sabato 30 marzo 2019

COSE CHE NON SI AUGURANO: UN TRASLOCO, PER ESEMPIO..


Manca ancora qualche mese al Trasloco Ufficiale, ma stiamo iniziando una certosina ed impietosa analisi di tutto ciò che è obiettivamente (ahah!!..) eliminabile, inutile, gettabile, superfluo.

Una casa stracolma, anche in virtù della mia peculiarità di accumulatore compulsivo seriale, ci attende sorniona al varco, decisa a vendere cara la pelle...

oltretutto, in ossequio all'assioma "la casa nasconde ma non ruba", frugando e spostando escono fuori tracce di Atlantide e residui di pianeti scomparsi che pure lo stesso Angela farebbe fatica a rimanere composto...


insomma bisogna chiudere occhi e cuore ed "approfittare" di questi eventi per tirare una riga, guadagnare spazio, guardare in faccia la realtà.

Bastano poche regole in fondo: un capo di vestiario non indossato da tre anni, deve sparire, documenti datati attorno alla prima guerra d'indipendenza, non servono più.
Lettere d'amore di quando eravamo giovincelli...no! Quelle si conservano...



mercoledì 27 marzo 2019

MATT HAIG: LO SCRITTORE FOLLE


La voglio chiamare "fantascienza ibrida".

Ovvero idee di mondi parallele e dimensioni estranee, calate però, all'interno di normale e quotidiana vita comune: una continua intersecazione di reale e fantastico, in un connubio che riesce serenamente a convivere.

Vale a dire si narra di robe innaturali e dell'effetto palpabile che  può derivare dalla contaminazione con le nostre placide esistenze...

In Come fermare il tempo, alcune persone  invecchiano molto più lentamente degli altri e devono far convivere il resto del mondo con questa loro peculiarità, ovvio che il pensiero corra subito ad Highlander, ma qui le dinamiche, le sfumature, i punti di vista si incastrano molto più freneticamente, nonostante il tempo immensamente rallentato dei nostri eroi, lasciando spazio ad un'infinità di considerazioni sulla vita, l'amore, la morte ed il suo, comunque inesorabile, defluire.


Ne Gli umani, un alieno prende il corpo e le sembianze di un uomo, cercando di acquisirne abitudini, personalità, gusti e consuetudini, nel tentativo di sopravvivere adeguandosi a tutte le fisime, le contraddizioni, le convenzioni, i compromessi, le goffaggini, ma anche alle tenerezze, alla dolcezza e a quell' "umanità" che ogni abitante del pianeta terra sforna, quotidianamente, in quantità industriale...

Due romanzi figli di uno stesso ceppo, due tentativi - riusciti - di osservarci con occhio estraneo, con un'obiettività nuova, tirando fuori il peggio ed il meglio, dalle medesime pagine.

"Matt Haig usa le parole come un apriscatole. E le scatole siamo noi"
                                                                  (Jeanette Winterson)

domenica 24 marzo 2019

WORLD CONGRESS OF FAMILIES

Ma a chi fa paura 'sto World Congress of Families?

In teoria una comunanza di personcine per bene, sorrette da solidi principi e affratellate da amore e buon senso.

Perché potrebbe (dovrebbe) esserci spazio per intolleranze ed oscurantismi.

Perché si parla insistentemente di derive omofobe, misogine, razziste e medievali?
Di donne che dovrebbero starsene a casa, di un'idea malsana di famiglia patriarcale, di campagne assurde contro l'aborto e la fecondazione artificiale.

Forse perché l'integralismo fanatico sembra sia stato invitato ad assistere in prima fila?



E l'amore vero?

Ed il buon senso?

Tutta una scusa allora?
Solo per permettere ad animi beceri di manifestare la propria cecità d'animo?


Propendo per quest'ultima ipotesi. 

sabato 16 marzo 2019

C'E' TEMPO



Da “I 400 colpi” alle quattrocento scenette, il passo sembra terribilmente breve per il velleitariamente fiabesco Veltroni, che si cimenta con la commedia infarcendo il tutto di tracimanti ed insistite citazioni cinefile, ogni scusa è buona: televisori, poster, interviste di sguincio, spezzoni di cine giornali, fino al cameo finale con un malinconico Jean Pierre Leaud.

