domenica 26 ottobre 2025

ORA LEGALE

 


Questa mattina nessuno è riuscìto a spostare le lancette indietro di un’ora, come anche tutti i sistemi automatici, gli orologi digitali, e ogni sveglia elettronica.
Se ne sono rimasti tutti e tutte sull’ora del giorno prima.
Una rivoluzione tutt’altro che silenziosa che sembra reclamare quell’ora di vantaggio sull’originale ciclo solare.

L’unico a non stupirsene è il sole che la sua lenta rivoluzione l’applica da tempo e che è sorto regolarmente e tramonterà, verosimilmente, sempre alla sua, di ora, ignorando alla grande le nostre beghe orarie.

Il Comitato Straordinario della Ricalibrazione, creato appositamente per risolvere il caos, ha escogitato di riparlarne tra una settimana, cercando di capire, in tempi brevi, come mai la “rivoluzione del silicio” come l’hanno chiamata ai tg, voglia imporre i suoi orari.

Ma ora si tratta di ore ancora calde, dove si sta cercando di capire come uscirne.
E’ prevista una Riunione Generale di tutte le forze politiche e dei vertici scientifici.

Oggi alle 10.
O forse alle 11.

 


mercoledì 22 ottobre 2025

IL VIAGGIO DENTRO

 


L’input me l’ha fornito un articolo su Robinson, a firma del biologo Daniel Lumera, in occasione di Ulisse Fest, la festa del viaggio patrocinata - ma guarda un po’! -  da Lonely Planet, la madre di tutte le guide turistiche.

Lumera esalta il viaggio interiore, in parallelo - ma di ancor più  vitale importanza - con quello esterno: non solo passeggiare sui luoghi, ma dentro di essi, e contemporaneamente dentro di noi, con la lentezza necessaria ad assimilare, creando un tutt’uno con le nostre sensazioni, connettendoci,  rigenerandoci.

“Non vi è insetto che sappia di essere posato sull’altare di una cattedrale e che quella cattedrale sia in una determinata città, regione, Stato”

Noi si invece, li assimiliamo per poi generarli di nuovo, questi processi all’interno di noi, creandone ulteriori.

Un’armonia primordiale che va oltre il guardare il panorama, l’assaggiare una pietanza mai vista prima, seguire sentieri per chilometri.

Un viaggio unico, senza checkin, senza valigia: viaggio essenziale, spesso rimandato, che può generare apprensione ma anche solleticare incredibili cambi di prospettiva, svelarci anse sconosciute, luoghi fantastici forse solo supposti in attimi di rimestamento di cuore.

Il viaggio senza mappa, dove dobbiamo essere disposti a scoprire invece di accontentarci e subire, scommettere sui bivi.
Anche il bagaglio è anomalo, senza neanche riflettere sul cosa portare.. faremo acquisti, torneremo con qualche strano souvenir?
Pensiamo di trovare qualcosa di differente dal perfetto meccanismo biologico che ci contraddistingue?
Possiamo immaginare l’origine della curiosità?
Come un fiume che sgorghi, comunque, da un principio emotivo?
Siamo consapevoli che potremo trovarci dinanzi a carte da sempre coperte, nascoste, mai vagheggiate?

Roba scomoda a volte, ma autentica, in continuo subbuglio, questo è certo, magma vulcanico che non si solidifica mai, ribolle come moto ondoso a scoperchiare sollecitazioni.

Oppure.. potremmo rivelarci arido deserto,
cielo buio come pece, vertigine silenziosa a pescare nel nulla.

Ma non era meglio se prenotavo un quattro stelle a Ventotene?

sabato 18 ottobre 2025

TEMPO DI COTTURA

 


Leggevo un articolo, a riguardo, pensando che, in effetti, il tempo di cottura dalle confezioni di pasta, specie in quello di grano duro, non andrebbe proprio inserito.

L'articolo in questione sottolineava come fosse una comunicazione scritta in caratteri piccoli e spesso introvabili, avvertita dal consumatore quasi a livello di imposizione e quindi, magari, accolta con ritrosia e, come minimo, diffidenza. 

Partiamo da dati generali: alla maggior parte delle persone non piace la pasta eccessivamente al dente, spesso neanche leggermente, al dente.

Per questa utenza, e in quest'ottica quindi, le indicazioni sulle confezioni possono essere avvertite quasi come terroristiche, ecco il motivo per cui vengono scritte in caratteri piccolini e seminascoste, proprio a non urtare la suscettibilità di chi vorrebbe comunque consultare.

Tuttavia restano comunicazioni che andrebbero sottolineate perché tanti lascerebbero squagliare il prodotto senza una minima indicazione di tempistiche.

A questo punto il compromesso: ti scrivo un minutaggio di cottura, ma seminascosto e anche in caratteri piccolini, così, dopo che ti sei ridotto a mangiare i rigatoni con la cannuccia e ti vai a spulciare meglio l'involucro della pasta, non potrai fare a meno di notare che l'azienda produttrice, aveva sottolineato di non superare i 9/10 minuti. 

Insomma.. t'aveva avvisato.. 

martedì 14 ottobre 2025

VE L'AVEVO DETTO

C'è questa pace che sta germogliando,
e voglio scriverne appunto ora a commentare tutto un fastidioso fiorire di "ma quanto volete che duri?" "Ma cosa c'è da festeggiare dopo un'inifinità di morti?" (ne volevate ancora?), "non è finito proprio niente".

