24, quindi alba del 25, cosi salvo capr..ops! renne e cavoli...



Cosa preferisci il pranzo di Natale o i dolci?
Fritti, panettone e cioccolato. Il panettone fritto ripieno di cioccolato potrebbe mandarmi al manicomio.
A proposito, in base a quali parametri chi mangia una fettina di carne rinsecchita da un euro a Vigilia, dovrebbe essere penalizzato rispetto a chi se scofana settanta euro de pesce di gran lusso, secondo i canoni di Santa Madre Chiesa?



Un augurio?
Riconoscersi



mercoledì 17 dicembre 2014

OLIMPIADI 2024 - L'IMPORTANTE E' PARTECIPARE ALLE GARE (D'APPALTO)

Parteciperà anche lui? Forse si, ma alla partenza niente starter:
vuole sparare lui

Grande exploit di Renzi che la butta sul circense e aggira crisi e problemi annunciando in pompa magna la candidatura italiana ai Giochi Olimpici del 2024.

La scorsa notte, in un remake da brividi di quella tragica aquilana post terremoto, sono fibrillati i cellulari di mezzo miliardo di nostrani faccendieri, trafficanti, ruffiani maneggioni, intrallazzatori e svariato banditume, eccitati a dismisura dallo tsunami di soldi facili facili che si sta per abbattere nuovamente.
Su di loro ovviamente.

Olimpiadi a tutta manetta!!.. 

Il premier sembra stia spingendo, però, per l'introduzione nel programma olimpico di nuove discipline atte ad incrementare le nostre possibilità di vincere qualche medaglietta d'oro, ne anticipiamo qualcuna in anteprima dove probabilmente non temeremo alcun rivale.

Intercettazione sincronizzata
Evasione ritmica
Lotta libera vigilata
Equita(lia)zione
Sollevamento dalle responsabilità
Lancio dell'immigrato
Salto in (app)alto
Slittinamento delle riforme
Canoa su esondazione

Oltretutto la data del 2024 ci permetterà finalmente di usufruire di Grandi Opere in fase di avanzato sviluppo come l'Expo di Milano, l'Autodromo di Colleferro, il Mose di Venezia, la Nuvola di Fuksas, la Tav Torino Lione, il Ponte di Messina, la Rotatoria romana angolo Ardeatina/Tor Carbone, nonché di strutture e servizi che aspettano solo il collaudo da Italia '90 o la spettacolare Cittadella dello Sport a Roma progettata da Calatrava per i Mondiali di nuoto del 2009, ed ancora afflitta da noiosissime impalcature...

Ed ecco il nuovo gadget/mascotte delle Olimpiadi italiane:
la bandana della magliana

martedì 9 dicembre 2014

CRISI D'IDENTITA'


Sono solo davanti lo specchio. O meglio sarei dovuto esserlo.
In (presumo) realtà non ci sono solo io, dirimpettaio e riflesso sulla superficie lucida.
Proprio accanto al me rispecchiato, osservo un mio doppio.
E’ un altro me - lo (ri)conosco -, che guarda, anch'egli sorpreso quanto me, la duplice figura, reputando evidentemente estranea e, verosimilmente, in eccesso, la mia/sua doppia immagine echeggiata dalla parete rilucente.


Insomma, se mi specchio vorrei scorgere solo me, front office.
Ora trovo singolare (anche se, alla lettera, plurale) non solo il soggetto riflettente - che non riesco, come se non bastasse, a percepire al mio fianco in qualità di fonte del paradosso visivo - e la sua traslazione figurata, ma anche, e soprattutto, quest’altra avulsa sensazione che mi pone al di fuori del corpo e dell’immagine, bizzarro riverbero con mie apparenti sembianze, lì ad un passo, a creare un esterno, imbarazzante quadrilatero, ed io quinto incomodo ora, aldilà e fuori dei quattro riflessi/riflettenti.


