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martedì 29 luglio 2025

L'AUTORE

 


L’avevo preconizzata l’idea dell’autore non più necessario. https://francobattaglia.blogspot.com/2019/05/finalmente-esce-il-mio-libro.html.
E di conseguenza l’essenza dell’opera che sgorga e prende corpo per delinearsi autonomamente, definendosi per linee proprie.
Se l’opera diviene interpretabile, scavalcando i parametri che prescindono dell’autore, e se ogni lettore la rende fluida, malleabile, sostanzialmente differente, arricchendola di sfumature alternative, non ci troviamo quindi davanti qualcosa di indipendente, svincolato, avulso, dove l’autore è solo scintilla trascurabile, abbrivio incosciente?

A simpatico corredo un raccontino breve di Alessandro Sesti, tratto dalla raccolta Moby Dick e altri racconti brevi (Gorilla Sapiens Edizioni),  dove molto argutamente, Sesti, spilucca e delinea con ben altra sagacia l’argomento (anche se, coerentemente e perfettamente in linea con lo spirito del post, superfluo prendersi la briga di segnalarne il nome..ihih):

 L'AUTORE

“Ieri sera al bar,  fresco di wikipedia parlavo di Tolstoj credendo di fare la mia porca figura, quando la cameriera mi ha informato che nessuno più ritiene che un testo possa avere un autore definibile come individuo. Poi ha aggiunto che l’autore, se proprio se ne vuole parlare ma sarebbe meglio di no, è una sorta di composto magmatico formato dall’insieme delle rappresentazioni che il pubblico ha del narratore; rappresentazioni determinate dal testo stesso, dalla posizione della critica letteraria, dall’interpretazione di ogni lettore, effettivo, potenziale e immaginario, dall’ambiente sociale in cui viene prodotto e letto, dal vissuto infantile dell’impaginatore, dagli archetipi sognati dal correttore di bozze, e da altre cose che, complice un eccessivo consumo di vino della casa, ricordo solo confusamente.
A ogni modo è irritante: gli autori non esistono più e io a parlare di Maupassant, Austin e tutti gli altri come un fesso. Nessuno mi dice niente, sono sempre l’ultimo a sapere.
Protestando comunque che tutto ciò mi era notissimo, ho intanto indagato sulle fonti relative a questa sparizione dell’autore, così cambio bar e mi rifaccio un nome. E lei, la cameriera  menziona un libro di un certo Hix, lo ricordo perché era come il rumore del singhiozzo ma con la ics, e io avevo appunto il singhiozzo per colpa di quel vinaccio. Comunque il libro s’intitola “Morte d’autore, un’autopsia”, o” Autopsia della morte d’autore”, insomma, l’essenziale è che l’autore è morto.
 Ho sorriso come a dire, ah certo, Hix lo conosco bene, ma la cosa non è così semplice, e bevuto l’ultimo me ne sono tornato a casa con  la mia ignoranza.
Oggi quindi sono andato alla biblioteca comunale. Chiedo il libro, e la bibliotecaria a sua volta mi chiede l’autore, con tono assolutamente meccanico e privo di intenzione, come se fosse la domanda più ovvia possibile.
Devono proprio pensare tutti che sono un deficiente.
Ribatto che, come è noto, l’autore non è certo una persona fisica, ma piuttosto, e a essere riduttivi, una descrizione approssimativa delle rappresentazioni mentali della figura narrante da parte dei lettori potenziali del testo. Mi risponde che se non le dico l’autore non può trovare il libro. Da non credersi. L’autorino con nome e cognome che scrive con la penna d’oca.. intendo, siamo tutti adulti, abbiamo fatto le nostre, e non c’è proprio motivo che ci raccontiamo storie. Niente, l’impiegata è inamovibile. E tutti intorno che le danno ragione, come negli incubi.
A questo punto credo mi stiano mettendo alla prova.”

 


mercoledì 23 luglio 2025

L'APOCALISSE DEL PARCHEGGIO

 


Il rombo sommesso di migliaia di motori, un tempo colonna sonora della frenesia ma anche dell’indolenza romana, quel 3 settembre 2026, si era trasformato in un lamento, un'eco disperata che si propagava dai vicoli del centro fino alle tangenziali intasate.

Era avvenuto.

