sabato 21 luglio 2018

GIUDIZIO UNIVERSALE (THE SECRETS OF THE SISTIN CHAPEL)




Ok, va bene, una miriade di addetti ai lavori lo considera una pecionata pazzesca, ma resta il fatto reale e compiuto che piace, emoziona, avvicina l'uomo all'Arte autentica, lo immerge in emozioni viste sempre e solamente da lontano.

Noi spettatori ci sediamo in una sala, come altre millemila volte ci siamo accomodati al cinema, con uno schermo piatto a riversarci immagini.


Stavolta no, andiamo oltre qualsiasi 3D, la sala prende vita, il genio di Michelangelo tracima da tutte le pareti, da ogni angolo di vista; suoni, colori e personaggi ci incantano raccontandoci la loro storia. La Storia della Cappella Sistina, probabilmente la più grande perla artistica mai creata dall'uomo.

Una storia lunga quarantanni, dove si riversa tutto il genio e la maturità artistica di Michelangelo.



Sì, un'americanata diranno in tanti. Gente abituata ad un approccio meno emozionale con l'arte, e sicuramente più tecnico, dotto e razionale.

Ma questo modo di gestire le opere, di vivisezionarle, di toccarle quasi, creando brividi e coinvolgimento, serve a far crescere l'amore, la conoscenza ed il rispetto per il Bello.




E' utile ad accostare il profano e l'indolente, crea stimoli incredibili.

E quando la tecnologia opera e si prodiga per risvegliare gli animi e le sensibilità, io non posso che ammirare tentativi anche estremi, fuori dell'ordinario ed essere in totale accordo con l'evoluzione dell'approccio alla Bellezza.



mercoledì 18 luglio 2018

A MONDIALI SPENTI...



Si lo so, orfano dell'Italietta calcistica, a questo Mondiale russo avrei voluto vedere Belgio e Croazia in Finale; primo perché paesi piccoli e dalla gloria pallonara quasi sconosciuta, secondo perché in grado di offrire un gran bel calcio, pieno di ritmo e ricami. 

E invece c’è andata, e pure a vincere, quella profittatrice della Francia, non per caso protagonista di un calcio definito “all'italiana”, attendista e parassita.

Un Macron sempre signorile festeggia misuratamente

E’ vero. L’ho odiata. La Francia. 
Ma contro le mie beniamine (Belgio e Croazia), avrei odiato tutti allo stesso modo, forse un po’ meno la Spagna, che se la sarebbe giocata, al contrario di questa Francia passiva ed amorfa (nonostante zeppa di talenti sprecati), in attesa solo di un errore avversario…


Deschamps insiste nel dire che comunque i Campioni per quattro anni saranno loro, ma dimentica (anzi, fa finta) che l’Olanda, cui rubarono il titolo nei lontani ‘74 e ‘78, è da tutti considerata vincitrice morale di quei Mondiali.

Da quest’anno, al club dei rapinati,  si aggiunge la Croazia.

A pieno Titolo.








mercoledì 11 luglio 2018

IL SACRIFICIO DEL CERVO SACRO


Era un po' che non mi dedicavo al cinema, ed in particolare a film di non facile accesso, questa pellicola mi attirava perché sentivo parlarne molto bene. 
Quindi, delusione ancora maggiore.. ma è bene sviscerarne il senso e il messaggio, qualora ci fosse.


Quest’Angelo sterminatore dei poveri ha fatto breccia nell'immaginario di tanti.
Probabilmente affascina l’elementare meccanicità dei dialoghi, questa algidità tracimante di tutto e tutti; l’inespressività latente, la lentezza, le carezze e gli abbracci tentati, il sesso asettico, le case spoglie, mani splendide e poi il sacro e poi l’illogico.
La scena iniziale ad esempio: operazione a cuore aperto con la telecamera fin dentro le valvole cardiache sanguinolente e pulsanti.
Quel cuore che però latita per tutto il resto del film.

