venerdì 26 aprile 2024

IL DITO NELLA DIGA

Mai sentita l’espressione del titolo? Il dito nella diga fa da contraltare al prosciugare il mare con un secchiello.

Ma se il secondo celebra innocente incoscienza,  il primo rivela astuzia e geniale arroganza, la lucida volontà di metterci una pezza (tanto per non smettere di metaforeggiare); un istinto protoingegneristico, una foga che strizza l’occhio all’onnipotenza da banco, all’entusiasmo del neofita.

Ci crolla il mondo addosso e noi non fuggiamo, offriamo l’alt seppur a nessuna ragion veduta, tentiamo l’intentato sperando di cogliere di sorpresa l’inevitabile.
Eppure esiste un bimbo olandese - eroe leggendario - che la diga la tenne davvero a bada con un dito, ormai sinonimo di resilienza, efficienza, carattere, tenacia.

Ma esiste l’altro punto di vista, quello al di qua della diga crepata, del muro fragile.

Quante volte tentiamo di ergerci noi a diga, invece? Ci chiudiamo dentro e facciamo in modo che un solo minuscolo dito all'esterno mantenga tutto invariato.

Temerari a chiacchiere.

Spesso basta davvero un ditino a spaventarci, a renderlo eterno quell’argine, quella barriera che raccoglie (difende?) emozioni, voglie, passioni, curiosità.
Tutte paludate al di qua del muro, muro senza crepe apparenti, a difesa della nostra incolumità, della torre d’avorio, del nostro piccolo io corazzato.

Una diga tutt’attorno a noi, non solo ad impedire che fuoriesca il nostro io, ma anche che un solo, minuscolo dito, impedisca alla luce di entrare nel nostro buio in custodia.  

Troppo spesso siamo diga e siamo dito.

Curiosità che non esce, 
luce che non entra.

 

 

domenica 21 aprile 2024

NON SIAMO DISPONIBILI

 

Non siamo disponibili.
Come accessi a siti riservati,
O cuori non ancora rimarginati.
Non siamo disponibili per default,
ci diciamo no da soli, tagliandoci il futuro,
impegnati allo spasimo,
opprimendo l’agenda della vita,
cassando appuntamenti,
accavallando eventi,
inanellandoli al millimetro
per non lasciare spazio al respiro,
all’incanto.

E ammirare un vuoto cosmico
che riempirebbe da solo l’anima?

Ora non siamo disponibili,
ricaricare la pagina.


domenica 14 aprile 2024

CI SONO WHATSAPP

 


Ci sono WhatsApp che non sanno di arrivare, forse neanche di partire, sono frecce a casaccio di una nube social indefinita, richieste d’aiuto sommesse, atti di fede lanciati nel vuoto, respiri cauti a non disturbare ma allo stesso tempo a distinguersi nel controtempo di un timido vociare che ad un solo accenno già evapora.

Ne esistono di mai inviati invece, e che non arriveranno, forse solo intuiti, costruiti, assemblati, parcheggiati, in rampa di lancio anche, ma dai motori decisamente sopiti.

Fanno il paio con quelli vorresti ascoltare e invece chissà in quale remoto cantiere giacciono, anzi, in quale limbo attendono che qualcuno percepisca la fiammella per una loro intuizione, che non sopraggiungerà mai invece.

Sicuramente ci sono quelli ricevuti e di cui avresti fatto serenamente a meno, quelli che ti chiamano in causa, che vomitano scenari, che richiamano ad un ordine di rubrica estinto, che pretendono discese in campo o sollecitano miracoli mnemonici.

Infine i tuoi uozzap, meditati, lanciati con chirurgico raziocinio, offerti in pasto come radice paziente ad un mittente che immagini sorpreso e incantato da tale sfoggio di creatività, e che non verranno forse neanche visualizzati ma solo fagocitati da una marea ulteriore di messaggistica opulente e inutile.

Certo qua si blatera molto, ma devi almeno aveccelo, uozzap.

lunedì 8 aprile 2024

C’È SEMPRE

 

Tabata

Come voglia di imbrattare il foglio,
pulire l’anima e trasferire files
per scorgerli meglio, impilarli in buon ordine;
elencare le emozioni, scorgerle in faccia e non dall’alto,
chiamarle per un nome qualsiasi che le renda palpabili,
distinguerle da memorie e desideri,
che quelli vagano già liberi.
Magari tendere un gesto, offrire un dito da mordere,
come alla micia di casa;
ma poi ripulirlo, il foglio, e ricacciare tutto in gola,
e fino in fondo allo stomaco.
Meglio all’oscuro,
le sensazioni che non comandiamo,
che non rispondono al nome immaginato.

.

 

giovedì 4 aprile 2024

LOOP

 


Lei che esce, ed io ad attenderla. Un classico.

