C’è da scrivere ogni volta altro.
Altro da ieri, diverso da domani,
altrimenti sarebbe solo esercizio e memoria;
diresti questo già lo so,
e perché non iniziarlo proprio difforme, un post:
ingarbugliato, solitario, sospettoso,
quel che si dice: a stupire.
Ecco allora tentare il nuovo,
che suoni familiare sì,
ma non identico,
con incipit che rechino altrove,
soprattutto me, e forse, poi, anche voi,
ma inutile, se non prima me.
Perché io l’autore,
derivo delle righe che sopravanzano.
A sconcertare, sorridere, meravigliarmi:
quasi ovvio che scriva per me.
A mia cura, magari solo a mia cura.
Per poi smettere e rileggermi,
svuotarmi meglio
come un barattolo di Nutella ormai alla fine,
passando magari il dito goloso sul cuore
per non lasciare nessun rimasuglio,
a non sprecare un goccio di inchiostro,
nessuna lacrima rappresa.