venerdì 26 luglio 2024

CONVERSAZIONE CON UNA PIETRA (WISLAWA SZYMBORSKA)

Che io ami la Szymborska è cosa nota, che mi riconosca nei suoi paradossi, negli assurdi gestiti con geniale nonchalance, e che voglia rendervi partecipi di tutto ciò,
cerco di sottolinearlo come posso.

"Busso alla porta della pietra

– Sono io, fammi entrare.
Voglio venirti dentro,
dare un’occhiata,
respirarti come l’aria.

– Vattene – dice la pietra.
Sono ermeticamente chiusa.
Anche fatte a pezzi
saremo chiuse ermeticamente.
Anche ridotte in polvere
non faremo entrare nessuno.

Busso alla porta della pietra.
– Sono io, fammi entrare.
Vengo per pura curiosità.
La vita è la sua unica occasione.
Vorrei girare per il tuo palazzo,
e visitare poi anche la foglia e la goccia d’acqua.
Ho poco tempo per farlo.
La mia mortalità dovrebbe commuoverti.
– Sono di pietra – dice la pietra
– E devo restare seria per forza.
Vattene via.
Non ho i muscoli per ridere.

Busso alla porta della pietra.
– Sono io, fammi entrare.
Dicono che in te ci sono grandi sale vuote,
mai viste, belle invano,
sorde, senza l’eco di alcun passo.
Ammetti che tu stessa ne sai poco.

– Sale grandi e vuote – dice la pietra
ma in esse non c’è spazio.
Belle, può darsi, ma al di là del gusto
dei tuoi poveri sensi.
Puoi conoscermi, però mai fino in fondo.
Con tutta la superficie mi rivolgo a te,
ma tutto il mio interno è girato altrove.

Busso alla porta della pietra
– Sono io, fammi entrare.
Non cerco in te un rifugio per l’eternità.
Non sono infelice.
Non sono senza casa.
Il mio mondo è degno di ritorno.
Entrerò e uscirò a mani vuote.
E come prova d’esserci davvero stata
porterò solo parole,
a cui nessuno presterà fede.

– Non entrerai – dice la pietra.-
Ti manca il senso del partecipare.
Nessun senso ti sostituirà quello del partecipare.
Anche una vista affilata fino all’onniveggenza
a nulla ti servirà senza il senso del partecipare.
Non entrerai, non hai che un senso di quel senso,
appena un germe, solo una parvenza.

Busso alla porta della pietra.
– Sono io, fammi entrare.
Non posso attendere duemila secoli
per entrare sotto il tuo tetto.

– Se non mi credi – dice la pietra-
rivolgiti alla foglia, dirà la stessa cosa.
Chiedi a una goccia d’acqua, dirà come la foglia.
Chiedi infine a un capello della tua testa.
Scoppio dal ridere, d’una immensa risata
che non so far scoppiare.

Busso alla porta della pietra.
– Sono io, fammi entrare.
– Non ho porta – dice la pietra."

 


sabato 20 luglio 2024

C'ERANO ALTRI PROBLEMI

 

Quaderno originale di anni luce fa

C'erano altri "problemi", una volta, ad angustiare la mia adolescenza scolastica,  tipo quelli accennati in foto,

Oggi mi accollerei pagine e pagine di esercizi, invece; farei volentieri a cambio con tutte le questioni che assillano l'essere adulti, che guastano i sonni, l'età che aizza disagi, la salute fugace e le sue crepe profonde.
Me ne tornerei a fare di conto e barcamenarmi tra equazioni  e calcoli.
Col sorriso però, stavolta. Quel sorriso di chi potrebbe saperla lunga.
Senza nessuna frenesia di divorare il tempo,
ma gustandomi ogni nanoesecondo. 


sabato 13 luglio 2024

LEGGO DI VERSI ARMATI

 


Leggo di versi armati,
a far strage di punteggiatura,
imporre la rilettura,
mimetizzare concetti
fino a distrarne
un senso convenzionale.

Liriche a celarsi, torri d’avorio
a tutela estrema.
Nessuna apertura, 
alcuna comunicazione apparente.

Un giardino privato da decodificare.
E meglio, se nessuno intuisca.

Non ricordavo la poesia
come campo minato,
laboriosa trincea.

Parola da disinnescare
con estrema cautela,
che non deflagri
tra cuore e tendine
ma resti guardinga
appena,
evocando agonie.

 

 

 

domenica 7 luglio 2024

INTERVISTA A GIUSEPPE SPAM

 


Buongiorno, era da tanto che desideravo parlarle,

“Proprio io? Con tanto anonimato in cerca di visibilità?”

Ma lei è sulla bocca di tutti, praticamente non esiste blogger che non abbia avuto a che fare con lei..