Quello che per anni era stato solo un timore sussurrato, una chiacchiera da bar, si materializzò in una realtà incontrovertibile: “la misura è colma”, è un modo di dire spesso utilizzato e significante, quando si arriva a dei limiti non più sopportabili.
A Roma, stavolta, i  parcheggi traboccavano. 

E non si trattava di un’iperbole.

Danila era partita da Monteverde alle sette del mattino, sperando di anticipare il solito inferno.  Doveva essere in ufficio in Prati per le nove. Alle otto e mezza era ancora intrappolata in un ingorgo a Trastevere, con l'indicatore del carburante che si abbassava minaccioso e attorno decine di auto intrappolate nel delirio come lei.
Un barlume di speranza si accese mentre scorgeva un'auto lampeggiare per uscire da un posto. Si fiondò, ma prima ancora di poter mettere la freccia, una Smart sbucata dal nulla, ignorando qualsiasi regola di civiltà, si infilò nello spazio, con il conducente che le rivolgeva un fasullissimo sorriso di scusa, a nascondere palese aria di trionfo.
Era un gesto di nuova guerra, basta cortesie.

Gigi, a sua volta, aveva ormai superato ogni limite di ragionevolezza. Partito da Casal Palocco alle sei, convinto che il suo anticipo gli avrebbe garantito la salvezza. Dopo aver girovagato per ore in centro, a San Giovanni, e persino a Cinecittà, si ritrovava ora sul GRA, guardando sconsolato quella campagna che si estendeva oltre il raccordo.
Trenta chilometri dal suo posto di lavoro in Viale Europa, e la sua utilitaria ormai un guscio opprimente che non riparava più da nulla.
Aveva visto persone parcheggiare sui marciapiedi, sui prati, persino in mezzo alle rotonde, ma ogni spazio si riempiva all'istante, anzi, sembrava già intasato, nessun pertugio, nessun  buco nero.
Chi aveva lasciato l'auto in seconda fila, con il motore acceso e lo sguardo fisso sul volante, era diventato il nuovo archetipo del romano, custode del suo effimero ed inutile trono di lamiera.

Chi, come Lucilla, aveva la fortuna (o la sfortuna, quel giorno) di possedere un garage privato, si era trovato di fronte a un dilemma amaro. Uscire significava entrare nel vortice infernale che ogni radio ormai annunciava difficilmente risolvibile pescando un posto auto vicino al lavoro.

Aveva provato a fare un giro veloce per prendere un caffè, ma la visione delle strade intasate e dei volti disperati dei conducenti l'aveva fatta desistere. La sua auto, una fedele utilitaria che un tempo la portava ovunque, ora le sembrava una prigione dorata.
Tornare nel suo garage era l'unica opzione sensata, ma quel gesto manifestava tacita sottomissione.  

Un ripiego, probabilmente definitivo, a segnare la resa di fronte a un nemico invisibile e onnipresente.

La sera, infine, ecco Roma illuminata dalle solite luci dei lampioni, ma stavolta a riflettersi su auto immobili.
Un ammasso forzatamente ordinato di lamiere erranti, di clacson esausti e di gemiti strozzati. Il silenzio si stava impossessando delle strade, non per l’assenza di auto, ma per la disperazione di chi non sapeva più come muoversi.

Collasso totale. Le auto abbandonate dove capitava in segno di capitolazione totale e inevitabile.
Parafrasando in foggia consolatoria una famosa massima: quando tutto è caos, nulla è caos. Rassegnazione impotente di fronte quel nuovo, devastante, scenario.

E la domanda che aleggiava nell'aria, più pesante dell'inquinamento, più opprimente del disagio palpabile, era: cosa sarebbe successo il giorno dopo?

Però.. a me che vado in scooter, ma quanto me po’ preoccupa’ ‘sta cosa?!  ;)

 

 


sabato 14 giugno 2025

LA CONTESSA

 


Spinti come da un’intuizione  prenotiamo il Palazzo Nobile di San Donato, a Montepulciano.
L’appartamento una delizia rinascimentale, soggiorno attorno a fine ‘600 della Contessa Contucci, capostipite di un impero enologico ancora oggi di rilievo, anche se non con i fasti di un tempo.  
E noi a vagare per quelle stanze, ora, trasformate in esclusivo b&b, estasiati dai broccati, dalle pitture, dai tappeti, dagli intarsi e dai tessuti; dagli arredi e dal loro fascino, dalle vetrate su Piazza Grande, affacciate direttamente sulla Storia, come una macchina del tempo a rivivere gesta impensate.

