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venerdì 3 ottobre 2025

CARTA IGIENICA (ISTRUZIONI PER L'USO)

 


Magari non se ne parla, ma frequentando case di amici, conoscenti, parenti ma anche hotel e svariati servizi igienici pubblici, alla fine può emergere uno degli interrogativi che assillano l’umanità: notare che non è affatto universale il sistema di posizionamento del rotolo di carta igienica nell’apposito supporto atto a srotolarlo.

Solitamente lo constatiamo solo in quegli attimi di intimo raccoglimento, e ci rendiamo conto di non essere gli unici portatori di verità, ma esistono praticamente due scuole di pensiero: un sistema over, secondo cui la carta scende frontalmente, e un sistema under, che la fa venire giù dal lato parete. 
E comunque in crescita il movimento che lascia il rotolo sul termosifone o su qualsiasi mensola o superficie di comodo in prossimità del water, bypassando più o meno elegantemente, il dilemma.
Tornando alle principali correnti di giudizio, la prima sarebbe quella ufficiale - che da sempre utilizzo anche io, ed in effetti legato a tradizioni e abitudini familiari -, ma ufficialmente introdotta e illustrata nientepopodimeno che dall’inventore, del porta rotolo della carta igienica, Seth Wheeler nel 1891.
E qui sotto, esaustiva illustrazione a corredo:

Credo comunque che si tratti di una di quelle consuetudini di famiglia che finiscono per divenire bagaglio di tanti nostri inconsapevoli comportamenti.
Inseribili serenamente tra quelli innocui.. 

Fateci caso la prossima volta, in seduta di gabinetto.  


lunedì 8 settembre 2025

IL CASO VOLLE

 


Il caso, spesso bizzarro, volle che nella palazzina A del comprensorio di Montesacro, a vent’anni dalla sua costruzione, e dopo un’alternanza di inquilini abbastanza frequente ed eterogenea, venissero a ritrovarsi, contemporaneamente, ben quattro coppie di insospettabili  killers.
Angelo e Antonia, con due bimbi piccoli, sicuramente i più esperti, lui dirigente di una Agenzia di Statistica, lei maestra di scuola infanzia; con attività parallela in coppia, fin da fidanzati. Scrupolosi e precisi, amanti in maniera patologica della loro tendenza omicida ma anche perfettamente integrati come contabile amministratore lui, e amorevole maestra lei, affettuosi coi figli, cordiali col vicinato; una coppia micidiale con all’attivo un centinaio di esecuzioni.
Omar e Sandro, coppia omosessuale con atteggiamenti non proprio riservati, era stata accettata serenamente perché comunque in grado di propagare una simpatica e contagiosa alchimia, operano per conto di grosse aziende nel campo di spionaggio industriale internazionale e, a copertura, coordinano una libreria di quartiere, dove spesso organizzano incontri con autori e gruppi di lettura; cinici e devastanti sul lavoro quanto empatici e benevoli nei rapporti condominiali.
Lucy e Aguirre, marito e moglie spagnoli, trapiantati in Italia dall’Andalusia, lavorano su commissione ma su media scala, principalmente sullo sfondo di richieste private: gelosie, piccoli ricatti, tradimenti da redimere col sangue.
Gestiscono un piccolo ristorante etnico, dove  spesso accolgono, tramite reti fidate, clienti  indirizzati per discutere circa la loro attività più redditizia.
Infine, proprio ad inizio anno, arrivano anche Luisa e Franco, con precedenti matrimoni a carico, finalmente sembrano aver trovato il condominio ideale ed un luminoso appartamento al quarto piano, entrambi pensionati, ma dedicati da sempre, anima e corpo, all’eliminazione fisica di personaggi scomodi, principalmente in ambito politico,  fiore all’occhiello la specializzazione nel far apparire ogni morte come accidentale.

Meno bizzarro, invece, il caso che nessuno sapesse dell’altro, poiché certe attività trasversali viaggiano per compartimenti stagni, dove ognuno ha un fottuto interesse a mantenere le fonti segrete.