“Io veramente me ne sto per i fatti miei, non cerco nessuno, sono un tipo schivo, discreto, siete tutti voi che venite a stuzzicarmi.. mi riempite di commenti e interventi.. quasi non ho più spazio!
Lasciate montagne di roba in deposito e spesso neanche venite più a ritirarla.. davvero disdicevole.. potreste porre più attenzione, scrivere con calma, chiudere le sessioni prima di aprirne altre, invece no.. deliranti e frettolosi a commentare a destra e a manca, e neanche controllate se tutto sia a posto, che la posta giunga ad esatta destinazione, che le vostre esternazioni siano correttamente pubblicate.. e indovinate un po’ dove finiscono tutti questi scarti, tutti questi abbozzi di avventato protagonismo?!?
..poi un giorno citofonate:

“Scusi ma per caso ho qualcosa qui da lei?”

Che ne so io?! Ma posso stare appresso a tutte le stupidaggini che immettete nel web e le corbellerie che vi passano per la testa?! Poi ovvio finiscano da me.. la discarica per eccellenza, il netta web per antonomasia.. e dovrei fare pure la raccolta differenziata?!: commenti idioti, commenti inutili, commenti in attesa di ripristino, commenti da cancellare e da far sparire..

Basta, ho deciso, da oggi inceneritore istantaneo.. elimino tutto quello che arriva, all’istante.. vi termovalorizzo una volta per tutte!!"  

 

martedì 2 luglio 2024

ANCORA CROCIERA

 

Porto Venere

Un Mediterraneo così frenetico, mai affrontato.
Scatenato di soste, visite, sbarchi, camminate..
la nave a sera vissuta come isola di ritorno, riapprodo salvifico.

Una sola giornata di navigazione e tempo tiranno per "testare" i servizi e la quiete di bordo: la SPA, il ristorante tematico, bar e passeggiate.. stavolta neanche gli abituali dieci euro alle slot machines del Casino di bordo.. tutta un'escursione con posti davvero fascinosi (Maiorca e Cinque Terre su tutti) ed altri che hanno deluso le aspettative (Antibes in Costa Azzurra, davvero fama usurpata..).

Di validissimo rimane il fascino del viaggio in nave, un porto diverso ad ogni albeggiare, scenari differenti nello spazio di una notte che ti fanno sembrare in un luna park rutilante di immagini e approcci: Spagna, Francia, Italia e mare a legare orizzonti e tradizioni.

In tanti non ci si vedono proprio su queste città galleggianti, sicure in apparenza;
ne temono questo temporaneo distacco dal mondo, la sospensione sul vuoto del mare oscuro, immenso, profondo; il microcosmo che ci disegna natura profonda, tutt'uno con un paesaggio anomalo attorno, e tuttavia rassicurante, una bolla di silenzio a increspare il blu. 

Certo devi amarlo il mare, questo poco ma sicuro, avvertirne l'abbraccio, come amare le isole.

Ed è davvero poco altro ad isolare più di una nave.
E l'orizzonte a fare da intero scialle.





Antibes

Genova


Sagrada Familia - Barcellona


Maiorca









Antibes





giovedì 27 giugno 2024

USTICA 44 ANNI DOPO

 


E dopo le infinite menzogne sul caso Ustica, ora sbuca anche l'ipotesi Israele..
del resto quando tirarla fuori se non ora, visto il clima infuocato..

Amato dopo 43 anni accusa i francesi, Report, un anno dopo, tira in ballo anche Israele. 

Nel Paese che cerca giustizia per i braccianti sfuttati dal capolarato, facendo finta di non sapere dove andare a scovarli, o che si commuove davanti la fiction di Alfredino ("per non dimenticare"), la tragedia di Ustica va perdendo fisiologicamente pezzi e testimoni, come un DC9 colpito da un missile.

Tra i lettori del blog magari ci sarà più di qualcuno che davvero non ricorda più nulla di quella notte, e alla teoria che la strage della Stazione di Bologna, appena una mesata dopo, possa essere stata organizzata per "distogliere attenzione", proprio non ci ha mai riflettuto. 

Siamo una barzelletta di Italia.  Non solo a calcio.

Incapaci e codardi.

L'altra sera il Generale Tricarico, durante lo speciale su Ustica in onda su RaiTre, ha ribadito ancora una volta l'estraneità di tutti alla tragedia, con estrema faccia tosta. 

Ecco Max, dovrebbero essere queste le vergogne da non dimenticare.

  

lunedì 24 giugno 2024

L'EDUCAZIONE DEL MASCHIO

Il maschio continua comunque a credersi dominante.

Convinto della sua oggettiva superiorità rispetto alla donna, e al massimo disposto ad esercitarla ed evidenziarla in maniera non troppo plateale; il difficile, infatti, è fargli entrare in capoccia che detta superiorità non esiste.

Esiste una millenaria e ambigua differenziazione di ruoli da abbattere.
Insegnare ai maschietti a far andare una lavatrice non sarebbe male.
Abituarli all'economia domestica,
a sparecchiare la tavola dopo il pasto, ad apparecchiarla prima,
cambiare i pannolini a un bimbo,
a "prendersi cura",
a cucinare, a lavare i piatti, pulire un bagno come si deve,
tagliare le unghie al genitore anziano.  

