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domenica 10 agosto 2025

A ZACINTO

 


A  ZACINTO

"Né più mai toccherò le sacre sponde
Ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
Del greco mar, da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde."

Neanche noi lambiremo più le divine sponde,
fin troppo  avvezzi all’incanto cicladico,
incautamente c’avventurammo per Zante,
distratti da sirene sbeffeggianti
e dall’iconico relitto
peraltro neanche scorto.

"Col suo primo sorriso, onde non tacque
Le tue limpide nubi e le tue fronde
L’inclito verso di colui che l’acque
Cantò fatali, ed il diverso esiglio"

Di fronde fin troppo colma, di cale e lidi assai meno,
e sfocati villaggi tra ulivi millenari,
Ulisse lo vagheggio di transito, ma senza magia,
e giusto un ritorno dell’onda
a porre eco alla scogliera.

"Per cui bello di fama e di sventura
Baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
O materna mia terra; a noi prescrisse
Il fato illacrimata sepoltura."

E alla fine neanche Foscolo tornò mai
alle fatali sponde, ad Itaca attigua
ma ben distante da Sifnos o Amorgos
che avrebbero procacciato ben altri versi
e incantata meraviglia.

 


Ho voluto giocare con l’ode foscoliana, per un’isola che ci ha lasciato tiepidini,
mai stregati; certo mare incredibile, ed alcuni scorci di costa da sogno, ma troppo anonimato tutt’attorno, bolgia estiva, richiamo da movida.. nessun villaggio d’altre epoche o calette da conquistare nella quiete d’un sentiero, solo architetture scialbe, agglomerati urbani senza alcun brio, piattume paesaggistico folto solo di ulivi e qualche abete dove il terreno impenna un istante.

Ma anche immaginandola libera dalle sovrastrutture mondane, Zante rimane a configurazione fortemente ionica, ma priva di spicchi di personalità, come quelli veneziano/bizantini  presenti, ad esempio, a Corfù o anche a Creta, rimanendo in quell’area di influenza; lontanissima comunque dai paeselli cicladici in calce bianca e le tamerici a lambirne le rive.


Certi luoghi, quando diventano facilmente raggiungibili (voli diretti low coast o brevi percorsi in traghetto) finiscono con lo snaturarsi, anche se poi basta allontanarsi dai centri che calamitano le orde a generare caos e delirio per (ri)scoprire angoli di quiete intonsa, dove invise spiagge senza bar e monasteri accoccolati in cima a strade fuori mappa, riservano ancora l’opportunità del prodigio.


Cova delle tartarughe Caretta Caretta



giovedì 7 agosto 2025

MI RIGIRO NEL LETTO

 


Mi rigiro nel letto.
Ho appena affermato ad una platea di un milione di ragazzi:
"Siete voi la speranza di pace per il futuro, non più spettatori ma protagonisti”.
Ma intanto si muore adesso, e io come agisco, cosa posso fare? 

Telefono a Netanyahu e dico: “Guarda che volo a Gaza, per favore sospendi i bombardamenti e ti faccio fare bella figura”, poi sento le autorità palestinesi: “Occhio che arrivo a Gaza, vedete di non farmi fuori, diventerei santo subito e voi, subito dopo, un immenso parcheggio.” 

E ammesso che ci arrivi, tra valichi di frontiera e piani aerei interdetti, dovrei ammansire anche l’Egitto e il suo controllo a Rafah, ma la mia forza è nel prenderli tutti in contropiede, qualcosa di mai visto e inaudito, li lascerei basiti, vi lascerei basiti.. tutti.
Posso proporre uno scambio di prigionieri. Una cosa  sempre fatta fin dai tempi più antichi. Perché non dovrebbe funzionare ora? Li prendo io in custodia gli ostaggi di Hamas, li porto a Tel Aviv e loro mi danno i palestinesi in galera. 

Ci penso io, chi altri sennò?
Chi altri potrebbe?
Chi altro si assumerebbe un azzardo del genere, una bega politica e diplomatica così enorme?
Procurerò un’eco mediatica mai vista, magari non risolvo, ma a quei ragazzi che invito a non essere passivi, offrirò un volano speciale, una spinta senza precedenti, un esempio soprattutto, perché è di questo che hanno bisogno. Soprattutto. Prima di ogni parola.