Sono letteralmente oltre corpo ed immagine, specchio e riflesso, sento aliene le mie membra fisiche erette davanti lo specchio, e smisuratamente lontana quell'accozzaglia di tratti disegnati sulla parete d’un acquoso diafano, pronti a minacciarle; ed infine assurdamente incredulo che una mia illusione ottica riesca a riprodursi come entità straniera, indistinta e vaga, ombra nell'ombra, fantasma tra i fantasmi, iconografia pura, quinta dimensione vagante tra riflesso e riverberante, di interstellarsiana memoria
Inorridendo, poi, a tal punto, da far dileguare ogni allucinazione come miraggio distratto, riqualificandomi, infine, pura e singola effigie su di un ormai docilmente consueto cristallo appeso al muro che comunica, finalmente, solo coordinate e riflessi familiari al cervello - quasi impazzito fino ad un attimo prima - allocato nella mia simpatica scatola cranica adibita per l’occasione, seppur micro attimi, a rutilante multiplex denoantri.



E tu che pensavi de cavattela co’ ‘n’angiografia?!?.... alla Nasa me faccio porta'...


domenica 30 novembre 2014

Ogni maledetto Natale ( ..'na sòla ar cinema, la dovemo prenne)

..meno male che passa subbito... !!
Ogni maledetto natale tentiamo di trovare qualcuno che esorcizzi le cinepanettonate, ma nonostante le sirene di validi artisti che, viaggiando notoriamente una spanna oltre il mediocre, lusingano e incoraggiano questi nostri buoni propositi (altro insano leitmotiv del periodo natalizio), sempre troppo spesso, ce la prendiamo in saccoccia.

                                Come anche stavolta.

Io vojo Scorsese.. basta co' sti scarzacani de reggistucoli!!
La banda Boris traccheggia blandamente restando appesa ai suoi eccessi, l'unica buona idea, far recitare i medesimi attori una volta nelle vesti di una sgangherata famigliona della Tuscia, e l'altra come elementi di un aristocratico ceppo di ricchi industriali romani, rimane appunto un epico miraggio.
Cambia radicalmente la denotazione sociale ma i personaggi si riciclano nel loro eccesso, si pettinano o si spettinano, si vestono una volta bene e l'altra male, ma si agitano a vuoto dentro la stessa struttura dell'iperbole ridondante.
Perdono il treno e una ghiottissima occasione per donare verve autentica ai rispettivi personaggi, e soprattutto allo strato sociale preso di mira, lontano teoricamente anni luce ma appiattito dalle stesse nevrosi. 
Sotto questo punto di vista i tremila cappelletti tuscesi non si distanziano dai millemila euri di pesce nella cucina aristocratica.
Fanno solo arido numero e strappano sorriso smunto.

Ao!..ormai sarti mortali peffa' gira' un firm a mi sorella...

Guzzanti smarzocca senza ritegno (aiutato dalla parolaccia facile che tanto continua a far ridere), la Morante se la teatralizza sia in Tuscia che come dama della carità, Giallini e Mastrandrea gigioneggiano sottoutilizzati - basterebbe rivederli in coppia nel serial Buttafuori (su youtube, per chi non abbia mai avuto il piacere) per vedere di cosa sono capaci, e sempre con gli stessi registi! (che evidentemente sul lungometraggio tendono a perdere colpi e fantasia) -, Pannofino, Fresi, Sartoretti e la Guzzantina, specie quest'ultima, mi si dimenano "tanto per" e la coppia di apparentemente normali che si destreggia tra le due famiglie, galleggia stordita e spesso ancor meno credibile; meglio Cattelan, comunque, rispetto all'impalpabile Mastronardi.

Addapassa' pure 'sto Natale... 

"Bevi va'.. che non sai che t'aspetta..
te porto ar cinema a vede' Ogni maledetto Natale!.."