C'è tempo, ci dice Veltroni, per crescere, imparare, innamorarsi e vivere davvero.
E non bisogna avere fretta.

Ma non bisognerebbe avere fretta neanche di immaginarsi registi, annaspando tra tematiche e questioni di ogni genere, passando dalla violenza sui minori alle convivenze gay, dalle polemiche sugli affidi alle crisi familiari.

Di fondo un road movie generazionale dove Fresi (quarantenne irrequieto e sensibile - come lavoro fa l'osservatore di arcobaleni per conto del CNR ed il manutentore di uno specchio a Viganella, nella Val d'Ossola, che riflette luce solare sul paese al buio per circa tre mesi l'anno, ed esiste davvero! -), scopre che il padre, mai conosciuto e dal quale è stato abbandonato subito dopo la sua nascita, ha un figlio tredicenne (all'apparenza stoccafisso imborghesito precocemente e pure juventino - come Veltroni -) rimasto ora orfano.
Una sentenza di tribunale lo elegge ora unico, e ben remunerato, tutore legittimo del ragazzino, ma inizialmente
- anche sobillato dalla moglie che coglie l'affare - non è per nulla entusiasta di accettare l'offerta.
I due “fratelli” vedranno convergere le loro esistenze, prospettate da subito (in una delle scenette tirate per i capelli, in Tribunale), come inconciliabili.
Ma affinità ed affetto fraterno vedranno presto la luce, e fin troppo repentinamente..

Il film viaggia ad intermittenza, alternando intramezzi surreali (il vigile, il banchiere, la mamma svampita) ad una parvenza di storia lineare dove anche l'incontro della cantante similGiorgia, Simona Molinari e relativa figlia, sembra solo voler risolvere a tarallucci e vino beghe molto più contorte.
Quattro essenze disordinate in cerca di quiete, immerse in un pout pourri di eccessivo ed arruffato strafare, dai paesaggi da cartolina ai continui “ma che davero” a rendere tutto folcloristico e forzato.


Non mancano le buone intenzioni ma tutto è slegato e frettoloso, come se Alberto Angela passasse di botto da Pompei alla telecronaca di una Finale di Champions.

Di sicuro salvo il pallone lanciato in aria e che sembra non cadere più, metafora delicata di quel “c'è tempo” per crescere e maturare. Ma davvero troppo poco per promovere Veltroni.
Un film in evidente fuorigioco, quasi come quel gol di Turone di millemila anni fa...

p.s. Ultima nota per le la tonnellata di variopinte magliette e camicie in tinta che Fresi sfoggia a getto continuo, c'era un tir guardaroba che li seguiva, e non ce ne siamo accorti?!


venerdì 15 marzo 2019

EPPOI NEL CUORE


Scritta mille anni fa, già pubblicata sul blog, e commentata da chi non c'è più o da chi si è perso, o da chi c'è sempre stato...  


Chissà cosa ci passa
per la testa.

Eppoi nel cuore.

Ed attraverso i tendini,
ed i nervi e le lacrime,
e gli sbigottimenti e le sorprese,

tra i sorrisi nervosi
e le risate di pancia,
e le attese al semaforo,

tra i sudori, gli odori, i brividi
e le palpitazioni poi.

Ed i sogni e gli incubi,
e le insonnie ed i colpi di sonno.

Chissà.






sabato 9 marzo 2019

LE BARZELLETTE DI ASCANIO



Parlando di questa raccolta, la definisce un'operazione antropologica.

l'ho sfogliato curioso in libreria, leggendo barzellette alla rinfusa, assieme ad alcuni brevi  commenti del Nostro, magari intesi a sviscerare natura e significati reconditi.

Tralascio il - non credo trascurabile - dettaglio che, nella sventagliata di quelle lette,
non ce n'era una che non avessi già sentito.

Ora vorrei davvero conoscere l'utilità di certe operazioni.

Perché alla fine di raccolta di barzellette si tratta, non prendiamoci in giro.

Anzi, ecco, la migliore è proprio questa: "operazione antropologica"

19 euro di deja vu. Ad opera di uno scrittore che - comunque - amo.