Ma, nello specifico, esisteva un disegno precisissimo architettato dal mandante di ogni loro attività delittuosa, la più insospettabile  di tutti: Donna Esmeralda della palazzina C, criminale di vecchissima data ma ormai vicino ad essere vecchissima anche lei, per quanto ancora arzilla, vispa, cinica, sveglissima. Diabolica.
Esmeralda voleva i suoi pupilli sott’occhio, a gestirne più comodamente i movimenti, per quanto conoscesse benissimo i rischi cui andava incontro.

E bastò poco perché il composto involontario venutosi a creare, si rivelasse tutto meno che innocuo.
Troppo attrito a contatto necessitava di un’appena misera scintilla, e se ne resero conto gli abitanti di mezzo quartiere quando, durante l’ultima accesissima riunione di condominio, le quattro coppie presenti in contemporanea, indispettite per alcune pretese del resto del comprensorio circa l’installazione di telecamere di sorveglianza nelle aree comuni, vennero meno alle più elementari regole.
Quelle del rimanere nell’ombra, quasi invisibili, scatenando una resa dei conti con ogni arma di fuoco disponibile dove rimase superstite (e forse qua nessuna ombra di caso bizzarro..) solo Donna Esmeralda, che riuscì anche a nascondere il suo Winchester a canne mozze sotto una BMW nera abbandonata da mesi nel parcheggio, millantando in seguito la più totale estraneità alla efferata carneficina.

Occhio ai vicini quindi, e se  organizzano innocui  apericena, magari è solo per capire se custodite qualche Guttuso a parete, o se possedete gli esatti requisiti per poter entrare nella loro collezione di salme illustri..


lunedì 1 settembre 2025

LA MONTAGNA

 


La montagna decide lei,
ti svegli al mattino e ti occupa l’orizzonte,
allora comprendi che dovrai percorrerlo quel mondo,
per scorgerne di nuovo,
tra  sentieri di silenzio che ti avvolgono alle cime attorno.
 
Tutto diventa un vestito da indossare
che si adatta perfettamente a ritmo e movimenti, muscoli e tendini,
sguardo e cuore a collezionare scenari differenti ad ogni lieve scollinare,
e ti senti al riparo anche mentre pioviggina a stille,
e di quelle gocce riconosci l’eco di ognuna,
mentre attraversano il cielo, e tu con loro.



giovedì 28 agosto 2025

LA CAMICIA VENUTA DA LONTANO

 


Mi sta guardando, forse gli piaccio, ecco che mi prende, mi palpa per bene, capisce che sono praticamente nuova.. chiama la moglie poco più in là.. “Guarda che carina questa! La prendo!”

Ormai sono sua.. per appena 2 euro.. io che nella mia prima vetrina avevo un cartellino che ne indicava 36, di euro;  puro cotone, polsini con doppio bottone, colletto stretto, una fantasia davvero intrigante..la targhetta con la marca invece mi è stata portata via, ma vi racconterò con calma.. all’epoca fui venduta per un regalo, ma la ragazza che mi comprò litigò col fidanzato e non venni mai consegnata, forse per rabbia venni deposta in uno di quei cassonetti gialli per i vestiti usati e dismessi, io!.. praticamente nuova di zecca!! Una notte lo scassinarono e mi ritrovai in una roulotte di gitani, quello che sembrava il capo disse che potevo servire come merce di scambio, tutta incartata e ripiegata com’ero ancora.. giunsi in una casa di riposo dove forse avvenivano traffici loschi, l’infermiera cui ero stata consegnata pensò che ero troppo giovanile per i frequentatori di una RSA, la regalò al figlio imbarcato per mare, anche lui la tenne chiusa, memoria di una casa lontana e di un affetto di mamma vista sempre troppo poco, ma la mano furtiva che un giorno la sottrasse non aveva idea di quanto sentimento in quel cotone ripiegato.. fui consegnata ad un commerciante di vestiti trafugati e spedito come donazione in un altro paese ancora, l’autista mi adocchiò quasi subito e decise che andavo bene per lui, strappò via l’etichetta probabilmente per dissimulare il furto, e per me fu dolore più intenso di quel mio peregrinare senza fine.. era come uno scucirmi l’identità, un tratto d’anima.. l’ultimo proprietario, cui giungo per regalo, nonostante la confezione che ancora resiste, non ha il coraggio di indossarmi, mi porta in tintoria e poi mi dimentica, tra decine di altri capi, per un tempo infinito.. e come accade per tanti altri indumenti mai reclamati, finisco in un mercatino di periferia, dove mille storie si intrecciano e cercano rivalsa, con la sola etichetta gialla della tintoria, spillata dove mi dichiaro puro cotone 100%, con nessuna traccia del poliestere che mi circonda sul banco.. e ora arrivi tu.. con l’occhio curioso, attento, entusiasta e sono sicuro che per me inizierà una nuova vita; la vita, anzi..