sabato 29 novembre 2014

direfarebaciare LETTERA testamento


Interessante l'articolo su un libro, L'arte delle lettere, pubblicato da Feltrinelli a cura di Shaun Usher, dove vengono raccolte 125 missive tra le più curiose e imprevedibili della storia... uno spassionato omaggio all'arte della corrispondenza per via tradizionale, scrittura su carta e spedizione in cassetta della posta con busta classica e regolare affrancatura.
Un omaggio ad un tempo che sembra perduto e che vuole salvaguardare il fascino di uno scambio che appare, nell'epoca delle mail e del baratto epistolare virtuale, destinato a scomparire.
Ma voglio difenderla la cosiddetta “evoluzione della scrittura”, voglio difendere il nuovo scrivere, quello sfogo che utilizza cellulari al semaforo, uozzap densi di poesia, pagine word intrise di lacrime e blog intimisti che gridano alle vette del mondo pur dal perfetto e traslucido piano di un display.
In realtà, voglio credere quanto sia moltiplicata la possibilità di inondarsi di lettere dell'alfabeto più o meno armoniosamente combinate, a testimoniare travagli interiori o tradurre uno stato d'animo.
Di carta e inchiostro ne ho consumate a vagonate. Ed è pur vero che queste parole,  irradiate da piattaforme evolutissime, e che giungeranno ad amici, conosciuti e confidenziali, come potenzialmente a mille occhi sconosciuti, attraverso modem, fibre ottiche o bande più o meno estese, ebbene - dicevo (o meglio scrivevo) -, stanno uscendo da una biro nera che imbratta semplice carta, e pure riciclata.
Ma come amo affermare, mi sto scrivendo io per primo, dal cuore all'occhio. Anche se scriviamo decisamente di più.
E abbiamo ritrovato la chiave del “romanzo nel cassetto”.

Era una USB.






sabato 22 novembre 2014

LA SCARZUOLA. CERTA ITALIA NASCOSTA. MA NASCOSTA BENE.



Prendete il genio di Gaudì, le atmosfere dei Giardini di Ninfa, l'eccentricità di Escher e le sperimentazioni di Bomarzo. 


Agitate bene e spargete su un fazzoletto di collina tufacea: 
ecco il complesso de La Scarzuola, 
tra Marsciano e Montegabbione, in provincia di Terni. 


Antico convento dove fu ospite San Francesco e alle cui spalle, il poliedrico architetto milanese Tommaso Buzzi ha dato vita alla sua verve e ai suoi capricci destreggiandosi tra scale, fontane, incastri, sopra/sottopassaggi e corridoi; intrisi e tracimanti di simbologia esoterica ed elegante, ardita e inventiva.


Per non parlare dell’attuale proprietario e guida del sito, Marco Solari, un vulcano naif di sapienza e teorie più o meno condivisibili ma comunque affabulatore e gigionesco intrattenitore.


Ci si aggira come in un parco giochi incantato, ti aspetti che elfi e gnomi sbuchino da quelle improbabili costruzioni che sembrano spesso stare su per sfida.. 


anche la vegetazione, le fontane, gli alberi si adeguano gioiosamente all’iperbole e alla stranezza, e le semplici distese d’erba si trasformano in scivoli improvvisi a meravigliarti le aspettative.


Guardi stralunato e pensi che qualcuno non l’ha solo ideato questo mondo di favole, 
ma messo su, 
mattoncino dopo mattoncino, arzigogolo dopo arzigogolo, sogno dopo sogno.






E lo ringrazi, 
mentre infili l'occhio curioso 
nell'ennesimo pertugio.






martedì 18 novembre 2014

"SMITH & WESSON" Ariecco Baricco!


Un lampo nel buio. Una pièce fucilata che tira dritto.

Niente curve o rallentamenti.
Baricco nel suo stile a raccontarti la vita come viene,
come la vede fuggire via.

Squarci fulminanti, romanzi fiume a cascata iperbolica, cento film in ognuno di quei 21 giugno a racchiudere mondi incredibili.

Poi luce poi buio poi silenzio poi frenesia
poi ancora serena coscienza. 

Traslucida analisi.

Il teatro di Baricco è come il suo cinema: evocativo. 
Immaginifico  come le sue pagine.

Avrei voluto essere in quella sala di teatro a farmi avvolgere di vapori e carillon.

E - magia - c'ero.

giovedì 13 novembre 2014

INTERSTELLAR - La legge di Nolan


Che io mi sia pianto copiose lacrime, stavolta, rende tutto maledettamente soggettivo nel descrivere atmosfere, coinvolgimenti, storia, significati. Ma ogni film, ogni opera d'arte scava nell'anima di chi è disposto a mettersi in gioco, di chi si lascia tirare dentro.
Vorrei innanzitutto rivolgermi a chi archivia Interstellar come film di fantascienza voltando dalla sua vita una pazzesca pagina di Cinema.
La fantascienza di Interstellar è solo nella modalità di fare cinema. Dieci anni avanti tutti gli altri che smanovellano con le loro cinepresine fornendo le pellicole della sala attigua.
Ecco, proprio a voi della sala attigua mi rivolgo.
Voi che “No, a me la fantascienza non piace”.


