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giovedì 23 novembre 2023

ABEL

 

Sapevamo che a Baricco piace il western.

E lo fa piacere anche a noi.

Specie quando il western è una scusa, un corollario, un sogno, un narrare di prateria, pistole, geometrie, filosofia,
cavalli a sovrapporre traiettorie.

Un lungo e lento racconto d'amore, di famiglia, di sangue.
Come uno studiarsi prima della vibrazione.

Una nuova provocazione stilistica che pesca da tanti suoi riferimenti, da City a La sposa giovane.

"É sbagliato aspettarsi qualcosa di lineare, come istintivamente si sarebbe portati a fare”

Un’altra lezione a convertire i noi già convertiti, a sorprendere i noi già sorpresi, a decriptare segnali che percepiamo solari, e dei quali godiamo pagina dopo pagina, in un romanzo lucido, continuo, eppure scomposto, disunito, dove la fine arriva ben prima dell’inizio, “tutto sarebbe poi accaduto”.

Entri nel branco, guadi una tempesta, sei goccia sul vetro a scivolare nella tua vita.  Cause ed effetti cesellati e mischiati ad arte tutta sua. 

“Stattene buono e respira, mi dissi”                                                 

Baricco è questo, unico a “trasmetterti una cadenza particolare nei pensieri”, a farti entrare in una storia sua come fosse tua, fartela possedere, domare, e renderla, in qualsiasi istante, poesia.

 






giovedì 27 ottobre 2022

NOVECENTO BIS


Vagavo su quella nave da mesi, era stato divertente all’inizio, poi è diventato inquietante, dormivo nei bar o nei corridoi, visto che non avevo cabina accreditata sulla mia tessera, e ad ogni cambio crociera sembrava avessi diritto al pieno vitto ma non all’alloggio, e ovviamente non a scendere, e viste le difficoltà che mi avevano fatto la prima volta, ho preferito non insistere.

Difficile di certo esibirmi come un novello Novecento di baricchiana memoria.
Non sapevo neanche suonare il pianoforte...


sabato 8 ottobre 2022

SETA

Chiacchierando scopro che ancora tanti, troppi, non hanno letto Seta di Alessandro Baricco. E lo trovo perlomeno singolare.

Quindi replico, a distanza di tempo,  la mia breve rece a riguardo.


 Tornate, o morirò”



Hervé gioca coi bachi da seta e quando un’epidemia ne decima la produzione, non gli resta che recarsi fino in Giappone, terra misteriosa e sconosciuta dove l’essenza femminile orientale gli manderà cuore e cervello in tilt, rendendolo insensibile ai ritmi e alle consuetudini della vita occidentale.
Ha una moglie, Hervé, che l’attende al termine di ogni viaggio, e ne decripta, silenziosa e sfumata, sogni e desideri.

Alla moglie Hélène portò in dono una tunica di seta che ella, per pudore, non indossò mai. Se la tenevi tra le dita, era come stringere il nulla”






Hervé, al contrario, interpreta a malapena le proprie, di passioni.
Le accarezza come seta, e come seta gli sfuggono nascoste tra le elusive promesse di un paese in ebollizione storica e dalle dinamiche sentimentali simili ad un cubo di Rubik.

L'Hervé abituato ad assistere alla giostra pacata della sua esistenza occidentale, stava salendo su di un vorticoso ottovolante.

Trovò Baldabiou al biliardo. Giocava sempre da solo, contro se stesso. Partite strane. Il sano contro il monco, le chiamava. Faceva un colpo normalmente e quello dopo con una mano sola. Il giorno che vincerà il monco, diceva, me ne andrò da questa città. Da anni, il monco perdeva.”



Tornerà definitivamente a casa a sciogliere l’enigma della sua vita che distanze e misteri avevano duramente provato, facendo combaciare tasselli dimenticati ma anche indissolubili chiavi di volta.