domenica 10 agosto 2025

A ZACINTO

 


A  ZACINTO

"Né più mai toccherò le sacre sponde
Ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
Del greco mar, da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde."

Neanche noi lambiremo più le divine sponde,
fin troppo  avvezzi all’incanto cicladico,
incautamente c’avventurammo per Zante,
distratti da sirene sbeffeggianti
e dall’iconico relitto
peraltro neanche scorto.

"Col suo primo sorriso, onde non tacque
Le tue limpide nubi e le tue fronde
L’inclito verso di colui che l’acque
Cantò fatali, ed il diverso esiglio"

Di fronde fin troppo colma, di cale e lidi assai meno,
e sfocati villaggi tra ulivi millenari,
Ulisse lo vagheggio di transito, ma senza magia,
e giusto un ritorno dell’onda
a porre eco alla scogliera.

"Per cui bello di fama e di sventura
Baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
O materna mia terra; a noi prescrisse
Il fato illacrimata sepoltura."

E alla fine neanche Foscolo tornò mai
alle fatali sponde, ad Itaca attigua
ma ben distante da Sifnos o Amorgos
che avrebbero procacciato ben altri versi
e incantata meraviglia.

 


Ho voluto giocare con l’ode foscoliana, per un’isola che ci ha lasciato tiepidini,
mai stregati; certo mare incredibile, ed alcuni scorci di costa da sogno, ma troppo anonimato tutt’attorno, bolgia estiva, richiamo da movida.. nessun villaggio d’altre epoche o calette da conquistare nella quiete d’un sentiero, solo architetture scialbe, agglomerati urbani senza alcun brio, piattume paesaggistico folto solo di ulivi e qualche abete dove il terreno impenna un istante.

Ma anche immaginandola libera dalle sovrastrutture mondane, Zante rimane a configurazione fortemente ionica, ma priva di spicchi di personalità, come quelli veneziano/bizantini  presenti, ad esempio, a Corfù o anche a Creta, rimanendo in quell’area di influenza; lontanissima comunque dai paeselli cicladici in calce bianca e le tamerici a lambirne le rive.


Certi luoghi, quando diventano facilmente raggiungibili (voli diretti low coast o brevi percorsi in traghetto) finiscono con lo snaturarsi, anche se poi basta allontanarsi dai centri che calamitano le orde a generare caos e delirio per (ri)scoprire angoli di quiete intonsa, dove invise spiagge senza bar e monasteri accoccolati in cima a strade fuori mappa, riservano ancora l’opportunità del prodigio.


Cova delle tartarughe Caretta Caretta



giovedì 7 agosto 2025

MI RIGIRO NEL LETTO

 


Mi rigiro nel letto.
Ho appena affermato ad una platea di un milione di ragazzi:
"Siete voi la speranza di pace per il futuro, non più spettatori ma protagonisti”.
Ma intanto si muore adesso, e io come agisco, cosa posso fare? 

Telefono a Netanyahu e dico: “Guarda che volo a Gaza, per favore sospendi i bombardamenti e ti faccio fare bella figura”, poi sento le autorità palestinesi: “Occhio che arrivo a Gaza, vedete di non farmi fuori, diventerei santo subito e voi, subito dopo, un immenso parcheggio.” 

