STRADE
Trent'anni fa ero
un patito di bicicletta.
Facevo chilometri alla domenica, nelle
campagne romane, ai Castelli, al mare, per ripidi tornanti, iniziavo
a gustarmi i silenzi, l'aria in faccia ed il mondo che mi
roteava attorno ma ad una velocità che rendeva lui percepibile
ed io piacevolmente attento.
Ricordo che esisteva
una strada che univa Ardeatina e Nettunense, Via del Divino Amore, sei chilometri di splendido asfalto perduto tra filari di vigneti e
verde ordinatamente impazzito, appena fuori città.
Andavamo
cercando spesso quella striscia quasi rettilinea perché serbava
una piacevole particolarità.
La scorrevolezza.
Ogni strada ha un suo
segreto. E per un ciclista quel segreto risulta
ampliato, dettagliato e circostanziato.
Ebbene quella strada
ti trascinava lei, pedalavi come in discesa, non avresti smesso mai.
Non so se per la particolare mescola di asfalto o per l'aggraziata
mistura di piano e falsopiano che la rendeva cosi fruibile,
fatto sta che si volava via.
Ed era bellissimo.
Trent'anni di
vicissitudini dopo, la ritrovo.
Per venire a Genzano
passo da lì, andata e ritorno. Abito ad un tiro di schioppo.
La percorro in
macchina, qualche volta, in moto quasi sempre, ma la magia si
ripropone.
La strada mi ha
atteso, guastata dal tempo magari, con meno verde attorno, meno
impazzito e più rado, meno silenzio, meno atmosfera,
ma abbraccia il mio
stupore e mi riporta, ogni volta, non solo a casa ma anche indietro
nel tempo.
E, soprattutto, con
la medesima scorrevolezza.
Proprio
incredibile. Se perdi un sogno, a volte è lui che ti
ritrova.
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