Un racconto/romanzo dalle eloquenti pause.
Dal fare ambiguo, che cavalca sempre a margine del sentiero ed a colpi di silenzi tenta di scardinare le immobilità di lago.

- Io andrò in Giappone - disse Hervé. 
Baldabiou non se l’aspettava, era come vedere vincere il monco, all’ultimo colpo, quattro sponde, una geometria impossibile.”

Perché l'Amore - ovunque - è discreto, non fa scena, comprende tutto mantenendo un profilo bassissimo, ed i toni smorzati. 
Evita i riflettori preferendo il lavoro oscuro ma necessario.
Si nutre di un circolo vizioso condannato a rincorrersi.

Non morirà, e voi lo sapete”


















Un libro che riterrò sempre tra i migliori, una lunga poesia in prosa che commuove e stupisce.
Tutto quello che spetta all'amore, in fondo.

venerdì 14 ottobre 2016

MA BARICCO E' UN ROMANZIERE?


Un'amica mi ha confidato che non avrebbe acquistato l'ultimo Barnum di Baricco, preferendo leggerlo in veste di romanziere. 
Mi ha fatto riflettere e precisare quanto di seguito:

 Carla carissima, mi ha sorpreso che una baricchiana doc come te, possa ritenersi poco  rapita dagli scritti del Nostro,  quando esulino - o lo si voglia credere - dalla struttura del romanzo.
Baricco, per sua natura, dissemina diamanti, anche in un aforisma.
I suoi periodi hanno fiato corto, cortissimo.
Il suo modello di romanzo non è mai un sipario che spalanca tonnellate di luce, ma infiniti flash a squarciare il buio, fino a ricamare, col tempo millesimato, una tela compiuta.
Piccoli sorsi, passi misuratissimi, gesti minimi,
immagini istantanee, capoversi sospesi.





Da Seta a La Sposa giovane è sempre stato così. Non si galoppa mai. Parole lente, dispensate col misurino.
Solo la punteggiatura spessa e frenetica.
A mozzare l’emozione, il respiro, la descrizione, la pagina intera.
Addomesticare l’aspettativa, renderla un turbamento razionale, una suggestione familiare, riconoscibile. Anche quando si mira ad orizzonti estesi, in realtà si accartoccia l’infinito in un amen.
Il mare aperto è in una mano, la strada che torna, la storia che si ripete.

E nei suoi Barnum non tradisce il passo cadenzato.
Raccolta di articoli che spaziano in un arco temporale di quindici anni, ma dove anche nel meno recente, non si avverte affatto la sensazione di “datato”, anche perché Baricco è sempre una quindicina di anni avanti quando scrive di attualità, analizzandone ragione e scopi. E lo si riconosce. Stilettate brevi, ad evidenziare i suoi perché e i suoi percome, tentando, riuscendoci, di configurarli ai nostri.
Lui lo narra un articolo. In due pagine riesce a descrivere un’epica.
E te la fa respirare, quieto.

Pensi di leggere uno scampolo, ma vivi un piccolo romanzo fiume.




domenica 10 luglio 2016

PALAMEDE L'EROE CANCELLATO










Baricco ricorda come Omero, riferendosi alla splendida arte oratoria di Ulisse, paragonasse le sue parole a “fiocchi di neve d’inverno”.

Ecco, stasera 9 luglio 2016, Teatro Palatino, tra folate improvvise di suoni e luci che riportano indietro nella Storia, quasi a rendere palpabile l’epica tumultuosa, Baricco sommerge la platea silenziosa dei suoi “fiocchi di neve”



Smolecola la leggenda di un eroe, Ulisse (“proprio una brutta persona”),
e impartisce una Lectio Magistralis di finissimo e poetico revisionismo.

Palamede, l’eroe che non c’è, del cui nome non v’è traccia nell’Iliade, ne’ nell’Odissea, viene ora celebrato e ripristinato, glorificato ed esaltato.



E’ una partita difficile: astuzia contro intelligenza.