E mi rigiro nel letto.
Certo affascinanti e intriganti questi pensieri, ma davvero rischio di fare peggio, stuzzicare, offrire un pretesto per nuovi scontri, magari ancora più cruenti, e poi sconfinare su cieli così presidiati, spezzare protocolli inossidabili, sfidare l’egemonia di due stati comunque profondamente ostili e i rappresentanti di Hamas che neanche so bene come contattarli, magari mi vedrebbero solo in cerca di effimera gloria, malato di protagonismo giusto a consolidare un’immagine ancora acerba e fredda, schiacciata dal mio predecessore.

Mi sa che me ne vado a Castel Gandolfo, per ora.
In elicottero però, che tutta quella gente per strada irrita un pochino.


martedì 29 luglio 2025

L'AUTORE

 


L’avevo preconizzata l’idea dell’autore non più necessario. https://francobattaglia.blogspot.com/2019/05/finalmente-esce-il-mio-libro.html.
E di conseguenza l’essenza dell’opera che sgorga e prende corpo per delinearsi autonomamente, definendosi per linee proprie.
Se l’opera diviene interpretabile, scavalcando i parametri che prescindono dell’autore, e se ogni lettore la rende fluida, malleabile, sostanzialmente differente, arricchendola di sfumature alternative, non ci troviamo quindi davanti qualcosa di indipendente, svincolato, avulso, dove l’autore è solo scintilla trascurabile, abbrivio incosciente?

A simpatico corredo un raccontino breve di Alessandro Sesti, tratto dalla raccolta Moby Dick e altri racconti brevi (Gorilla Sapiens Edizioni),  dove molto argutamente, Sesti, spilucca e delinea con ben altra sagacia l’argomento (anche se, coerentemente e perfettamente in linea con lo spirito del post, superfluo prendersi la briga di segnalarne il nome..ihih):

 L'AUTORE

“Ieri sera al bar,  fresco di wikipedia parlavo di Tolstoj credendo di fare la mia porca figura, quando la cameriera mi ha informato che nessuno più ritiene che un testo possa avere un autore definibile come individuo. Poi ha aggiunto che l’autore, se proprio se ne vuole parlare ma sarebbe meglio di no, è una sorta di composto magmatico formato dall’insieme delle rappresentazioni che il pubblico ha del narratore; rappresentazioni determinate dal testo stesso, dalla posizione della critica letteraria, dall’interpretazione di ogni lettore, effettivo, potenziale e immaginario, dall’ambiente sociale in cui viene prodotto e letto, dal vissuto infantile dell’impaginatore, dagli archetipi sognati dal correttore di bozze, e da altre cose che, complice un eccessivo consumo di vino della casa, ricordo solo confusamente.
A ogni modo è irritante: gli autori non esistono più e io a parlare di Maupassant, Austin e tutti gli altri come un fesso. Nessuno mi dice niente, sono sempre l’ultimo a sapere.
Protestando comunque che tutto ciò mi era notissimo, ho intanto indagato sulle fonti relative a questa sparizione dell’autore, così cambio bar e mi rifaccio un nome. E lei, la cameriera  menziona un libro di un certo Hix, lo ricordo perché era come il rumore del singhiozzo ma con la ics, e io avevo appunto il singhiozzo per colpa di quel vinaccio. Comunque il libro s’intitola “Morte d’autore, un’autopsia”, o” Autopsia della morte d’autore”, insomma, l’essenziale è che l’autore è morto.
 Ho sorriso come a dire, ah certo, Hix lo conosco bene, ma la cosa non è così semplice, e bevuto l’ultimo me ne sono tornato a casa con  la mia ignoranza.
Oggi quindi sono andato alla biblioteca comunale. Chiedo il libro, e la bibliotecaria a sua volta mi chiede l’autore, con tono assolutamente meccanico e privo di intenzione, come se fosse la domanda più ovvia possibile.
Devono proprio pensare tutti che sono un deficiente.
Ribatto che, come è noto, l’autore non è certo una persona fisica, ma piuttosto, e a essere riduttivi, una descrizione approssimativa delle rappresentazioni mentali della figura narrante da parte dei lettori potenziali del testo. Mi risponde che se non le dico l’autore non può trovare il libro. Da non credersi. L’autorino con nome e cognome che scrive con la penna d’oca.. intendo, siamo tutti adulti, abbiamo fatto le nostre, e non c’è proprio motivo che ci raccontiamo storie. Niente, l’impiegata è inamovibile. E tutti intorno che le danno ragione, come negli incubi.
A questo punto credo mi stiano mettendo alla prova.”