La suite Rosa era stata proprio dimora di Eleonora Contucci, ed ora potevamo rivivere atmosfere dell’epoca immaginandone altre, di stagioni, con i rituali di vita di corte, la cura del corpo e degli abiti, ma anche una vita sociale intensa in un periodo di fermento ed esaltazione delle risorse primarie di zona, le uve pregiate e il vino innanzitutto, l’esaltante Nobile di Montepulciano.

Dopo una giornata tra vicoli e scorci medievali, ci addormentiamo nel letto a baldacchino con mille pensieri, e forse proprio uno di questi a svegliarmi poco prima dell’alba.
Decido di alzarmi e mi dirigo verso la grande finestra, attirato dalle luci tenui della piazza silenziosa.

Mentre avanzo scorgo quella figura seduta in penombra, capelli raccolti, viso confuso dal chiaroscuro, non faccio in tempo a realizzare un pensiero, che mi saluta quieta: “Buonasera, non abbia timore, sono la Contessa Contucci, proprietaria del palazzo, perlomeno una volta.. ma non ho mai smesso di fare qualche puntatina, specie quando percepisco la presenza di ospiti sensibili, attenti, e meravigliati soprattutto”

Io resto immobile, impietrito, non un muscolo fuori posto, riesco giusto a pronunciare “Buonasera”; poi mi blocco come un automa scarico.
“Non si preoccupi” replica lei ”Capisco, in fondo un fantasma è roba da libri, da  cinematografo (davvero invenzione fantastica..), come piace a tanto pubblico ora, difficile immaginare di incontrarne uno autentico, ed in effetti anche la mia presenza qua è anomala, legata solo alla sopravvivenza del luogo, alla preservazione delle attività di famiglia, soprattutto alla produzione e valorizzazione del vino, patrimonio  eletto, esattamente da me, come risorsa principale.. agli uomini di famiglia mancavano estro, visione e anche scenari; sono sempre stata io a guardare oltre, a comprendere quale immensa risorsa avevamo tra le mani, sfruttata fino ad allora solo per minime  esigenze familiari.
Era già un progetto l’impero da costruire, anche se per noi signorine era previsto solo un mondo imbellettato, ricco di feste, vestiti, e poi adibite  a procreare e gestire, al massimo, le finanze di casa.
Ma avevo visto giusto. La vita di corte mi stava tremendamente stretta: preghiera,  musica e supervisione della servitù potevano gestirle altri.
Intuivo un sogno, e l’ho realizzato. L’ascendente sul mio consorte poi,
per mia e sua fortuna, ha permesso la crescita e, dopo i primi risultati, nessuno ha osato più contraddirmi, mi sono fatta  valere a corte, imparando le lingue straniere, ero io a negoziare con i commercianti delle altre contee, ho preteso di interferire nelle scelte politiche.
Man mano che Montepulciano si rivelava potenza, sono riuscita con la mia diplomazia  a  farla divenire sede episcopale e fino ed oltre il ‘600, anche con la bonifica della Valdichiana, le cantine Contucci sono diventate celebri, purtroppo mio figlio Stefano, accecato dalla brama  di successo, mi ha messo da parte, relegandomi di nuovo a ruoli marginali e io, per amore, non ho fatto resistenza, constatando che l’inesorabile decadenza dell’impero cui avevo dato vita, si stava prospettando fatalmente .. e così eccoci ad oggi, ogni tanto in veste di candido spettro, a godermi le nobili memorie del mio palazzo e, talvolta, i suoi deliziosi inquilini.. ”

Saluto e ringrazio col fiato che trovo e torno a letto senza capire se stia sognando o meno. 
Vedremo domani. 




lunedì 9 giugno 2025

PSSST!!!

 


Mi volto per capire chi vorrebbe attrarre la mia attenzione ma.. Lulù è in cucina, c’è solo la libreria dello studio accanto a me.

“Ehi! Sono io!!”

E in effetti è proprio un libro a parlarmi..col frontespizio ben evidenziato, perfettamente allineato, tra Baricco e Cortazar..

