Offresi alba di luce tenue,
nube stropicciata di sonno,
silenzio gonfio
di condominio sopito,
display luminoso come mare intonso,
cursore vigile a innescare sentieri.
Quiete riversata, solerte,
fuori dalle vene,
con la pioggia ad asciugare.
E cielo monocorde, fuori
a sgusciarsi dalla notte
e negoziare un accordo,
anche per oggi.
venerdì 16 maggio 2025
OFFRESI ALBA
domenica 11 maggio 2025
CARAVAGGIO: L'OMBRA CHE DIPINGE LA LUCE
“Caravaggesco” un termine ormai entrato nella
consuetudine per definire qualsiasi rappresentazione, pittorica o fotografica. che presenti una netta identità scenografica procurata da incrocio di luci e
ombre, e la Mostra, ora a Roma, ci lascia decisamente stupiti anche se, per
quanto pubblicizzata e presa letteralmente d’assalto, sia mancante di alcuni tra i capolavori tra i più pregiati dell’artista.
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La cattura di Cristo |
Ma si rimane basiti davanti una tale sensibilità
d’artista, scomparso a soli 39 anni e protagonista di una vita tempestosa e
inquieta ma capace di creare bellezza incredibile pur tra mille difficoltà.
Caravaggio
inonda le tele di buio e poi crea lame di luce unidirezionale che diventano
padrone della scena, assolute protagoniste, senza sfondi a distrarre, i non luoghi ad esaltare ancor più il soggetto; a volte anche
solo lampi incastonati sulla tela, abbagli eterni che ci lasciano senza fiato.
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Conversione di San Paolo |
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I bari |
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Giuditta |
martedì 6 maggio 2025
DICONO
Saresti potuto essere mio padre,
dicono.
Tu che padre non sei stato mai,
e come figlio hai risolto forse
poche aspettative.
Sarei potuto essere tuo figlio,
dicono,
io già ribelle e demotivato di mio,
forse perché ti conoscono,
inconcluso e caotico.
Però stai scrivendo,
facendo finta di conoscermi,
e non fai che duplicare
avidamente te stesso,
mentre potrei somigliare di più,
alla donna che ami.
mercoledì 30 aprile 2025
IL CARDINALE CHE VOLEVA ANDARE IN CONCLAVE
Non avrebbe dovuto neanche presentarsi un “caso
Becciu”, a rigor di norma e regola.
Ma il Signor Cardinale, condannato in primo
grado per frode e peculato a oltre cinque anni da un Tribunale Vaticano, in
attesa dell’appello del prossimo Settembre,
voleva partecipare al Conclave a tutti i costi..
E poteva riuscire perché il timore di
questi uomini “illuminati dallo Spirito Santo”, chiamati a giudicarlo, sembrava animare tutt'altri interessi..
Le scrivo direttamente, ora, da semplice osservatore credente.
Se anche fosse innocente,
Cardinale Becciu caro, anima consacrata a Dio, se in cuor suo sapesse
perfettamente di subire un’ingiustizia terrena, offra un pensiero a tutte le
persone riavvicinatesi alla Chiesa grazie a Papa Francesco, alla sua
semplicità, alla sua umanità e che, assistendo a questa storia - di bassissima umanità
invece - si allontanerebbero di nuovo,
percependo solo avidità, interessi, giochi di potere.
In casi come questi tendiamo a perdere di vista misura, etica, religione,
morale, convenienza, decenza,
discrezione, opportunità o anche solo prudenza.
Perdiamo di vista Dio.
Se anche fosse vero che lei si trovi al centro di un
miserabile complotto, carissimo
Cardinale, non sarebbe stato logico, comunque, adeguarsi?
Non abbandonare mai quella luce che il Signore ha concesso al Suo ruolo,
facendo invece emergere solo la voracità umana che non le ha permesso subito di
farsi da parte, di rispettare un Papa appena volato via.
Beva in un sorso questo calice amaro, Cardinale carissimo,
Lei ha Dio dalla sua parte.
Con un passo indietro, con un solo gesto, ha sconfitto tutti quelli che le
vogliono solo del male.
Offre al fedele che assiste attonito finalmente un’immagine beatificata.
Le è stato chiesto solo un piccolo sforzo. La Chiesa
è degli uomini di buona volontà, dei poveri, di tutti quelli che hanno bisogno di
esempi di eccellenza, di sacrificio, di bellezza.
Di un Cristo in croce.
