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martedì 5 dicembre 2023

TRA LE PICCOLE COSE



Mi riservo a volte piaceri minimi, tra questi giganteggia l'aprire il classico pacchetto di caffè, macinato e sottovuoto, da 250 gr,  riversardone lentamente il contenuto in apposito barattolino metallico, di quelli con tappo di protezione.

Ora il gusto non sta esattamente, e solo, nel riversarlo ma, subito dopo, a seguito di ripetuti, delicati e tamburellati tocchi sul bordo del barattolo,
godersi come la polvere di caffè,
inizialmente adagiatasi a cucuzzolo disordinato,
si assesta e si accomoda occupando ogni interstizio fino ad abbassarsi uniformemente di livello.

E i vostri, di piccoli piaceri?



lunedì 1 maggio 2023

PSICOTERAPEUTA



 La psicoterapeuta guardava l'orologio.

Ormai ogni paziente la infastidiva.
Storie sempre uguali, depressione, fragilità, solitudine, insicurezza.

Ma a lei? Chi poneva attenzione a lei?
Quell'orologio forse?

O le croccole surgelate la sera, che uscivano secchette dal forno senza neanche un contorno?

Avrebbe avuto bisogno di coccole da scongelare,

ma alla Findus non ci avevano ancora pensato.


venerdì 24 febbraio 2023

VEGAN

 


Sono un hamburger vegano.
Non sono fatto di ciccia vera, ma di tofu, seitan, quinoa.. mi fanno ruvido come fossi un bovino doc, mi colorano come carne da macello, mi disegnano come quelli gustosi di McDonald’s, se mi do’ un pizzicotto, anche lo spessore ricorda quelli originali.

Il messaggio è: ecco il tuo hamburger, ma stai sereno, non stai uccidendo nessun animale, mangi vegetale al 100%.

A me procura fastidio proprio quando mi addentano e poi dicono:
“Bah! Tutto sembra meno un hamburger!”

Ma perché mi compri allora, mi cuoci a fuoco vivo e mi spruzzi pure la salsa barbecue? Mangiati direttamente la soia!!

La domanda è: se sei vegano perché hai bisogno che i tuoi vegetali abbiano forma e consistenza animale? Ti stai forzando? In realtà mangeresti una salsiccia alla brace o una fiorentina al sangue? Vuoi comunque soddisfare il tuo immaginario assetato di carne quasi cruda?

La risposta di solito è: vogliamo invogliare i più restii, quelli che magari vogliono cambiare ma gradualmente, immaginando comunque di mangiare ancora carne convenzionale.

Tipo: nuotereste in una piscina vuota perché avete paura dell’acqua?

Sono un hamburger vegano con seri problemi di identità,
ora vado dalla psicologa,
spero mi faccia stendere sulla griglia.

giovedì 25 agosto 2022

(NON APRITE) IL FRIGORIFERO

 


Il frigorifero ha appena deciso che i magneti li posso attaccare da qualche altra parte. 

A lui procurano leggero prurito, e bloccano la traspirazione..
a lungo andare potrebbero creare cattiva refrigerazione.

Come me lo ha fatto sapere?

Ha spedito un sms.. breve, freddo e formale.

Congelando ogni possibile replica.

Di più. Al ritorno dalle ferie si è fatto trovare senza corrente.. e in dieci giorni spento ha creato almeno un paio di Poltergeist all'interno che non riusciamo a far sloggiare.. 

Sì, belle le vacanze..ma pronti sempre alle ripercussioni.. ahah



 


martedì 3 agosto 2021

SIAMO NOI A FARE COLAZIONE, O E' LA COLAZIONE CHE FA NOI?

 


I grandi quesiti spesso ti assalgono appena sveglio, perché non sei ancora pronto, rimani intontito sulla sponda del letto e, soprattutto, non hai ancora fatto colazione.
Ma siamo sicuri che non sia proprio lei, la colazione, a far di noi quel che vuole? 

Ragioniamoci su. 

Pensate a quelle mattine nelle quali dovete fare le analisi del sangue. Vi svegliate e maledite il non poter mettere qualcosa sotto i denti associato a qualsiasi liquido di accompagno. 