Bagnatevi occhi e anima di futuro e non perdetevi questa semplice meraviglia.
Messaggio universalmente percepibile, seppur patinato di campi gravitazionali.
Una storia di intenso amore, come può esserlo quello tra genitori e figli, abilmente celata dietro la maschera dei cunicoli spazio temporali e le pieghe magiche di un mondo a cinque dimensioni.

E si va nello spazio solo dopo un'ora di “fantascienza”.


Prima si affoga nella sabbia terrestre, in un mondo allo sbando senza più risorse, che può trovare universo vitale solo tra le sue stelle, sfidando buchi neri e galassie vivibili.
E' un filmare prolisso come la polvere e la sabbia che si accumula sui mobili, tra le stoviglie e nei polmoni.


Serve quella lentezza di mondo in disfacimento misurato col nostro tempo, in contrapposizione agli anni luce che schizzeranno via veloci e feroci nella loro impotenza, in quel vagare furioso, come una caccia al drone - inserto di palpitante cinemare - scorrazzando tra le pannocchie a bordo del pickup.
Serve il conto alla rovescia della navicella in rampa di lancio, col sottofondo di musica e camera a rigare la portiera del furgonato che porta via Cooper dalla sua fattoria (altra scena cult: questa è l'arte di Nolan), tutto per far si che la sua famiglia possa (r)esistere.


Soffriremo i dialoghi con la figlia cresciuta contro tutte le leggi naturali, come per quel nipote mai visto e già sepolto prima di poter essere salvato, quelle lacrime che sgorgano lente ma racchiudono anni di rapido evolversi terrestre, di rughe tangibili, di mondo in rotta di collisione con se stesso e aggrappato ad un messaggio gettato nel nulla cosmico.
Soffriremo l'intersecarsi delle dimensioni che solo il cinema - certo megacinema - riesce a trasmettere, e il Nolan affascinato dall'illusione del messaggio, rimane maestro indiscutibile.
Il paradosso scientifico rimane solo una scusa a precipitarci nel gorgo dei sentimenti umani che guidano la vita, o più spesso la prendono per il collo.
Partecipiamo così ai tentativi più folli per far si che l'uomo progredisca, mischiati alle miserie provocate dai nostri istinti.


Siamo parte attiva del viaggio dentro di noi, della navicella accuratamente costruita da Nolan per noi, come fossimo anche noi dei robot/marine settati manualmente a diverse percentuali di comicità/sincerità/confidenza.
E seguiamo fiduciosi carte astrali magnificamente manipolate.
E' un'altalena di sensazioni, un salto nel buio dell'iperspazio espanso che può anche scricchiolare scientificamente, come pedantemente rilevato da quelli che guardano il dito, ma che fa appello a sentimenti, contraddizioni, speranze e paure che mastichiamo quotidianamente.


Eppoi, per quanto incartati nelle pieghe della gravità, vera fonte e origine del nostro minimo vagare, quella gravità che può risucchiarci in un buco nero o tenerci appiccicati alla poltrona del cinema, la vita si riduce ad un assioma - sembra sottolineare Nolan - che esula ogni più contorta equazione, e che ci riporta a Murph, la dolcissima e tenace figlia di Cooper, intrattenitrice di sogni e fantasmi.
                                 “Tutto quello che può accadere, accadrà”.









sabato 8 novembre 2014

UN FENOMENO DI ...COSTUME



All'inizio, l'arredo umano cinematografico, era “solo” una questione di costumi, ma era logico che, specialmente con l'avvento del colore, la componente civettuola si facesse strada ed a quel punto (e croce) il fashion designer si è calato sempre più nei panni del costumista e la piega, si è, potremmo dire... plissettata, stile gonna della Marilyn in Quando la moglie è in vacanza, e che tutti noi ricordiamo nel suo micidiale svolazzo sexy.
Anzi, il cinema è diventato mezzo principe di pubblicità e diffusione, per tutto ciò che concerne il messaggio stilistico.


Oggi i grandi disegnatori di moda preferiscono anche un solo red carpet a cento anonime sfilate.