“Dai! Sono POSTODIBLOGGO!.. insomma, ti ringrazio, ma per favore cambiami di posto, tra Abel e Ottaedro mi sento davvero fuscello nella tempesta..oltretutto si capisce che vorrebbero parlarsi face to face, senza estranei tra copertina e quarta (quei due), sicuramente se la tirano anche un pochino.. ma insomma non potresti inserirmi tra volumi meno pretenziosi.. chessò, un Fabio Volo e un Gene  Gnocchi così mi faccio pure qualche risata.. altrimenti quì è un continuo richiamo tra allitterazioni e iperrealismi!!!...

Si lo so, tutto sommato sarei anche il padrone di casa (POSTODIBLOGGO autore Franco Battaglia ISBN 979-12-20346-22-1 youcanprint) anche se solo in veste tipografica e in edizione self-made man.. ma così è come se citofonassero Messi e Ronaldo per farmi scendere a tirare due calci.. notevole e suggestivo, da andarci orgogliosi anche, ma dopo i primi dieci minuti che non vedi una palla, diventa anche un po’ frustrante.. insomma: bello il front office in libreria, con gli amici a guardarti, sfogliarti pure ma, a bocce ferme, preferisco davvero compagnia meno impegnativa, più alla mano, perché questi due, a ben guardare, ti mettono in imbarazzo.. a me!
Che ci sono nato qui..e sottolinerei di nuovo che sono anche il proprietario: dei libri, delle mura, degli scaffali e di tutto l'ambaradan.

Ovvio che faccia piacere spalleggiarsi tra nomi altisonanti, però manca quel senso di confidenza, di cameratismo bibliotecario.. si capisce che hanno un po’ di puzza sotto la copertina.. ;)

Da non crederci.. editi un libro.. e questo, invece di starsene sereno in libreria, mi scrive pure i post adesso..




mercoledì 4 giugno 2025

LA RIVOLTA DELLE BOZZE

 

Erano là in attesa, e questo post pubblicato non può essere certo una ricompensa adeguata; loro da tempo hanno smarrito entusiasmo e pure identità. 

Un vessillo disperso dopo che il Re ha oltrepassato il confine,  gomena abbandonata sul molo dal piroscafo salpato.

Post in bozza che secondo l'Autore avrebbero avuto un senso, in un loro preciso tempo, ma ora sono solo stonature asincrone, estranei appartenuti ad un mondo andato avanti nel frattempo, ambasciatori destituiti di Stati che non esistono più, testimoni di eventi dimenticati, amori sepolti, eventi evaporati, ambasce sensate, impellenti - un giorno - e ora non più.

Unica cosa certa è che non si acconteteranno di un memoriale vuoto, vogliono riprendersi la ribalta, il treno perso, il volo cancellato, la nave che fa ruggine in rada.

C'è voglia di tornare, anzi, entrare in corsa, denunciare, gridare, farsi vedere. Inconcepibile che il mondo cambi senza un loro sussulto, una spinta, una denuncia, una fantasia; chi può decidere qual è il tempo, chi può compilare graduatorie obiettive, ottimali? Lo decide chi legge, certo, chi si incuriosisce, chi passa oltre, chi pensa che i blog siano finiti e non ha mai compilato mezzo post, preferisce una frenetica meteora su facebook, coi like a peso, e domani oblio.. ma che dico domani, dopo mezz'ora.. e le bozze qui, nel cantiere dell'eterna lavorazione?

"Forse significhiamo più di una pubblicazione avvenuta, perché quella vede la luce, ma la scorge anche tramontare, più o meno veloce, vero..ma il blog tira avanti, e a rimorchio solo noi, le bozze, che ad ogni apertura reclamiamo visibilità, quella visibilità istantanea e luminosa, anche se che poi significherà fine certa." 

mercoledì 28 maggio 2025

RISPETTARE IL SILENZIO

 

A bordo piscina della SPA, collegata alla palestra che frequentiamo, campeggia un enorme cartello con scritto RISPETTARE IL SILENZIO.
Che poi, con gli scrosci, le docce, i getti, le cascatelle; l’acqua che scorre continua a diverse velocità e sistemi di pressione massaggiante, direzionata in qualsiasi punto del corpo si preferisca, l’idea di silenzio, è abbastanza chimerica.