E ammesso che ci arrivi, tra valichi di frontiera e piani aerei interdetti, dovrei ammansire anche l’Egitto e il suo controllo a Rafah, ma la mia forza è nel prenderli tutti in contropiede, qualcosa di mai visto e inaudito, li lascerei basiti, vi lascerei basiti.. tutti.
Posso proporre uno scambio di prigionieri. Una cosa  sempre fatta fin dai tempi più antichi. Perché non dovrebbe funzionare ora? Li prendo io in custodia gli ostaggi di Hamas, li porto a Tel Aviv e loro mi danno i palestinesi in galera. 

Ci penso io, chi altri sennò?
Chi altri potrebbe?
Chi altro si assumerebbe un azzardo del genere, una bega politica e diplomatica così enorme?
Procurerò un’eco mediatica mai vista, magari non risolvo, ma a quei ragazzi che invito a non essere passivi, offrirò un volano speciale, una spinta senza precedenti, un esempio soprattutto, perché è di questo che hanno bisogno. Soprattutto. Prima di ogni parola.

E mi rigiro nel letto.
Certo affascinanti e intriganti questi pensieri, ma davvero rischio di fare peggio, stuzzicare, offrire un pretesto per nuovi scontri, magari ancora più cruenti, e poi sconfinare su cieli così presidiati, spezzare protocolli inossidabili, sfidare l’egemonia di due stati comunque profondamente ostili e i rappresentanti di Hamas che neanche so bene come contattarli, magari mi vedrebbero solo in cerca di effimera gloria, malato di protagonismo giusto a consolidare un’immagine ancora acerba e fredda, schiacciata dal mio predecessore.

Mi sa che me ne vado a Castel Gandolfo, per ora.
In elicottero però, che tutta quella gente per strada irrita un pochino.


martedì 29 luglio 2025

L'AUTORE

 


L’avevo preconizzata l’idea dell’autore non più necessario. https://francobattaglia.blogspot.com/2019/05/finalmente-esce-il-mio-libro.html.
E di conseguenza l’essenza dell’opera che sgorga e prende corpo per delinearsi autonomamente, definendosi per linee proprie.
Se l’opera diviene interpretabile, scavalcando i parametri che prescindono dell’autore, e se ogni lettore la rende fluida, malleabile, sostanzialmente differente, arricchendola di sfumature alternative, non ci troviamo quindi davanti qualcosa di indipendente, svincolato, avulso, dove l’autore è solo scintilla trascurabile, abbrivio incosciente?

A simpatico corredo un raccontino breve di Alessandro Sesti, tratto dalla raccolta Moby Dick e altri racconti brevi (Gorilla Sapiens Edizioni),  dove molto argutamente, Sesti, spilucca e delinea con ben altra sagacia l’argomento (anche se, coerentemente e perfettamente in linea con lo spirito del post, superfluo prendersi la briga di segnalarne il nome..ihih):