 


mercoledì 23 luglio 2025

L'APOCALISSE DEL PARCHEGGIO

 


Il rombo sommesso di migliaia di motori, un tempo colonna sonora della frenesia ma anche dell’indolenza romana, quel 3 settembre 2026, si era trasformato in un lamento, un'eco disperata che si propagava dai vicoli del centro fino alle tangenziali intasate.

Era avvenuto.

Quello che per anni era stato solo un timore sussurrato, una chiacchiera da bar, si materializzò in una realtà incontrovertibile: “la misura è colma”, è un modo di dire spesso utilizzato e significante, quando si arriva a dei limiti non più sopportabili.
A Roma, stavolta, i  parcheggi traboccavano. 

E non si trattava di un’iperbole.

Danila era partita da Monteverde alle sette del mattino, sperando di anticipare il solito inferno.  Doveva essere in ufficio in Prati per le nove. Alle otto e mezza era ancora intrappolata in un ingorgo a Trastevere, con l'indicatore del carburante che si abbassava minaccioso e attorno decine di auto intrappolate nel delirio come lei.
Un barlume di speranza si accese mentre scorgeva un'auto lampeggiare per uscire da un posto. Si fiondò, ma prima ancora di poter mettere la freccia, una Smart sbucata dal nulla, ignorando qualsiasi regola di civiltà, si infilò nello spazio, con il conducente che le rivolgeva un fasullissimo sorriso di scusa, a nascondere palese aria di trionfo.
Era un gesto di nuova guerra, basta cortesie.

Gigi, a sua volta, aveva ormai superato ogni limite di ragionevolezza. Partito da Casal Palocco alle sei, convinto che il suo anticipo gli avrebbe garantito la salvezza. Dopo aver girovagato per ore in centro, a San Giovanni, e persino a Cinecittà, si ritrovava ora sul GRA, guardando sconsolato quella campagna che si estendeva oltre il raccordo.
Trenta chilometri dal suo posto di lavoro in Viale Europa, e la sua utilitaria ormai un guscio opprimente che non riparava più da nulla.
Aveva visto persone parcheggiare sui marciapiedi, sui prati, persino in mezzo alle rotonde, ma ogni spazio si riempiva all'istante, anzi, sembrava già intasato, nessun pertugio, nessun  buco nero.
Chi aveva lasciato l'auto in seconda fila, con il motore acceso e lo sguardo fisso sul volante, era diventato il nuovo archetipo del romano, custode del suo effimero ed inutile trono di lamiera.

Chi, come Lucilla, aveva la fortuna (o la sfortuna, quel giorno) di possedere un garage privato, si era trovato di fronte a un dilemma amaro. Uscire significava entrare nel vortice infernale che ogni radio ormai annunciava difficilmente risolvibile pescando un posto auto vicino al lavoro.

Aveva provato a fare un giro veloce per prendere un caffè, ma la visione delle strade intasate e dei volti disperati dei conducenti l'aveva fatta desistere. La sua auto, una fedele utilitaria che un tempo la portava ovunque, ora le sembrava una prigione dorata.
Tornare nel suo garage era l'unica opzione sensata, ma quel gesto manifestava tacita sottomissione.  

Un ripiego, probabilmente definitivo, a segnare la resa di fronte a un nemico invisibile e onnipresente.

La sera, infine, ecco Roma illuminata dalle solite luci dei lampioni, ma stavolta a riflettersi su auto immobili.
Un ammasso forzatamente ordinato di lamiere erranti, di clacson esausti e di gemiti strozzati. Il silenzio si stava impossessando delle strade, non per l’assenza di auto, ma per la disperazione di chi non sapeva più come muoversi.