Ma quel silenzio da rispettare omaggia qualcosa di fragile, un valore antico che avrebbe bisogno di attenzione, cura, disponibilità, pazienza.
Forse puoi immaginarlo più consono in una biblioteca, a teatro, in una chiesa.
Dove ci si dedichi a se stessi, occasione per ricamare pensieri e meditazione.

Ma è alla fine di questo supporre che ti accorgi di sbagliare focus, soffermandoti sul silenzio, mentre di fondamentale c’è il rispetto, inteso come valore autonomo, che muove ogni atto umano, che rende reale la confezione di quell’apparente  quiete, e il saper considerarla  stile di vita, da applicare, possibilmente, quando sarai uscito da qualsiasi luogo o situazione dove viene consigliato un atteggiamento di riguardo.
Immerso di nuovo in un caos che non contempla quasi più, né silenzio né rispetto.


giovedì 24 aprile 2025

UN DIALOGO CON AI


Premessa: non tutti hanno la possibilità di permettersi un canone per noleggiare un'AI evoluta, esistono però accessi gratuiti ad intelligenze artificiali basiche alla portata di tutti. Di seguito uno scambio esemplificativo: 

Buongiorno AI Basica, potresti suggerirmi un racconto fantastico a carattere distopico?
"Non ti basta il telegiornale? Tutt'al più suggerisco versione serale di tv commerciali con finalità acchiappascolti"

Avrei preferito un indirizzo già strutturato dove poter inserire filoni di storie ad intersecarsi.
"Mi dispiace ma il mio status mi consente di accedere a materiale web consultato più volte e non in grado di elaborare novità sensibili in materia, potrei però guidarti su fantastiche storie di Cardinali processati e condannati che vorrebbero entrare in Conclave".

E dove vedresti la distopia nello specifico? 
"Ad esempio nel moto dei Cardinali benpensanti al cospetto di un'invasione di Cardinali senza scrupoli, oppure una coalizione di porporati vecchio stampo che meditano vendetta e giustizia, titolo possibile: Rivolta in Cappella.
Fammi sapere cosa ne pensi, sono qui per altri suggerimenti non troppo impegnativi"


lunedì 17 marzo 2025

PARCHEGGIO SOTTERRANEO

 


Parcheggio multipiano sotterraneo.

A Roma uno dei più frequentati e famosi è quello del Gemelli.
L’ospedale del Papa tanto per capirsi.
In questo ameno luogo di "sosta", spesso affatto "breve", sembra si possa provare, almeno una volta, il “loop da labirinto”.

Vale a dire che per entrare, entri.
Ma uscire non sarà semplice.

Direte voi, vabbè, ammesso che accada, con tutti i frequentatori, basterà accodarsi ad altre auto in uscita.
Vista da fuori sembra facile.
Ma i loop (circuiti viziosi) creano solidale dipendenza, inizi a seguire un’auto che cerca l’uscita, magari appena sfilatasi da un’area di sosta, e scopri che questa ne sta seguendo un’altra appena adocchiata.
Inutile sottrarsi al loop, ne creeremo inconsapevolmente di nuovi, e quando si creano di queste dipendenze “temporali” non è facile individuare il punto di rottura che riconsegni al mondo i consueti parametri.

Ora sto scrivendo dal livello – 4, parcheggiato un attimo per capire dove andare senza farmi prendere dal panico claustrofobico.

Sono due ore che cerchiamo l’uscita e comprendo solo ora il perché il biglietto, vidimato e pagato prima di ritirare l’auto, prevede un tempo massimo di 100 minuti per uscire dal parcheggio, che a me erano sembrati un’enormità.. due ore fa!

Oltretutto pochissimo illuminate le presunte vie d’uscita, riprendo con un filo di speranza. Il percorso labirintico sembra girare in tondo fornendo solo deviazioni obbligatorie che riportano sempre al punto di partenza dopo leggere pendenze, inversioni a gomito e improvvise cunette, per poi tornare in piano. 

La semioscurità non aiuta poi, una luce fioca e smorta; eccoci rallentati di nuovo, ora blocco l’auto e scendo a chiedere all’auto che mi segue, ovviamente costretta a sua volta a fermarsi, mi avvicino al finestrino e domando: “Mi perdoni, mi devo essere perso, lei ha idea di dove sia l’uscita?”  Il tipo mi guarda comprensivo: “A dir la verità, stavo seguendo lei..”