Guido sul Raccordo Anulare, anello di 67 chilometri attorno a Roma, spesso intasato di traffico incartato, e penso ad una di quelle storie spazio temporali - proprio fatte ad anello - che mi hanno sempre affascinato, segnandomi anche, a volte, con intrecci di tempi e luoghi a rincorrersi..
seguo la strada in modalità pilota automatico: ecco l’uscita per Firenze, manca una vita ancora, le auto in fila, lamiere a sfiorarsi, velocità da carro di buoi al crepuscolo.. 

E intanto vedo una giornata vissuta e da rivivere, con quei déjà vu a fulminarti le sensazioni, a costringerti alla replica, alla duplicazione, alla memoria frenetica, al pensarti in un incantesimo dal quale sia impossibile uscire, a ciò che potresti fare diversamente e invece non hai mai fatto, perché lo immagini come sogno, di quelli che si impadroniscono di te nel sonno, e dai quali esci solo risvegliandoti, magari sudato, rinfrancato quasi mai, con quel finale sempre uguale, una speranza disattesa, un circolo vizioso che non concede uscite (mica è il raccordo..).

Lei che esce, ed io ad attenderla.

E allora pensi: chissà.. se solo una di quelle volte avessi detto la parola giusta, sfoggiato l'esatto sorriso.. 
E' un appuntamento sempre uguale: sotto casa per l’ennesimo tentativo, una storia impossibile, l'insistere insensato, un inutile rincorrersi con i propri da ridire; ripicche, gelosie, dispetti.
Ogni volta un film in onda di nuovo, con qualcosa che va irrimediabilmente storto, come se ognuno di noi già sappia, una storia senza storia, con nessuna evoluzione, alla quale tuttavia non ci sottraiamo e che non riesco ad incanalare secondo i miei intendimenti.

Lei che esce, ed io ad attenderla. 

Ma stavolta ho le parole giuste, le motivazioni mai trovate prima,  orizzonti certi a supporto. Voglio spezzare l'incantesimo, guido sicuro .. ma il traffico s’intensifica.. ed ecco ancora l’uscita per Firenze!..  Non riesco neanche ad immettermi in corsia di deflusso! Noo! Saltato ancora lo svincolo esatto!! Sto girando in tondo .. fallito di nuovo l'appuntamento definitivo, quello risolutore.
E' il loop a scrivermi stavolta!
Si sta vendicando e io incastrato a vita..

Lei che esce, ed io sul raccordo..


domenica 31 marzo 2024

PASQUA CON POLEMICA

 


Negli ultimi dodici mesi molte federazioni sportive stanno riammettendo atleti russi in forma neutrale, un livello di partecipazione individuale non in nome e per conto della Russia.

Non sono d’accordo.

Anche se proprio lo sport dovrebbe essere l’elemento in grado di abbattere ogni barriera e consentire un’unione globale, senza confini né distinzioni, è proprio nell’ambito delle sanzioni alla Russia che invece dovremmo, nostro malgrado e nell’ottica di un disegno di efficacia, mettere seriamente in difficoltà questi atleti anche a livello individuale.

Creare loro disagio perché lo avvertano pesantemente, in maniera frustrante,
e perché  possano ribaltare l’imbarazzo dell’esclusione  NON su chi impedisce loro di gareggiare, giocare, esibirsi, ma verso la causa madre:
la politica russa con i suoi sciagurati comportamenti.

Ogni atleta proveniente dalla Russia, attualmente, continua a competere, a viaggiare, a esercitare la propria disciplina fuori dai confini, accettando di non rappresentare la Russia.

Non può bastare.
Deve invece andare incontro ad enormi ostacoli.
Deve restarsene a casa. E covare astio.  
E le difficoltà, questi impedimenti reali e oggettivi, devono aiutare a maturare un cambiamento nell’intera impalcatura della società russa: il malcontento e la protesta devono prendere coscienza.
Indignazione e reazioni divenire una costante.    
Fare in modo che dissenso e insoddisfazione di un’intera piazza, di ogni categoria, dell’intera collettività semino discordia e dissapori.
Far capire che certe condotte scellerate andranno a ricasco dell’intera popolazione russa, e ogni cittadino sarà costretto a scontare una penale: di azione, di libertà, di movimento.

Ma se continuiamo a sanzionare all’acqua di rose, forse significa che non ci preoccupa alimentare una guerra sanguinosa, o magari interessa solo vendere armi.

Magari pensando che non arriveranno mai a sparare qui.

Una Serena Pasqua a tutti i miei amici bloggers!

giovedì 28 marzo 2024

RICORDI DI VIAGGIO

Procida

Costeggiando un canale di Bruges,
di fianco la chiesetta in calce di Folegandros,
davanti le vetrate parigine colorate della Saint Chapelle,
dietro l'angolo di sabbia fine e intonsa maldiviana,
e negli occhi barocco siculo che tracima,
affrontando un viottolo ponzese che punta diritto a mare,


l'aria fresca sul volto di ricamo del Duomo di Milano,

mi soffermo a percepire i rintocchi d'orologio praghese,
distraggo l'incanto da Mont Saint Michel,
mi beo del crepuscolo a Procida
sorseggiando rosso di Montepulciano
attendendo l'alba a Bergen tra legni pastello
annunciata tra i vicoli selciati di Genova
e le mattonelle colorate di Lisbona,
il tutto da vertiginose altezze del Burj Khalifa di Dubai,

Folegandros

in equilibrio tra i sanpietrini dolci di Padova

le pietre levigate del molo di Scauri,
i boschi odorosi di Valtournenche,
e geyser bollenti islandesi,
i caraibi di seta della Corsica,
impossibili piramidi egiziane,
miriadi di campielli veneziani,
ruote vertiginose sui panorami londinesi,
i sentieri a piombo di Marettimo,
in bilico su valichi delle Cinque Terre,
nel cuore gli occhi dei bimbi di Zanzibar
e due passi sospesi sull'High Line Park di New York.

