Dopo
chicche come Assassinio sull'Orient Express e, sopratutto, Dieci
piccoli indiani, dall'autrice delle gesta di Mrs. Marple e
l'Ispettore Poirot, non mi aspettavo certo un deludente giallo il cui
unico, immenso, interrogativo finale, suscitato nella maggior parte
degli increduli spettatori è: ma come ha fatto a resistere 20 anni
in tabellone a Londra?
Ci
accomodiamo curiosi in poltrona, le premesse ci sono tutte, le
aspettative sono di alto profilo; l'autrice è una garanzia e la
compagnia, Attori & Tecnici, è collaudata, in special modo col
giallo poi.
La
partenza è in surplace, …conosciamo i giovani proprietari di un
alberghetto nella campagna londinese, all'esordio nella loro nuova
attività, in attesa dei loro primi ospiti, che hanno prenotato in
anticipo e che arrivano anche con discreta puntualità; tipi
particolari, chi eccentrico chi meno, chi nervoso chi affabile, ma
tutti piuttosto sul moscio con tratti di humour british spennellato
senza troppe pretese.
Sullo
sfondo notizie radiofoniche di un omicidio compiuto a Londra il
giorno stesso, ed intanto la sceneggiatura sparge in sala svariati ma
svogliati, e troppo grossolani, indizi, tanto per confondere e
renderci sospetti ospiti ed ospitanti, che una tormenta di neve
costringerà al soggiorno obbligato, giustappunto come topi in
trappola, assieme ad un equivoco sopraggiunto poliziotto, che
insospettirà subito l'attento spettatore.
Oltre
all'omicidio (quello di Londra) scatenante la ridda degli indagati e
delle chiacchiere, ce ne sarà uno anche in albergo ma dovremo
attendere il secondo tempo, al termine di un primo assai sbadiglioso
per la verità, dove avrebbe dovuto farla da padrone il fomentare
equivoci e diffidenze più o meno false, costruite attorno alle
apparentemente variopinte personalità dei clienti.
In
realtà quelle e questi, latitano entrambi, sul palcoscenico ci si
barcamena tra qualche battutina ed il dubbio che la variegata fauna
assemblata per l'occasione fatichi a rendere verosimile convivio ed
eventuali sviluppi.
L'intervallo
ci coglie quindi perplessi e con funesti interrogativi incombenti: ma
che ci faranno questi tipi strampalati ammucchiati qua? Dove vuole
arrivare Agata? Dove ci sta fregando? E soprattutto, perché ci sta
venendo sonno?
Tutti
quesiti attendibili, alla luce anche degli incongrui sviluppi che
scioglieranno l'enigma: una serie di altamente improbabili
coincidenze che vedranno, chi più chi meno, accomunati con una truce
storia del passato praticamente tutti i personaggi confluiti nella
locanda Monkswell Manor.
Non
sveliamo ovviamente il finale.
Perché
come argutamente precisa a termine spettacolo il regista, attore &
tecnico, Stefano Messina: “Se vi è piaciuto ditelo in giro, se non
vi è piaciuto, no, Non è giusto che prendiate la fregatura solo
voi…”
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