A leggere autori femminili, a studiare pittura femminile, a comprendere che la donna che guadagna più di un maschio non può essere una stranezza,
un'offesa, un'anomalia, ma un'opportunità; come una donna, laureata o meno, che arriva in Consiglio di Amministrazione, va sulla Luna e che magari, un giorno, addirittura, celebrerà Messa.

Siamo ancora indietro su tutto ciò. e su mille altre sottigliezze ancora. 

Regaliamo fiori e cioccolatini alla Festa delle Donne, poi non perdiamo occasione per fargliela, la festa, tutto il resto dell'anno.

venerdì 21 giugno 2024

SULL'ORLO

 


Se blocco l'istante, 
chi potrebbe dirmi se alba o tramonto,
se primo od ultimo respiro,
apertura o chiusura,
ritorno o addio.

La fotografia cristallizza l'intenzione,
la rende indecisa,
sull'orlo.



domenica 16 giugno 2024

LEGGERE I COMMENTI

 


Li leggo sempre. Dappertutto.
I commenti di seguito al post dell’autore.
Sono test autentico di crescita e validità definibile
- a doppia valenza -  post scriptum,
Il secondo tempo di un post, su ciò che crea: le reazioni, gli stimoli, le sorprese,
le deduzioni e le controdeduzioni, le storie altre, quelle parallele,
come ramoscelli a serpeggiare via germogliando,
ma anche istigazioni, variazioni, contrasti, arrabbiature, bocciature, addii.

Esattamente come quando io leggo un altro post, e avverto corrente che mi trascina via, l’incentivo a crearci sopra, il pungolo alla ricerca, al raffronto, alla memoria, all'aver da ridire anche, sottolineare un pensiero, un dubbio, un equivoco, una perplessità,
o il semplice piacere di leggere qualcosa dove accomodarsi e lasciarsi carezzare.

Ecco come e perché arricchiscono la collaborazione, la lettura, il contradditorio.
Poi c'è chi non ci sta, chi scrive come su word, e word non contraddice mai, credo per contratto più che per bontà d'animo.

Vi ringrazio tutti perché ogni post termina, dal mio punto di vista,
ma diventa splendido intrigo, fare i conti col vostro interpretarmi, cercare di comprendere e leggere tra righe difficili,
sostare ad elaborare un a
ltro tipo di bellezza, di visione,
arrendersi anche, a volte.





.    

martedì 11 giugno 2024

QUATTRO FIUMI

 


Quattro fiumi s’incontrarono: il primo scorreva veloce e sicuro verso il mare, il secondo si stava riposando in un’ansa naturale, il terzo pigro ma costante accompagnava docile barche e canoe che lo solcavano.

Il quarto li vide e disse: domani voglio tracimare attorno a scoprire case, terra, assaggiare alberi, incontrare animali, attraversare strade sempre solo scorse lungo gli argini.

Il primo replicò: non mi interessa, voglio tuffarmi solo nel mare e sentirmi finalmente libero di divenire onda, sicura, leggera, imponente e temuta.

Il secondo accennò: ma come vi va di scapicollarvi in continuazione, io vorrei quasi essere lago, nero, profondo anche un po’ infido, immobile all'apparenza.

Il terzo li guardò sorridendo: fate come me, assecondate la corrente e i suoi cavalieri, la prossima rapida li coglierà di sorpresa e anch’io me la divertirò un poco.

Morale. Occhi aperti mentre prendete il sole sul bagnasciuga,
e anche mentre fate il bagno,
o attraversate un ponte
o vi godete una crociera.

Ma pure se state solo seduti a riva a pescare,
aspettando che il nemico passi.

Nulla è prevedibile.

 

sabato 8 giugno 2024

ANDIAMO A VOTARE

 


Anche se lo spirito è quello stanco nei confronti di una politica ridicola e cialtrona.

Oggi si vota per l'Europa, facciamo uno sforzo, mettiamoci senso civico.

Cerchiamo di essere all'altezza di un progetto collettivo. 

Usciamo dal nostro giardinetto.

Andiamo a votare. 

giovedì 6 giugno 2024

TUTTO IN ORDINE


Utopia. Se lo facessi davvero perderei molte delle cose che ora trovo ad istinto, a labile ma incentivata memoria, in quel caos che smonto e rimonto, perché di originale e accurata manifattura.

L’ordine proprio no. Non mi appartengono i suoi canoni, i parametri, i comuni paradigmi (comuni agli altri).

Mettere ordine un’ambizione mai sopita ma neanche mai realmente perseguita (anche se il blog di per se è un quasi riuscito tentativo di contravvenire ai miei istinti caotici).
Ammiro l’ordine negli altri, in parte lo invidio anche (come quello maniacale dietro le ante o nei cassetti di mia moglie).