Tuscania


lunedì 25 marzo 2024

È GIUNTA L’ORA

 


Questo è un testo del 1989, eppure ci riporta fatalmente ai giorni d’oggi, all’umano odiare che imperversa, all’incoscienza, all’arroganza del potere, troppo spesso così incapace di trattenere bellezza e rilasciare invece solo brutture.

Rosalba Campa è una scrittrice argentina armata solo di grande sensibilità.
Vorrei che un giorno fosse il solo tipo di arma prodotta al mondo.

“È da anni che stanno aspettando di vendicarsi. E cosa fanno? Si esercitano. Si preparano. Leggono. La vendetta è un piatto che si mangia freddo. È il piacere degli dei. L’anello dei Nibelunghi.

L’azione per la quale chi è stato danneggiato nella persona o negli averi si risarcisce infliggendo al responsabile pena proporzionale al danno ricevuto.
Sproporzionata, sproporzionata deve essere affinché si faccia giustizia, l’ansia di vendetta col tempo cresce, trae alimento dal cuore offeso, gli tinge i pensieri di un solo colore.
Papà, quando suonerà l’ora della vendetta? Quando abbiano dimenticato figli miei, quando non si aspettino più che nessuno di noi sia sopravvissuto e ricordi, quando più sereno sia il loro cielo. E se ci dimentichiamo anche noi?E se perdoniamo? E se non siamo capaci? Arti marziali, tiro a segno, scienze politiche, maquillage teatrale, chimica, equitazione e astrologia.
Non dimenticano, non perdonano, aguzzano il loro odio e le loro insidie, si arricchiscono, scalano posizioni, frequentano le alte sfere, volano in aria nell’esplosione causata dalla bomba che gli ha messo nella sala da pranzo il figlio della cuoca che hanno appena licenziato”.

Ripeto: un testo del 1989, non dell’altro giorno.

Ma le stesse cose sembrano accadere e riaccadere, nonostante l’uomo evolva,
o perlomeno creda di farlo.

 

 

 

giovedì 21 marzo 2024

GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA



La celebro con dei versi di Erri de Luca.
Nessun ghirigoro stilistico, ma il semplice chiarore della bellezza.

Ed un ultima riga meravigliosa, dove tutti possiamo arrenderci e ritrovarci, sperando di saper crescere un poco per volta.

VALORE

Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.

Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.

Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario,

la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.

Considero valore quello che domani non varrà più niente

e quello che oggi vale ancora poco.

Considero valore tutte le ferite.

Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza ricordare di che.

Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord, qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato.

Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca, la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.

Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore.

Molti di questi valori non ho conosciuto. 

lunedì 18 marzo 2024

MI RISVEGLIO

 


Mi risveglio dentro una bottiglia. Leggo dall’interno cinot retaw e ci metto un po’ a capire cosa ci faccio miniaturizzato e - immagino ma credo di percepirlo da contorni familiari - dentro un supermercato.
Prima fila nello scaffale di svariate bibite. Stranamente non sono agitato, come fossi lì da tempo, in un liquido amniotico che rimembra rassicuranti origini. Respiro come un anfibio preistorico, l’acqua mi reca sollievo col tepore di piscina termale, nervi e muscoli si distendono e mi guardo attorno a 360 gradi come la circolarità della bottiglia permette agevolmente.
Fosse stato chinotto forse mi sarei agitato di più, con la vista offuscata, ma questo chiarore, per quanto indistinto, stranamente mi rasserena e non mi crea inquietudini sulla vicenda.
Come fossi avvezzo, in altri tempi e luoghi, a radicali metamorfosi e paesaggi inverosimili.

Mi danno fastidio le bollicine però.
A trovarlo un dermatologo adesso..

 

mercoledì 13 marzo 2024

PAST (E POST) LIVES

https://caffediriky.blogspot.com/2024/03/past-lives-il-film-rivelazione-la.html?sc=1710319221982#c18996281191654425

Oggi sono onoratissimo ospite dell'amico Riccardo Giannini e del suo blog Abcd Il Caffè di Riky assieme a Bonigol, in un interessante scambio di vedute sotto forma di recensione parallela del film Past Lives, pellicola coreana al cinema in questi giorni. 


Lo scambio, il confronto, l'apprendere e il relazionarsi, sono una delle caratteristiche arricchenti dei blog e di un modo di fare social in maniera libera, consapevole, disponibile, pacata, costruttiva.