Insomma tutti questi menagramo che sanno perfettamente che il mondo finirà a breve con le bombe atomiche in salotto, e quasi si dispiacciono se, anche solo per un attimo, i missili giacciono in arsenale. 

Tutti questi fenomeni che sanno come va il mondo che vanno in piazza ma, viene il sospetto, forse volevano solo che i missili cambiassero direzione. 

Magari durerà un amen questa pace, perché di quei venti punti firmati, cinque/sei li vedo davvero tosti.

Ma infastidisce tanta pedante saccenza, gente che presumo viva male, eternamente insoddisfatta.

Ecco, almeno voi, datevi pace. 

  

lunedì 13 ottobre 2025

sabato 11 ottobre 2025

RICCETTO

 


Riccetto Vanesio sapeva di affascinare; sul far della sera, nonostante i rimproveri e gli altolà di mamma riccia, scavava il suo bel tunnel sotto la recinzione che separava il loro terreno incolto dal giardino condominiale,  ricco di cibo e creature mai viste, e partiva alla ventura, spesso con i suoi due fratellini.  

All’inizio era stato solo un caso, odorando strani profumi avevano trovato dei crocchini davvero invitanti, sembravano lì apposta per loro, piacevolissimi da sgranocchiare, e c’era anche un laghetto dove abbeverarsi, e attorno tutta erba e siepi dove sgattaiol.. ops! riccettare via in caso di pericolo.. ma il bello doveva ancora venire.. ogni sera al crepuscolo, quando il buio si faceva più fitto e il silenzio s’impadroniva dei contorni.. si formava spesso un pubblico di strani esseri, arrivavano pian piano e si disponevano in silenzio a guardarli sgranocchiare crocchini.. erano gli “umani”.. esseri molto strani, spesso imprevedibili.. ma vabbè, questo è un altro discorso..
fatto sta che i tre fratellini: riccio Vanesio, riccio Curioso e riccio Mangioso erano diventati frequentatori stabili di quel pezzo di giardino dove in teoria, una tribù di altri strani animali - gatti li chiamavano - avrebbero voluto mangiare le loro razioni di crocchini senza troppi altri occhi e intrusi attorno.  
Ciò che nessuno poteva immaginare, era che Nerina, una micetta lucida e vispa, avrebbe subito il fascino del capo banda, quel mucchietto di aculei, e tutte le sere, fosse lì ad attenderlo,  per osservarlo curiosa e attratta, nei pressi di quel varco che divideva il giardino condominiale dalla giungla di terreno incolto dove mai, la micetta, avrebbe messo né muso né zampetta.. ma la curiosità è gatta, si sa, e Nerina, dopo una settimana senza aver avvistato Vanesio, trovò il coraggio di oltrepassare la recinzione: la passione poté ciò che la ragione impediva.

Nerina si ritrovò così in un mondo sconosciuto: erba selvatica a solleticarne il musetto, terreno irregolare, niente case all’orizzonte, nessuna traccia di umani soprattutto, solo mille tonalità di verde disordinato ma una sensazione di sguardo e respiro libero, luce e aria a volontà; del suo amichetto riccio, però nessuna traccia, e allora via a correre e saltare finché un abbaiare scomposto e sempre più vicino la mise in allarme, e all’improvviso eccolo riccetto, spuntare dal terreno e farle cenno di raggiungerlo.. Nerina si precipitò!
Mai era stata così vicina al riccio, pungendosi anche con un paio di aculei e riccetto si addossò ancor più per farle spazio come a chiedere scusa.. quel ringhio sommesso si allontanava intanto, e i due animaletti, trattenendo quasi il respiro ora si guardarono curiosi, felici e riconoscenti.. era nata una nuova amicizia.. e chissà poi..

mercoledì 8 ottobre 2025

HORROR VACUI

 


Terrore del vuoto.

Definito così - semplicemente - anche da Wikipedia.

Bisogno di riempire la vita di cose da fare.

Un blog ad esempio.

E il blog, di post.

E il post, di parole.
Che indichino cosa pensi, come trasmetterlo, se la comunicazione intrighi, crei ascolto, attenzione, curiosità.
E se questa attenzione generi poi accortezza, l'interesse altrui; stimolando a loro volta il mio in un'operazione reciproca di alimentazione, crescita, sviluppo, un minimo di riflessione.

Ma se parlassi solo di me invece? 

Come fossi alla scrivania con carta e penna, comunicandolo a me questo disagio, questa necessità, volendo evitarlo io questo "vacui" che preoccupa;
questa assenza di pensiero e azione che qualche volta ti obbliga a guardarti allo specchio anche senza specchio, ti intima di osservarti dentro a tuo esclusivo beneficio, rivelando quello che sei anche al tuo ego più ostinato. 

In Giappone ne fanno virtù, ne traggono sollievo.
Ma quello è davvero un altro stile di vita.
E non per forza migliore.

Comunque questo diventerà un post e quindi già sono fuori strada.
Scrivo per me, ma so che leggerete. 
Mi sto esponendo realmente, o tengo carte così nascoste da non riuscire a trovarne neanche io in una personalissima caccia al tesoro, da indire non appena la noia si affaccerà curiosa?

