Simpaticissimo
l'inventario del luminare, in campo di esegesi cinefila, Roberto
Escobar, sul Sole 24 Ore (Fenomenologia del
critico - domenica 25 sett 2011 -), riguardo
le tipologie di critico cinematografico, ove, con notevole arguzia,
si cerca di sviscerare vizi e carattere di chi vuole (o pensa di)
scrivere di cinema.
Mi sono un
po' riconosciuto, indegnamente, in tutte le parodistiche figure
proposte e, irriverentemente, ne aggiungerò qualcuna.
Ma ecco nel
dettaglio le diverse tipizzazioni:
Il
critico scienziato: demolisce il film, ne
saggia la sostanza fino a produrre una sentenza inappellabile, a
prova dei neutrini che sorpassano la luce in galleria (quella
sovvenzionata dalla Gelmini..)
Il
critico imbonitore: ovvero
il critico da locandina, foraggiato dalla
casa produttrice o, comunque, posseduto da un'aura di raptus
buonista/entusiastico.
Il
critico agrimensore: colui che misura il film
a peso: tanto di luce, poco di grasso, tot dialoghi, un mezz'etto
d'azione. Se sforate vi boccio, guai a voi! Il prontuario del
“piccolo regista” parla chiaro.
Il
critico prete: media tra la volta celeste ed
il pantano degli spettatori. Officia, più che recensire. A
contraddirlo c'è il rischio scomunica.
Il
critico profeta: ha una missione per conto di
Dio mentre versa oro colato a forma di giudizio (ma, a pensarci
bene, é proprio lui Dio...)
Il
critico sociologo: addobba il film di
riferimenti sociali, storici, cronachistici, empiricamente
verificabili. Non vendetegli sogni in celluloide. Ve li stroncherà.
Il
critico riassuntore: (ce ne sono un botto
anche su FilmTv), ti raccontano tutto il film, un fotogrammino alla
volta, ed a seconda delle disposizione di virgole, accenti, ed
apostrofi, dov(r)ete capire (forse) se gli è piaciuto o meno.
Il
critico massacratore: demolisce il film ma
non con l’intento del critico scienziato, che ne esamina fibre ed
intelaiatura. Lui lo smantella appositamente per disfarlo.
Punto.
Il
critico apprendista: si avvicina al Recensore
Ideale, nasce timido spettatore ma commette l'Errore: non si diverte,
è schiavo del Giudizio, pesa il film ed invece di vederlo
lo scruta, con
sospetto e malanimo, cerca l'inganno auto ingannandosi, non riesce a
godersi lo spettacolo innescando quello che, felicemente, Escobar
definisce il servocritico,
quell'apparecchietto mentale che, come l'ABS, entra in automatico e
ti fa rilassare in poltrona, abbandonandoti in sintonia con tutti i
messaggi che traspaiono (o desiderino trasparire) dallo schermo.
Il
critico superspettatore: è super partes,
spogliato di ogni pregiudizio, disposto a violentare le sue beghe
mentali, riconosce magari ad una sola particella di se la capacità
di assaporare Cinema in stato di grazia, quella grazia che
serenamente contraddice i suoi istinti famelici come anche le sue
migliori intenzioni, quella, seppur minima, particella disposta a
farsi Sorprendere. Nel Bene o nel Male. E’ lo spettatore che non
mette le mani avanti, che salta nel buio della sala, conscio di
essere comunque accolto, perché bisogna fidarsi quando pensi ci sia
feeling (altrimenti meglio non andare al cinema, neanche il mercoledi
a prezzo ridotto).
Ma c'è
ancora una categoria.
Cui
appartiene il critico
che vede l'unico film esatto, quello che neanche il regista immagina,
consciamente, di aver girato.
Ed è una
categoria a parte, oserei dire La Categoria.
Un insieme
di scienziato, imbonitore, agrimensore, prete, profeta, sociologo,
riassuntore, massacratore, apprendista, superspettatore.
In una
parola: Il critico checcecrede.
Ed è questa
che, certosinamente, modello.
Alla faccia
di tutte le modestie.
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