Quando arriviamo finalmente all'agognata barra di uscita, il controllo biglietto non funziona, il display comunica: tempo di uscita esaurito, vidimare nuovamente con adeguata integrazione di pagamento.


 

 

 


domenica 9 febbraio 2025

FANTASCIENZA DISTOPICA

 


A voler immaginare un mondo futuro, distopico, secondo i canoni acquisiti, dovremmo trovarne uno peggiore della realtà.
Fantascienza deleteria insomma, ma potrebbe essere semplicemente un mondo diverso, inatteso, evoluto secondo soluzioni imprevedibili.

Ad esempio non riesco a fare mia la visione di un mondo oltre il nostro, da esplorare all'infinito. 

Mi viene da immaginare, invece, un confine, un limite; tipo una vetrata, una parete dove il cosmo si adagia modello quieta risacca e le stelle a vagare come ad illudersi di un approdo.

E perché a noi non è mai accaduto?! Direte voi.. forse perché siamo una galassia che galleggia tra forze centrifughe e centripete, manteniamo distanze che baricentrano la terra, pur minuscola, tra altre serie di sistemi, probabilmente - chi potrebbe saperlo? - ognuna col proprio sole. 

Un equilibrio delicato, precario ma tenace.

Ma credo che questa immensa scatola, a contenere un minuscolo meccanismo di simmetriche armonie, esista. Noi dentro e qualcuno da fuori che osserva, anche.  
M
agari gli è stata regalata - la scatola dico - e neanche lui sa cosa contenga esattamente, a parte le lucine e le nebulose che scorge con l’oscurità.
La tiene - e noi con lei - là sul tavolo, come curioso pezzo d’arredo.
Spero che la donna delle pulizie stia attenta quando spolvera.

Abbastanza "distopica" come suggestione?


venerdì 31 gennaio 2025

DICO PER DIRE..

 

Pubblicato una vita fa, arriva l'aggiornamento e la ripubblicazione.. val bene pescare nel passato, anche se fa malinconia non ritrovare tanti amici..  

Il post nasce come celebrazione di quell'intercalare vocale che molti di noi (davvero tanti..), seppur inconsciamente, inframmezzano nel quotidiano ciarlare, fenomeno che, all'atto dello scrivere, può risultare decisamente meno marcato... pur considerando che anche lì coltiviamo svariati vizietti (io apro un casino di parentesi e inframmezzo un botto di puntini di sospensione... ma quanto me piacciono!!..) e mi è venuto in mente di scrivere qualcosa sentendo, ieri per radio, un'intervista ad un consigliere regionale di Roma che ogni tre parole schiaffava un “voglio dire” assolutamente inefficace e, a lungo andare, grottescamente comico.

Con mia moglie ormai, non ascoltavamo più il senso del discorso ma contavamo quella grappolata di voglio dire.. poi ci siamo guardati, e abbiamo pensato ai nostri, di intercalari.

Io, ad esempio (e pure gli ad esempio rientrano nella casistica), faccio partire la frase con un velocissimo, ma quasi sempre presente cioè, mia moglie invece piazza alla fine delle sue frasi un ok, ma spesso ancora un capito? di rinforzo.

Ed ora rileggete il periodo rimpolpato di intercalari ricorrenti..

e poi, se avete coraggio e soprattutto consapevolezza,
 confessate il vostro!!!

 E niente, cioèvoglio dire, il post nasce, purtroppo, diciamo a celebrazione di quel, in pratica, intercalare, assolutamente vocale che, dico per dire, a molti di noi - ma qui lo dico e qui lo nego (davvero direi tanti) - seppur inconsciamente, ci rappresenta spesso e volentieri

In poche parolelo inframmezziamo praticamente, tipo nel nostro quotidiano ciarlare, capito?

Bene, bene.. non c’è problema, le chiacchiere stanno a zero, è un fenomeno che, scrivendo, a dire la verità, può risultare decisamente, tutto sommato, meno marcato, non so se mi spiego?... ovverossia, insomma, chiaro no? 

