Lulù è sul divano, la testa reclinata sulla mia
spalla. Silenzio in casa e fuori, primo pomeriggio assolato, quieto.
Cellulari e fisso silenziati ad evitare call center inopportuni.
Mi chiede se per caso sento anche io questo rumore, come di acqua che scorra in
lontananza, quasi un sussurro che in realtà non riesce ad identificare meglio.
Mi concentro allora, ma come accade in questi casi l’unico rumore ad
evidenziarsi è il mio acufene.
Ci convivo da anni, disagio fisiologico ormai, ma del tutto somatizzato.
Emerge giusto in questi casi particolari, quando qualcuno richieda di far
caso ad un rumore. Allora ogni sforzo risulta vano, sabotato alla fonte.
“Sento solo il mio acufene, amore”, sommesso ed equamente propagato fruscio a
coprire ogni altra fonte di ronzio o similare.
Lulù si alza ancora, fa il giro di casa, aguzza
l’ascolto ma nulla, neanche dall’esterno sembrano provenire indizi probanti.
E si adagia di nuovo, in ricerca di un ripristino di godibile relax.
Passa solo un attimo, mi guarda e dice: “Ma sei tu,
è proprio il tuo acufene questo brusio!”
Accidenti, penso, comincio ad influenzare anche
ambiente e atmosfera.. ;)