Davvero felice che simili occasioni di collaborazione e interazione possano continuare a moltiplicarsi e rendere i blog opportunità di scambio e cooperazione in un clima di sostegno e serena ricerca reciproca.

Grazie ancora a Riccardo e Bonigol! 


sabato 9 marzo 2024

RETORICA


Mi hanno detto che sono retorico, io che pensavo di essere solo permaloso, rancoroso e spesso un po' rompicoglioni.

Retorico con l'accezione moderna, quella decisamente meno nobile, colpevole di ampollosità e ridondante di luoghi comuni.

Mi scorro in svariati post nel blog e non riesco a scorgermi privo di contenuti o, peggio, banalmente infarcito di frasi fatte.
Ma ovviamente non conta la propria opinione riguardo ciò che si scrive, ma il percepito altrui.

Mi difendo dietro l'errata interpretazione, che però scaturisce sempre da un mio preciso affermare, quindi, comunque, sarei io a suggerire fraintendimenti. 

Ma ecco che mi rileggo, ora, e mi trovo noiosamente, e stizzito, ad arringare in mio favore.

Forse hanno solo colto uno di quei lati oscuri che da soli facciamo fatica ad evidenziare, come quando scorgo la mia calvizie incipiente dentro un ascensore con le pareti a specchio.. ahah

mercoledì 6 marzo 2024

POVERE CREATURE!

 

L'oca è quella a destra

Come ne La Favorita - decisamente di altro livello -, gli uomini di Lanthimos sono  sempre creature eccentriche e bislacche, e anche stavolta, non vanifica la regola il team centrale formato da: scienziato e chirurgo svalvolato, studente ingenuo,  mentore abietto e, dulcis in fundo, marito vannuccizzato.

In mezzo Emma Stone che decisamente giganteggia, sparando eccessi all’impazzata,  da pupa capricciosa e robotica fino alla sua definitiva, seppur davvero elementare, emancipazione, chiave del film, dove opera a cervello aperto e sorseggia drink conscia della sua autonomia e del suo raggiunto potere.

Nel mezzo scenografie mozzafiato, ricami surrealisti e colonna sonora di grande impatto, ma l’evoluzione di Bella resta legata a stereotipi di libera e confusa sessualità meccanica (“non dovremmo scegliere noi i clienti?”)  mentre non avvertiamo nessun afflato sentimentale se non un sussulto alla notizia della malattia del padre/creatore.
Bella si dimena (letteralmente) tra le sue (s)coperte, si commuove addirittura per le ingiustizie sociali, sciorina aulicamente  a pappagallo nuovi vocaboli, balla gli ormai immancabili balletti marca Yorghos, si affeziona forse, ma non si innamora mai, rimane “libera” e si arricchisce di soldi e concetti “socialisti” istillati dalla “collega” nera “politically correct”, come nero anche il tipo in nave vestito da bignamino filosofico.

Bella può abbandonare anche un altare per continuare a scoprire, ma guai a volerla rinchiudere. Una complessità sbandierata che tenderebbe a far fuori preconcetti e falsi moralismi sguazzando nel voler sorprendere a tutti i costi, e mentre tecnicamente riesce, rimane impaludata nel messaggio rudimentale del corpo come passepartout.

Alla fine un po’ tutte povere creature ‘sti personaggi, lo scienziato manomesso da piccolo che giustamente si rifà col resto del mondo, il sordido avvocatucolo che si scandalizza, il fidanzatino che abbozza sempre, il marito già capra prima del trapianto, Emma stessa, che magari nei panni della maitresse ipertatuata (e non di strafiga), avrebbe dovuto computare da capo le sue stime di sopravvivenza.

E poi c’è Felicity!! La nuova ragazzetta automa sperimentale (“avete creato un mostro!”).. quando la portiamo a Parigi?  ;)

 


sabato 2 marzo 2024

CONCA INERME

 


Arrivo al mare
e mi accoglie sabbia rappresa,
i rami degli alberi a elemosinare foglie,
vuoto di colore, anche il cielo come emaciato.

Chiedo aiuto al cuore:
mormora che a stento pompa sangue.

Monti in lontananze senza alcuna cima
quasi grattugiati da un vento stanco e irregolare.

Oceano conca inerme,
case buie su terra inaridita
come di apocalisse muta.

E pulsazioni stanche,
pensieri opachi
un sibilo scomodo per un’ultima riga
ben sapendo che non lo sarà.

martedì 27 febbraio 2024

IL SUPPLENTE

Era in classe e nessuno se lo filava.
Il destino del supplente.

Lo aveva fatto tutta la vita in fondo.
Suppliva con sagacia e senso della misura alla mancanza di cattedra fissa, ma anche di un amore definitivo, di viaggi imperdibili, di tempo da dedicarsi.
Questa particolare predisposizione lo elevò, un giorno, a  supplente di ruolo.
Ovviava ad ogni tipo di assenza: ritardi cronici, voli cancellati, carenze di requisiti, pizze esaurite, vuoti sia di solitudine che di memoria.