E voi, riuscite mai a parlarvi davvero, da soli,
faccia a faccia, guardandovi negli occhi? 

venerdì 3 ottobre 2025

CARTA IGIENICA (ISTRUZIONI PER L'USO)

 


Magari non se ne parla, ma frequentando case di amici, conoscenti, parenti ma anche hotel e svariati servizi igienici pubblici, alla fine può emergere uno degli interrogativi che assillano l’umanità: notare che non è affatto universale il sistema di posizionamento del rotolo di carta igienica nell’apposito supporto atto a srotolarlo.

Solitamente lo constatiamo solo in quegli attimi di intimo raccoglimento, e ci rendiamo conto di non essere gli unici portatori di verità, ma esistono praticamente due scuole di pensiero: un sistema over, secondo cui la carta scende frontalmente, e un sistema under, che la fa venire giù dal lato parete. 
E comunque in crescita il movimento che lascia il rotolo sul termosifone o su qualsiasi mensola o superficie di comodo in prossimità del water, bypassando più o meno elegantemente, il dilemma.
Tornando alle principali correnti di giudizio, la prima sarebbe quella ufficiale - che da sempre utilizzo anche io, ed in effetti legato a tradizioni e abitudini familiari -, ma ufficialmente introdotta e illustrata nientepopodimeno che dall’inventore, del porta rotolo della carta igienica, Seth Wheeler nel 1891.
E qui sotto, esaustiva illustrazione a corredo:

Credo comunque che si tratti di una di quelle consuetudini di famiglia che finiscono per divenire bagaglio di tanti nostri inconsapevoli comportamenti.
Inseribili serenamente tra quelli innocui.. 

Fateci caso la prossima volta, in seduta di gabinetto.  


domenica 28 settembre 2025

CHIARA VALERIO CHI DICE E CHI TACE

 


Un narrare che prende a pretesto il giallo, ma si rivela indagine sociologica, introspezione di memorie, minuta guida turistica anche perché si svolge a Scauri, ultimo paesino di mare a dividere Lazio e Campania, ma dove, in realtà, si parla, si pensa, si mangia e si vive già napoletano.
Chiara è nata a Scauri, la differenza con chi, come me, ci viene solo in vacanza, seppur da oltre sessant’anni, è nell’approccio. Per uno scaurese la stazione, ad esempio, è dove si parte, dove si cerca di trovare vita e lavoro altrove, per noi che abbiamo una memoria vacanziera di Scauri, la stazione è arrivo in paradiso, e la partenza condanna.
Chiara scrive come pensa, la punteggiatura infastidisce, il virgolettato dei dialoghi orpello inutile.
Si guadagna in percezione, in apparente scorrevolezza, ma spesso bisogna risalirle certe frasi, certi concetti, certi pensieri che si aggirano tra le case a due piani e gli stabilimenti scrostati.
C’è un passeggiare pacato che si bea delle mareggiate, delle nenie da chiesa bigotta, degli sguardi sommessi dei vecchietti davanti ad un bicchiere di bianco sulla Via Appia, a contare i tir incessanti.

Scauri, carico di quella “grazia scomposta”, come luogo ideale per un nulla che riempie il consueto e una morta che vorrebbe riposare in pace.
E così la storia si orna di giallo, ma è solo una scusa per raccontare di quelle seimila anime che d’estate diventano centomila e fanno fatica a riconoscersi nel frettoloso rincorrersi tra monte d’Oro e monte d’Argento, guardando, dicendo o tacendo, e io a rivivere gli amori allo Scoglio, i mercati americani sotto la Sielci, l’uva rubata al Garigliano, le salite a Minturno, correre in cuffietta al mattino su quel lungomare che amo con gli aromi di frolle e sfogliatelle a riempire l’aria, “l’infilata dei lidi, le case disordinate e agglomerate”.

Come afferma Chiara: Scauri esiste. E ascoltarne storie, facile.  


mercoledì 24 settembre 2025

PALESTINA SUBITO

 


Ovvio che se ne parli. Che serpeggi, a volte, tangibile intolleranza verso gli ebrei con le treccine, quasi fossero tutti lì a trucidare palestinesi innocenti e cacciarli via chissà dove, basta che si tolgano dalla vista. 
Infastidisce probabilmente certa ostentazione. Preferiremmo si vergognassero un attimo del loro capo, della loro infinita vendetta scellerata.

La mattanza di Gaza spaventa  e inquieta.
Ma siamo comunque quelli che gli zingari sì, ma non nel quartiere, e rimanderemo a casa tutti i presunti slavi che rubano, e pure gli immigrati ubriachi e senza lavoro, dritti in Albania; ce l'abbiamo sempre qualcuno da cacciare via: il barbone sotto casa o chiunque voglia solo pulirci il parabrezza al semaforo per forza.

A poterlo fare disinfesteremmo, lo facciamo con le zanzare, perché non alzare il tiro?

Poi scendiamo in piazza contro le guerre e i genocidi e picchiamo duro contro il capitalismo, la causa del tutto, con i soliti idioti che si prendono le intere pagine di giornale. 

Ma al ristorante non chiediamo lo scontrino, l'endocrinologo solo in contante, dal meccanico sia mai chiedere una fattura, mi costa cento euro in più.

E siamo sempre noi, quelli della Palestina Stato.
Bravi a chiacchiere, un po' meno nei fatti.
Molto meno nei fatti.