Collasso totale. Le auto abbandonate dove capitava in segno di capitolazione totale e inevitabile.
Parafrasando in foggia consolatoria una famosa massima: quando tutto è caos, nulla è caos. Rassegnazione impotente di fronte quel nuovo, devastante, scenario.

E la domanda che aleggiava nell'aria, più pesante dell'inquinamento, più opprimente del disagio palpabile, era: cosa sarebbe successo il giorno dopo?

Però.. a me che vado in scooter, ma quanto me po’ preoccupa’ ‘sta cosa?!  ;)

 

 


mercoledì 16 luglio 2025

SIAMO DEFINIBILI IN PERCENTUALE?


Siamo definibili in percentuale? E quali elementi farebbero parte del cast? Siamo un tutt’uno bilanciato, oltre i consueti componenti fisiologici?

Possiamo variare in sensazioni, reazioni, atteggiamenti; considerarle come solitamente consideriamo elementi realmente palpabili come piastrine, globuli e linfociti, al pari di glicemia, colesterolo o fegato iroso?

Possiamo soppesare i pensieri, i desideri, le pianificazioni?
Sono una percentuale consistente del nostro essere, o attingiamo abbondantemente a sollecitazioni esterne quali invidia, rivalità, competizione, ambizione?

Possediamo una percentuale calcolabile, variabile, influenzabile di bontà, un tot di amore, una grammatura di benevolenza a riempire caselle virtuali?

Agiamo secondo coordinate e dinamiche dettate dall’educazione e dall’esatto convivere, o teniamo chiusi a chiave impulsi,  movenze, comunicazioni?

Quanto teniamo per noi? In che percentuale nascondiamo verità coscienti, in che più o meno velata misura, ci sfuggono ambizioni, desiderata e ambizioni.
Potremmo davvero mapparci in percentuali quasi esatte, corrispondenti?

Siamo sufficientemente bravi, buoni, onesti o giochiamo a crederci?
E quale percentuale attribuiamo a queste attitudini?
Saremmo capaci di stilare un diagramma in proposito, svelando obiettivamente i numeri che pensiamo?

Ad esempio, se la bontà fosse universalmente inserita in un range di analisi tra 50 e 70, stupiremmo di risultare a 44? O avremmo ipotizzato un 82?
E quale analisi, poi, potrebbe rivelare l’esatta obiettività di tali misurazioni?
Quali statistiche, quali algoritmi, quali parametri sarebbero all’altezza di decidere cifre attendibili, e in base a quali criteri di giudizio, soprattutto?

Vabbè, il metodo l’ho inventato io, quindi i valori sono decisamente attendibili: frutto di maturità, estenuanti esperimenti induttivi e deduttivi, perizia, conoscenza, decisioni prese, esperienza formante di vita (ahah..).
 Vi allego le mie analisi, entro in clinica giusto qualche giorno a monitorare sette/otto valori fuori norma (quelli con gli asterischi):

PRESTAZIONI                  ESITO                VALORI DI RIFERIMENTO

SERIETA’                             *             15                                25 -  45
BONTA’                                *             44                                50 -  60
PASSIONE                                          38                                20 -  40
INTUITO                              *             0,79                            0,80 - 1,15
INFLUENZA                        *              0,64                           1  -  1.60
COSCIENZA                        *            1,20                             0,90  -  1,10
IRRITABILITA’                    *            2,10                             1  -  1,50
GRADEVOLEZZA                             0,96                             0.80 -  1
ISTINTO                                             48                                40 - 50
EQUILIBRIO                        *            61                                75 - 85
APERTURA MENTALE      *           326                               150 - 200
EMOTIVITA’                        *           0,81                              0,10 -  0,50
LINGUAGGIO                                    181                              150 -  190
INTELLIGENZA                  *           1,21                              1,30  -  1,50
SOCIALITA’                                          26                              20 - 30

Come si può notare dalla ricca presenza di asterischi, sballo un sacco di valori, probabilmente devo aver calcolato male i parametri.. ahahah

Insomma..non vi fidate mai di un solo gabinetto d’analisi..


sabato 5 luglio 2025

RIFLESSI DAL RENO

 

Strasburgo

Ponte Sole della River Diamond

C’è un denominatore comune in ogni crociera fluviale al di là dell’occhio di chi osserva e dei panorami che si susseguono.
Ed è rappresentato da quei dodici chilometri all’ora, paciosi e silenziosi, con i quali si scivola sulle acque placide del fiume, ed ogni ansa, boscaglia, riva sabbiosa, borgo adagiato sulle rive, sembrano volerti rimanere a mente e cuore, col gotico e le case a graticcio, appena uscite da una fiaba; uno srotolarsi di paesaggio lieve che diventa tutt’uno e fotografia indelebile con l’acqua quieta.