Partecipò ad un corso di specializzazione universitaria su Supplenza Estrema, e il giorno dell’esame su “Turnover e conseguenze” supplì al ritardo della commissione d’esame interrogandosi da solo ma, genialmente, tra lo stupore degli astanti, si bocciò, per non farsi sfuggire l’opportunità del poter supplire al mancato superamento dell’esame.

Gli riuscì alla perfezione. Laurea ad honorem. Opportunità di lavoro multiple.
Qualificato nel sostituire financo la propria, personale, assenza.

In pochi riuscivano, in realtà la maggioranza dei candidati si eclissava ineluttabilmente senza colmare alcuna inconsistenza, sottolineando semmai, una palpabile manchevolezza.

Giuseppe però veniva da anni di gavetta, un supplire pacato e silenzioso che tappava buchi con discrezione e pazienza.

Anni di scuola e precariato costante a forgiarne abilità e doveri.

Non sarebbero stati pochi gli studenti a poter serenamente giurare di averlo avuto in cattedra nel medesimo istante, ma in classi e scuole diverse.

Lui col suo registro e il suo - perfettamente delineato - non esistere.

venerdì 23 febbraio 2024

PRIMA DANZA POI PENSA

L'assurdo, Beckett, lo ha provato sulla propria pelle. Quando a processo, il tizio che lo accoltellò, interrogato sulle motivazioni di quel gesto inconsulto, disse che non sapeva spiegarsi perché lo avesse fatto.

Un assurdo reale che fornì al drammaturgo il concetto strategico per le sue opere, oltre a stabilire un legame profondo con la donna che diverrà sua moglie.
Un episodio cruciale. L'agire al di là del fine.
La chiave di lettura di Aspettando Godot non è il Godot che non arriva, ma l'attenderlo: scenario e tempo che scorrono solleticando appena il palcoscenico.
La precarietà come ragione di vita. Una vita frammentata, avventurosa, indecisa, insofferente.. gli studi, i viaggi, le nuove patrie, l'insegnamento, le traduzioni, le conoscenze illustri, la passione, i tradimenti, l'impegno da rivoluzionario.
Abbandonare l'insegnamento propedeutico proprio a quel "non indicare", a lasciare tutto sospeso, un nulla palpabile e protagonista.

Un tormento continuo che chiederà conto proprio il giorno del ritiro del Nobel (mai ritirato in realtà), e Beckett spaventato dal traguardo ambito e temuto allo stesso tempo, si farà rapire dal suo alter ego e, come in Finale di partita, proverà a riordinare i pezzi della sua vita, come su una scacchiera maltrattata; la fuga dalla madre l'amore convulso e la ricerca di un successo che lo spaventava; non il finale però, un focus teso solo a distrarre. 

La vera partita, paradossale e sarcastica, la gioca l'autore.
A noi non rimane che assistere. 



domenica 18 febbraio 2024

GIOCAVAMO A PALLONE

 


Giocavamo a pallone in strada, quando le auto le contavi sulle dita di una mano ogni mezz’ora, quando le uniche ad infastidire davvero erano quelle dove si ficcava sotto un pallone male indirizzato. Passavamo  ore a divertirci. Per porte i cancelli di rampe di garage condominiali quasi dirimpettai.
Il fiato lo facevi sulla via, il dribbling lo creavi in un fazzoletto d’asfalto.
Erano campionati, tornei, intere Champions League ancora da venire; citavamo campioni brasiliani, tedeschi, inglesi. C’era un’aura esotica nelle movenze, nell’entrare nei personaggi emulati, oltre ad entrare come banditi sulle caviglie avversarie.. ci credevamo davvero.
Eppoi c’era il vini e olii dove dissetarci di spuma e gazzosa..mamma mia, ho citato tre robe introvabili oggi: vini e olii, spuma, gazzosa: e alla spina! Che goduria ragazzi.. ed é proprio di questo vini e olii che volevo raccontarvi.

Un episodio di quelli che rimangono nitidi in testa, come accaduto ieri.

Questo negozio era proprio di fianco uno dei cancelli che fungeva da porta di gioco, era fornito di porte a vetri e di vetrate scorrevoli in alto, che lasciavano giusto un mezzo metro di apertura per consentire un ricambio d’aria nelle giornate afose.
Noi eravamo mediamente attenti perché ci rendevamo conto che colpire una vetrina con una pallonata avrebbe potuto generare danni e conseguenze negativissime ma quel giorno eravamo belli infervorati e quando partì quel tiro sbilenco forse sapevamo tutti che era stata sganciata un’atomica sul quartiere.
Rimanemmo immobili a fissare il pallone che s’impennava filando dritto ed esatto nel pertugio lasciato dallo scorrevole in cristallo aperto.
Calò un silenzio tombale, un immobilismo da terrore puro, per un istante infinito nessuno fiatò, nessuno pensò, nessuno ebbe coscienza della tragedia, poi il panico ci rianimò e sparimmo tutti, perlomeno a distanza di sicurezza da qualsiasi rappresaglia potemmo immaginare in quell’istante eterno..
Tutto questo in davvero un tempo infinitamente grande e insieme incredibilmente breve.