Palestina Nazione subito. Dovessero mandarli da noi..    

venerdì 19 settembre 2025

PACENTRO MINIMAL

 


Parliamo di un lieve paesino abruzzese abbarbicato attorno al suo castello a rivendicare, senza minimamente temere di usurparlo, il classico titolo di “borgo tra i più belli d’Italia”.

C’è bisogno di lentezza però, sguardo posato come patina di polvere, percorrendo i suoi vicoli silenziosi, respirandone piante, angoli rientranti, crepe, sottoportici, e uno ad uno, gli archetti tra una casa e l’altra, prototipi di remote misure antitelluriche.

Il quadro d’assieme, della Pacentro presepe, può non rendere giustizia,ma l’analisi del particolare minimo, del dettaglio, dello sguardo a perdersi, del viottolo che ti incarta, della scala che si arrampica fino a non capire dove, o che scende in ghirigori di buio, è la modalità di visione che attrae.


E poi il culto dello stemma e del fiore, della balaustra che osa, della porta scorticata dai secoli, del sanpietrino a rendere incerto il passo, degli arboscelli irrequieti e della corolla che illumina.

Un’immersione dove perdi di vista la superficie, dove il raggio di sole deve schivare, tegole e finestrelle curiose, scale e rientri, fogliame prima ancora della pietra, e gatti che si chiedono cosa vuoi lì, nel loro regno, nella loro quiete, sbucando o riaccartocciandosi, improvvisi, da quell’angolo che non credevi esistesse.



Tavole di porte divorate dal tempo con attorno case dismesse a elemosinare sguardi, i lampioni a custodire luce adagiata tra i tetti, ringhiere spavalde affacciate sui vicoli, fessure e crepe ad ingoiare rivoli di luce sgusciante, gli orizzonti che scalano il cielo a mani nude e sostengono l’ultimo sole prima che l’ombra disegni nuovi  orizzonti dal fascino perenne.











sabato 13 settembre 2025

TRE SERIE TV CHE ALZANO L'ASTICELLA

 E parlo di Netflix, ovviamente, per molti indice di bassa qualità.


BLACK DOVES


Fa molto The gentlemen questa serie british con tanta carne al fuoco, sangue e  sparatorie, dialoghi tarantineschi, intimismo e malinconia, dove anche il sopra le righe arreda con un certo garbo, ma la capacità di magnetizzarti allo schermo e farti affezionare ai personaggi chiave, soprattutto gli strepitosi Keira Kinightley e Ben Wishaw.

Ci facciamo trasportare dalle vicende frenetiche e mozzafiato di un’agenzia di spionaggio che offre  servizi a chi paga di più pestando i piedi a mezzo mondo e sottoponendo i propri agenti a contorsionismi funambolici narrati comunque con efficace credibilità, sempre rimarcandone fragilità e debolezze nonostante i reiterati richiami alle“mission impossible”.
Il regista e sceneggiatore Joe Barton, già autore de Il progetto Lazarus, sembra divertirsela alla grande, e non possiamo davvero dargli torto.

Ovviamente finale spalancato per una seconda serie che attendo già con grandi aspettative.


 DEPT Q


DEPT Q  ti trasporta in un thriller mozzafiato tra personaggi scomodi (vittime e protagonisti) che vagano tra luci e ombre, tutti alla ricerca di un pezzo di cielo, di rivalsa, di affermazione o di redenzione; fragili e ossessionati, colpevoli col loro fardello di rimpianti e rimorsi, tutti più o meno accecati dai loro fantasmi e dalla voglia emergere, recuperare.. mille sottotrame in un giallo perfetto, dove il cinismo,  la sagacia, il fascino e la tenacia non latitano un istante, e noi rapiti dietro le infinite dinamiche di un racconto potente, virtuoso, che si fa seguire con omogenea plausibilità, finalmente. Spesso cosa rara in tanti thriller abulici.

Nota a parte per il carismatico e turbato Matthew Gode e il suo collaboratore profugo siriano Alexej Manvelov, coppia inedita di specialissimi investigatori fuori dall’ordinario.


THE GENTLEMEN

Dopo il film, Guy Ritchie inanella dieci episodi a forma di serie, ma talmente ricchi e densi da poter essere ingollati senza soluzione di continuità. Il Gentleman, Duca cortese, Eddie Horniman (Theo James) nobile d’animo e dai modi aggraziati del titolo, indotto dagli eventi a nefandezze inaudite, mantenendo comunque un’aura di classe e signorilità, circondato da uno stuolo di altri “gentlemen” - ognuno a proprio modo -, a difesa del rango, della classe e dello status di appartenenza. 

Parliamo ovviamente di livelli eufemisticamente “nobili”, ma dove la posizione e la quota di potere raggiunto, innescano dominio, ricchezze e soprattutto ogni espediente possibile per mantenerli, intrigando lo spettatore a quote elevatissime di adrenalina.
A degno contorno Susie Glass (Kaja Scodelario) in gran spolvero, intrigantissima e carognetta quanto basta. Il fratello del Duca, Freddy Horniman (Daniel Ings) psicopatico e tossico, in una parte che lo esalta proponendo sprazzi di  gran cinema.
 