E con l'occasione non vorremmo fare solo un cappotto 
(di Astrakan o di cammello come insegna il buon Marlon) alle nuove tendenze, confezionando un attillato drappeggio delle peggiori frange d'eleganza, spulciando per bene nel guardaroba, ma senza fare spalline, sia chiaro, e senza neanche nasconderci dietro un paravento.


Possiamo serenamente affermare che moda e costumi si sono cuciti il loro spazio dando filo da torcere e confondendo spesso le acque all'utenza più candida... e non temiamo di rimanere troppo abbottonati svelando che, ad esempio, con i film di cappa e spada, di tuniche, spolverini western, mosche di velluto, crune dell’ago per finire ai cacciatori di taglie, o ai sotto il vestito niente (ma proprio niente, neanche il cinema.. hihi!) a quali vestiari ci si riferisca, siamo abbastanza elasticizzati da non fare brutti figurini.


Ma ora è meglio una chiusura lampo per questo post, prima che prenda una brutta piega, del resto chi ha stoffa ha ben compreso il messaggio: l’abito ha sempre fatto il monaco, altroché... ;)


domenica 2 novembre 2014

UNA FOLLE PASSIONE (2014) ... o passione per i folli?


Io volevo la scimmietta, e m'hanno messo l'aquila... :(

Sono un fan di Bradley Cooper. E una sbandata la perdono. Oltretutto la coppia Cooper/Lawrence mi aveva affascinato nello splendido Il lato positivo, non immaginavo quindi di ritrovarli qui imbolsiti e catatonici al servizio di una storiella che gli Harmony, al confronto, sembrano scritti da Stendhal.
La storia è presto detta: una tragedia in discesa libera, una passione senza nessuna follia tranne quella che attanaglia i protagonisti schizofrenici, che decidono di sposarsi al primo sguardo e di far fuori tutti quelli che gli rompono le uova nel paniere fino a farsi fuori da loro medesimi.
Dite che spoilerizzo? Tanto non è che poteva finire diversamente un simile polpettone in salsa boscaiola.
Deprimente vedere il mio eclettico ed effervescente Bradley, stavolta sempre agghindato con la stessa faccetta e il cappellone da cowboy a mezza fronte che lo rende ancora più tonto e fuori luogo, eletto a signorotto di una compagnia di legnami e disegnato come uno che un giorno salva i suoi operai e quello dopo mette incinta le servette che gli portano il pranzo; e non tracima spessore neanche quando tenta lo strangolamento dell'ammoresuo.

Ma che davero me so' ingrassata?!

E che dire della Jennifer platinata e cicciottella alle prese con svariati istericismi stile beautiful e la chiometta bionda sempre fresca di parrucchiere (che nelle foreste della Carolina pre-depressione pullula, de coiffeur...).
Un puma, protagonista invisibile della prima scena, metterà tutti d'accordo (Una notte da puma), permettendo anche a noi, che ricordavamo due attori maiuscoli, di archiviare 'sta ciofeca nel dimenticatoio delle occasioni perse, insieme ai figlioletti illegittimi, a torvi visionari, ed altri comprimari dozzinali dai caratteri ritagliati con l'accetta (del resto il film è sui taglialegna.. me so' sfuggiti i Monty Python però...)
Tanti bei ciocchi da ardere tutto sommato. Ma neanche questi, mi sa, di buona qualità.

Ero meglio io.. altro che Bradley.. 

venerdì 31 ottobre 2014

STAMATTINA


Stamattina non mi hai dato il bacio del buongiorno
e il caffè non è uscito,
la doccia è rimasta gelida,
non trovo più la mia camicia preferita,
le rondini sono volate via dal garage,
il telegiornale ha sfornato solo brutte notizie,
il rasoio mi ha tagliato,
i calzini hanno cambiato cassetto,
anche l’alba è nolente.


Domani vedi di non scordarti.

mercoledì 29 ottobre 2014

ECCO I VERBALI!



In anteprima uno stralcio dei verbali sull'interrogatorio di Napolitano:

“Degli accordi Stato/mafia non so nulla.
Ricordo a malapena di inciuci per organizzare la strage di Bologna a copertura del casino di Ustica, 
delle infinite beghe sull'ingaggio di Alì Agca, qualcosina sulle tangenti delle baracche del Belice, 
sul bollo non pagato della Renault 4 di Moro, 
sulla soffiata che mi evitò l'imbarco sull'Achille Lauro, 
su qualche bustarella incassata per far finta di non sapere della sabbia mischiata al cemento della diga del Vajont, 
dei finanziamenti a Tanassi e di qualche lettera inviata sotto falso nome (il Corvo) in procura a Palermo. 