Replicarlo però richiede gestione, costanza, regolarità.
Pazienza aggiungerei, perché le mie cose è come tracimassero in completa autonomia, rifuggissero ogni sorta di disciplina, vagheggiando una propria collocazione versatile, temendo quasi di farsi trovare subito e generando, di volta in volta, un gioco speciale, una caccia al tesoro che nel frattempo garantisce comunque meraviglia e soddisfazione nel momento di casuali ritrovamenti, fortuiti recuperi, magici rinvenimenti considerati ormai assoluta chimera.

L’ordine pianificato non contempla tali imprevedibilità - e di queste luminose sorprese -, solo noiosa, regolare, consuetudine.

P.S. questo post lo avevo scritto diverso tempo fa, ma poi si era perso tra appunti sparsi. Così, tanto per dire.  


venerdì 31 maggio 2024

QUESTO AVVISO E' AUTENTICO

 


Non citerò l’unità ospedaliera dove l’ho immortalato.
Ma posso assicurarvi che, seguendo le indicazioni con la dovuta perizia, anche il portale per il Paese delle Meraviglie risulterà di facile accesso.

In realtà credo che l’intento sia proprio indirizzare l’utenza verso recapiti fantastici, luoghi ambiti da persone tutto sommato stanche di analisi, tac, risonanze e verdetti.

Il tutto creando percorsi alternativi, dove ci si possa perdere, svagare, pensare per un attimo ad altro, meravigliarsi anche.. e allora ecco cunicoli mascherati, scale a chiocciola, porte segrete, piani non indicati, passaggi occulti, stanze con triplice uscita anonima, varchi clandestini, transiti mimetizzati.. e tutti questi tragitti labirintici utili, forse, solo a stemperare l’ansia dei pazienti, distraendoli da diagnosi e terapie, facendoli concentrare piuttosto sull’esatto percorso, sulla porta da riaprire al momento giusto, e magari aiutare la signora irrimediabilmente persa senza più reparto, o indovinare il corridoio da percorrere al termine del dedalo, senza ricorrere a google maps, e rivedere la luce, poi, a fine mattinata, togliendo finalmente quella mascherina che ci ha fatto sentire più Diabolik che pazienti, in un’impresa di quelle mozzafiato.

Per non parlare dei percorsi agevolati a linee colorate.
Un amico daltonico credo sia ancora là a vagare tra i corridoi..

lunedì 27 maggio 2024

GIRO D'ITALIA. QUELLO VERO.

 

Tadej Pogacar

In questi giorni occhio famelico al Giro d’Italia. 

Una storia che si rinnova, che si offre sport alternativo, tifo verace anche se in rari casi, incosciente; fatica inconcepibile per infiniti altri sport.
Biciclette che vanno a muscoli; nessun passeggio, nessuna pedalata “assistita”, spesso nessuna strategia, solo foga forsennata, fruscii di catene e ronzio di copertoni a ingoiare gelo e caldo afoso, asfalto, sterrati, e poi sanpietrini, sudore.. chilometri a ingurgitare l’Italia, ridisegnandola e lasciandone fuori fin troppa, e troppo spesso al sud.
Ma noi affezionati ci godiamo le stradine e i vialoni, le rotatorie aggirate, le salite assalite, le discese scivolate, ci agitiamo per una caduta, o una grandinata imprevista, infiniti sprint intermedi per assegnare maglie di tutti i colori possibili (ma quella a pois del Tour mi piace un casino!), le volate per il quindicesimo posto, il vincitore che scende dalla bici e sale sulla cyclette per sciogliere tossine e acido lattico, il ciclista semisconosciuto che il gruppo fa passare da solo nel paese d’origine e un altro po’ gli preparano pranzo e concertino, sei/sette ore di fatica giornaliera inconcepibile per qualunque altro sport se non quelli estremi che si chiamano “estremi” per vantarsi.

Nel ciclismo, invece, di estrema c’è la passione di chi lo pratica (aria, pioggia, nevischio in faccia  ed il mondo che ti rotea attorno ma ad una velocità che rende lui percepibile e chi pedala piacevolmente attento), la passione di chi lo segue e basta (magari praticandolo molto meno di quanto dovrebbe: io), ore e ore in attesa sul ciglio di strada per vedere passare per un attimo un sussurro iperbolico e colorato di uomini e bici.. un attimo di follia pedaliera, di occhi voraci, di muscolo teso, e poi di nuovo silenzio per ripidi tornanti, e inizio a gustarmi quei silenzi, ogni anno una parentesi di gioia per uno sport anomalo.
E anche il consueto commuoversi davanti alla tv.

 

venerdì 24 maggio 2024

ESISTE UNA CONTRORA

 


Come esiste una controra,
vorrei una contresistenza,
a farsi beffe dei disagi e delle lusinghe.

Vorrei un controluce
a ombreggiare i pensieri,
un controsonno
a catalogarli davvero i sogni,
un controvento a spiegare le vele
verso il mare stupito.