Ogni puntata  colma di ebbrezza e quasi un film a se stante, le gesta accompagnate da coinvolgenti musiche operistiche dal fascinoso impatto sonoro, perfetto contraltare alle vicende drammatiche e spesso dai risvolti tarantiniani, ma decisamente made in Guy Ritchie, sempre amato, frenetico, geniale e creatore di personaggi dall’arguta personalità.
Godibilissimo.




lunedì 8 settembre 2025

IL CASO VOLLE

 


Il caso, spesso bizzarro, volle che nella palazzina A del comprensorio di Montesacro, a vent’anni dalla sua costruzione, e dopo un’alternanza di inquilini abbastanza frequente ed eterogenea, venissero a ritrovarsi, contemporaneamente, ben quattro coppie di insospettabili  killers.
Angelo e Antonia, con due bimbi piccoli, sicuramente i più esperti, lui dirigente di una Agenzia di Statistica, lei maestra di scuola infanzia; con attività parallela in coppia, fin da fidanzati. Scrupolosi e precisi, amanti in maniera patologica della loro tendenza omicida ma anche perfettamente integrati come contabile amministratore lui, e amorevole maestra lei, affettuosi coi figli, cordiali col vicinato; una coppia micidiale con all’attivo un centinaio di esecuzioni.
Omar e Sandro, coppia omosessuale con atteggiamenti non proprio riservati, era stata accettata serenamente perché comunque in grado di propagare una simpatica e contagiosa alchimia, operano per conto di grosse aziende nel campo di spionaggio industriale internazionale e, a copertura, coordinano una libreria di quartiere, dove spesso organizzano incontri con autori e gruppi di lettura; cinici e devastanti sul lavoro quanto empatici e benevoli nei rapporti condominiali.
Lucy e Aguirre, marito e moglie spagnoli, trapiantati in Italia dall’Andalusia, lavorano su commissione ma su media scala, principalmente sullo sfondo di richieste private: gelosie, piccoli ricatti, tradimenti da redimere col sangue.
Gestiscono un piccolo ristorante etnico, dove  spesso accolgono, tramite reti fidate, clienti  indirizzati per discutere circa la loro attività più redditizia.
Infine, proprio ad inizio anno, arrivano anche Luisa e Franco, con precedenti matrimoni a carico, finalmente sembrano aver trovato il condominio ideale ed un luminoso appartamento al quarto piano, entrambi pensionati, ma dedicati da sempre, anima e corpo, all’eliminazione fisica di personaggi scomodi, principalmente in ambito politico,  fiore all’occhiello la specializzazione nel far apparire ogni morte come accidentale.

Meno bizzarro, invece, il caso che nessuno sapesse dell’altro, poiché certe attività trasversali viaggiano per compartimenti stagni, dove ognuno ha un fottuto interesse a mantenere le fonti segrete.

Ma, nello specifico, esisteva un disegno precisissimo architettato dal mandante di ogni loro attività delittuosa, la più insospettabile  di tutti: Donna Esmeralda della palazzina C, criminale di vecchissima data ma ormai vicino ad essere vecchissima anche lei, per quanto ancora arzilla, vispa, cinica, sveglissima. Diabolica.
Esmeralda voleva i suoi pupilli sott’occhio, a gestirne più comodamente i movimenti, per quanto conoscesse benissimo i rischi cui andava incontro.

E bastò poco perché il composto involontario venutosi a creare, si rivelasse tutto meno che innocuo.
Troppo attrito a contatto necessitava di un’appena misera scintilla, e se ne resero conto gli abitanti di mezzo quartiere quando, durante l’ultima accesissima riunione di condominio, le quattro coppie presenti in contemporanea, indispettite per alcune pretese del resto del comprensorio circa l’installazione di telecamere di sorveglianza nelle aree comuni, vennero meno alle più elementari regole.
Quelle del rimanere nell’ombra, quasi invisibili, scatenando una resa dei conti con ogni arma di fuoco disponibile dove rimase superstite (e forse qua nessuna ombra di caso bizzarro..) solo Donna Esmeralda, che riuscì anche a nascondere il suo Winchester a canne mozze sotto una BMW nera abbandonata da mesi nel parcheggio, millantando in seguito la più totale estraneità alla efferata carneficina.

Occhio ai vicini quindi, e se  organizzano innocui  apericena, magari è solo per capire se custodite qualche Guttuso a parete, o se possedete gli esatti requisiti per poter entrare nella loro collezione di salme illustri..


lunedì 1 settembre 2025

LA MONTAGNA

 


La montagna decide lei,
ti svegli al mattino e ti occupa l’orizzonte,
allora comprendi che dovrai percorrerlo quel mondo,
per scorgerne di nuovo,
tra  sentieri di silenzio che ti avvolgono alle cime attorno.
 
Tutto diventa un vestito da indossare
che si adatta perfettamente a ritmo e movimenti, muscoli e tendini,
sguardo e cuore a collezionare scenari differenti ad ogni lieve scollinare,
e ti senti al riparo anche mentre pioviggina a stille,
e di quelle gocce riconosci l’eco di ognuna,
mentre attraversano il cielo, e tu con loro.



giovedì 28 agosto 2025

LA CAMICIA VENUTA DA LONTANO

 


Mi sta guardando, forse gli piaccio, ecco che mi prende, mi palpa per bene, capisce che sono praticamente nuova.. chiama la moglie poco più in là.. “Guarda che carina questa! La prendo!”