Arrivate alla ASL e il mondo vi appare di tutt'altra gradazione: brutto antipatico, molesto. Siete alla sua merce', ma avete il sangue "pulito", vi pulsa nelle vene un carico di linfa pimpante non ancora inquinata da zuccheri, grassi e colesteroli raffinati.
Siete addirittura in grado di rilevare e comprendere i personaggi che vi circondano con esatta obiettività, sezionarli nelle loro multi personalità; la paciocconeria di un cornetto ingurgitato che ottunde analisi e cervello e vi fa vedere tutto ovattato e dolcificato, non ha compiuto ancora questa opera di asservimento.
Siete lucidi.
Comprendete che l'operatrice di sportello è  una emissaria degli inferi e l'infermiera che vi buca è una creatura di Satana. Potete analizzare lucidamente il mondo contorto dal quale siete perversamente circondati, e che la quotidiana ondata di latte e zuccheri che assumete ogni santa mattina vi ottunde irreparabilmente, facendovi credere che un servizievole universo sia alle vostre dipendenze.

Ecco cosa fa di noi la colazione, ci rende inanimati pupazzi tra gli ingranaggi stritolanti dell'universo.

Volevo che ne foste consci anche voi.
Ora però, un cornetto alla nutella e cappuccino schiumoso, grazie!

lunedì 18 gennaio 2021

NON E' UNA RICETTA


 ..o meglio, non vuole essere una ricetta di quelle che spesso si leggono, tipo la tortina allo zenzero  o lo spaghettino al dente della nonna campagnola.

La mia è stata una botta di filosofia gastronomica, l'affrancamento definitivo dai vincoli lavorativi, l'azzardo verso scenari fino ad ora inconcepibili.

Iniziamo a cucinare sul serio, con la pensione, ma non un biscottino qualsiasi, bensì l'emblema del Natale di gola, l'archetipo di ogni dolce: il panettone.



Qualcosa di stra complicato ed elaborato, non tanto per la preparazione (anche se vi voglio senza impastatrice  e senza planetaria) ma per la pazienza e la dedizione.

24 ore di delicato accudimento per incordare la pasta e farla riposare ad intervalli precisi.

Una corte accorata e spietata. La lusinga degli ingredienti, l'adulazione di tutto il tempo necessario, le coccole di sguardi attraverso il forno, le ore piccole senza neanche un accenno di sonno.



Non vi darò ingredienti, pesi,  misure, qualità di farine, consistenza dei canditi, eccellenza del burro.

Nulla di tutto questo.

Non serve materiale per creare un preparato che hai sempre, e solo sognato, uscisse dal tuo forno 

Serve amore.

Q.B.



giovedì 30 luglio 2020

RICETTE D'AMORE

Quattro zucchine 

scelte nel marasma

d'un allegro discount,

 

grattugiate nel verso della fantasia,

a sprigionare campagna saporita,

 

adagiate 

in ampia wok Ikea,

mischiate 

a due scalogni tritati

tra lacrime 

d'altre memorie e cucine 

 

e bagnati d'olio di frantoio sabino,

recuperato 

in una domenica di frizzante novembre,

riecheggiata 

dal solo espanderne l'aroma;

 

sale un pizzico, a rinsaldare,

noce a granella, 

giusto ad emozionarle, le fragranze, 

e pesto profumoso 

a festeggiare.

 

Poi fuoco allegro

a crogiolarsi in spensierato caleidoscopio

di verdi intersecati.

Intanto bariccoso oceano mare d'acqua 

per le fettuccine della mamma

tagliate a mano e di grana grossa,

al dente quanto basta 

per attorcigliarselo - il condimento -  

fino ad arabescare il piatto.


Quando arriva una trafelata Lulù

la casa festeggia profumi e calori 

assieme ad acquoline sorridenti.

 


sabato 22 dicembre 2018

LA LOCANDA DEI GIRASOLI ROMA




“Un locale prezioso”. Cito una definizione che non fatico a fare mia, a proposito di questa Locanda, che integra ragazzi down in un percorso lavorativo e sociale di immensa utilità.

E non solo per loro.

L’approccio col diverso, con una visione di vita che tende a sorprenderci e a meravigliarci non fa altro che acuire la nostra sensibilità, l’ascolto, l’apertura mentale; e contemporaneamente mettere da parte - anche se per brevi istanti - le nostre problematiche, i nostri assilli globali, le nostre ansie universali.

Questi ragazzi hanno una particolarità pazzesca: sono trasparenti, non hanno maschere, ipocrisie, pensieri contorti, fini diversi. Sono famiglia, autentica, tra di loro e con gli altri. Non hanno altro che una faccia a forma di cuore e libro aperto.