Pur considerando che, anche lì, intendiamoci, abbiamo i nostri vizietti (nella misura in cuivoglio dire, ad esempio, apro un casino di parentesi  e ci piazzo, più o meno, un botto di.. come dire, puntini di sospensione... e si, eh!! ..quanto me piacciono!!..) e nientecioè mi è venuto come in mente di scrivere piuttosto che dirvelo,  sentendo, diciamo ieri per radio, purtroppo, un'intervista a, come dire, un consigliere regionale di Roma, piuttosto che di Milano, che, ad ogni modo, e ogni due per tre, schiaffava all’incirca un voglio dire o un “esattamente” e compagnia bella, assolutamente inefficaci, ma te pare a te? Non esiste!  E, a lungo andare, voglio dire, risultava, per dirla così su due piedi, comico.

Insomma, posso dire una cosa? Cioèa dire la verità, non lo ascoltavi neanche più il senso del discorso! Capito?
Ma, in poche parole, mi domando e dico, contavamo quella grappolata di "voglio dire" e di continui intercalare.. poi, a mio modesto avviso, ci siamo guardati e, non ci crederai!

Ci sono venuti in mente, a ben pensare, i nostri, di intercalari: dagli “ad esempio ai  mi spiego”? 
No vabbe’, ma che davvero?
Insomma dirai, ti faccio capire, in poche parole: mi parte la frase, mi segui? con, tanto per fare un esempioa mio modesto avviso, o devo dire, ma quasi sempre utilizzo anche un cioèok?

Mia moglie, ad ogni modo, piazza, piuttosto che all'inizio, più alla fine delle sue, diciamo, frasi un ok, ma spesso ancora un capito? di rinforzo. 
Comunquenon ve la prendete eh..
dicevamo giusto per dire. 


lunedì 6 gennaio 2025

È VENUTO GIÙ UN PIATTO

 


Ieri a casa di papà. Ho pensato subito al quadro di Baricco, nell’epico fran di Novecento.
Era un piatto tenuto al chiodo da una cordicella che si è usurata esattamente nel suo momento. Il bello è che era posizionato sopra l’architrave dell’ingresso in cucina, e sotto ci si passa spesso, poteva decidere di venirci giù in testa mentre transitavamo, oppure in piena notte, squassando il silenzio.
Invece lo ha fatto durante l’ora di pranzo, stufo di telegiornali funesti, o magari solo per vedere quel pavimento da vicino, lasciando frammenti un po’ dappertutto, come a voler e poter, finalmente curiosare, pagando il prezzo di una integrità artificiale.
Ho raccolto cocci e schegge di ceramica in ogni dove, come fosse esploso a raggiera, un sole di particelle deciso a coprire l’area più estesa possibile, forse davvero indispettito di poter osservare solo dall’alto, racchiuso in un manufatto ambiziosamente ribelle e finalmente libero.
Forse solo una mia idea ma qualche pezzetto, è sembrato quasi sorridermi.

lunedì 16 dicembre 2024

IMMAGINO

 

Immagino quattro passi
nell’inconsistenza del tempo,
nell’impalpabilità di un luogo
nell’impercettibilità
di un odore,
uno scenario.

Immagino l’incapacità
di formulare sorrisi,
articolare parole,
avvertire suoni
e nulla di tattile,
solo luce appassita,
sorda.
Svanita anche l’idea dei passi,
infine.
Figuriamoci quattro.


mercoledì 11 dicembre 2024

SE VUOI FARE IL ROMANZIERE

 

Se vuoi fare il romanziere devi scrivere come se non ci fosse un domani.
Se un post ti tiene in scacco, invece, se un finale sopravanza quasi il prologo,
se dall’epilogo può sgorgare a ritroso una storia che vede la sua sorgente, lo svolgimento, l’intera narrazione; non puoi fare il romanziere.
Non puoi scrivere in apnea fino all’indolenzimento del polpastrello
al termine di una sola pagina che scorge i margini del foglio,
senza resistere al contorcersi bislacco del tuo stampatello
mentre gioca al corsivo selvaggio.
Sei prigioniero di una sola idea, di una scatola di scrittura, di un post cieco;
non esistono sole, umidità, orizzonti, scenari, panorami che fuori dalla finestra bussino feroci come vento disordinato, cocciuto.
Nessun dialogo, nessuna rimostranza, ripensamenti o gioco di sguardi.
La stai chiudendo quella finestra, entra addirittura luce fastidiosa e a te bastano quattro pareti appena, un girarti attorno senza sapere chi ansima fuori, chi combatte  
un foglio da riempire e una sola idea prigioniera come te.

