E parlo di Netflix, ovviamente, per molti indice di bassa qualità.
BLACK DOVES
Fa molto The gentlemen questa serie british con tanta carne al fuoco, sangue e sparatorie, dialoghi tarantineschi, intimismo e malinconia, dove anche il sopra le righe arreda con un certo garbo, ma la capacità di magnetizzarti allo schermo e farti affezionare ai personaggi chiave, soprattutto gli strepitosi Keira Kinightley e Ben Wishaw.
Ci facciamo trasportare dalle vicende frenetiche e
mozzafiato di un’agenzia di spionaggio che offre servizi a chi paga di più pestando i piedi a
mezzo mondo e sottoponendo i propri agenti a contorsionismi funambolici narrati
comunque con efficace credibilità, sempre rimarcandone fragilità e debolezze nonostante
i reiterati richiami alle“mission impossible”.
Il regista e sceneggiatore Joe Barton, già autore de Il progetto Lazarus, sembra
divertirsela alla grande, e non possiamo davvero dargli torto.
Ovviamente finale spalancato per una seconda serie che attendo già con grandi aspettative.
Nota a parte per il carismatico e turbato Matthew Gode e il suo collaboratore profugo siriano Alexej Manvelov, coppia inedita di specialissimi investigatori fuori dall’ordinario.
THE GENTLEMEN
Dopo il film, Guy Ritchie inanella dieci episodi a forma di serie, ma talmente ricchi e densi da poter essere ingollati senza soluzione di continuità. Il Gentleman, Duca cortese, Eddie Horniman (Theo James) nobile d’animo e dai modi aggraziati del titolo, indotto dagli eventi a nefandezze inaudite, mantenendo comunque un’aura di classe e signorilità, circondato da uno stuolo di altri “gentlemen” - ognuno a proprio modo -, a difesa del rango, della classe e dello status di appartenenza.
Parliamo ovviamente di livelli eufemisticamente “nobili”, ma dove la posizione
e la quota di potere raggiunto, innescano dominio, ricchezze e soprattutto ogni
espediente possibile per mantenerli, intrigando lo spettatore a quote
elevatissime di adrenalina.
A degno contorno Susie Glass (Kaja Scodelario) in gran spolvero,
intrigantissima e carognetta quanto basta. Il fratello del Duca, Freddy
Horniman (Daniel Ings) psicopatico e tossico, in una parte che lo esalta
proponendo sprazzi di gran cinema.
Ogni puntata colma di ebbrezza e quasi
un film a se stante, le gesta accompagnate da coinvolgenti musiche operistiche
dal fascinoso impatto sonoro, perfetto contraltare alle vicende drammatiche e
spesso dai risvolti tarantiniani, ma decisamente made in Guy Ritchie, sempre
amato, frenetico, geniale e creatore di personaggi dall’arguta personalità.
Godibilissimo.