Sono loro.

Emanuele

Ti si affidano come cuccioli che non conoscono il doppio gioco, l’inganno il tradimento.

E noi rimaniamo così, con i nostri sorrisi stampati, di fronte ai loro naturali, perché abbiamo bisogno di fidarci, di capire, di entrare in “empatia”, quell'empatia che questi ragazzi ti sbandierano serenamente attraverso i loro visi, le confidenze immediate, le loro vite ed il loro viverci dentro.

Eppoi vedo anche questi altri ragazzi, “normali”, sbattersi per coadiuvare questa ondata di entusiasmo e di disordinata buona volontà: sono i gestori del ristorante, che oltre a cucinare, servire, tenere le fila di un'ordinaria gestione, fanno partecipi i loro ospiti di un'attività che abbisogna di cura e dedizione.

Parlo un po' con tutti, ma di più con Emanuele, down dall'esperienza ormai importante alla Locanda, lui gioca e accoglie tutti, descrive, invita, esterna; è una vita felice la sua anche se noi non siamo - ancora - capaci di leggerla senza un'ombra di malinconia.
E questi incontri devono servire ad imparare, ad apprendere, a fare tesoro.


Poi c'è Francesco, un ragazzo autistico che mi ubriaca della sua vita neanche fossi il suo amico più intimo. Ed è questo bellissimo: non c'è calcolo nel suo aprirsi, nessun dubbio che io non lo ascolti, nessuna preoccupazione che lo giudichi, che tragga conclusioni. C'è solo pura spontaneità, quella che noi “normali” abbiamo perso da una vita, calpestata da false aspettative e ristrettezze mentali.

Ecco, questi ragazzi, sono paradossalmente più aperti di noi, non coltivano paure e pregiudizi, si fidano del mondo, ed il mondo è loro.

Ma questo mondo è una vasca di squali. E dei pesciolini colorati come i nostri amici rischiano grosso ad ogni passo.

Francesco
Per questo c'è bisogno di sostenerne crescita ed indipendenza.

E la Locanda dei Girasoli è un luogo magico dove amore, competenza, voglia di sostenere, si incontrano offrendo un'occasione a chi ne ha inconsapevolmente bisogno.

E l'occasione di comprendere altri mondi anche a noi, che crediamo di saperla lunga.


mercoledì 25 gennaio 2017

OSTERIA ACQUACHETA (MONTEPULCIANO)



Difficile che posti di un singolo ristorante sul blog - quasi in modalità tripadvisor - ma per una volta attingo all'eccezione e vi metto a conoscenza di un Luogo Magico, in località Montepulciano, dove non si entra solo per un bisogno primario, quello di sfamarsi, ma per condividere una percezione extrasensoriale, magari brutale e ammantata di una certa rozzezza basica, ma che rivitalizza e scuote i Sensi e il Gusto.

Un contatto col cibo che va decisamente controcorrente rispetto al trend attuale, e cioè quel rapporto quasi estatico con la pietanza: venir serviti di un'opera d'arte piuttosto che di un piatto riempito di nutrimento.
Quasi a doversi accontentare dell'estasi visiva, del colore e dell'armonia architettonica, della composizione equilibrata, dell'esatta saturazione degli spazi e delle tonalità.

All'Osteria Acquacheta nulla di tutto questo. Tovaglie di carta, un solo bicchiere per acqua e vino (rosso della casa).

Qui si mangia. Quello che dicono loro. Punto.



Atipicissimo ristorante toscano. Si, avete letto bene, a-tipico.
E lo avrete anche capito dall'introduzione.
Erano anni che volevo mangiare in questa osteria, rinomata e ambita, nel cuore di Montepulciano, ma già il fatto di dover prenotare giorni prima, mi aveva scoraggiato.. stavolta no, ci siamo impegnati e siamo riusciti a strappare il consenso per uno dei due inflessibili orari serali (19,30 e 21,00).

Se arrivi dopo sei fuori, se arrivi prima non entri.



Un'ottantina di posti in un locale spartano e informale dove ci si siede tutti insieme, menù abbastanza limitato ma... FANTASTICO.