Impressionante quanto sia navigato il Reno, quanto rappresenti trait d’union tra nazioni e città, quanto sia fondamentale per la Storia e lo sviluppo di ognuno di essi, quanto siano vissute le sue rive e quanto doni regalità agli innumerevoli castelli che vi si affacciano.



E a noi, trasportati senza il minimo sussulto, quasi guidasse solo la corrente in viaggio dalla Svizzera all’Olanda, quei dodici kilometri all’ora lasciano traccia indelebile e potente, che ci rende protagonisti incantati, ed ogni scorcio a rapire.





Rudesheim


Magonza





Coblenza


Zaanse



Amsterdam

Spira







lunedì 9 giugno 2025

PSSST!!!

 


Mi volto per capire chi vorrebbe attrarre la mia attenzione ma.. Lulù è in cucina, c’è solo la libreria dello studio accanto a me.

“Ehi! Sono io!!”

E in effetti è proprio un libro a parlarmi..col frontespizio ben evidenziato, perfettamente allineato, tra Baricco e Cortazar..

“Dai! Sono POSTODIBLOGGO!.. insomma, ti ringrazio, ma per favore cambiami di posto, tra Abel e Ottaedro mi sento davvero fuscello nella tempesta..oltretutto si capisce che vorrebbero parlarsi face to face, senza estranei tra copertina e quarta (quei due), sicuramente se la tirano anche un pochino.. ma insomma non potresti inserirmi tra volumi meno pretenziosi.. chessò, un Fabio Volo e un Gene  Gnocchi così mi faccio pure qualche risata.. altrimenti quì è un continuo richiamo tra allitterazioni e iperrealismi!!!...

Si lo so, tutto sommato sarei anche il padrone di casa (POSTODIBLOGGO autore Franco Battaglia ISBN 979-12-20346-22-1 youcanprint) anche se solo in veste tipografica e in edizione self-made man.. ma così è come se citofonassero Messi e Ronaldo per farmi scendere a tirare due calci.. notevole e suggestivo, da andarci orgogliosi anche, ma dopo i primi dieci minuti che non vedi una palla, diventa anche un po’ frustrante.. insomma: bello il front office in libreria, con gli amici a guardarti, sfogliarti pure ma, a bocce ferme, preferisco davvero compagnia meno impegnativa, più alla mano, perché questi due, a ben guardare, ti mettono in imbarazzo.. a me!
Che ci sono nato qui..e sottolinerei di nuovo che sono anche il proprietario: dei libri, delle mura, degli scaffali e di tutto l'ambaradan.

Ovvio che faccia piacere spalleggiarsi tra nomi altisonanti, però manca quel senso di confidenza, di cameratismo bibliotecario.. si capisce che hanno un po’ di puzza sotto la copertina.. ;)

Da non crederci.. editi un libro.. e questo, invece di starsene sereno in libreria, mi scrive pure i post adesso..




mercoledì 4 giugno 2025

LA RIVOLTA DELLE BOZZE

 

Erano là in attesa, e questo post pubblicato non può essere certo una ricompensa adeguata; loro da tempo hanno smarrito entusiasmo e pure identità. 

Un vessillo disperso dopo che il Re ha oltrepassato il confine,  gomena abbandonata sul molo dal piroscafo salpato.

Post in bozza che secondo l'Autore avrebbero avuto un senso, in un loro preciso tempo, ma ora sono solo stonature asincrone, estranei appartenuti ad un mondo andato avanti nel frattempo, ambasciatori destituiti di Stati che non esistono più, testimoni di eventi dimenticati, amori sepolti, eventi evaporati, ambasce sensate, impellenti - un giorno - e ora non più.

