Immagina che il sogno
finisca per svegliarti.
Apri gli occhi ma non capisci subito dove e come stai.
Immagina che questo stato, comune ad innumerevoli risvegli, si protragga più
del solito, stavolta, nel farti percepire ancora sveglio, in catatonica attesa
di riguadagnare sensibilità.
Immagina poi di
rimanere vagante tra questi embrioni di riflessione che non ti portano da
nessuna parte, anzi, ti incastrano in uno stato gassoso di palpabile
indefinitezza, e immagina non se ne venga fuori.
Di più: ci si senta
come prigionieri, senza comprendere, tuttavia, quale via d’uscita tentare, e se
esistano forze diverse cui attingere,
e immagina, alla fine, di scorgerla una vaga, seppur flebile, luce, dove non
appariva che buio.
Ma tutto io devo fare?
Sto immaginando mondi da quando ti sei svegliato.. tocca a te direi: immagina
tu!
E togliti d’impaccio, se trovi tutto così scomodo.
A me anche piacerebbe, in fondo, qualcuno che immaginasse in mia vece, vorrei
escogitare vie alternative, a questo mio continuo, inevitabile arrovellarmi a
creare storie, ritrovandomi - ogni mattina - ospite estraneo di altrui
dormiveglia.