Si viene da Acquacheta soprattutto per la “ciccia”, e ragazzi.. mai mangiato carne più buona, poco da girarci attorno, le bistecche, i filetti, qualsiasi taglio, te lo fanno vedere prima di cuocerlo, puoi negoziare giusto peso e tipologia, ma non la cottura: su quella decide lo chef, decisamente al sangue, ma di una tenerezza unica (la vuoi ben cotta? Prego si accomodi altrove...),  il famoso “ti si scioglie in bocca”, qui esalta tutta la sua essenza ed elimina paragoni, memorie e concorrenti per anni a venire.

Tutto qua. 
Inutile dilungarsi. Locale ASSOLUTAMENTE da non mancare. Il resto è fuffa.


L'unico consiglio, per quanto stupendi anche i primi, possibilmente, limitatevi agli antipasti, e uccidetevi di “ciccia”. 


lunedì 9 gennaio 2017

CHEFBLOGGER... - POST.. + PAST!!



Cucino  in seguito a crisi deliro/compulsive. A sogni ritenuti - chissà - irrealizzabili.



Mi immergo in sapori, colori, odori.. e spariglio le aspettative.


Come un chiedere aiuto al genio sopito...


..al connubio tra  sensualità del gesto  e sua  rappresentazione..


come se si stesse affrescando, o (de)scrivendo,  una percezione..



..e invece stiamo ai fornelli.. a dipingere tonalità di gusti..



.. a descrivere sfumature di memorie,,



... come se un dedicarsi al cibo.. sia propedeutico a svelarne l'arte..


..la delicatezza, il ricamo di un'aroma,
Quella sensazione potente che vaga in una miriade di sapori...

venerdì 6 maggio 2016

TRE FESTIVALS IS MEGLIO CHE ONE...



 Tre Festivals alla Nuova Fiera di Roma, sulla Roma Fiumicino, che integrano le loro essenze funzionalmente
in un mix di sapori, colori, odori, visioni, sollecitazioni
fisiche e mentali che ribaltano il visitatore lasciandolo
in balìa di infiniti spunti...


Costine, birra e fish & chips...  tanto per cominciare...


Folletti in ogni dove.. spiriti reali... 

..lasciatevi trasportare ancora il prossimo weekend...
 dalle danze al chakra, dai druidi alle spezie,
dalla birra allo zen, dai precolombiani a musiche e suoni  che abbracciano l'intero emisfero...

..passando dai massaggi agli assaggi più disparati, alle riproduzioni di Stone Henge e dei soldati cinesi di terracotta...  

brilleranno gli occhi per lo stupore accumulato... farete fatica a catalogare tutte le sorprese e le incredibili scoperte

.. sarete preda di un caos sensoriale da sovraffollamento...












..tempestati di ritmi incalzanti...

..e qua il delirio tracima ...


...e ci coloriamo all'impazzata...









...tutto da  godere questo spirito confusionale.. questo sballottamento di culture
una diversità che ti si disegna addosso donandoti, all'improvviso... nuova appartenenza...

martedì 27 ottobre 2015

ARROSTICINI OFF LIMITS



L'organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato cancerogena la carne rossa.

Basterà cuocerla un po' di più?



sabato 18 luglio 2015

VADEMECUM EXPO 2015 MILANO


Ci concediamo anche un'entrata serale, di domenica, per goderci il rutilante Albero della Vita col suo spettacolo di luci e acqua.
Ed è mossa azzeccata. Perché bersi prima nove ore di padiglioni, potrebbe stendere chiunque.


Invece rimaniamo abbagliati dal simbolo dell'EXPO - che pare traslocherà a Dubai a fine giochi, e non nel Burkina Faso, dove, se fosse magico, farebbe decisamente più comodo - e ci prepariamo, il giorno dopo, alla full immersion del giro del mondo in ottanta e passa padiglioni.


Lunedi mattina, pronti via: l'impressione è di trovarsi tra Gardaland e una carnascialesca sfilata di Viareggio, si passeggia frenetici e sono gli involucri dei padiglioni, architetture spesso più bizzarre che ardite, a sfamare l'occhio, perdendo per strada il concetto teoricamente prioritario, di sfamare il mondo.


E' la festa del feticcio attira visitatori: Albero, Vialoni (denominati Cardo e Decumano in omaggio all'urbanizzazione romana a croce), Padiglioni.
E Cibo soprattutto: in teoria quello da recuperare, da moltiplicare, da curare, da conservare, da distribuire equamente nel nostro mondo che viaggia a due velocità ormai ben distinte: i troppo ricchi e i troppo poveri.