 L'AUTORE

“Ieri sera al bar,  fresco di wikipedia parlavo di Tolstoj credendo di fare la mia porca figura, quando la cameriera mi ha informato che nessuno più ritiene che un testo possa avere un autore definibile come individuo. Poi ha aggiunto che l’autore, se proprio se ne vuole parlare ma sarebbe meglio di no, è una sorta di composto magmatico formato dall’insieme delle rappresentazioni che il pubblico ha del narratore; rappresentazioni determinate dal testo stesso, dalla posizione della critica letteraria, dall’interpretazione di ogni lettore, effettivo, potenziale e immaginario, dall’ambiente sociale in cui viene prodotto e letto, dal vissuto infantile dell’impaginatore, dagli archetipi sognati dal correttore di bozze, e da altre cose che, complice un eccessivo consumo di vino della casa, ricordo solo confusamente.
A ogni modo è irritante: gli autori non esistono più e io a parlare di Maupassant, Austin e tutti gli altri come un fesso. Nessuno mi dice niente, sono sempre l’ultimo a sapere.
Protestando comunque che tutto ciò mi era notissimo, ho intanto indagato sulle fonti relative a questa sparizione dell’autore, così cambio bar e mi rifaccio un nome. E lei, la cameriera  menziona un libro di un certo Hix, lo ricordo perché era come il rumore del singhiozzo ma con la ics, e io avevo appunto il singhiozzo per colpa di quel vinaccio. Comunque il libro s’intitola “Morte d’autore, un’autopsia”, o” Autopsia della morte d’autore”, insomma, l’essenziale è che l’autore è morto.
 Ho sorriso come a dire, ah certo, Hix lo conosco bene, ma la cosa non è così semplice, e bevuto l’ultimo me ne sono tornato a casa con  la mia ignoranza.
Oggi quindi sono andato alla biblioteca comunale. Chiedo il libro, e la bibliotecaria a sua volta mi chiede l’autore, con tono assolutamente meccanico e privo di intenzione, come se fosse la domanda più ovvia possibile.
Devono proprio pensare tutti che sono un deficiente.
Ribatto che, come è noto, l’autore non è certo una persona fisica, ma piuttosto, e a essere riduttivi, una descrizione approssimativa delle rappresentazioni mentali della figura narrante da parte dei lettori potenziali del testo. Mi risponde che se non le dico l’autore non può trovare il libro. Da non credersi. L’autorino con nome e cognome che scrive con la penna d’oca.. intendo, siamo tutti adulti, abbiamo fatto le nostre, e non c’è proprio motivo che ci raccontiamo storie. Niente, l’impiegata è inamovibile. E tutti intorno che le danno ragione, come negli incubi.
A questo punto credo mi stiano mettendo alla prova.”

 


mercoledì 23 luglio 2025

L'APOCALISSE DEL PARCHEGGIO

 


Il rombo sommesso di migliaia di motori, un tempo colonna sonora della frenesia ma anche dell’indolenza romana, quel 3 settembre 2026, si era trasformato in un lamento, un'eco disperata che si propagava dai vicoli del centro fino alle tangenziali intasate.

Era avvenuto.

Quello che per anni era stato solo un timore sussurrato, una chiacchiera da bar, si materializzò in una realtà incontrovertibile: “la misura è colma”, è un modo di dire spesso utilizzato e significante, quando si arriva a dei limiti non più sopportabili.
A Roma, stavolta, i  parcheggi traboccavano. 

E non si trattava di un’iperbole.

Danila era partita da Monteverde alle sette del mattino, sperando di anticipare il solito inferno.  Doveva essere in ufficio in Prati per le nove. Alle otto e mezza era ancora intrappolata in un ingorgo a Trastevere, con l'indicatore del carburante che si abbassava minaccioso e attorno decine di auto intrappolate nel delirio come lei.
Un barlume di speranza si accese mentre scorgeva un'auto lampeggiare per uscire da un posto. Si fiondò, ma prima ancora di poter mettere la freccia, una Smart sbucata dal nulla, ignorando qualsiasi regola di civiltà, si infilò nello spazio, con il conducente che le rivolgeva un fasullissimo sorriso di scusa, a nascondere palese aria di trionfo.
Era un gesto di nuova guerra, basta cortesie.

Gigi, a sua volta, aveva ormai superato ogni limite di ragionevolezza. Partito da Casal Palocco alle sei, convinto che il suo anticipo gli avrebbe garantito la salvezza. Dopo aver girovagato per ore in centro, a San Giovanni, e persino a Cinecittà, si ritrovava ora sul GRA, guardando sconsolato quella campagna che si estendeva oltre il raccordo.
Trenta chilometri dal suo posto di lavoro in Viale Europa, e la sua utilitaria ormai un guscio opprimente che non riparava più da nulla.
Aveva visto persone parcheggiare sui marciapiedi, sui prati, persino in mezzo alle rotonde, ma ogni spazio si riempiva all'istante, anzi, sembrava già intasato, nessun pertugio, nessun  buco nero.
Chi aveva lasciato l'auto in seconda fila, con il motore acceso e lo sguardo fisso sul volante, era diventato il nuovo archetipo del romano, custode del suo effimero ed inutile trono di lamiera.