L’intelligenza di Palamede, l’uomo che ha reinventato la scrittura per i greci, le unità di misura, le parole d’ordine, i messaggi con i segnali di fuoco..
Contro l’astuzia di Ulisse:
l’uomo che passa la vita a covare vendette.

Avrà la meglio Ulisse, e a Palamede, oltre la morte, verrà inferta la condanna peggiore, quella all'oblio.
Assenza e mistificazione.


Ma Baricco è curioso. A lui interessano i personaggi fuori dalle righe.
A margine libro, quelli che aprono una marea di parentesi senza che nessuno si preoccupi di richiuderle, quelli che, in silenzio, fanno la storia davvero,
quelli che portano la Grecia nell'anima.





E questa storia “incredibile”, di eroe cancellato dagli uomini, 
e dagli Dei anche,
ora lui la decodifica e la rende possibile, palpitante, 
la disseppellisce
e ci riveste a nuovo Storia e Leggenda.



Una mission possible.




Ha studiato, ha scavato tra righe polverose, ha chiesto aiuto a insigni grecisti  -  che prima gli hanno infilato la pulce nell'istinto e poi hanno continuato per la loro strada convenzionale -,
ma lui adora il fascino delle storie emarginate, tenute nascoste, ha scartabellato testi apocrifi, autori minori, ha rivissuto  i  respiri e i sogni e i disincanti degli eroi, e riletto gli accampamenti,
le attese, le navi buie, l’eco dei clangori.


Le arringhe accorate ma esatte, degli ingiustamente condannati, come Palamede.
Ridisegnandogli la Storia addosso.

Vince Baricco stasera.  Lui è astuto e intelligente.
E lo sa.



 Non poteva che vincere.










venerdì 27 marzo 2015

LA SPOSA GIOVANE



Metaletteratura. Dove oltre lo scritto, leggiamo mischiato il chi, e il come, lo scrive.
Non è certo il primo, Baricco, nel cimento ibrido.
Ma non so neanche se sia lui - stavolta - a raccontare di un autore che racconta una storia nella storia di più storie ancora.
Eppure in copertina - ne sono certo - appare solo il suo nome.
Elegante thriller, dove il richiamo all'eleganza è sostenuto più e più volte (una costante che non sfugge mai).
Con quel docile scriversi addosso che tanto inviperisce i detrattori adagiati su camomille camillerate.
Il saltare dalla prima alla terza persona, o col narratore in veste di narrato, spiazza il lettore a ripetizione, finché non la si impara quella “ripetizione”, ci si accoda agli elenchi, e ci si adegua: alla confidenziale abitudine degli innumerevoli punti di vista, anche di reali terzi lettori, che tuttavia giudicano e parrebbero poter inficiare su stile e sostanza di scrittura del narratore narrato dal narratore.

Il primato dello scrivere sul vivere. Come non mi stancherò mai di ripetere”

La Sposa giovane è accolta da una famiglia bizzarra, in attesa del promesso sposo per ora unico assente in un festival di ossessioni ed esorcismi spesso sfocianti in raffinata licenziosità.
E mi piacciono da impazzire le (e i giochi di) parentesi di (auto)critica che Baricco muove all'artefice specchiato del libro di cui espone le vicissitudini creative.
Un autore dalla incombente cupezza che riferisce di una promessa Sposa tormentata, ma efficace, puntuale, curiosa, memore, indubbia, certa.
Attorno a lei spesso stralci di delirio minuzioso e sfarfallii irrequieti che pignoli editor casserebbero ed ex amanti giudicano eccessivamente pruriginosi.

Il mio mestiere consiste esattamente nel vedere ogni dettaglio e sceglierne pochi”

E neanche il dottore, che in tanti consigliano all'autore inquieto, ha potuto evitare un orologio da tavolo in testa tentando per forza di strapparlo da un suo personaggio, forse addirittura “il” personaggio.
Ma a parte labili incomprensioni, incrinature grafiche, tracce che spariscono
- come un pc dimenticato in un taxi -
c'è aria di esatta analisi nel libro.
Come Modesto, il servitore di famiglia, unico a poter esibire un nome proprio, potrebbe confermare.
A cortese richiesta.
Con appena due brevi colpi di tosse.