Lanthimos si piace e si compiace. Ma solo lui.
Tutti gli altri gli stanno sulle scatole, e probabilmente anche noi spettatori.
Sul primitivo - ma sempre sulla breccia - do ut des, si intesse tutto il film, in un crescendo di dramma grottesco che propone il suo massimo exploit nella roulette russa finale.
Una chicca tale che, al confronto, i rigori tra Russia e Croazia diventano uno psicodrammone.


Nei personaggi di questo sacrificio comune (anche nostro intendo) non ce n’è uno che reagisca poco cinematograficamente, rispetto all’idea di cinema che Lanthimos cerca di sdoganare.
Uno che rispecchi un barlume di sana umanità, spesso sembrano essere usciti dagli studi accanto, dove si gira Westworld: automi umanizzati dal vocabolario base. 
Ci si muove a strappi, alludendo a metafore e simbolismi, dove servirebbe semplice coscienza, e non tragedia casareccia.
Sono tutti in linea col regista, che probabilmente è in linea con un oracolo personalizzato.

Una scena per tutte, quella dove Colin Farrell cerca di introdurre a forza un cornetto appena sfornato nella bocca del figlio inappetente, mentre la moglie - e madre - guarda senza reagire. Ci vuoi lasciare basiti, Lanthimos? Fai apparire Polifemo.. non ci stava poi così male.
Bunuel con le pecore e Lanthimos con l'inquietudine degli Dèi.


Richiami a destra a manca, Ifigenia stracitata, faccette kubrickiane già viste e riviste, figli che si pentono, montaggi geometrici, riprese sbieche, musiche lancinanti stile allarme di gioielleria offesa.
In questa saga che si aggrappa alla mitologia più risaputa, impazzano i segni premonitori, il Fato e i sacrifici riparatori, in un ritorno alla grezza preistoria che rende spoglio ed inutile ogni sentimento, che fa carne da macello di ogni spiraglio introspettivo, priva volutamente di spessore ogni partecipante alla sarabanda e, anzi, lo fa reagire in maniera comicamente surreale, rendendo inutile la visione a chi volesse misurarsi con le proprie reazioni di fronte ad avvenimenti teoricamente possibili, finché non si sbraga nel sovrannaturale.

Può capitare, a te medico, di sbagliare ed uccidere, come in questo caso, un tuo paziente, e può capitare di rendere meno disastrosa, come in questo caso, la vita dei familiari. 
Ma se la persona che ha perso la vita è putacaso lontano parente di qualche particolare abitante dell'Ade... hai poco da cercare rimedio...


Comunque ad una precisazione finale ci tenevo anche io: che tutti mangino gli spaghetti scotti come Martin, possiamo sfatarlo una volta per tutte, rendendo di nuovo quell’aurea di sempliciotta umanità alle oscene forchettate del testimone della volontà divina.


martedì 3 luglio 2018

LOADING...



Una locuzione ormai familiare ai nostri giorni.

Carichiamo il pc. Le foto nel cloud. Il cellulare.
Bagagli e benzina nell' auto.
La compagna di aspettative.
I panni in lavatrice.

I soldi nel portafoglio e la vita di debiti.
Lo scaffale, di libri non letti e il collega, di lavoro.
Carichiamo il carrello.
E di parolacce chi ci taglia la strada.

Carichiamo i colori in Photoshop,
ci carichiamo di cianfrusaglie,
ci caricano di imposte.

Un perenne loading in attesa che tutto vada a regime.
Facendo il pieno di frenesia, scadenze, budget, acquisti.

Carichiamo files e scarichiamo video.
Segniamo sul notebook le prossime uscite,
il prossimo spettacolo, il prossimo volo,
il prossimo viaggio.

Apriamo connessioni
e chiudiamo porti.



Una nave è al largo, anch’essa in loading.
Ma stasera, quest'ansia, non possiamo caricarla.

Stasera siamo di happy hour.