Chi, come Lucilla, aveva la fortuna (o la sfortuna, quel giorno) di possedere un garage privato, si era trovato di fronte a un dilemma amaro. Uscire significava entrare nel vortice infernale che ogni radio ormai annunciava difficilmente risolvibile pescando un posto auto vicino al lavoro.

Aveva provato a fare un giro veloce per prendere un caffè, ma la visione delle strade intasate e dei volti disperati dei conducenti l'aveva fatta desistere. La sua auto, una fedele utilitaria che un tempo la portava ovunque, ora le sembrava una prigione dorata.
Tornare nel suo garage era l'unica opzione sensata, ma quel gesto manifestava tacita sottomissione.  

Un ripiego, probabilmente definitivo, a segnare la resa di fronte a un nemico invisibile e onnipresente.

La sera, infine, ecco Roma illuminata dalle solite luci dei lampioni, ma stavolta a riflettersi su auto immobili.
Un ammasso forzatamente ordinato di lamiere erranti, di clacson esausti e di gemiti strozzati. Il silenzio si stava impossessando delle strade, non per l’assenza di auto, ma per la disperazione di chi non sapeva più come muoversi.

Collasso totale. Le auto abbandonate dove capitava in segno di capitolazione totale e inevitabile.
Parafrasando in foggia consolatoria una famosa massima: quando tutto è caos, nulla è caos. Rassegnazione impotente di fronte quel nuovo, devastante, scenario.

E la domanda che aleggiava nell'aria, più pesante dell'inquinamento, più opprimente del disagio palpabile, era: cosa sarebbe successo il giorno dopo?

Però.. a me che vado in scooter, ma quanto me po’ preoccupa’ ‘sta cosa?!  ;)

 

 


mercoledì 16 luglio 2025

SIAMO DEFINIBILI IN PERCENTUALE?


Siamo definibili in percentuale? E quali elementi farebbero parte del cast? Siamo un tutt’uno bilanciato, oltre i consueti componenti fisiologici?

Possiamo variare in sensazioni, reazioni, atteggiamenti; considerarle come solitamente consideriamo elementi realmente palpabili come piastrine, globuli e linfociti, al pari di glicemia, colesterolo o fegato iroso?

Possiamo soppesare i pensieri, i desideri, le pianificazioni?
Sono una percentuale consistente del nostro essere, o attingiamo abbondantemente a sollecitazioni esterne quali invidia, rivalità, competizione, ambizione?

Possediamo una percentuale calcolabile, variabile, influenzabile di bontà, un tot di amore, una grammatura di benevolenza a riempire caselle virtuali?

Agiamo secondo coordinate e dinamiche dettate dall’educazione e dall’esatto convivere, o teniamo chiusi a chiave impulsi,  movenze, comunicazioni?

Quanto teniamo per noi? In che percentuale nascondiamo verità coscienti, in che più o meno velata misura, ci sfuggono ambizioni, desiderata e ambizioni.
Potremmo davvero mapparci in percentuali quasi esatte, corrispondenti?

Siamo sufficientemente bravi, buoni, onesti o giochiamo a crederci?
E quale percentuale attribuiamo a queste attitudini?
Saremmo capaci di stilare un diagramma in proposito, svelando obiettivamente i numeri che pensiamo?

Ad esempio, se la bontà fosse universalmente inserita in un range di analisi tra 50 e 70, stupiremmo di risultare a 44? O avremmo ipotizzato un 82?
E quale analisi, poi, potrebbe rivelare l’esatta obiettività di tali misurazioni?
Quali statistiche, quali algoritmi, quali parametri sarebbero all’altezza di decidere cifre attendibili, e in base a quali criteri di giudizio, soprattutto?