Se anche fosse,
Cardinale Becciu, Dio opera tramite Lei.
Non perda mai di vista questo orizzonte, questo scenario.
Lei, facendosi da parte,
ha comunque reso un servigio immenso.
domenica 27 aprile 2025
TUSCIA E MAREMMA
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Tuscania |
L'asfalto lucida, i colori di tutto risaltano, il silenzio soprattutto, una quiete irreale di case sospese.
Eco di passi lenti, a sbirciare nelle finestre.
Storie antiche di nobili casati decaduti, fuggiti via, e le rovine ad ingannare il tempo, forse attendere di nuovo carrozze, armature a cavallo, echi di festa.
Solo la cattedrale di S.Pietro rimasta immune a splendere nel borgo silenzioso, un '600 romanico con appena un sentore di barocco, a sfiorare.
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Pitigliano |
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Sovana |
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Sorano |
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Terme |
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Necropoli Vitozza |
giovedì 24 aprile 2025
UN DIALOGO CON AI
Premessa: non tutti hanno la possibilità di permettersi un canone per noleggiare un'AI evoluta, esistono però accessi gratuiti ad intelligenze artificiali basiche alla portata di tutti. Di seguito uno scambio esemplificativo:
Buongiorno AI Basica, potresti suggerirmi un racconto fantastico a carattere distopico?
"Non ti basta il telegiornale? Tutt'al più suggerisco versione serale di tv commerciali con finalità acchiappascolti"
Avrei preferito un indirizzo già strutturato dove poter inserire filoni di storie ad intersecarsi.
"Mi dispiace ma il mio status mi consente di accedere a materiale web consultato più volte e non in grado di elaborare novità sensibili in materia, potrei però guidarti su fantastiche storie di Cardinali processati e condannati che vorrebbero entrare in Conclave".
E dove vedresti la distopia nello specifico?
"Ad esempio nel moto dei Cardinali benpensanti al cospetto di un'invasione di Cardinali senza scrupoli, oppure una coalizione di porporati vecchio stampo che meditano vendetta e giustizia, titolo possibile: Rivolta in Cappella.
Fammi sapere cosa ne pensi, sono qui per altri suggerimenti non troppo impegnativi"
giovedì 17 aprile 2025
CERTA PIOGGIA
Certa pioggia
trascina giù il cielo
a strusciare la strada,
mischia l’orizzonte,
la luce si confonde
di chiaroscuro,
disegna un completo grigio
e solo il mare non prova disagio.
Lo indossa disinvolto come
ad un’ultima festa.
sabato 12 aprile 2025
ADOLESCENCE (OR NOT ADOLESCENCE)
Potevo non dedicare qualche riga alla serie TV del momento? Sia mai.. anche se l’evoluzione mi ha lasciato perplesso, nonostante riprenda un episodio avvenuto realmente, concentrando dinamiche, reazioni e punti di vista differenti; oltretutto interamente in piano sequenza, tecnica virtuosa e coinvolgente ma non sempre efficace quando eletta a risorsa di ripresa esclusiva.
Abbiamo un dato di fatto: Jamie, studente tredicenne,
che accoltella a morte una coetanea, quindi un colpevole già individuato e quattro
episodi a cercare di sviscerarne il perché.
Siamo di fronte a dinamiche di bullismo, insofferenza, frustrazione, inadeguatezza,
tutta una serie di crescite, evoluzioni, degenerazioni e comportamenti
adolescenziali portate agli estremi, ed intorno una famiglia che fatica ad interpretare
e comprendere.
Un lato debole: puntare decisi all’apice della degradazione e tralasciare le
sfumature del substrato, quella sorta di palude dove si vive comunque male ma
non si arriva per forza al gesto insensato, al titolo di giornale.
Prima puntata: irruzione a casa del tredicenne, arresto,
trasporto in centrale e accusa di omicidio sostenuto da videocamera di
sorveglianza; di supporto al ragazzino avvocato d’ufficio e tutore legale (lui
sceglie il padre), ma si rifiuta di comunicare il codice d’accesso del
cellulare (a quel punto, fossi stato il padre, due pizze gliele avrei date, in
piano sequenza naturalmente).
Seconda puntata: sopralluogo nella scuola del
ragazzo, dove serpeggia irrequietudine,
menefreghismo, boria e sprezzo per le autorità (insegnanti e polizia),
come un misto tra solidarietà e derisione, neanche troppo sotterranee, verso
l’autore del crimine, reo, più che altro, di essersi fatto beccare.
