METTI UN HARING A
CHIETI… ottobre 2011
Mi ritrovo
sovrappensiero in un'uggiosa e coinvolgente Chieti, tra nebbie
arabescate che attanagliano i lampioni, nubi in affusolato coccolìo
appese ai cornicioni, lontano miliardi di miglia dalla capitale,
ultimamente
presa d'assalto da presunti blackbloc e da meno presunti uragani
pseudotropicali.
Si passeggia
in compagnia esclusiva della propria nebulosità, custoditi da severa
ed ordinata architettura del XVI secolo, disciplinatamente esposta a
difendere la pacatezza locale, la gentilezza dei modi, l'accoglienza
ospitale, la straordinaria mitezza delle temperature.
La provincia
si esalta nella sua taumaturgica carezza ed offre, come curiosa
proposta culturale, anche inconsuete oasi alla scoperta delle
modernità più esuberanti.
Proprio in
questi giorni, al Museo della Civitella, sul cucuzzolo di Chieti
alta, in affaccio alla valle ed a tramonti mozzafiato, c'imbattiamo
in una mostra celebrativa del più famoso graffitaro del mondo, Keith
Haring, morto a soli trentadue anni di AIDS ma non prima di aver
sommerso mondo e metropolitane coi suoi famosissimi pupazzetti
colorati e non.
Mi ci
immergo quasi a termine pomeriggio, coniugando la compassata aria
demodè di Chieti centro, le sue facciate compite e le ordinate
geometrie, con l'esuberanza haringhiana, i murales devastanti, i
colori ed i movimenti che traboccano dalle tele e vengono ad
infrangersi tra i nostri sensori emotivi.
Un
apparentemente azzardato, ma felice, abbinamento che svela come
aprire, ed aprirsi, all'emozione; a conferma che ovunque e da
ovunque essa venga stimolata, arricchisce e rasserena.
Crea
prospettive dove far coincidere sogni e bisogni, abbatte la
diffidenza e predispone all'ascolto curioso.
Capita
allora, che un graffitaro newyorchese, che già affermato,
scarabocchiava ancora illegalmente sui muri, a tratti veloci e
stilizzati proprio per sfuggire più velocemente ai controlli di
poliziotti magari anche suoi fans, s'integri meravigliosamente in
questa estrema testimonianza di Regno delle Due Sicilie, dove
decadenti eco papali pare bisbiglino, tra vicoli vertiginosi,
colorate a spray, come su una ribelle lavagna di vagone
metropolitano...
Nessun commento:
Posta un commento
Sottolineature