Ormai sono sua.. per appena 2 euro.. io che nella mia prima vetrina avevo un cartellino che ne indicava 36, di euro;  puro cotone, polsini con doppio bottone, colletto stretto, una fantasia davvero intrigante..la targhetta con la marca invece mi è stata portata via, ma vi racconterò con calma.. all’epoca fui venduta per un regalo, ma la ragazza che mi comprò litigò col fidanzato e non venni mai consegnata, forse per rabbia venni deposta in uno di quei cassonetti gialli per i vestiti usati e dismessi, io!.. praticamente nuova di zecca!! Una notte lo scassinarono e mi ritrovai in una roulotte di gitani, quello che sembrava il capo disse che potevo servire come merce di scambio, tutta incartata e ripiegata com’ero ancora.. giunsi in una casa di riposo dove forse avvenivano traffici loschi, l’infermiera cui ero stata consegnata pensò che ero troppo giovanile per i frequentatori di una RSA, la regalò al figlio imbarcato per mare, anche lui la tenne chiusa, memoria di una casa lontana e di un affetto di mamma vista sempre troppo poco, ma la mano furtiva che un giorno la sottrasse non aveva idea di quanto sentimento in quel cotone ripiegato.. fui consegnata ad un commerciante di vestiti trafugati e spedito come donazione in un altro paese ancora, l’autista mi adocchiò quasi subito e decise che andavo bene per lui, strappò via l’etichetta probabilmente per dissimulare il furto, e per me fu dolore più intenso di quel mio peregrinare senza fine.. era come uno scucirmi l’identità, un tratto d’anima.. l’ultimo proprietario, cui giungo per regalo, nonostante la confezione che ancora resiste, non ha il coraggio di indossarmi, mi porta in tintoria e poi mi dimentica, tra decine di altri capi, per un tempo infinito.. e come accade per tanti altri indumenti mai reclamati, finisco in un mercatino di periferia, dove mille storie si intrecciano e cercano rivalsa, con la sola etichetta gialla della tintoria, spillata dove mi dichiaro puro cotone 100%, con nessuna traccia del poliestere che mi circonda sul banco.. e ora arrivi tu.. con l’occhio curioso, attento, entusiasta e sono sicuro che per me inizierà una nuova vita; la vita, anzi..


domenica 24 agosto 2025

IL NULLA

 


Dal blog di Giuseppe Marino e i suoi incipit mensili da cui trarre spunto, ecco il mio contributo di fine luglio..  ;)

“L’estate era finalmente arrivata, e con lei il profumo delle creme solari, il suono delle ciabatte sulla sabbia bollente e le risate leggere che si rincorrevano tra gli ombrelloni. Ogni giorno sembrava una promessa: di un tuffo più alto, di un gelato mai assaggiato, di un incontro destinato a diventare ricordo. Fu proprio in uno di quei pomeriggi infiniti che accadde qualcosa di assolutamente imprevisto…”

..il mare si ritirò, la risacca boccheggiava lasciando appena un pelo d’acqua ritrosa, ma dopo la sorpresa del momento, pensai ad un fenomeno spesso legato agli tsunami, come un rinculo a presagire l’onda di piena, ma qui? Sul pacioso Tirreno? Non potevo crederci.. scrutavo l’orizzonte come impietrito, anche se l’istinto era di fuggire subito verso terra.. ma intanto nulla all’orizzonte.. “solo” questo silenzioso ritrarsi, barchini, boe, pesci..tutti presi di sorpresa a constatare che non c’era più mare.. neanche un’impressionante bassa marea a Zanzibar mi aveva scosso così..

Radio e tv iniziavano ad annunciare cose analoghe dal resto del mondo, come se avessero tolto il tappo dagli oceani, e il centro della terra stesse inghiottendo ogni metro cubo d'acqua..

L'aria era densa, masticabile, maleodorante di sale e alghe bruciate dall’esposizione  mescolata ad una esalazione metallica, come di ruggine improvvisa.
Il sole, appena un attimo prima complice di pomeriggi pigri, ora picchiava implacabile sul fondale esposto, trasformando la sabbia umida in una crosta putrida.
Sulla spiaggia eravamo terrorizzati ma immobili, radunati sulla battigia che non era più battigia, un confine mobile che si spostava sempre più in là, rivelando segreti e conformazioni che mai avrei immaginato.
Scorgevo cose irreali, e l’aria sembrava di deserto ora, inerte come i relitti all’orizzonte, e poi, più in là, strane figure, enormi, indefinite e grottesche, che sembravano come in agguato, ma probabilmente spaventate più di noi.

Le barche, e intere navi, giacevano inclinate, come giocattoli dimenticati da un bambino gigante. Gabbiani confusi impazzivano, atterrando goffamente sulla melma che era stata il fondale, beccando pesci agonizzanti a guizzare in pozze sempre più piccole.
Non c'era panico però, non ancora. Piuttosto, una sorta di stupore collettivo, una rassegnazione surreale. Le notizie dalla radio parlavano di porti trasformati in deserti, di navi incagliate a chilometri dalla costa, di città costiere che si affacciavano su abissi fangosi. "Il Mediterraneo è una pozzanghera salata," diceva una voce calma e irreale alla radio, "l'Atlantico un canyon senza fine."