Ora io non ricordo un prima o un dopo, ma negli occhi è rimasto solo quella palla che s’inabissava nel negozio di vini, bottiglie, vetri.. e noi come a non voler avvertire alcun suono di frantumi, sfacelo, delirio.
E forse non ce ne furono.
Ma l’immaginario percepito corrispose alla fine del mondo, di tutti i mondi possibili.

Scorgemmo solo lui, il sig. Mario, proprietario avvelenato sulla porta, col pallone tra le mani e la minaccia delle minacce: “dovete sparire, e questo non lo vedete più” indicando ovviamente il SuperTele ora in suo definitivo possesso.

lunedì 12 febbraio 2024

L'ALLEGORIA DEI TRE GRANELLI


Il Catechismo Romano (del Concilio di Trento) afferma: “Per onnipotenza s’intende che nulla vi è e nulla può essere pensato dalla nostra mente, che Dio non possa compierlo. Egli ha il potere di effettuare non solo tutto ciò che, per quanto grande possa essere, rientra in qualche modo nell’ambito della nostra comprensione - come ridurre il tutto in nulla, trarre istantaneamente dal niente molteplici mondi, eccetera -, ma anche opere infinitamente più grandiose, superiori a ogni immaginazione umana.”

Ma anche teologicamente non sarebbero poche le cose che Dio Onnipotente, in realtà, non potrebbe fare. 

Oltre ai canonici Non mentire, Non peccare, Non rinnegarsi; ci sarebbe anche l’impossibilità di vedere un’entità uguale a sé.

                                                         *  *  *

Tre granelli di sabbia fine, smossi da frenetico moto ondoso, si ritrovarono su una spiaggia californiana dopo aver vagato mesi per oceani immensi. 

Dopo secoli sulla riva della Cornovaglia, e solo minimi spostamenti per la battigia, la furia dei marosi aveva deciso per loro; esausti per le traversie ma felici di essere riusciti a non perdersi di vista, se ne stavano ora brillando al sole cercando di capire quale forza oscura ne potesse manovrare il destino così impunente e se fosse possibile un eventuale ritorno nella loro spiaggia natìa. 

Il primo disse: perché no, siamo fuscelli nel vento, l'immenso Mare coadiuvato dagli impetuosi venti potrebbe riportarci di nuovo alle nostre origini. 

Il secondo affermò: impossibile, esiste un solo disegno per il quale saremmo dovuti arrivare qua e rimanervi. Questo il nostro destino finale.

E il terzo sorridendo: ragazzi, facciamo meno i saputelli, godiamoci intanto il calore di questo dio Sole che in Cornovaglia era assai più avaro.

C'è un allegoria in questo raccontino? Forse non appariamo noi i granelli al cospetto di Cose più grandi noi e delle quali parliamo sovente con grandissima confidenza spacciandoci per Saggi Conoscitori di lunga data? Vorremmo liberarci dal giogo dell' "l'incapacità umana di afferrare pienamente l'agire divino"? 

Quanto ci rasserena far finta, o peggio, essere davvero convinti, di avere tutto sotto controllo?
Illuderci di far parte di un piano ben congegnato, che non prevede nessuna sorpresa ma, anzi, pone limiti, regole, scadenze e norme ben precise?

Di base, a noi creaturine, ci piace configurare il Sommo Creatore con parametri di umana ed elementare comprensione, senza che minimamente ci sfiori mai il paradosso dell’assurdità insita nell’affermazione.

Neanche Beckett l’avrebbe concepito meglio. 


mercoledì 7 febbraio 2024

SPA - SALUS PER AQUAM

 


E’ vero. Il bagno turco rigenera. Bastano quei dieci minuti dove rischi anche un vago assopimento, circondato dai fumi e con le goccioline di vapore bollente addosso. E quando esci sei davvero un altro.

“Ciao Michele” mi fa un tizio - mai visto - nel corridoio degli spogliatoi, mentre cerco il mio armadietto.. sinceramente non mi dice nulla, ricambio il ciao passando veloce e cercando di capire se l’Alzheimer vuole dirmi qualcosa.. il problema è lo specchio dove mi phono i capelli abitualmente.

Non sono io quello riflesso.

Cerco di mantenermi lucido. Apro l’armadietto, prendo il portafoglio, la patente: Michele Fusco. Nato a Genova, nella mia stessa data però, e l’indirizzo anche è quello. Fuori, in teoria, mi aspetta mia moglie, mi cambio con abbigliamento tutto familiare ed esco con l’ansia che inizia a montare.

Fuori c’è proprio Lulù, mi guarda e non fa una piega anzi, sorride.

Ora, io che scrivo, come proseguo? E’ chiaro il desiderio inconscio e sotterraneo di voler cambiare connotati, ma forse non anche vita di contorno. Michele avrebbe voluto trovare altro fuori dallo spogliatoio? O la narrazione condanna solo il suo essere attuale?  Troverà Margot Robbie ad attenderlo? Oppure nessuno? La casa ricolma di quadri, cucina a penisola, prosecco in frigo, sessantacinque pollici in sala?

