giovedì 27 giugno 2013

INTERVISTA A KEVIN SPACEY...


Mr. Spacey, attendevamo con ansia il suo ritorno sul grande schermo.

In effetti non ne avevo proprio voglia, ormai vivo a Londra mi occupo di teatro, del mio teatro, a tempo pieno; tra l'altro le sceneggiature che mi vengonno sottoposte sono decisamente improponibili...

Ci parli di Casino Jack, cosa l'ha spinta a riproporsi come protagonista?

Il film non è poca cosa come subito è stato bollato ma ho ritrovato un certo spirito perso col tempo ed il cachet che ho strappato mi permetterà comunque di mettere su un bel cartellone per la stagione teatrale del mio Old Vic...

E' vero che ha rifiutato il sequel de I soliti sospetti.

I soliti sospetti è unico. Non c'è sequel che possa tenere, ma Hollywood non si ferma dinanzi a nulla ed un altro tordo lo troveranno, magari Matt Damon, che si adatta a qualsiasi cosa. Tanto ci mette sempre la stessa faccia...

Si dice in giro che il flop di K-pax, all’epoca, l'abbia turbata parecchio.

Era un film di alto profilo, boicottato dal pubblico ma in conseguenza di produzione e distribuzione appositamente trascurate, un esperimento di cinema interattivo, dove il pubblico avrebbe scelto il messaggio, identificato storia e personaggi. L'hanno fatto passare per un film contro il sistema sanitario, ma c'era ben di più...
Flop si, ma consapevole.


Ci sono altri film che non l'hanno, come dire, sufficientemente gratificata?

Il negoziatore su tutti, considerato un volgare blockbuster, poi chicche come The big Kahuna, dove si respira prepotentemente teatro, coi tempi, con l'impostazione, con la filosofia... da entrambe queste pellicole sono uscito distrutto dalla critica, ma cosciente di aver dato il massimo, ovviamente sono orgoglioso della mia prima regia di Albino Alligator, riciclato in Italia come Insoliti criminali (per assonanza con I soliti sospetti, avete un modo cosi puerile in Italia di sfruttare ogni minimo aggancio...), ma è stato ignorato dal mondo, praticamente, si continua a tributare successo ai soliti noti, trainati da major senza fantasia…


E' per questo che si centellina col cinema?

Anche per questo, potrei inflazionarmi come un Eastwood qualsiasi, ma rischierei l'involuzione, ecco perché ora torno anche con Margin Call.... un film sulla finanza vista dal dna, basta con i Wall Street omologati e senza nerbo, faremo tremare i polsi agli addetti ai lavori, uomini in apparenza, ma sostanzialmente slot machines in giacca e cravatta...


Ha ripensato mai all’Oscar dopo American beauty?

Sarei stato da Oscar al posto di quell’altro lessato di Colin Firth in A single man, ma non mi hanno voluto, peggio per loro... ormai ci sono due o tre facce che monopolizzano il mercato, me l'aveva detto il mio amico Val (Kilmer n.d.r.) all'epoca che è tutto un circolo vizioso, ma io non scendo a compromessi, non l'ho fatto all'epoca, figuriamoci ora, infatti m’hanno praticamente oscurato...

Non salva nessuno, eh? E’ anche la sua leggendaria misoginia a renderlo particolarmente astioso?

Anzi, e ringrazi che la vostra rivista (FilmTv, ndr) non abbia inviato uno dei suoi critici saputelli, di quelli che non hanno fatto altro che massacrarmi ad ogni film, cosiddetto, di nicchia…misogino a me? Ah ah.. sono solo uno che si fa gli affari suoi… certo il comportamento paga poco… magari dovrei accompagnarmi anch’io con qualche vostra attricetta come usa qualche altro mio collega presunto fenomeno impegnato…

A parte le attricette, pensa di poter realizzare qualcosa in Italia?

Non mi è mai dispiaciuto il vostro paese, sarebbe un’ottima location, ma dai costi elevati… ecco perché quell’altra sanguisuga di Woody Allen vi evita(va) come la peste…
ed a proposito di Italia... c'è quel Casarezza, Catarizza... come cavolo si chiama (Caparezza n.d.r.) che mi ha dedicato, ho saputo, una canzone, nella quale rivela i finali di film celebri, compreso I soliti sospetti... simpatici voi italiani ma sempre discretamente bastardi…











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