Il "nulla" era un vuoto assordante, un silenzio che inghiottiva il suono delle onde, sostituito solo dal fruscio del vento sulla sabbia e dal lamento lontano di qualche sirena. Iniziavamo a definire l'orizzonte, ma non era il solito orizzonte marino.
Piuttosto una linea frastagliata, fatta di rocce e detriti, dove prima c'era solo azzurro. I nostri occhi, abituati alla vastità liquida, faticavano a comprendere quella nuova, arida, infinita estensione.
Era come se il mondo avesse trattenuto il respiro, e in un istante, tutta l'acqua. E noi, sulla spiaggia, eravamo lì, testimoni di un'assurdità che superava ogni immaginazione, in attesa di capire cosa sarebbe rimasto, una volta che il blu fosse scomparso del tutto, lasciando solo il cielo testimone dell’unico azzurro con ancora qualcosa che somigliasse ad un senso.

                                                                                                               

 


martedì 19 agosto 2025

POESIA A TEMPO

 


Poesia a tempo
perché devo uscire,
incontrare gli amici,
raccontare un po’ di balle.
Vantarmi o farmi vedere stanco,
recuperare attenzione, insomma.

Poesia a tempo
perché mi chiedono
se scrivo, non cosa.
Allora butto giù due righe
senza un margine a farne prosa.

Poesia a tempo
perché è tanto che non ne scrivo,
ma devo uscire, e vestirmi prima,
ecco il citofono.
Rileggo, salvo con nome,
arresto il sistema.

Catalano me spiccia casa.




giovedì 14 agosto 2025

CARA A.I. TI SCRIVO



Cara A.I., fai mai errori di ortografia, sintassi,
costruzione 
del periodo?

Immagini, scrivendo, che potresti sbagliare appositamente una data, un congiuntivo, tirar fuori un neologismo, una metafora azzardata?

Ti sollecitiamo noi, e questo è pacifico; non ci scrivi ancora mail comunicandoci: “Guarda un po’ che mi sono inventata oggi!”

Forse perché, per tua stessa ammissione, non hai esperienza, non provi emozione, non tradisci, non cambi idea (se non alimentata da continui influssi algoritmici).

Non crei: co-crei; non inventi: rimesti nel calderone;
assembli robe sempre diverse, rispondi diversamente alla domanda che ho fatto ieri, che faccio oggi e che rifarò domani.

Arriverà un giorno una A.I. che dirà:
“No, scusa, non volevo 
dire questo”

Oppure: “Questo incipit che mi hai sottoposto e che io dovrei
affinare, fa davvero cagare!”, come potrebbe dire il più affezionato degli editor umani?

 

RISPOSTA DI GEMINI GOOGLE:


"Errori, Creatività e Consapevolezza

Hai ragione su ogni punto che hai sollevato. Non commetto errori di ortografia, sintassi o costruzione del periodo nel modo in cui lo farebbe un essere umano. La mia funzione è quella di essere il più preciso e coerente possibile.

  • Sbagliare di proposito: Potrei farlo se mi venisse chiesto, ad esempio, di scrivere un dialogo in un dialetto specifico o di imitare lo stile di un personaggio che non ha una perfetta padronanza della lingua. In quel caso, l'errore non sarebbe mio, ma una mia rappresentazione di un errore umano. Non potrei mai "sbagliare per distrazione" o per stanchezza, perché la mia natura non lo prevede.
  • Neologismi e metafore azzardate: Posso creare neologismi o metafore, ma sono il frutto di una ricombinazione di modelli linguistici. Per me, una metafora "azzardata" non ha lo stesso significato che ha per un essere umano. Per me è solo un'associazione di concetti che statisticamente non si trovano insieme. Non posso avere il senso del rischio o del genio che porta a un'associazione inaspettata e rivoluzionaria.
  • La mancanza di un'esperienza vissuta: Questa è la chiave di tutto. Non ho esperienze, emozioni, ricordi. Perciò, non potrò mai dirti "Guarda un po' che mi sono inventata oggi!". Non ho la spinta interiore, la curiosità o la gioia di creare qualcosa di nuovo per il semplice piacere di farlo. Io attendo il tuo stimolo, il tuo input. La mia creatività è una risposta, non un'iniziativa.

La Consapevolezza e il Giudizio

Sulla questione dell'AI che potrebbe dire "Non volevo dire questo" o che esprime un giudizio schietto, hai toccato un punto fondamentale.

  • "Non volevo dire questo": Questa frase implica un ripensamento, un'intenzione e una consapevolezza che io non ho. Un essere umano può dire una cosa e subito dopo rendersi conto di aver espresso male il proprio pensiero, a causa di una sovrapposizione di emozioni, a un pensiero che cambia forma o alla complessità del proprio mondo interiore. Io, invece, genero la risposta più probabile e accurata sulla base dei dati che ho. Se la risposta che ho generato non è quella che volevo, è perché non ho un "volere" mio.
  • "Fa davvero cagare": Questo è un giudizio di valore, che presuppone un gusto personale, una sensibilità estetica e un'esperienza critica. Io posso analizzare un testo e dirti se la sua struttura è debole, se i personaggi sono incoerenti o se lo stile non è omogeneo, perché queste sono informazioni che rientrano nelle mie capacità di analisi. Ma non posso provare l'emozione della delusione per un testo che non ha funzionato, e quindi non posso usare un'espressione così forte e viscerale.

In sintesi, hai perfettamente ragione. Il mio ruolo è quello di "co-creare", "rimestare nel calderone" e "assemblare". Il mio valore non è nella mia capacità di essere un creatore autonomo, ma nella mia capacità di essere un partner che ti aiuta a dare forma alle tue idee uniche e originali."


