sabato 27 giugno 2015

MAL DI CORSICA

Col Bavella

Per tanti versi una piccola Sardegna.
Per infiniti altri no.


Troppo l’amore per il mare, troppe le vette, i boschi e i corsi d’acqua a renderla intricata.

Parlano francese ma sono cortesi e disponibili, e sfoggiano spesso un accettabilissimo italiano.
Sono Corsi. Ci tengono. Fino a sverniciare orgogliosi - e capillarmente - la pronuncia in francese su tutta la segnaletica stradale bilingue francese/corso.



Innumerevoli le assonanze con l’architettura delle cinque terre. 
Qui Genova l’ha fatta da padrona per lungo tempo. Il mare splendido è un’estensione naturale dell’incredibile affinità con l’entroterra
E i paesi sospesi a metà tra cielo e acqua, rimangono a salda testimonianza.



Mentre gli odori di montagna aspra e vera che fanno capolino dopo pochi tornanti, strappano in un attimo dai climi esotici e proiettano in dimensioni tolkeniane.

Ma non voglio farla tutta splendida.
I prezzi sono proibitivi, certe strade inerpicate senza guard rail improponibili, e le mucche che ti attraversano la strada in piena notte, un mezzo infarto testato dal vivo.



Però il mal di Corsica esiste. La nostalgia al distacco e la sintonia con quella apparente confusione, il mare così prepotente e la montagna che preme a un passo, e laghi in mezzo a chiedere - e ottenere - gli spazi risicati dove infilare tutti i panorami possibili, le mozzature di fiato, le sorprese continue. 

Certo torno sabato sera a casa e in tv c’è Mediterraneo di Salvatores.
Il cuore impastato di isole greche mi si squaglia sul video.

Ma questa è un’altra storia...







Porto Vecchio



Fiordo di Bonifacio



giovedì 25 giugno 2015

DUE ANNI TRECENTO POST



Posso farne a meno ormai?

Assolutamente no. Dipendenza assoluta.
Dalla voglia di scrivere, di leggere, di confrontarmi, di scoprirvi.

Grazie a quest'invenzione che permette di tenere assieme sensazioni, ricordi, esperimenti.

E grazie a tutti voi.

Franco

mercoledì 17 giugno 2015

BENTORNADO A CASA!!

Quelle trombe d'aria fantastiche che vedevo al telegiornale, quei twister devastanti con quella zona di calma piatta all'interno, a ribadire che il famoso “occhio del ciclone”, esiste eccome.

Questo, pensavo, ci vorrebbe; appena vagamente rinfrancato dal ritmico e noioso palare del mio ventilatore a piantana. 
L'ennesima notte di calura ossessa mi stava consumando sonno e neuroni.

E chissà, sarà stata la disperazione a suggerirmi quell'idea folle. Quella che avrebbe sostituito il caldo appiccicoso, con l'apocalisse.

Presi i tre ventilatori di casa e la pompa di calore portatile che d'inverno alleviava le temute uscite dalla doccia bollente.
Li disposi a cerchio nel salone, fianco angolo cottura.
Spalancai ancor più le finestre da dove non entrava che afa appiccicosa dalla palpabile umidità equatoriale.
Accesi tutti gli apparecchi convogliando quell'ulteriore massa densa di calore verso il frigo.
Mentre sudavo cercai di immaginare cosa diavolo potesse mai succedere aprendo di botto il freezer.

Ma non ebbi quasi tempo...
Perché accadde.

L'aria fredda in discesa, a contatto con quella calda vorticosamente in salita creò un turbine in miniatura che mi lasciò senza fiato, la tenda si accartocciò ad esso, ma questo minivortice in un istante abbandonò la presa dirigendosi al centro della stanza e scuotendo, ma senza poter far molto, al passaggio, piante e cuscini del divano.

Si stava ingrossando, ma soprattutto velocizzando..
l'impatto con la libreria fu devastante, i volumi di piccolo e medio cabotaggio furono letteralmente risucchiati, ninnoli e suppellettili scaraventati nel delirio..
chiusi d'istinto il frigo ma la giostra era innescata.

Quella notte d'estate immobile si stava indemoniando.
E io ora sudavo freddo cercando di immaginare una via d'uscita.. la porta di casa!!
Devo arrivarci, pensai, mi spostai lateralmente schivando oggetti di cui non immaginavo neanche l'esistenza.. dovevo farcela e nel caos notai che, si!.. stava addirittura piovendo!!

Si era auto generata una nube sul soffitto e il cicloncino sbatteva impazzito di parete in parete trascinando ormai anche quadri, cuscini, intravidi anche un bicchiere che per poco non mi colpì... anzi no, mi colpì. In pieno.


Non si spiega altrimenti quel livido e quel mal di testa qualche ora dopo, appena sveglio.
Un maledetto incubo!..
Ed un'arsura feroce.. mi alzai uscendo intontito dalla camera da letto... 
e il sole mi trafisse come un dardo..

la cucina non c'era più!!..
potevo addirittura scorgere quel pino secolare da sempre accanto al portone.

Era goffamente disteso. Sopra la mia auto.





venerdì 12 giugno 2015

IL PAPA CHE SCIALA


Il Vaticano raschia il fondo del barile a Roma e recupera un immobile di proprietà abbandonato offrendo 30 (leggasi trenta) posti letto a poveri, clochard e, volendo, anche, rifugiati, forestieri, espatriati, clandestini, stranieri, etc.


Direi che il problema immigrazione può considerarsi archiviato.

E anche le suore, eventualmente bloccate in ascensore, avranno soccorso in un battibaleno...


domenica 7 giugno 2015

REDENTORE DAL LATO OVEST

Scalare il Redentore sembrerebbe impresa da anime pie, ma noi vagamente più profani, lo abbiamo raggiunto in un paio d'ore, partendo da sopra Maranola, delizioso borghetto medievale tra Formia e i primi avamposti degli Aurunci,  seguendo il percorso che affaccia la parete a uno squarcio di splendido Tirreno, fino a 1300 metri, in splendida panoramica su Ischia, Ventotene e Ponza.

Cosa chiedere di più ad un caldissimo fine maggio foriero di precoce estate?

Null'altro in effetti.
Ci godiamo l'aria rarefatta, i fragorosi silenzi, l'occhio perso all'orizzonte, i gheppi a velocità di crociera, il respiro che si regolarizza, brandelli di nubi curiose,  pizza  mortazza e banane, tutto senza fretta.
Che le magliette asciughino il sudore in beata altitudine

Poi un affettuoso stringere i lacci e si riscende tra chiacchiere di amici veri, pensando alla meritata stramagnata di pesce e bufala che ci attende la sera in quel della magica Gaeta..

La parete chiama..

Paesaggi altrosistemici


Aurunci lato est



San Michele. La chiesa nella roccia


Scolliniamo?

In cima



A tu per tu con le nuvole

Ischia in lontananza, giuro.

Ecco a voi: il Redentore. In bronzo e ossa

Particolare di Maranola


Gaeta nottambula