Pubblicato una vita fa, arriva l'aggiornamento e la ripubblicazione.. val bene pescare nel passato, anche se fa malinconia non ritrovare tanti amici..
Il post nasce come
celebrazione di quell'intercalare vocale che molti di noi (davvero tanti..),
seppur inconsciamente, inframmezzano nel quotidiano ciarlare, fenomeno
che, all'atto dello scrivere, può risultare decisamente meno marcato... pur
considerando che anche lì coltiviamo svariati vizietti (io apro un casino di
parentesi e inframmezzo un botto di puntini di sospensione... ma quanto me
piacciono!!..) e mi è venuto in mente di scrivere qualcosa sentendo, ieri per
radio, un'intervista ad un consigliere regionale di Roma che ogni tre parole
schiaffava un “voglio dire” assolutamente inefficace e, a lungo andare,
grottescamente comico.
Con mia moglie ormai, non ascoltavamo più il senso del discorso ma contavamo
quella grappolata di voglio dire.. poi ci siamo guardati, e abbiamo
pensato ai nostri, di intercalari.
Io, ad esempio (e pure gli ad esempio rientrano nella
casistica), faccio partire la frase con un velocissimo, ma quasi sempre
presente cioè, mia moglie invece piazza alla fine delle sue frasi
un ok, ma spesso ancora un capito? di
rinforzo.
Ed ora rileggete il
periodo rimpolpato di intercalari ricorrenti..
e poi, se avete coraggio e soprattutto consapevolezza,
confessate il vostro!!!
E niente, cioè, voglio dire, il post nasce, purtroppo, diciamo a celebrazione di quel, in pratica, intercalare, assolutamente vocale che, dico per dire, a molti
di noi - ma qui lo dico e qui lo
nego (davvero direi tanti) - seppur inconsciamente, ci rappresenta spesso e
volentieri.
In
poche parole, lo inframmezziamo praticamente,
tipo nel nostro quotidiano ciarlare, capito?
Bene, bene.. non c’è problema, le chiacchiere stanno a zero, è un fenomeno che, scrivendo, a dire la verità, può risultare decisamente, tutto sommato, meno marcato, non so se mi spiego?... ovverossia, insomma, chiaro no?
Pur
considerando che, anche
lì, intendiamoci, abbiamo i nostri vizietti (nella misura in cui, voglio dire, ad esempio, apro un casino di parentesi e
ci piazzo, più o meno, un botto di.. come dire, puntini di sospensione... e si, eh!! ..quanto me piacciono!!..) e niente, cioè mi è venuto come in mente di scrivere piuttosto che dirvelo, sentendo, diciamo ieri per radio, purtroppo, un'intervista a, come dire, un consigliere regionale di Roma, piuttosto che di Milano, che, ad ogni modo, e ogni due per tre, schiaffava all’incirca un “voglio
dire” o un “esattamente”
e compagnia bella, assolutamente
inefficaci, ma te pare a te? Non
esiste! E, a lungo andare, voglio dire, risultava, per dirla così su due
piedi, comico.
Insomma,
posso dire una cosa? Cioè, a dire la verità, non lo ascoltavi neanche più il senso del discorso! Capito?
Ma, in poche parole, mi domando e dico, contavamo
quella grappolata di "voglio dire" e di continui intercalare.. poi, a mio modesto avviso, ci siamo guardati e, non ci crederai!
Ci sono venuti in mente, a ben pensare, i nostri, di intercalari: dagli “ad esempio” ai
“mi spiego”?
No
vabbe’, ma che davvero?
Insomma
dirai, ti faccio
capire, in poche parole: mi parte
la frase, mi segui? con, tanto per fare un esempio: a mio modesto
avviso, o devo dire, ma quasi sempre utilizzo anche un cioè, ok?
Mia moglie, ad ogni modo, piazza, piuttosto che all'inizio, più alla fine delle sue, diciamo, frasi un ok, ma spesso ancora un capito? di rinforzo.
Comunque, non ve la prendete eh..
dicevamo giusto per dire.