Un sottosopra a ribaltare punti di vista
e la soluzione leggibile, ora.


sabato 18 maggio 2024

ACUFENE

 


Lulù è sul divano, la testa reclinata sulla mia spalla. Silenzio in casa e fuori, primo pomeriggio assolato, quieto.
Cellulari e fisso silenziati ad evitare call center inopportuni.
Mi chiede se per caso sento anche io questo rumore, come di acqua che scorra in lontananza, quasi un sussurro che in realtà non riesce ad identificare meglio.
 

Mi concentro allora, ma come accade in questi casi l’unico rumore ad evidenziarsi è il mio acufene.
Ci convivo da anni, disagio fisiologico ormai, ma del tutto somatizzato.
Emerge giusto in questi casi particolari, quando qualcuno richieda di far caso ad un rumore. Allora ogni sforzo risulta vano, sabotato alla fonte.

“Sento solo il mio acufene, amore”, sommesso ed equamente propagato fruscio a coprire ogni altra fonte di ronzio o similare.

Lulù si alza ancora, fa il giro di casa, aguzza l’ascolto ma nulla, neanche dall’esterno sembrano provenire indizi probanti.
E si adagia di nuovo, in ricerca di un ripristino di godibile relax.

Passa solo un attimo, mi guarda e dice: “Ma sei tu, è proprio il tuo acufene questo brusio!”

Accidenti, penso, comincio ad influenzare anche ambiente e atmosfera..  ;)  

 


mercoledì 15 maggio 2024

RIPLEY SERIE NETFLIX

 


Vale la pena segnalare una serie tv solo per la fotografia (di Robert Elswit), un magnifico bianco e nero, l’arte dell’inquadratura ricercata, l’amore per i dettagli, la capacità di rappresentare luoghi e angoli fantastici d’Italia con una sensibilità tutta particolare?

Sì.

Perché Ripley poi, è storia nota; più volte Il talento di Mr. Ripley (dal romanzo di Patricia Highsmith) è stato riproposto in diverse versioni, la più famosa quella di Minghella con Matt Damon mattatore.

Questa serie in otto episodi affascina visivamente, in maniera così magnetica e debordante che passiamo serenamente oltre gli innumerevoli magheggi di sceneggiatura, le arrampicate narrative, le sospensioni del dubbio cui facciamo appello sempre più intrigati dal cosa riesce a farci vedere, più che dal come ci venga raccontata la storia.

Viene voglia di continui rewind per non perdere neanche un frangente di luce a tracimare, di spigolo a dettare la via, di scala a precipitare, di minima statua a sorvegliare il viavai.

Arrivi alla fine e sei solo goloso di nuove angolazioni, altri giochi di prospettive, di guardare attorno alla storia. Di guardare ancora. E di nuovo.





sabato 11 maggio 2024

CURSORE

 


Scrivo e il cursore su word lampeggia. Lo sposto o lo inseguo con le freccine, correggo qualcosa e lui si erge (ora si, ora no) sull’orizzonte della riga non ancora terminata, provo a scrivere di continuo senzaspaziotrauna parola e l’altra e lui trasporta subito l’esperimento a capo. Metto un punto e quello che precede diviene un periodo a sé con un senso tutto suo, smetto di scrivere e quell’apparire e scomparire è come un regolare battere cardiaco, a frequenza vagamente tachicardica a dire il vero. Potrei variarlo, immobilizzarlo, farlo sparire e rendere il quadro di una immobile fissità? Ho cercato sul Pannello di controllo ma sembra che il Sistema viva di vita propria e non rinuncerà certo al lampeggiare del cursore per un mio semplice capriccio. Del resto sembra che il lampeggio sia a mio specifico uso, consumo e beneficio perché se in una rapida rilettura di una decina di righe, torno - chessò - a metà della terza per correggere un ingenuo refuso spostando poi l’occhio sul quadro generale, e il baleno perdesse la sua iconica intermittenza, rischierei di non ritrovare più il battistrada lampeggiante continuando a scrivere a metà di quella terza riga ciò che, invece, avrei voluto collocare a fine periodo, e solo perché quel guizzare intervallato a richiamare la mia attenzione sull’esatto punto dove continuare, non lampeggia più e non richiama un bel nulla, anzi, rischierei di non raccapezzarmi proprio sul dove sto scrivendo perché l’immobilità dei caratteri sul foglio confonde per bene quel cursore divenuto, ora, carattere anche lui, parte integrante di una fissità che omologa la pagina e non mi consente più di risalire.

Ma non rischio nulla di tutto ciò. Il cursore lampeggia. Mi dice dove mettere il punto e tramuta anche in maiuscole le lettere che accidentalmente lascio minuscole.
E’ la mia guida, anche se la è maiuscola la scrivo ancora con l’apostrofo. Grave lo so.


lunedì 6 maggio 2024

C’È DA SCRIVERE

C’è da scrivere ogni volta altro.
Altro da ieri, diverso da domani,
altrimenti sarebbe solo esercizio e memoria;
diresti questo già lo so, 
e perché non iniziarlo proprio difforme, un post:
ingarbugliato, solitario, sospettoso,
quel che si dice: a stupire.