Eppoi si, ci sarebbe una strana telefonata ricevuta da Bush il dodici settembre 2001:
“Mi raccomando Giorgio, acqua in bocca su tutto quel tritolo transitato da Sigonella”
ma ancora oggi non ne comprendo appieno il senso.

Per il resto mi sembra si tratti tutto di ordinaria amministrazione"



martedì 28 ottobre 2014

THE JUDGE (2014) - "Questa famiglia è un quadro di Picasso"


Hank Palmer (Robert Downey jr) è un avvocato scaltro, bastardo e arrogante, che difende quasi sempre ricchi e colpevoli (“per gli innocenti costo troppo”) con lo sguardo distaccato e prosciugato da ogni etica di chi ha sofferto già troppo e della vita non gli sono rimasti in mano che il suo tracimante cinismo e la figlioletta, frutto di un matrimonio che sta volando in frantumi.


L'improvvisa morte della madre lo ricatapulta nel suo paese di origine, dove aveva tagliato i ponti con il severo padre, stimato giudice di Contea, il fratello più grande Glen e il minore con problemi psicologici.
E lì solo per il funerale della madre, si sente corpo estraneo, ma un incidente occorso al padre e la relativa accusa di omicidio lo coinvolgono, suo malgrado, nella sua difesa e, soprattutto, nel riaffrontare il passato, coi suoi rimpianti e i suoi fantasmi.


Ora io adoro Robert Downey jr, per cui potrei essere considerato vagamente di parte nel commentare questo dramma che scava argutamente nelle sensibilità di ognuno di noi, miscelando parentesi dolorose e ironia con mano sapiente (la scena in cui Robert aiuta il padre in bagno è dura e intensa, ma si risolve anche con fantastica leggerezza e vale da sola il prezzo del biglietto).
Ma in realtà adoro tutto il film che ribolle di richiami e storie sottaciute, risentimenti ed esasperazioni, ruggini e segreti.


Dialoghi illuminanti e luminosi si alternano e fasi più cupe, dove quest'epopea della memoria e del reincastro di sentimenti ancora vivi si trucca da legal thriller e di gigioneschi richiami (il Downey/Sherlock Holmes che seda la possibile rissa al bar con la sua tagliente scaltrezza è un evidente richiamo alla saga che lo ha riportato alla ribalta, e con lui il Downey ammiccante, le labili pause, i silenzi eloquenti, le smorfie accennate, e quegli occhi espressivi, vero patrimonio della pellicola..)
Qualcuno ha storto il naso per i troppi coinvolgimenti emotivi, o per le eccessive chiavi finali, ma l'accavallarsi di eventi e situazioni giova alla fluidità dell'impianto e allevia lo spettatore che si addentra nelle svariate psicologie.


Mille quadretti mettono in luce ogni piccolo risvolto di epopea familiare, una sfilza di piccoli flashes memorabili (uno per tutti quello con Hank che fa guidare sua figlia in macchina, dove si assiste ad un geniale azzeramento di generazioni in uno scambio di battute delicatissimo e rivelatore) ci conducono per mano nella vita di provincia e nelle dinamiche di questa famiglia che ha perso smalto negli anni, optato per scelte anche dolorose ma è rimasta legata a filo doppio, nel bene e nel male; ogni piccolo episodio aiuta a districarci tra i punti di vista di ognuno ed esaminare anche spaccati di vita americana apparentemente superficiali, come il simpatico siparietto del giudicare la personalità di una persona a seconda dell'adesivo che piazza sul parabrezza.


Nota anche per un gigantesco Duvall che da corpo ad un personaggio di cuore e polso, contrastato e sovrastato da doveri e sentimenti.
Alla fine il legal drama diviene una scusa, giallo inatteso, a sovvertire scialbe convenzioni di genere - anche se apparentemente asse portante -, per uno spulciare profondo, per fare i conti coi propri e gli altrui sentimenti che ci chiamano quotidianamente in ballo.

Obiezione! Qui si vuole manipolare lo spettatore! Obiezione respinta. Manipolazione legittima”