Nell’episodio anche un inutile inseguimento (pretesto per un mirabolante piano
sequenza palesemente arricchito di post produzione ) oltre all’accenno alle
teorie Incel (movimento misogino alla base di azioni e reazioni di Jamie)
Poi diverse note stonate: si cerca l’arma del delitto chiedendo agli studenti; il
poliziotto che segue da tempo crimini legati ad abusi minorili, sembra inconsapevole
che il figlio venga bullizzato; la descrizione della scuola come luogo
inadeguato ad educare; la scena dell’allarme con evacuazione della scuola, tutti
riuniti all’aperto e fatti rientrare dopo un nulla, giusto il tempo di una
colluttazione tra studenti dove altri riprendono col cellulare mentre i due
poliziotti, poco distanti, non sembrano neanche accorgersene.
Terza puntata: sette mesi dopo, colloquio con psicologa
che evidenzia l’instabilità del ragazzo messo di fronte a prove del suo
rapporto malato con l’universo femminile. Non mancando di sottolineare ancor più la rissosità e l'aggressività del
ragazzino (certo acuita da mesi di struttura psichiatrica minorile) che sembra
voler indirizzare l'opinione verso un verdetto che non tenga troppo conto di
cause e concause.
Mi chiedo: sette mesi dopo? Solo alla fine del percorso la psicologa
tira fuori le prove instagram dei suoi eccessi? E le reazioni isteriche e arroganti
davanti all’analista non lo disegnano certo meglio. Emblematico poi il “buh”
improvviso a spaventarla, poteva riservarlo alla ragazzina uccisa.. ma certo
tutti bravi a ipotizzarlo dopo..
Quarta puntata: tredici mesi dopo, esili equilibri
tengono unito il resto della famiglia che sta attraversando un pessimo periodo,
oltretutto affrontando episodi di irrisione e cattiveria, col figlio
adolescente ormai alla vigilia di un processo che quasi sicuramente lo vedrà
condannato. Indicativo poi non dire a Jamie, all’ascolto in auto mentre
telefona al papà per gli auguri di compleanno, che in vivavoce ci sono anche
mamma e sorella.
Cosa abbiamo fatto di male, lecito interrogativo dei genitori, ma anche inutile, dopo che la situazione ti è
sfuggita di mano.
Certo si poteva fare di più, come si chiede alla
fine il padre nella cameretta di Jamie, e sono sicuro se lo sia chiesto anche
il regista alla fine dell’ennesimo, ultimo, piano sequenza.
lunedì 7 aprile 2025
I DAZI SPIEGATI FACILI
L’Italia vende Brunello di Montalcino ad un importatore
americano a 30 euro a bottiglia. Trump introduce un 20% di dazio, quindi 6 euro in più che l’importatore versa allo stato. A questo punto il Brunello gli è
costato ben 36 euro, e se il commerciante vorrà guadagnare qualcosa dovrà caricare ancor più il prezzo per
il consumatore medio americano che, verosimilmente, tenderà a comprare di meno.
A questo punto l’importatore ha due soluzioni, comprare meno vino dall'Italia e guadagnare meno, importare da altri paesi marche meno famose e meno costose o, meglio ancora, utilizzare vino prodotto negli Stati Uniti, senza pagare alcun dazio.
Di contro, l’esportatore italiano potrebbe abbassare
i prezzi, verosimilmente tagliando il Brunello con massicce dosi di Tavernello
del Conad, tutto made in Italy esente da dazi; esporterebbe, paradossalmente, anche di più guadagnando addirittura meglio, e il Brunello acquisirebbe quel
sentore di corsia da supermercato mai potuto affinare nelle tradizionali botti
in rovere, e sicuramente meglio apprezzato dalla selezionata clientela statunitense.
Parallelalmente anche il Parmigiano Reggiano potrebbe scorgere nuovi orizzonti
se adeguatamente combinato con la fontina dell'Eurospin, permettendo al buongustaio
statunitense ottime combinazioni di grattugiato sulla pizza all’ananas.
E possiamo non parlare delle opportunità procurate dall'olio di oliva EVO (Extra Vergine d’Oliva), efficacemente combinato sempre col
nostrano olio di oliva FAO (Forse Anche Olive), made in Todis?
Intanto offrirebbe costi e prezzi decisamente competitivi e la possibilità di
essere utilizzato, sempre negli States, oltre che nelle insalate, anche come lubrificante d'eccellenza per i motori Tesla.