Vabbè, il metodo l’ho inventato io, quindi i valori sono decisamente attendibili: frutto di maturità, estenuanti esperimenti induttivi e deduttivi, perizia, conoscenza, decisioni prese, esperienza formante di vita (ahah..).
 Vi allego le mie analisi, entro in clinica giusto qualche giorno a monitorare sette/otto valori fuori norma (quelli con gli asterischi):

PRESTAZIONI                  ESITO                VALORI DI RIFERIMENTO

SERIETA’                             *             15                                25 -  45
BONTA’                                *             44                                50 -  60
PASSIONE                                          38                                20 -  40
INTUITO                              *             0,79                            0,80 - 1,15
INFLUENZA                        *              0,64                           1  -  1.60
COSCIENZA                        *            1,20                             0,90  -  1,10
IRRITABILITA’                    *            2,10                             1  -  1,50
GRADEVOLEZZA                             0,96                             0.80 -  1
ISTINTO                                             48                                40 - 50
EQUILIBRIO                        *            61                                75 - 85
APERTURA MENTALE      *           326                               150 - 200
EMOTIVITA’                        *           0,81                              0,10 -  0,50
LINGUAGGIO                                    181                              150 -  190
INTELLIGENZA                  *           1,21                              1,30  -  1,50
SOCIALITA’                                          26                              20 - 30

Come si può notare dalla ricca presenza di asterischi, sballo un sacco di valori, probabilmente devo aver calcolato male i parametri.. ahahah

Insomma..non vi fidate mai di un solo gabinetto d’analisi..


sabato 5 luglio 2025

RIFLESSI DAL RENO

 

Strasburgo

Ponte Sole della River Diamond

C’è un denominatore comune in ogni crociera fluviale al di là dell’occhio di chi osserva e dei panorami che si susseguono.
Ed è rappresentato da quei dodici chilometri all’ora, paciosi e silenziosi, con i quali si scivola sulle acque placide del fiume, ed ogni ansa, boscaglia, riva sabbiosa, borgo adagiato sulle rive, sembrano volerti rimanere a mente e cuore, col gotico e le case a graticcio, appena uscite da una fiaba; uno srotolarsi di paesaggio lieve che diventa tutt’uno e fotografia indelebile con l’acqua quieta.


Impressionante quanto sia navigato il Reno, quanto rappresenti trait d’union tra nazioni e città, quanto sia fondamentale per la Storia e lo sviluppo di ognuno di essi, quanto siano vissute le sue rive e quanto doni regalità agli innumerevoli castelli che vi si affacciano.



E a noi, trasportati senza il minimo sussulto, quasi guidasse solo la corrente in viaggio dalla Svizzera all’Olanda, quei dodici kilometri all’ora lasciano traccia indelebile e potente, che ci rende protagonisti incantati, ed ogni scorcio a rapire.





Rudesheim


Magonza





Coblenza


Zaanse



Amsterdam

Spira







lunedì 9 giugno 2025

PSSST!!!

 


Mi volto per capire chi vorrebbe attrarre la mia attenzione ma.. Lulù è in cucina, c’è solo la libreria dello studio accanto a me.

“Ehi! Sono io!!”

E in effetti è proprio un libro a parlarmi..col frontespizio ben evidenziato, perfettamente allineato, tra Baricco e Cortazar..

“Dai! Sono POSTODIBLOGGO!.. insomma, ti ringrazio, ma per favore cambiami di posto, tra Abel e Ottaedro mi sento davvero fuscello nella tempesta..oltretutto si capisce che vorrebbero parlarsi face to face, senza estranei tra copertina e quarta (quei due), sicuramente se la tirano anche un pochino.. ma insomma non potresti inserirmi tra volumi meno pretenziosi.. chessò, un Fabio Volo e un Gene  Gnocchi così mi faccio pure qualche risata.. altrimenti quì è un continuo richiamo tra allitterazioni e iperrealismi!!!...

Si lo so, tutto sommato sarei anche il padrone di casa (POSTODIBLOGGO autore Franco Battaglia ISBN 979-12-20346-22-1 youcanprint) anche se solo in veste tipografica e in edizione self-made man.. ma così è come se citofonassero Messi e Ronaldo per farmi scendere a tirare due calci.. notevole e suggestivo, da andarci orgogliosi anche, ma dopo i primi dieci minuti che non vedi una palla, diventa anche un po’ frustrante.. insomma: bello il front office in libreria, con gli amici a guardarti, sfogliarti pure ma, a bocce ferme, preferisco davvero compagnia meno impegnativa, più alla mano, perché questi due, a ben guardare, ti mettono in imbarazzo.. a me!
Che ci sono nato qui..e sottolinerei di nuovo che sono anche il proprietario: dei libri, delle mura, degli scaffali e di tutto l'ambaradan.

