venerdì 27 marzo 2020

AL TEMPO DEL CORONAVIRUS




Al massimo, e neanche troppo tempo fa, su incredibili storie di virus devastanti, popolazioni decimate, o superstiti allo stremo, potevamo guardarci un film, o leggerci un libro.

Ora cominciamo a pensarci, anche se ancora vagamente, in fila al supermercato, attenti a non toccare nulla di anche solo sospetto coi nostri guanti di lattice, e la mascherina ad addomesticare respiro ansioso.

Abbiamo ancora le nostre case calde e comode, le nostre tv multicanale, i nostri frigo stracolmi, i nostri cellulari tentacolari, adatti a raggiungere ogni angolo di globo terracqueo.

E se dovessimo fare, a poco a poco, a meno di tutto? Novelli naufraghi di un’epoca ingrata, o forse solo stanca della nostra ingordigia?

Riusciremmo, non dico a sopravvivere, ma semplicemente a ricominciare da capo?

Dimenticare comodità e privilegi, in un universo alla Mad Max?!

Mettere da parte delicatezza e sensibilità… che pure ci hanno condotto ad una fine ampiamente annunciata?

Dove abbiamo sbagliato? A che punto esattamente?
Quando ci siamo accorti del punto di non ritorno?

Temiamo più il passeggio solitario, ora, o l’incontro remoto con un altro sopravvissuto?

Lasciatemi penna e carta almeno, anche se temo seccherà la prima, si polverizzerà la seconda...
e rimarrò col ricordi, con una memoria che blocca la creatività inibendo il nuovo e lo sconosciuto.

L’uomo primitivo aveva un vantaggio. Tutto era scoperta, tutto era rivelazione, tutto era il massimo, fino al livello successivo, allo step - anche casuale - di un nuovo traguardo.

Ai noi regrediti appare complesso anche l’uso del pollice opponibile,
ora che ci si è opposto l’intero universo.

Oh!.. ecco.. tocca a me entrare al supermercato…
fammi aggiungere in lista penne e quaderni.. hai visto mai...