Forse in crisi creativa. Forse con troppe mutuo di rate arretrate, chissà...

forse dopo aver visto Baglioni direttore artistico a Sanremo pur avendolo schifato per decenni,
avrà pensato: "allora si può tutto!"

"ognuno c'abbiamo i suoi problemi"

venerdì 8 marzo 2019

HA RAGIONE MOZ




Ha ragione Moz.

La blogosfera ogni tanto sbanda, svalvola, diventa campo di ripicche.
Perde la sua natura di narrazione, di confidenza, di carezza nell'etere...

E guarda caso, spesso proprio allora, si rimpolpa di lettori ed interventi, di rancori e asprezze…

E' come se si vivesse in costante e precario equilibrio, una calma piatta pronta ad esplodere, bombe ad orologeria vaganti, col sorriso che può diventare ghigno feroce all'istante.

No. Non credo sia questa la strada giusta.

La via - o perlomeno una delle principali - dovrebbe essere quella del diario.

Vero che anche io, spesse volte, mi rifugio freddamente in emozioni procurate dall'esterno
- cinema, viaggi, arte - e tralascio quello che esce da dentro..

ci pensavo oggi, guardando una coppia, sessantenni minimo, tenersi delicatamente per mano.

Li ho guardati non dico con stupore, ma tenerezza si...e subito dopo ho pensato che mia moglie ed io passeggiamo praticamente sempre per mano, e apparteniamo proprio a quella fascia d’età..
chissà se sorprendiamo anche noi qualcuno…

ed è un bel pensiero intimo.. sul come affrontare la vita, ad esempio: per mano.

E con meraviglia. Vera non addomesticata. Di quella che ci sorprende a sorprenderci.

Sollievo davvero impagabile, ed un augurio per tutti quelli che mi leggono.
Sarà che i sorrisi e la tenerezza non sono mai abbastanza, e li possiamo solo fabbricare da noi,

un manufatto che pure certi famosi “artigiani della qualità”, potrebbero solo invidiarci…

ecco, vabbe’... due chiacchiericci intimisti l’ho sdoganati anche io, tanto per dare del tu alle inquietudini, ai pensieri, ai dispiaceri, agli errori...ci vuole ogni tanto, credo sia terapeutico, e meno costoso anche del più economico dei counselor..

e buona vita... come suol dire un'amica che spero di risentire..

sabato 2 marzo 2019

PRIMARIE PD. PERCHE' NON VOTARE.



I tre moschettieri si aspettano un milione di elettori alle urne, domenica.

Per avallare cosa?

La politica di ritorno al territorio del PD? Il contatto con la base?
La fine delle diatribe da bottega e la ricerca della vera unità di intenti?

Tutte cose delle quali si riempiono la bocca i contendenti. 
A priori.
Ma che si sono ben guardati dall'attuare, fino ad ora.

Quindi qual è il fine di queste primarie?

Zingaretti sbancherà, 
ma probabilmente bastava un congresso.

Come col dopo Merkel.
Ma già.. quelli so’ tedeschi… non girano un anno e passa a vuoto.

Ed un milione di votanti legittimerebbe questa abulicità di fondo, la frammentarietà di programma, le controversie sulle eventuali alleanze…

Un equivoco di fondo, sbandierato anche da tanti amici favorevoli a questo voto, 
è che serva, comunque, per manifestare ostilità verso il governo Di Maio/Salvini.

Il malinteso è voler attribuire questo compito, a delle primarie di partito.


Questa è una partita indipendente. 
Qui si gioca per dare una scossa al PD, non al paese: si vota (o non si vota) per far capire alla sinistra che sarebbe ora di dire basta ai giochini, alle correnti, alle lotte fratricide, ai dispetti tra infinite fazioni e gruppuscoli.

Di certo con un corposo NON voto, questi nuovi paladini della “rivalutazione” del territorio, capirebbero bene - anche se bruscamente -, che la gente si è rotta le scatole.

E se poi la destra dovesse attribuirsi la paternità di quel presunto “milione” che disertasse la tenzone, sarebbe un esclusivo problema loro.

L’ennesimo.