O studiolo semi oscuro, roba scaduta da un pezzo nella madia, carte che tracimano, computer perennemente col cursore a lampeggiare su un verso ritroso?

Ma chi scrive s’inganna, si nasconde anche a se stesso, eppur si alimenta, scrivendo; un quadro escheriano che s’insegue senza sosta, assolvendosi e condannandosi attimo dopo attimo.

Michele ci pensa e rientra nel bagno turco. Uscirà di nuovo Franco, sudato e svuotato sorridendo a Luisa accoccolata nell’idromassaggio.

E Michele appena sciolto nel vapore di un post.

sabato 3 febbraio 2024

FAVOLOSO CALVINO


 In occasione del centenario di Italo Calvino, le Scuderie del Quirinale, a Roma, organizzano un viaggio nella vita di questo poliedrico ed eclettico scrittore, genio del Novecento e autore di romanzi, saggi ed articoli che hanno segnato la letteratura mondiale.


Seppur meraviglioso l'immergersi delicato in un mondo di scrittura, invenzione, sensibilità, questa mostra non ha fatto strike.
Certo Calvino non ha l'apparente appeal di un Van Gogh e non incuriosisce come Escher, e non gode di agevole interpretazione anche se tutta una letteratura ha attinto da lui, da Manganelli fino a Baricco.


Bisogna entrare nella sua bolla creativa, accomodarsi tra i suoi disegni, rileggere le sue brutte copie fitte di cancellature, rimandi, note a margine. Soprattutto rileggere nuovamente. 

Comprendere il suo essere universale, il viaggiare per scoprire, per immergersi nel suo mondo di ricerca e fantasia. Calvino ha sconvolto decenni di piani di lettura: prolifico, autorevole, enigmatico, incurante dei giudizi. 




Forse anche Calvino risulta intraducibile a tanti, perché non ci accostiamo alla sua curiosità, ci appare eccessiva, mentre è solo un voltare pagine polverose, lette già infinite volte. 











martedì 30 gennaio 2024

LA DIMENSIONE DEL RACCONTO

 


Ma poi perché?

Dimensioni o struttura? Word o cartaceo?
Magari solo la cosa narrata. Vissuta o creata.
Il tono di scrittura.
Morbido, colloquiale, contemplativo,
arcigno, coinvolgente, incorporeo.
Gli elementi narrativi.
I
ntroduzione, sviluppo, conclusione.
La lunghezza del testo.
Breve, lungo, medio, corto.
Il tempo della storia e della novella insita.
Coincidono? Uno prevarica l’altro?

La persona.
Prima, terza, astratta, mischiata; devono esserci persone?
Chi nota le personalità, e il loro peso specifico, lo spessore?  
Ma poi perché il foglio?
Posso scrivere sul cellulare?
E nel parcheggio del Conad?
Poi cosa narro?
Di che?
A chi? A Voi? A me?
E con che tono, misura, lentezza.
E gli a capo? I periodi? I dialoghi?

E lo stile?
L’espressione è semplicemente discorsiva, raccontante, narrativa, senza sbalzi, continua, filante, dalla grammatica generativa?
E le regole sintattiche e lessicali, i sintagmi, la forma fonetica?
..non lo so, a cominciare comincia ma poi finisce, finirà, anche se prima sviluppo, poi anticipo la fine e magari introduco, giusto alla fine, un po’ a sorpresa.

Ma poi perché?



sabato 27 gennaio 2024

CONDANNATO A RIVIVERE


Non ho imparato

e non ho insegnato.

Stupivo ad ogni anniversario

incredulo ogni volta

osservando l’orrore.

E oggi, adesso,

sono condannato a rivivere

mentre quei pronipoti

sono a ricordarmi, ora, 

che non impariamo

dai nostri aguzzini

se non ad essere peggiori.

mercoledì 24 gennaio 2024

ESCHER

La mostra di Escher è un qualcosa di davvero fantastico, l'artista olandese ci introduce in un mondo arzigigolato dove perdere sensi ed equilibri, stordendoci coi suoi capolavori, gli enigmi e i paradossi resi visivamente con grandissima perizia grafica, ricca di dettagli ed esattezza.

Si rimane ogni volta impigliati in un paesaggio escheriano. Si prova ad entrare e non se ne esce più. Ci si intrappola piacevolmente e vorremmo che in ideale estasi il mondo lasciato diventi lui, l'inganno dove passeggiare normalmente.


La metamorfosi che ti plasma in mille modi, il circolo vizioso che ti offre mille scenari, la riflessione che ti mette al centro del mondo.
Escher ci sfida in continuazione, e vince, ecco perché a tanti non piace, perché non riusciamo ad amare completamente l'abbandono, il semplice cullarci in sensazioni che dobbiamo sempre credere di poter dominare. 