Ecco allora tentare il nuovo,
che suoni familiare sì,
ma non identico,
con incipit che rechino altrove,  
soprattutto me, e forse, poi, anche voi,
ma inutile, se non prima me.

Perché io l’autore,
derivo delle righe che sopravanzano.
A sconcertare, sorridere, meravigliarmi:
quasi ovvio che scriva per me.
A mia cura, magari solo a mia cura.

Per poi smettere e rileggermi,
svuotarmi meglio
come un barattolo di Nutella ormai alla fine,
passando magari il dito goloso sul cuore
per non lasciare nessun rimasuglio,
a non sprecare un goccio di inchiostro,
nessuna lacrima rappresa.


martedì 30 aprile 2024

METTERE A FUOCO

 


Terminologia fotografica direte.
Ma un tempo voleva dire altro, aggiungendo anche del ferro si poteva distruggere una città, un mondo, un’epoca, un paese, un’intera fede, un futuro mai più verificabile.
Oggi, in quest’ottica, mettiamo al massimo il pentolino d’acqua per la tisana, a fuoco.
Fuoco obbediente, mansueto, regolabile, lento.
Fuoco da gas russo o marocchino, basta che la alimenti, la fiamma sotto il pentolino.
Poi gingilliamo vecchie foto, e notiamo come la messa a fuoco sia spesso precaria,
e saremmo lì lì per offrire fuoco reale, a quelle foto sfuocate,
che allora prenderebbero di vampa a bruciare
e giusto per un attimo, quella vita residua sarebbe esattamente, a fuoco.
Un attimo solo però, poi cenere, più nessuna immagine, o memoria.

Sorseggio la tisana a gas ormai chiuso.

Metto a fuoco i pensieri allora, ma andrebbero bruciati anche quelli, potendo.
Come un mondo, un’epoca, un futuro che non voglio verificare.


venerdì 26 aprile 2024

IL DITO NELLA DIGA

Mai sentita l’espressione del titolo? Il dito nella diga fa da contraltare al prosciugare il mare con un secchiello.

Ma se il secondo celebra innocente incoscienza,  il primo rivela astuzia e geniale arroganza, la lucida volontà di metterci una pezza (tanto per non smettere di metaforeggiare); un istinto protoingegneristico, una foga che strizza l’occhio all’onnipotenza da banco, all’entusiasmo del neofita.

Ci crolla il mondo addosso e noi non fuggiamo, offriamo l’alt seppur a nessuna ragion veduta, tentiamo l’intentato sperando di cogliere di sorpresa l’inevitabile.
Eppure esiste un bimbo olandese - eroe leggendario - che la diga la tenne davvero a bada con un dito, ormai sinonimo di resilienza, efficienza, carattere, tenacia.

Ma esiste l’altro punto di vista, quello al di qua della diga crepata, del muro fragile.

Quante volte tentiamo di ergerci noi a diga, invece? Ci chiudiamo dentro e facciamo in modo che un solo minuscolo dito all'esterno mantenga tutto invariato.

Temerari a chiacchiere.

Spesso basta davvero un ditino a spaventarci, a renderlo eterno quell’argine, quella barriera che raccoglie (difende?) emozioni, voglie, passioni, curiosità.
Tutte paludate al di qua del muro, muro senza crepe apparenti, a difesa della nostra incolumità, della torre d’avorio, del nostro piccolo io corazzato.

Una diga tutt’attorno a noi, non solo ad impedire che fuoriesca il nostro io, ma anche che un solo, minuscolo dito, impedisca alla luce di entrare nel nostro buio in custodia.  

Troppo spesso siamo diga e siamo dito.

Curiosità che non esce, 
luce che non entra.

 

 

domenica 21 aprile 2024

NON SIAMO DISPONIBILI

 

Non siamo disponibili.
Come accessi a siti riservati,
O cuori non ancora rimarginati.
Non siamo disponibili per default,
ci diciamo no da soli, tagliandoci il futuro,
impegnati allo spasimo,
opprimendo l’agenda della vita,
cassando appuntamenti,
accavallando eventi,
inanellandoli al millimetro
per non lasciare spazio al respiro,
all’incanto.

E ammirare un vuoto cosmico
che riempirebbe da solo l’anima?

Ora non siamo disponibili,
ricaricare la pagina.


domenica 14 aprile 2024

CI SONO WHATSAPP

 


Ci sono WhatsApp che non sanno di arrivare, forse neanche di partire, sono frecce a casaccio di una nube social indefinita, richieste d’aiuto sommesse, atti di fede lanciati nel vuoto, respiri cauti a non disturbare ma allo stesso tempo a distinguersi nel controtempo di un timido vociare che ad un solo accenno già evapora.