Unica cosa certa è che non si acconteteranno di un memoriale vuoto, vogliono riprendersi la ribalta, il treno perso, il volo cancellato, la nave che fa ruggine in rada.

C'è voglia di tornare, anzi, entrare in corsa, denunciare, gridare, farsi vedere. Inconcepibile che il mondo cambi senza un loro sussulto, una spinta, una denuncia, una fantasia; chi può decidere qual è il tempo, chi può compilare graduatorie obiettive, ottimali? Lo decide chi legge, certo, chi si incuriosisce, chi passa oltre, chi pensa che i blog siano finiti e non ha mai compilato mezzo post, preferisce una frenetica meteora su facebook, coi like a peso, e domani oblio.. ma che dico domani, dopo mezz'ora.. e le bozze qui, nel cantiere dell'eterna lavorazione?

"Forse significhiamo più di una pubblicazione avvenuta, perché quella vede la luce, ma la scorge anche tramontare, più o meno veloce, vero..ma il blog tira avanti, e a rimorchio solo noi, le bozze, che ad ogni apertura reclamiamo visibilità, quella visibilità istantanea e luminosa, anche se che poi significherà fine certa." 

mercoledì 28 maggio 2025

RISPETTARE IL SILENZIO

 

A bordo piscina della SPA, collegata alla palestra che frequentiamo, campeggia un enorme cartello con scritto RISPETTARE IL SILENZIO.
Che poi, con gli scrosci, le docce, i getti, le cascatelle; l’acqua che scorre continua a diverse velocità e sistemi di pressione massaggiante, direzionata in qualsiasi punto del corpo si preferisca, l’idea di silenzio, è abbastanza chimerica.

Ma quel silenzio da rispettare omaggia qualcosa di fragile, un valore antico che avrebbe bisogno di attenzione, cura, disponibilità, pazienza.
Forse puoi immaginarlo più consono in una biblioteca, a teatro, in una chiesa.
Dove ci si dedichi a se stessi, occasione per ricamare pensieri e meditazione.

Ma è alla fine di questo supporre che ti accorgi di sbagliare focus, soffermandoti sul silenzio, mentre di fondamentale c’è il rispetto, inteso come valore autonomo, che muove ogni atto umano, che rende reale la confezione di quell’apparente  quiete, e il saper considerarla  stile di vita, da applicare, possibilmente, quando sarai uscito da qualsiasi luogo o situazione dove viene consigliato un atteggiamento di riguardo.
Immerso di nuovo in un caos che non contempla quasi più, né silenzio né rispetto.


venerdì 23 maggio 2025

LA LETTERA

 


Fin dal 1400, in seno al Vaticano, gli agostiniani si sono sempre occupati della Sagrestia Pontificia, compiti particolari affidati solo ad uno di loro, come Sagrista Custode del Sacrario, Bibliotecario e anche Confessore del Papa; poi c’erano le suore delle Figlie della Carità e le, sempre agostiniane, suore di Carità di Nostra Signora del Buono e Perpetuo Soccorso a gestire tutta l'ordinaria amministrazione.

Tra queste suor Teolinda, ventottenne nel 1978, abbandonata in convento da adolescente e col tempo, poi, suora contemplativa e sempre profondamente devota al suo Ordine; arrivò in Vaticano grazie alla fama di spiritualità e servizio riconosciutole dalle consorelle, distinguendosi quindi, per sensibilità ed efficienza, in occasione dell’elezione di Giovanni Paolo I, Papa Luciani.
Una speciale affinità elettiva la legava al nuovo Pontefice, in cordiale armonia di visione e intenti; e lui la teneva così da conto al punto di affidarle - dopo solo pochi giorni - una missiva segreta da consegnare al nuovo Papa, in caso si fosse verificata un’interruzione  improvvisa di papato che non rientrasse nei canoni usuali.

Ma nonostante prematura scomparsa di Papa Luciani, Suor Teolinda tenne in riserbo quella lettera fino a che non si fosse potuta fidare con tutto il cuore del nuovo Vicario di Cristo; e solo ora, nel 2025, eccolo un Pontefice profondamente legato a Sant’Agostino, e all’età di 76 anni, decana e responsabile di tutte le attività di gestione collaterale della Santa Sede, Suor Teolinda aveva chiesto udienza privata.
Il momento era finalmente giunto.