Ovvio che faccia piacere spalleggiarsi tra nomi altisonanti, però manca quel senso di confidenza, di cameratismo bibliotecario.. si capisce che hanno un po’ di puzza sotto la copertina.. ;)

Da non crederci.. editi un libro.. e questo, invece di starsene sereno in libreria, mi scrive pure i post adesso..




mercoledì 4 giugno 2025

LA RIVOLTA DELLE BOZZE

 

Erano là in attesa, e questo post pubblicato non può essere certo una ricompensa adeguata; loro da tempo hanno smarrito entusiasmo e pure identità. 

Un vessillo disperso dopo che il Re ha oltrepassato il confine,  gomena abbandonata sul molo dal piroscafo salpato.

Post in bozza che secondo l'Autore avrebbero avuto un senso, in un loro preciso tempo, ma ora sono solo stonature asincrone, estranei appartenuti ad un mondo andato avanti nel frattempo, ambasciatori destituiti di Stati che non esistono più, testimoni di eventi dimenticati, amori sepolti, eventi evaporati, ambasce sensate, impellenti - un giorno - e ora non più.

Unica cosa certa è che non si acconteteranno di un memoriale vuoto, vogliono riprendersi la ribalta, il treno perso, il volo cancellato, la nave che fa ruggine in rada.

C'è voglia di tornare, anzi, entrare in corsa, denunciare, gridare, farsi vedere. Inconcepibile che il mondo cambi senza un loro sussulto, una spinta, una denuncia, una fantasia; chi può decidere qual è il tempo, chi può compilare graduatorie obiettive, ottimali? Lo decide chi legge, certo, chi si incuriosisce, chi passa oltre, chi pensa che i blog siano finiti e non ha mai compilato mezzo post, preferisce una frenetica meteora su facebook, coi like a peso, e domani oblio.. ma che dico domani, dopo mezz'ora.. e le bozze qui, nel cantiere dell'eterna lavorazione?

"Forse significhiamo più di una pubblicazione avvenuta, perché quella vede la luce, ma la scorge anche tramontare, più o meno veloce, vero..ma il blog tira avanti, e a rimorchio solo noi, le bozze, che ad ogni apertura reclamiamo visibilità, quella visibilità istantanea e luminosa, anche se che poi significherà fine certa." 

mercoledì 28 maggio 2025

RISPETTARE IL SILENZIO

 

A bordo piscina della SPA, collegata alla palestra che frequentiamo, campeggia un enorme cartello con scritto RISPETTARE IL SILENZIO.
Che poi, con gli scrosci, le docce, i getti, le cascatelle; l’acqua che scorre continua a diverse velocità e sistemi di pressione massaggiante, direzionata in qualsiasi punto del corpo si preferisca, l’idea di silenzio, è abbastanza chimerica.

Ma quel silenzio da rispettare omaggia qualcosa di fragile, un valore antico che avrebbe bisogno di attenzione, cura, disponibilità, pazienza.
Forse puoi immaginarlo più consono in una biblioteca, a teatro, in una chiesa.
Dove ci si dedichi a se stessi, occasione per ricamare pensieri e meditazione.

Ma è alla fine di questo supporre che ti accorgi di sbagliare focus, soffermandoti sul silenzio, mentre di fondamentale c’è il rispetto, inteso come valore autonomo, che muove ogni atto umano, che rende reale la confezione di quell’apparente  quiete, e il saper considerarla  stile di vita, da applicare, possibilmente, quando sarai uscito da qualsiasi luogo o situazione dove viene consigliato un atteggiamento di riguardo.
Immerso di nuovo in un caos che non contempla quasi più, né silenzio né rispetto.