* * *


Metaletteratura? Cosa ha letto Franco? Dove, oltre lo Scritto, leggiamo mischiato il chi, e il come e il cosa?
Io sono sempre il primo nel cimento! Piacere, Alessandro Baricco.
E so benissimo di chi racconto - stavolta - delle mie inquietudini notturne, di un autore che pare raccontarmi, in una storia nella storia di più storie ancora, che riesco a incardinare come scatole cinesi.
Eppure in copertina, non può che apparire il mio nome.
Elegante thriller, dove sostengo il richiamo all'eleganza più e più volte (una costante che non mi sfugge mai).
Con quel docile scrivermi addosso che tanto inviperisce i detrattori adagiati su tutt'altra letteratura da spiaggia.
Il saltare dalla prima alla terza persona, col narratore in veste di narrato, deve spiazzare il lettore a ripetizione, finché non la impari quella “ripetizione”, si accodi agli elenchi, e si adegui: alla confidenziale concessione dei miei innumerevoli punti di vista, anche di virtuali terzi e quarti lettori, che tuttavia giudicano e parrebbero poter inficiare su stile e sostanza di scrittura del narratore narrato dal narratore, che sempre io sarò.

Il primato dello scrivere sul vivere. Come non mi stancherò mai di ripetere”

E sono io anche la Sposa giovane, mi accolgo in una famiglia bizzarra che coltivo da secoli, in attesa del promesso sposo - del quale non avverto alcuna necessità, essendo Sposa e anche la mia sposa - per ora unico assente in un festival di ossessioni ed esorcismi spesso sfocianti in quella licenziosa raffinatezza in cui tramuto l'arida eccitazione.
E mi piacciono da impazzire le (e i giochi di) parentesi di (auto)critica che muovo all'alter ego del libro, di cui espongo noie e pause e intransigenze.
Cupezza feroce che riverso su una promessa Sposa tormentata, ma efficace, puntuale, curiosa, memore indubbia, certa.
Come me, mentre ne delineo l'esatta importanza.
Attorno a lei spesso stralci di delirio minuzioso e sfarfallii irrequieti che pignoli editor (poi licenziati) casserebbero ed ex amanti (non sanno cosa vanno perdendo giorno dopo giorno) giudicano eccessivamente pruriginosi.

Il mio mestiere consiste esattamente nel vedere ogni dettaglio e sceglierne pochi”

E neanche il dottore, che in tanti mi hanno consigliato, ha potuto evitare quell'orologio da tavolo in testa tentando per forza di strapparmi da un mio personaggio, forse addirittura “il” personaggio.
Ma a parte labili incomprensioni, incrinature grafiche, tracce che spariscono
- come un pc dimenticato in un taxi -
c'è l'esatta Analisi nel libro.
Come Alessandro, il servitore di famiglia, unico a poter esibire un nome proprio - addirittura in copertina - potrebbe confermare.

Con appena un elegante cenno.

martedì 18 novembre 2014

"SMITH & WESSON" Ariecco Baricco!


Un lampo nel buio. Una pièce fucilata che tira dritto.

Niente curve o rallentamenti.
Baricco nel suo stile a raccontarti la vita come viene,
come la vede fuggire via.

Squarci fulminanti, romanzi fiume a cascata iperbolica, cento film in ognuno di quei 21 giugno a racchiudere mondi incredibili.

Poi luce poi buio poi silenzio poi frenesia
poi ancora serena coscienza. 

Traslucida analisi.

Il teatro di Baricco è come il suo cinema: evocativo. 
Immaginifico  come le sue pagine.

Avrei voluto essere in quella sala di teatro a farmi avvolgere di vapori e carillon.

E - magia - c'ero.