Ne esistono di mai inviati invece, e che non arriveranno, forse solo intuiti, costruiti, assemblati, parcheggiati, in rampa di lancio anche, ma dai motori decisamente sopiti.

Fanno il paio con quelli vorresti ascoltare e invece chissà in quale remoto cantiere giacciono, anzi, in quale limbo attendono che qualcuno percepisca la fiammella per una loro intuizione, che non sopraggiungerà mai invece.

Sicuramente ci sono quelli ricevuti e di cui avresti fatto serenamente a meno, quelli che ti chiamano in causa, che vomitano scenari, che richiamano ad un ordine di rubrica estinto, che pretendono discese in campo o sollecitano miracoli mnemonici.

Infine i tuoi uozzap, meditati, lanciati con chirurgico raziocinio, offerti in pasto come radice paziente ad un mittente che immagini sorpreso e incantato da tale sfoggio di creatività, e che non verranno forse neanche visualizzati ma solo fagocitati da una marea ulteriore di messaggistica opulente e inutile.

Certo qua si blatera molto, ma devi almeno aveccelo, uozzap.

lunedì 8 aprile 2024

C’È SEMPRE

 

Tabata

Come voglia di imbrattare il foglio,
pulire l’anima e trasferire files
per scorgerli meglio, impilarli in buon ordine;
elencare le emozioni, scorgerle in faccia e non dall’alto,
chiamarle per un nome qualsiasi che le renda palpabili,
distinguerle da memorie e desideri,
che quelli vagano già liberi.
Magari tendere un gesto, offrire un dito da mordere,
come alla micia di casa;
ma poi ripulirlo, il foglio, e ricacciare tutto in gola,
e fino in fondo allo stomaco.
Meglio all’oscuro,
le sensazioni che non comandiamo,
che non rispondono al nome immaginato.

.

 

giovedì 4 aprile 2024

LOOP

 


Lei che esce, ed io ad attenderla. Un classico.

Guido sul Raccordo Anulare, anello di 67 chilometri attorno a Roma, spesso intasato di traffico incartato, e penso ad una di quelle storie spazio temporali - proprio fatte ad anello - che mi hanno sempre affascinato, segnandomi anche, a volte, con intrecci di tempi e luoghi a rincorrersi..
seguo la strada in modalità pilota automatico: ecco l’uscita per Firenze, manca una vita ancora, le auto in fila, lamiere a sfiorarsi, velocità da carro di buoi al crepuscolo.. 

E intanto vedo una giornata vissuta e da rivivere, con quei déjà vu a fulminarti le sensazioni, a costringerti alla replica, alla duplicazione, alla memoria frenetica, al pensarti in un incantesimo dal quale sia impossibile uscire, a ciò che potresti fare diversamente e invece non hai mai fatto, perché lo immagini come sogno, di quelli che si impadroniscono di te nel sonno, e dai quali esci solo risvegliandoti, magari sudato, rinfrancato quasi mai, con quel finale sempre uguale, una speranza disattesa, un circolo vizioso che non concede uscite (mica è il raccordo..).

Lei che esce, ed io ad attenderla.

E allora pensi: chissà.. se solo una di quelle volte avessi detto la parola giusta, sfoggiato l'esatto sorriso.. 
E' un appuntamento sempre uguale: sotto casa per l’ennesimo tentativo, una storia impossibile, l'insistere insensato, un inutile rincorrersi con i propri da ridire; ripicche, gelosie, dispetti.
Ogni volta un film in onda di nuovo, con qualcosa che va irrimediabilmente storto, come se ognuno di noi già sappia, una storia senza storia, con nessuna evoluzione, alla quale tuttavia non ci sottraiamo e che non riesco ad incanalare secondo i miei intendimenti.

Lei che esce, ed io ad attenderla. 

Ma stavolta ho le parole giuste, le motivazioni mai trovate prima,  orizzonti certi a supporto. Voglio spezzare l'incantesimo, guido sicuro .. ma il traffico s’intensifica.. ed ecco ancora l’uscita per Firenze!..  Non riesco neanche ad immettermi in corsia di deflusso! Noo! Saltato ancora lo svincolo esatto!! Sto girando in tondo .. fallito di nuovo l'appuntamento definitivo, quello risolutore.
E' il loop a scrivermi stavolta!
Si sta vendicando e io incastrato a vita..

Lei che esce, ed io sul raccordo..


domenica 31 marzo 2024

PASQUA CON POLEMICA

 


Negli ultimi dodici mesi molte federazioni sportive stanno riammettendo atleti russi in forma neutrale, un livello di partecipazione individuale non in nome e per conto della Russia.

Non sono d’accordo.

Anche se proprio lo sport dovrebbe essere l’elemento in grado di abbattere ogni barriera e consentire un’unione globale, senza confini né distinzioni, è proprio nell’ambito delle sanzioni alla Russia che invece dovremmo, nostro malgrado e nell’ottica di un disegno di efficacia, mettere seriamente in difficoltà questi atleti anche a livello individuale.

