Quando scriviamo un post sappiamo chi leggerà, chi
apprezzerà, chi eviterà, chi si compiacerà, o anche chi lo considererà inutile,
improprio, dannoso magari.
Conosciamo forse chi la pensa come noi, chi stupirà, chi
dirà “ma questo non c’ha pace”, “non sa più che scrivere”, “che bell’idea che
ha avuto”.
Penna blu ha offerto lo spunto: scrivo ciò che piace
a me o ciò che piace ai lettori o cerco in qualche modo di far venire
incontro le cose, le modalità?
Ciò che piace a
me indubbio, perché all’origine non esiste scrivere per gli altri, per il blog,
per piacere a qualcuno.
Quando scriviamo un post sappiamo solo quanto faccia
piacere scriverlo, godere del tratto che avanza, l’a capo spezzato, l'elaborare per noi, l’incanto privato, un'aurora personalizzata.
Prima viene il piacerci, ne sono convinto, solo poi
l’essere gradito ad altri, e lo scoprire che alcune cose possono attirare,
dilettare, colpire, essere addirittura utili.
E se metti su un blog facile (e che vuol dire
facile?) tenti aggiustare il tiro; se un post fa cinquanta visite ed un altro
quattro, giocoforza porsi qualche domanda, chiudere meglio la curva, aggiustare di sale.
Ma se qualcosa ti si forgia in mano così prepotente da fartela
coccolare e custodire, da farti sussultare mentre pigi i tasti, sorridere alla
riga partorita, chissenefrega delle zero visite.
Buon 2024 a tutta la blogosfera!