Insomma, nonostante Trump, grazie alla nostra proverbiale creatività, prepariamoci
ad un boom economico di dimensioni mai viste.
giovedì 3 aprile 2025
GUSTO E DISGUSTO: IL PARADOSSO PSICOLOGICO
Gratitudine e ingratitudine, piacere e dispiacere, fiducia
o sfiducia, sono tutte emozioni, contrapposte, e riconosciute.
Tra le tante ne esistono di primarie:
gioia, paura, tristezza, rabbia e
disgusto;
cinque emozioni così identificate da autorevoli fonti, alle quali, di recente, si è aggiunta
l’ansia, anche lei con lo status di primaria.
Un pacchetto deprimente solo a leggerlo.
Non si direbbe un’esistenza serena per chi si
percepisca conforme a questo standard di priorità e riconosca di vivere
quotidianamente secondo questa scaletta, anzi, appare una battaglia emotiva
persa sin dall’inizio.
Personalmente questa “classifica” le vedrei ben disegnate come profilo di un
abitante di Gaza, con unica gioia quando si renda conto che l’ultima bomba
esplosa a due passi da lui, lo ha lasciato illeso.
Per il resto un bagno costante di paura, tristezza, rabbia e disgusto; e ansia,
dimenticavo.
Tornando invece a sensazioni, emozioni che si
contrappongono, come quelle citate ad inizio post, nulla da dire.. se non
quando si parla di gusto, relegato “soltanto” al ruolo di uno tra i cinque sensi
comunemente conosciuti.
Infatti la maggior parte delle persone abbinano subito a questa parola solo
sensazioni alimentari, legate a percezioni di piatti e sapori.
Ma il “senso” di gusto non si esaurisce certo attorno alla bontà di una carbonara, può rappresentare infinite sfumature, una metafora di piacevolezze estetiche.
È possibile gustare un gradevole spettacolo teatrale come una splendida
giornata di sole o un’amabile passeggiata tra boschi e sentieri; al contrario,
la sua accezione negativa, il disgusto, è uno dei piatti forti
(per rimanere in tema gastronomico) delle principali emozioni attribuite al
genere umano.
Io la trovo una forma scorretta di inventario
emozionale.
Sembra che il fine ultimo di certo universo
psicologico sponsorizzi e favorisca un’esistenza costantemente in allerta,
utile a forgiare armature, scavare fossati, coltivare diffidenza e sospetto per
una vita che riserverebbe, in gran parte, solo angoscia.
Nessuna fiducia quindi, solo scetticismo e pessimismo, cosmico possibilmente, una visione leopardiana senza speranza.
Voi credevate che la vita fosse bella per principio, ricca soprattutto di amicizia, serenità, sorpresa, quiete, simpatia, spensieratezza, ispirazione, stima, amore, entusiasmo, meraviglia?
No.
State sognando la vita di un altro.
C’è da soffrire innanzitutto, avere timore, secernere astio, immalinconire, abbattersi
e deprimersi.
E se queste, alla fine, sono davvero le basi emotive
rivelate dagli specialisti del ramo.. perché non farsi coadiuvare da
un’analista esperto?
Da qualcuno che sappia mettervi in guardia, istradarvi sulla vera essenza della
vita, l’ipocrisia che la contraddistingue e la malvagità che la anima?
Contattate uno psicologo, forse siete ancora in tempo.
Prezzi modici. Massima serietà.
Tempo di cura spesso indeterminato.
sabato 29 marzo 2025
QUANTO MI GARBA LUCCA
Breve il soggiorno a Lucca, appena il tempo di lasciarci graffi di occhi e desiderio.
Le botteghe, gli architravi, le chiese romaniche e
bizantine, a volte coi transetti presuntuosi a offenderne le origini, e poi le
mura: pietra e tulle, forza e delicatezza a tenere tutto stretto, abbracciato,
compatto, intimo.. e noi custodi custoditi, tra un cardine e un decumano, a
perderci di piacevole proposito.
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Piazza Anfiteatro |
Lucca ti avvolge e dalla via sopra le mura sbirci finestre illuminate a scandire torri e cupole, un nido d’arte protetto, concentrato di Storia a prenderti per mano.
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Palazzo Pfanner |
Il tempo scade però, e allora possiamo ricordare, e almeno scriverne per ricordare meglio; ogni luogo è diverso, ma c’è un fascino comune che gioca a sorprenderci, quando veniamo accolti, quando lasciamo che avvenga.