Puoi aprire un blog, al massimo.


martedì 3 dicembre 2024

MARKET

 

Arrivo alla cassa col carrello bello pesante, inizio a riversare gli articoli sul nastro trasportatore, la cassiera scannerizza veloce: olio, succo di frutta, speck, yogurt, banane, Buone intenzioni..

La ragazza prende la confezione e la guarda incuriosita.. “questo non passa, ma dove l’ha preso? Forse non sono stati ancora omologati questi articoli, lo scanner non li legge infatti..”

“In realtà c’è uno scaffale laggiù” preciso io “questo pacchetto era proprio tra i Rimpianti e i Sogni a breve termine, e pure in offerta speciale..”
Mi dispiace signore, credo che lei sia entrato, senza volerlo, in un reparto in fase di allestimento, non siamo ancora autorizzati alla vendita.. ma quando aprirà, sicuramente per le Buone intenzioni ci sarà  il tre per due, questo è sicuro.. sa com’è, nomen omen..
La pregherei di riportarli al responsabile di reparto.. magari mentre finisco di passare il resto..tanto ce n’è di roba..”

Chiedo scusa all’unica signora in fila dietro di me e ritorno allo scaffale incriminato, dove in effetti non ci sono ancora i prezzi, individuo un tipo con logo del supermercato e dico: mi perdoni, ho preso questo per sbaglio, la cassiera mi ha “redarguito”, ovviamente con estrema gentilezza..

“Ma non si preoccupi" replica il tipo, "del resto non era certo una cattiva intenzione la sua, che poi metteremo in vendita anche quelle sa.. si si..intendo proprio le Cattive intenzioni.. la gente è troppo pigra per elaborarle in autonomia.  Però credo costeranno un botto, la nuova strategia di marketing punta all’arricchimento..ahah.. sto scherzando.. ma scommettiamo comunque su un discreto successo commerciale.. certi articoli sono davvero di complicatissima reperibilità, e di elaborarli a casa ormai, non ne vuol sapere nessuno.
Quindi vogliamo sfruttare l’indolenza e l’apatia generalizzata (ecco, di queste non c’è proprio bisogno di un’offerta a pagamento..) offrendo oltre ai piatti pronti, anche l’Emozione preconfezionata, le Inclinazioni della volontà, la Solerzia un tanto all’etto, il Desiderio in stick, l’Impegno, magari, anche in versione spray o effervescente..”

Mi ammoniscono di nuovo dalla cassa “Signore, qua avrei finito, paga cash o con carta?

Ok scappo.. ma mi vedrete presto.. il “desiderio in stick”!!  Troppo forte!!

giovedì 31 ottobre 2024

TRAMA DEBOLE


Mi chiedevo come sviluppi un post dalla trama debole, e se un post simile si auto penalizzi in partenza.

Del resto scrivo quasi tutto, ormai, in funzione del blog, quindi dovrei disinnescare questa presunta  debolezza di trama che comunque attiva il mio pensiero, la mia gestione di vita.

Direte voi: se hai il sospetto già ti riguarda, di riflesso la proietti sulla tua scrittura, magari come alibi.

Per questo mi sforzo di perseguire una sorta di eclettismo, pizzicando svariati argomenti come un frenetico guardarmi attorno a sfuggire il déjà vu, aggrapparmi alla superficie del vivere, prendere aria irregolare, assaporare assaggiando, percependo il tutto da diverse angolazioni, solidificarle, quelle trame.  

Ma la prediligo - la trama debole - per un senso di sostegno. Voglio diffidare delle narrazioni spavalde, quelle che si impadroniscono di carta e penna e ti sopravanzano nello sviluppo divergendo le sorti e riscrivendo l’epilogo.
Offrono soddisfazione,  ti fanno sentire autore di una scintilla ma poi ti esautorano, rendendoti marginale.
Non intendo una trama che non badi a se stessa, ma ho bisogno di curarne il ricamo, gestire e sentirmi partecipe, carezzare l’intreccio, custodire la storia, avvertire che si tenga accanto, come a cercare consiglio.

E scriverne la mia arma, ma soprattutto la mia protezione.
Debolezza a esibirsi  rifugio.
E magari al prossimo post sovverto ogni intenzione.