Papa Leone XIV aprì l’epistola con le mani tremanti, sapeva chi era il latore, ma aveva sempre scacciato ogni demone che ne minasse la fede. Rimase a lungo in meditazione mentre il crepuscolo dipingeva le pareti di un cremisi quasi profetico.
Chiese di mangiare in compagnia quella sera, e non solo per deferenza ad una consuetudine sempre gradita a Papa Francesco; dopo cena congedò il padre spirituale che aveva condiviso il medesimo cibo con lui e si pose allo scrittoio accingendosi ad elaborare una lunga lettera.

Sapeva già di aver stuzzicato l’ambiente, chiedendo dapprima di poter accedere alle carte secretate e poi, forte della sua laurea in Matematica, a quegli strani bilanci dello IOR.

Ora vergava alacremente una memoria, doveva decidere - soprattutto - a chi poterla affidare, affinché non rimanesse altri cinquant’anni in naftalina anche lei.
Dal giorno successivo, poi, sarebbero stati necessari occhi e movenze più che prudenti.



giovedì 3 aprile 2025

GUSTO E DISGUSTO: IL PARADOSSO PSICOLOGICO

 


Gratitudine e ingratitudine, piacere e dispiacere, fiducia o sfiducia, sono tutte emozioni, contrapposte, e riconosciute.

Tra le tante ne esistono di primarie: gioia, paura, tristezza, rabbia e disgusto;
cinque emozioni così identificate da autorevoli fonti, alle quali, di recente, si è aggiunta l’ansia, anche lei con  lo status di primaria.
 
Un pacchetto deprimente solo a leggerlo.

Non si direbbe un’esistenza serena per chi si percepisca conforme a questo standard di priorità e riconosca di vivere quotidianamente secondo questa scaletta, anzi, appare una battaglia emotiva persa sin dall’inizio.
 
Personalmente questa “classifica” le vedrei ben disegnate come profilo di un abitante di Gaza, con unica gioia quando si renda conto che l’ultima bomba esplosa a due passi da lui, lo ha lasciato illeso.
Per il resto un bagno costante di paura, tristezza, rabbia e disgusto; e ansia, dimenticavo.

Tornando invece a sensazioni, emozioni che si contrappongono, come quelle citate ad inizio post, nulla da dire.. se non quando si parla di gusto, relegato “soltanto” al ruolo di uno tra i cinque sensi comunemente conosciuti.
Infatti la maggior parte delle persone abbinano subito a questa parola solo sensazioni alimentari, legate a percezioni di piatti e sapori.

Ma il “senso” di gusto non si esaurisce certo attorno alla bontà di una carbonara, può rappresentare infinite sfumature, una metafora di piacevolezze estetiche.

È possibile gustare un gradevole spettacolo teatrale come una splendida giornata di sole o un’amabile passeggiata tra boschi e sentieri; al contrario, la sua accezione negativa, il disgusto, è uno dei piatti forti (per rimanere in tema gastronomico) delle principali emozioni attribuite al genere umano.

Io la trovo una forma scorretta di inventario emozionale.

Sembra che il fine ultimo di certo universo psicologico sponsorizzi e favorisca un’esistenza costantemente in allerta, utile a forgiare armature, scavare fossati, coltivare diffidenza e sospetto per una vita che riserverebbe, in gran parte, solo angoscia.

Nessuna fiducia quindi, solo scetticismo e pessimismo, cosmico possibilmente, una visione leopardiana senza speranza.

Voi credevate che la vita fosse bella per principio, ricca soprattutto di amicizia, serenità, sorpresa, quiete, simpatia, spensieratezza, ispirazione, stima, amore, entusiasmo, meraviglia?

No.
State sognando la vita di un altro.
C’è da soffrire innanzitutto, avere timore, secernere astio, immalinconire, abbattersi e deprimersi.

E se queste, alla fine, sono davvero le basi emotive rivelate dagli specialisti del ramo.. perché non farsi coadiuvare da un’analista esperto?
Da qualcuno che sappia mettervi in guardia, istradarvi sulla vera essenza della vita, l’ipocrisia che la contraddistingue e la malvagità che la anima?
Contattate uno psicologo, forse siete ancora in tempo.
Prezzi modici. Massima serietà.
Tempo di cura spesso indeterminato.


lunedì 17 marzo 2025

PARCHEGGIO SOTTERRANEO

 


Parcheggio multipiano sotterraneo.