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San Frediano |
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Lungo Via del Fosso |
lunedì 24 marzo 2025
NON AVEVO IDEA
Una lirica rifinita con la sensibile supervisione di Frida, di Poesie intorno al fuoco
che ringrazio di cuore.
Vorrei conoscere la via
meglio di tanti miei tergiversare,
con lo sguardo a vagare oltre.
I palpiti si dissociano
dal batticuore mentale.
C’è un corpo
ancor prima di ogni istinto.
Una fisicità che si beffa della perturbabilità:
che il tendine distenda,
la vena pulsi,
il respiro approdi al polmone.
Ho sempre amato il sale
disegnato sulla pelle,
e la pelle a tirare
mentre il sole asciugava.
Non avevo idea
di melanomi a covare tane,
tra sale e sole.
Ma non sappiamo mai un bel niente,
fintanto che qualcuno solchi
quel nostro tergiversare.
lunedì 17 marzo 2025
PARCHEGGIO SOTTERRANEO
Parcheggio multipiano sotterraneo.
A Roma uno dei più frequentati e famosi
è quello del Gemelli.
L’ospedale del Papa tanto per capirsi.
In questo ameno luogo di "sosta", spesso affatto "breve", sembra si possa provare, almeno una volta, il “loop da labirinto”.
Vale a dire che per entrare, entri.
Ma uscire non sarà semplice.
Direte voi, vabbè, ammesso che accada, con tutti i frequentatori, basterà
accodarsi ad altre auto in uscita.
Vista da fuori sembra facile.
Ma i loop (circuiti viziosi) creano solidale dipendenza, inizi a seguire
un’auto che cerca l’uscita, magari appena sfilatasi da un’area di sosta, e
scopri che questa ne sta seguendo un’altra appena adocchiata.
Inutile sottrarsi al loop, ne creeremo inconsapevolmente di nuovi, e quando si
creano di queste dipendenze “temporali” non è facile individuare il punto di
rottura che riconsegni al mondo i consueti parametri.
Ora sto scrivendo dal livello – 4, parcheggiato un attimo per capire dove andare senza farmi prendere dal panico claustrofobico.
Sono due ore che cerchiamo l’uscita e comprendo solo ora il perché il biglietto, vidimato e pagato prima di ritirare l’auto, prevede un tempo massimo di 100 minuti per uscire dal parcheggio, che a me erano sembrati un’enormità.. due ore fa!
Oltretutto pochissimo illuminate le presunte vie d’uscita, riprendo con un filo di speranza. Il percorso labirintico sembra girare in tondo fornendo solo deviazioni obbligatorie che riportano sempre al punto di partenza dopo leggere pendenze, inversioni a gomito e improvvise cunette, per poi tornare in piano.
La semioscurità non aiuta poi, una luce fioca e smorta; eccoci rallentati di nuovo, ora blocco l’auto e scendo a chiedere all’auto che mi segue, ovviamente costretta a sua volta a fermarsi, mi avvicino al finestrino e domando: “Mi perdoni, mi devo essere perso, lei ha idea di dove sia l’uscita?” Il tipo mi guarda comprensivo: “A dir la verità, stavo seguendo lei..”
Quando arriviamo finalmente all'agognata barra di uscita, il controllo biglietto non funziona, il display comunica: tempo di uscita esaurito, vidimare nuovamente con adeguata integrazione di pagamento.
mercoledì 12 marzo 2025
PROCESSO ALL'ALTARE DELLA PATRIA
Il Vittoriano di Roma. L'Altare della Patria, completato e inaugurato nel
1911.
Uno scempio architettonico ormai somatizzato da tanti.
E finito per essere ammirato da stranieri e concittadini.
Classico esempio di come un
corpo estraneo, nel tempo e con l'abitudine, divenga elemento
consuetudinario e tollerato fino a diventare addirittura apprezzato.
Stravolgimento completato, una ventina d'anni dopo, con l'edificazione di Via dei Fori
Imperiali, tra Piazza Venezia e il Colosseo, e un altro intero quartiere abbattuto (l'Alessandrino),
assieme a chiese e parte dei Fori, tutto per favorire la facilità di "circolazione".
Ma torniamo all’Altare della
Patria.