Una mostra da non perdere, uno dei vantaggi di città come Roma che, i dedali di stupore geometrico che affascinavano Escher durante i suoi viaggi in Italia, preferisce raderli al suolo per edificare abominevoli altari della patria.










Alla fine della mostra guardi con sospetto le immense scale del seicentesco  Palazzo Bonaparte, hai paura che ti avviluppino come in un disegno escheriano e ti rendano cittadino permanente del labirinto. 

In perenne ricerca di un'uscita impossibile.

giovedì 18 gennaio 2024

PERFECT DAYS

La leggenda vuole che anche a Matteo Garrone venne richiesta, inizialmente, un sorta di indagine/documentario sui bagni pubblici dei sobborghi vesuviani.

Il docufilm evolse poi come Gomorra.

A Wenders fu commissionata una cosa simile per propagandare i nuovi bagni pubblici di Tokyo, installazioni avveniristiche ad altissimo tasso di design.
Ne è venuto fuori Perfect days.
E qui potremmo già parlarne in maniera pacatamente differente. 

Hirayama, il protagonista, è appunto l’addetto alle pulizie di queste Tokyo Toilet,  giapponese di mezza età mite e taciturno, metodico e generoso, che legge e ascolta classici, fotografa in analogico e si bea di un’apparente routine che gli concede però sempre punti di vista differenti: luci tra le ombre, atteggiamenti dei diversi passanti che osserva, piacevolezza nel giocare a tris con uno sconosciuto, partite che non concedono vittoria, ma solo la curiosità della costanza, l’osservare la varia umanità che gli si muove attorno: dalla depressa catatonica che gli pranza a fianco sulla panchina dei giardinetti, al senza tetto che pacioso contempla il mondo, al suo compagno di lavoro che nonostante l’aurea di stupidità si dimostrerà capace di una sensibilità particolare. Esemplare quando tira un fuori un bimbo rimasto chiuso e piangente in bagno seduto sulla tazza con tutti i pantaloncini.. strani ‘sti giappo!

Sapremo comunque poco di Hirayama, parlerà a sprazzi con la nipote insofferente e in temporanea fuga da una vita agiata ma vuota, e comprenderemo che anche lui li ha conosciuti dei mondi diversi, probabilmente crescendoci, e in cerca di fuga ha potuto scegliere (dettaglio da non sottovalutare), e comunque scansandosi la pulizia dei cessi degli autogrill di Modena sud o di Caserta Nord.
Penso allora ai tantissimi che non possono scegliere, di mondi ne incontrano uno solo, e di fughe ne sono concesse davvero poche.

Hirayama vive adesso, perché un’altra volta è un’altra volta. O magari lo è stata. Ecco uno dei punti di riflessioni più alti della pellicola, assieme a quella dello specchietto che indaga l’interno tazza.  
Ora sta bene così, lo vedremo raramente contrariato, anche quando finisce la benzina, e non si capirà bene come risolve con pochi soldi e forse una delle sue preziose musicassette da sacrificare.

O verso la fine, quando non degnerà di uno sguardo le foto appena ritirate (forse le aveva chieste a colori..chissà..) sdraiandosi pensieroso..

Ma sono davvero minimi i disappunti cui far fronte quando la vita ti si dipana così regolare e senza scosse. Certo noi a Roma quando usciamo di casa guardiamo prima se l’auto c’è ancora, e solo poi alziamo gli occhi al cielo riconoscenti. Ma sono dinamiche differenti, lo ammetto.

Ma gliene invidio di situazioni, ad Hirayama. La macchinetta distributrice di caffè sotto casa, ad esempio, e quel traffico ordinato, dove in un breve frame si intravede una doppia fila di auto a passo d’uomo ed uno scooter che - invece di svicolare - è  anche lui ordinatamente fermo tra un’auto e l’altra.
Forse il punto più zen di tutta la pellicola, non ci avete fatto caso vero?
Stavate decifrando i sogni in bianco e nero.. o cercando di capire se due ombre sovrapposte siano più scure di una sola.
Io invece avrei voluto sapere come ha fatto l’ex marito della proprietaria del ristorantino a trovare Hirayama così a caso, in riva al fiume.. ma non adesso, ci penserò un’altra volta. 

Un film di apparenze, vero, e ricco di segnali subliminali da saper cogliere. Che magari a tanti sfuggono nonostante gli "oohh" di approvazione, visto che la mascherina al cinema continua ad essere una rarità, e non un segno di civile e rispettosa convivenza, e che le toilette delle sale seguitano a demotivare anche il più volenteroso degli addetti alle pulizie.
Tanti avevano detto di scorrere i titoli di coda fino alla fine per un ulteriore messaggio zen, ho approfittato per vedere se Viakal apparisse tra gli sponsor ufficiali, ma invece no, c’era però lo Skytree, la torre per telecomunicazioni inquadrata da Wenders circa 1650 volte, e che immagino disegnata da uno degli architetti delle latrine, magari quella con le pareti a vetri che si oscurano quando ti chiudi dentro. Inquietante.. se di botto diventa trasparente?