A Roma uno dei più frequentati e famosi è quello del Gemelli.
L’ospedale del Papa tanto per capirsi.
In questo ameno luogo di "sosta", spesso affatto "breve", sembra si possa provare, almeno una volta, il “loop da labirinto”.

Vale a dire che per entrare, entri.
Ma uscire non sarà semplice.

Direte voi, vabbè, ammesso che accada, con tutti i frequentatori, basterà accodarsi ad altre auto in uscita.
Vista da fuori sembra facile.
Ma i loop (circuiti viziosi) creano solidale dipendenza, inizi a seguire un’auto che cerca l’uscita, magari appena sfilatasi da un’area di sosta, e scopri che questa ne sta seguendo un’altra appena adocchiata.
Inutile sottrarsi al loop, ne creeremo inconsapevolmente di nuovi, e quando si creano di queste dipendenze “temporali” non è facile individuare il punto di rottura che riconsegni al mondo i consueti parametri.

Ora sto scrivendo dal livello – 4, parcheggiato un attimo per capire dove andare senza farmi prendere dal panico claustrofobico.

Sono due ore che cerchiamo l’uscita e comprendo solo ora il perché il biglietto, vidimato e pagato prima di ritirare l’auto, prevede un tempo massimo di 100 minuti per uscire dal parcheggio, che a me erano sembrati un’enormità.. due ore fa!

Oltretutto pochissimo illuminate le presunte vie d’uscita, riprendo con un filo di speranza. Il percorso labirintico sembra girare in tondo fornendo solo deviazioni obbligatorie che riportano sempre al punto di partenza dopo leggere pendenze, inversioni a gomito e improvvise cunette, per poi tornare in piano. 

La semioscurità non aiuta poi, una luce fioca e smorta; eccoci rallentati di nuovo, ora blocco l’auto e scendo a chiedere all’auto che mi segue, ovviamente costretta a sua volta a fermarsi, mi avvicino al finestrino e domando: “Mi perdoni, mi devo essere perso, lei ha idea di dove sia l’uscita?”  Il tipo mi guarda comprensivo: “A dir la verità, stavo seguendo lei..”

Quando arriviamo finalmente all'agognata barra di uscita, il controllo biglietto non funziona, il display comunica: tempo di uscita esaurito, vidimare nuovamente con adeguata integrazione di pagamento.


 

 

 


venerdì 7 marzo 2025

TOPPER


Indubbio che Barbieri, coi suoi Quattro Hotel, abbia influenzato e sbomballato a dovere mezza Italia con la sua fissa per il topper, in pratica un mini materassino memory aggiuntivo al già convenzionale e acquisito materasso, portatore di presunte proprietà taumaturgiche per ogni fastidio lombare e muscolare, oltre all'ndubbio surplus di comodità.

E ne è testimone l’inserimento, del topper medesimo, nel paniere dei beni e servizi (quella ridicola chiave economica statistica che vorrebbe rappresentare i bisogni degli italiani, e dove trovi le robe più assurde, dal tergicristallo ai pantaloncini corti), rappresentando una delle chiavi comiche del trend di vita dell’Italia e degli italiani.

Questa improvvisa popolarità del topper è l’elevazione a potenza dell’inutilità e la celebrazione della spesa fasulla; oltretutto, il suo utilizzo, comporta la sostituzione forzata di tutte le lenzuola con gli angoli ad elastico che non riescono a supportare l’incremento di spessore sviluppato dal topper in aggiunta.. insomma tutta una serie di spese in più in definitiva solo per atteggiarsi.. 

E anche diversi quotidiani (io ho preso spunto da un articolo di Gianluca Nicoletti, su La Stampa) si divertono a sbeffeggiarne questa repentina fama, sottolineando come ormai basta pochissimo all’italiano medio per sentirsi parte di una élite legata al superfluo e all’effimero.

Una volta quando c’erano ospiti, si tiravano fuori i piatti di ceramica buona,
oggi fai vedere il topper..