Il 27 gennaio del 1986 si svolse a Roma un Processo (cui parteciparono tra gli altri, diverse personalità dell'epoca - Bruno Zevi come accusa, Paolo Portoghesi a difesa) al monumento in Roma a Vittorio Emanuele II, tra il serio, il sottile, il
pungente e l’informale, certamente; ma in forma concreta, giustificata dalla
miriade di polemiche e dissensi generati da “quella massa imponente” destinata
ad occupare un punto nevralgico di Roma e che nessuno, allora (anni ’80),
avrebbe mai immaginato potesse divenire, col tempo, il monumento più fotografato della capitale.
La totalità delle tesi ammettevano compatte la
bruttezza dell’opera, c’era chi ne votava l’abbattimento, la traslazione in
periferia, l’eliminazione di almeno il piano superiore o anche solo la
trasformazione e parziale copertura (magari con l’edera), o anche
l’impacchettamento a tempo indeterminato, come andava di moda in quel periodo,
col funambolico Christo a incellofanare svariati monumenti.
Prevalse il tenerselo lì ad eterna memoria, a monito
potremmo dire, nonostante la sua edificazione oscurasse i Fori, avesse
costretto la basilica di San Marco dietro la riedificazione di Palazzo Venezia,
l’Ara Coeli in castigo proprio alle spalle del Vittoriano, e avesse
comportato la cancellazione di un intero spettacoloso borgo medievale di cui rimane una minima traccia nell'Insula dell'Ara Coeli, guardando l'Altare della Patria, sulla sua destra.
Un monumento “giolittiano”, anche se solamente in
seguito assurto a simbolo fascista e anche sede de Il milite ignoto, fino a divenire lo specchio
dell’Italia più retorica dell’epoca.
“Ritengo il monumento a Vitttorio Emanuele II nella
piazza Venezia di Roma un nonsense storico, architettonico e urbanistico, senza
peraltro essere un nonsense intelligente o spiritoso. La sua costruzione ha
causato lo scempio di una zona di Roma fondamentale per le straordinarie
testimonianze storiche e artistiche, che sono rimaste irrimediabilmente
alterate. Il monumento si pone del tutto fuori scala rispetto alla struttura
urbana, né riesce a diventare un nuovo fulcro di riferimento e aggregazione (questa negatività attenuata poi col tempo e
la parziale apertura n.d.r,)
Michele
Cordaro (storico e critico d’arte)
Ma uno dei commenti più sagaci lo espresse Giorgio Manganelli, indimenticato
critico, saggista e scrittore:
“Penso che le città abbiano diritto, come gli esseri
umani, a una quota di bruttezza ragionevole, anche chiassosa, urtante, qualcosa
che serva ad esprimere un’intima volontà di demenza. E dunque sarà meglio che
codesta mattana venga fuori in marmo e bronzo, visibile a tutti, repellente
come gli ubriachi che venivan mostrati ai giovani di Sparta, affinché crescessero
sobri”.
Da parte mia, l'ho sempre trovato orrendo, avrei votato per l'abbattimento,
allora ma, perché no, anche oggi ;)
venerdì 7 marzo 2025
TOPPER
Indubbio che Barbieri, coi suoi Quattro Hotel, abbia influenzato e sbomballato a dovere mezza Italia con la sua fissa per il topper, in pratica un mini materassino memory aggiuntivo al già convenzionale e acquisito materasso, portatore di presunte proprietà taumaturgiche per ogni fastidio lombare e muscolare, oltre all'ndubbio surplus di comodità.
E ne è testimone l’inserimento, del topper medesimo, nel paniere dei beni
e servizi (quella ridicola chiave economica statistica che vorrebbe
rappresentare i bisogni degli italiani, e dove trovi le robe più assurde, dal tergicristallo ai pantaloncini corti),
rappresentando una delle chiavi comiche del trend di vita dell’Italia e degli
italiani.
Questa improvvisa popolarità del topper è l’elevazione a potenza dell’inutilità e la celebrazione della spesa fasulla; oltretutto, il suo utilizzo, comporta la sostituzione forzata di tutte le lenzuola con gli angoli ad elastico che non riescono a supportare l’incremento di spessore sviluppato dal topper in aggiunta.. insomma tutta una serie di spese in più in definitiva solo per atteggiarsi..
E anche diversi quotidiani (io ho preso spunto da un articolo di
Gianluca Nicoletti, su La Stampa) si divertono a sbeffeggiarne questa repentina fama, sottolineando come ormai basta pochissimo all’italiano
medio per sentirsi parte di una élite legata al superfluo e all’effimero.
Una volta quando c’erano ospiti, si tiravano fuori i
piatti di ceramica buona,
oggi fai vedere il topper..