In pratica salta all'occhio - e al palato - il pronto consumo, il take away, l'asporto selvaggio, il consumo compulsivo, la scorta infinità a chilometri zero, ogni declinazione dal dolce al salato.
Ti vendiamo tutto. Anche l'acqua che pure è distribuita gratuitamente. Se sei pigro la compri.



Si mangia dappertutto qui in Expo. E non necessariamente a prezzi proibitivi, si può spuntinare e spiluccare di-tutto-di-più senza svenarsi.. peccato imperversi quest'esaltazione del bengodi in netto contrasto con le prospettive del mondo affamato, tragicamente al palo.
Anche negli stand più poverelli, l'angolo del frittino da piazzarti, non manca mai..


Urgerebbe inversione di tendenza.
Educazione della e dall'infanzia, ma quello che si scorge è soprattutto cura del proprio orticello - anche non figurativo - nel senso che l’altro “orticello”, quello globale, quello del mondo affamato che andrebbe sostenuto e coltivato, rimane rovinosamente brullo...


Chissà quanti di questi adolescenti pasciuti, che scorgo in fila dallo sponsor (?!) McDonald's o nutellarsi allo stand Ferrero hanno ben chiaro il concetto, assurdo a ben pensarci, del morire di fame.

Chissà in quanti usciranno stasera con l'idea, e la voglia, di sprecare meno..







Ma veniamo alla cronaca più leggera.. i Padiglioni sono i reginetti incontrastati della festa: tanto legno, specchi e laminati a gogò, geometrie spesso contorte da non capire manco dove si entra. 

All'interno multimedialità come se piovesse, video, audio, foto e filmati, ologrammi, giochi laser, scale e corridoi, tende e ante a scomparsa, un botto di piante, piantine e pianticelle (il verde che non vorrebbe morire..) e l’immancabile ristorantino etnico, spessissimo aria condizionata sparata a mille, e poi ancora luci, musiche, app interattive, tavole virtuali, giochi d’acqua; 


ma vere botte creative si percepiscono, sensibili e spiazzanti, da Corea e Giappone.. commistione di poesia e tecnologia di grandissimo impatto, il fascino esotico invece, emana copioso, ad esempio, da Nepal e Malaysia dove rimaniamo come sospesi in altri mondi, complici architettura e suoni che ci astraggono, per un momento, dal caos imperante..


Tra i padiglioni più inutili vincono alla grande gli USA, con splendide scale mobili per salire due piani di nulla e ridiscenderne ancor più velocemente e, ahimè, il padiglione Italia, il più grosso e frescone di tutti, dodicimila metri quadri di pura fuffa. 
Bypassabilissimo, considerando che l’ora di fila per visitarlo, grida una tremendissima vendetta..

Curiosi e interessanti i padiglioni di mondi lontani, che ti immergono in atmosfere sconosciute, come l’Oman ad esempio, che tenta con successo di cavare il classico sangue dalle rape bonificando ettari di deserto.


Peccato che di rado si avverta questo invito all'ottimizzazione delle risorse, alla razionalizzazione delle produzioni, alla cultura del riciclo, come ammiriamo nello spazio Irlanda, paese che eccelle nella cultura della sostenibilità.
Più spesso ci si limita ad una vetrina ad impronta pubblicitaria e questo è, purtroppo, il lato che rimane impresso all'occhio meno accorto.


Splendido il Padiglione Zero, che troviamo ad inizio percorso, delicato e sensibile omaggio al lavoro e alle risorse di quel mondo che dovremmo preservare ma anche spietata denuncia degli sprechi e del disastro ambientale che incombe.
Forse l’unico padiglione dal quale si esce col magone per il destino del mondo.



Ma anche rimpianto per quelli che avremmo voluto/dovuto vedere, Kazakistan su tutti - ma la fila era veramente da bollino rosso, attirata da tulipani, storioni e cinema dinamico in 4D -, l’Austria col padiglione nella foresta o quello dell’Ungheria, a forma di arca e chissà quanti altri.. ma un giorno è veramente poco.. e anche trottando di gran lena non si può vedere tutto...




Una cosa è certa. Di questa visita milanese, ben più radicato dell’EXPO, rimarrà l’impatto emozionale offerto dal Cenacolo Vinciano.
Un miracolo di Leonardo che a oltre cinquecento anni di distanza, sorprende ancora per la grazia e la leggerezza che infonde.
Probabilmente questa l’autentica “esposizione permanente” da non perdere.