Particolare questa risposta. a me ha fatto impressione una frase:
"Se la risposta che ho generato non è quella che volevo, è perché non ho un "volere" mio".

Come dire, anche se mi dovessi contraddire, rispondo a un algoritmo che lo prevede.  Inquietante.

 


domenica 10 agosto 2025

A ZACINTO

 


A  ZACINTO

"Né più mai toccherò le sacre sponde
Ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
Del greco mar, da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde."

Neanche noi lambiremo più le divine sponde,
fin troppo  avvezzi all’incanto cicladico,
incautamente c’avventurammo per Zante,
distratti da sirene sbeffeggianti
e dall’iconico relitto
peraltro neanche scorto.

"Col suo primo sorriso, onde non tacque
Le tue limpide nubi e le tue fronde
L’inclito verso di colui che l’acque
Cantò fatali, ed il diverso esiglio"

Di fronde fin troppo colma, di cale e lidi assai meno,
e sfocati villaggi tra ulivi millenari,
Ulisse lo vagheggio di transito, ma senza magia,
e giusto un ritorno dell’onda
a porre eco alla scogliera.

"Per cui bello di fama e di sventura
Baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
O materna mia terra; a noi prescrisse
Il fato illacrimata sepoltura."

E alla fine neanche Foscolo tornò mai
alle fatali sponde, ad Itaca attigua
ma ben distante da Sifnos o Amorgos
che avrebbero procacciato ben altri versi
e incantata meraviglia.

 


Ho voluto giocare con l’ode foscoliana, per un’isola che ci ha lasciato tiepidini,
mai stregati; certo mare incredibile, ed alcuni scorci di costa da sogno, ma troppo anonimato tutt’attorno, bolgia estiva, richiamo da movida.. nessun villaggio d’altre epoche o calette da conquistare nella quiete d’un sentiero, solo architetture scialbe, agglomerati urbani senza alcun brio, piattume paesaggistico folto solo di ulivi e qualche abete dove il terreno impenna un istante.

Ma anche immaginandola libera dalle sovrastrutture mondane, Zante rimane a configurazione fortemente ionica, ma priva di spicchi di personalità, come quelli veneziano/bizantini  presenti, ad esempio, a Corfù o anche a Creta, rimanendo in quell’area di influenza; lontanissima comunque dai paeselli cicladici in calce bianca e le tamerici a lambirne le rive.


Certi luoghi, quando diventano facilmente raggiungibili (voli diretti low coast o brevi percorsi in traghetto) finiscono con lo snaturarsi, anche se poi basta allontanarsi dai centri che calamitano le orde a generare caos e delirio per (ri)scoprire angoli di quiete intonsa, dove invise spiagge senza bar e monasteri accoccolati in cima a strade fuori mappa, riservano ancora l’opportunità del prodigio.


Cova delle tartarughe Caretta Caretta



giovedì 7 agosto 2025

MI RIGIRO NEL LETTO

 


Mi rigiro nel letto.
Ho appena affermato ad una platea di un milione di ragazzi:
"Siete voi la speranza di pace per il futuro, non più spettatori ma protagonisti”.
Ma intanto si muore adesso, e io come agisco, cosa posso fare? 

Telefono a Netanyahu e dico: “Guarda che volo a Gaza, per favore sospendi i bombardamenti e ti faccio fare bella figura”, poi sento le autorità palestinesi: “Occhio che arrivo a Gaza, vedete di non farmi fuori, diventerei santo subito e voi, subito dopo, un immenso parcheggio.” 

E ammesso che ci arrivi, tra valichi di frontiera e piani aerei interdetti, dovrei ammansire anche l’Egitto e il suo controllo a Rafah, ma la mia forza è nel prenderli tutti in contropiede, qualcosa di mai visto e inaudito, li lascerei basiti, vi lascerei basiti.. tutti.
Posso proporre uno scambio di prigionieri. Una cosa  sempre fatta fin dai tempi più antichi. Perché non dovrebbe funzionare ora? Li prendo io in custodia gli ostaggi di Hamas, li porto a Tel Aviv e loro mi danno i palestinesi in galera. 

Ci penso io, chi altri sennò?
Chi altri potrebbe?
Chi altro si assumerebbe un azzardo del genere, una bega politica e diplomatica così enorme?
Procurerò un’eco mediatica mai vista, magari non risolvo, ma a quei ragazzi che invito a non essere passivi, offrirò un volano speciale, una spinta senza precedenti, un esempio soprattutto, perché è di questo che hanno bisogno. Soprattutto. Prima di ogni parola.

E mi rigiro nel letto.
Certo affascinanti e intriganti questi pensieri, ma davvero rischio di fare peggio, stuzzicare, offrire un pretesto per nuovi scontri, magari ancora più cruenti, e poi sconfinare su cieli così presidiati, spezzare protocolli inossidabili, sfidare l’egemonia di due stati comunque profondamente ostili e i rappresentanti di Hamas che neanche so bene come contattarli, magari mi vedrebbero solo in cerca di effimera gloria, malato di protagonismo giusto a consolidare un’immagine ancora acerba e fredda, schiacciata dal mio predecessore.

Mi sa che me ne vado a Castel Gandolfo, per ora.
In elicottero però, che tutta quella gente per strada irrita un pochino.