Creare loro disagio perché lo avvertano pesantemente, in maniera frustrante,
e perché  possano ribaltare l’imbarazzo dell’esclusione  NON su chi impedisce loro di gareggiare, giocare, esibirsi, ma verso la causa madre:
la politica russa con i suoi sciagurati comportamenti.

Ogni atleta proveniente dalla Russia, attualmente, continua a competere, a viaggiare, a esercitare la propria disciplina fuori dai confini, accettando di non rappresentare la Russia.

Non può bastare.
Deve invece andare incontro ad enormi ostacoli.
Deve restarsene a casa. E covare astio.  
E le difficoltà, questi impedimenti reali e oggettivi, devono aiutare a maturare un cambiamento nell’intera impalcatura della società russa: il malcontento e la protesta devono prendere coscienza.
Indignazione e reazioni divenire una costante.    
Fare in modo che dissenso e insoddisfazione di un’intera piazza, di ogni categoria, dell’intera collettività semino discordia e dissapori.
Far capire che certe condotte scellerate andranno a ricasco dell’intera popolazione russa, e ogni cittadino sarà costretto a scontare una penale: di azione, di libertà, di movimento.

Ma se continuiamo a sanzionare all’acqua di rose, forse significa che non ci preoccupa alimentare una guerra sanguinosa, o magari interessa solo vendere armi.

Magari pensando che non arriveranno mai a sparare qui.

Una Serena Pasqua a tutti i miei amici bloggers!

giovedì 28 marzo 2024

RICORDI DI VIAGGIO

Procida

Costeggiando un canale di Bruges,
di fianco la chiesetta in calce di Folegandros,
davanti le vetrate parigine colorate della Saint Chapelle,
dietro l'angolo di sabbia fine e intonsa maldiviana,
e negli occhi barocco siculo che tracima,
affrontando un viottolo ponzese che punta diritto a mare,


l'aria fresca sul volto di ricamo del Duomo di Milano,

mi soffermo a percepire i rintocchi d'orologio praghese,
distraggo l'incanto da Mont Saint Michel,
mi beo del crepuscolo a Procida
sorseggiando rosso di Montepulciano
attendendo l'alba a Bergen tra legni pastello
annunciata tra i vicoli selciati di Genova
e le mattonelle colorate di Lisbona,
il tutto da vertiginose altezze del Burj Khalifa di Dubai,

Folegandros

in equilibrio tra i sanpietrini dolci di Padova

le pietre levigate del molo di Scauri,
i boschi odorosi di Valtournenche,
e geyser bollenti islandesi,
i caraibi di seta della Corsica,
impossibili piramidi egiziane,
miriadi di campielli veneziani,
ruote vertiginose sui panorami londinesi,
i sentieri a piombo di Marettimo,
in bilico su valichi delle Cinque Terre,
nel cuore gli occhi dei bimbi di Zanzibar
e due passi sospesi sull'High Line Park di New York.

Tuscania


lunedì 25 marzo 2024

È GIUNTA L’ORA

 


Questo è un testo del 1989, eppure ci riporta fatalmente ai giorni d’oggi, all’umano odiare che imperversa, all’incoscienza, all’arroganza del potere, troppo spesso così incapace di trattenere bellezza e rilasciare invece solo brutture.

Rosalba Campa è una scrittrice argentina armata solo di grande sensibilità.
Vorrei che un giorno fosse il solo tipo di arma prodotta al mondo.

“È da anni che stanno aspettando di vendicarsi. E cosa fanno? Si esercitano. Si preparano. Leggono. La vendetta è un piatto che si mangia freddo. È il piacere degli dei. L’anello dei Nibelunghi.

L’azione per la quale chi è stato danneggiato nella persona o negli averi si risarcisce infliggendo al responsabile pena proporzionale al danno ricevuto.
Sproporzionata, sproporzionata deve essere affinché si faccia giustizia, l’ansia di vendetta col tempo cresce, trae alimento dal cuore offeso, gli tinge i pensieri di un solo colore.
Papà, quando suonerà l’ora della vendetta? Quando abbiano dimenticato figli miei, quando non si aspettino più che nessuno di noi sia sopravvissuto e ricordi, quando più sereno sia il loro cielo. E se ci dimentichiamo anche noi?E se perdoniamo? E se non siamo capaci? Arti marziali, tiro a segno, scienze politiche, maquillage teatrale, chimica, equitazione e astrologia.
Non dimenticano, non perdonano, aguzzano il loro odio e le loro insidie, si arricchiscono, scalano posizioni, frequentano le alte sfere, volano in aria nell’esplosione causata dalla bomba che gli ha messo nella sala da pranzo il figlio della cuoca che hanno appena licenziato”.

Ripeto: un testo del 1989, non dell’altro giorno.

Ma le stesse cose sembrano accadere e riaccadere, nonostante l’uomo evolva,
o perlomeno creda di farlo.