Non voglio apparire
sempre polemico, ma questo Garrone dispensa fiabe e non a scopo di riflessione.
Purtroppo penso a quelli che non partono da una colorata e allegra Dakar, così
per sport, a quelli che non vedono la riva dei sogni ma solo il fondo del
Mediterraneo o per certi versi, ancora peggiori, quelli che, beffati dal
destino, vengono rimpatriati e nei lager libici ci resteranno, senza nessuna
telecamera, nessuna seconda occasione.
Certo splendida la fotografia, specie sugli sfumati titoli di coda,esaltata dai fermo immagine, la musica coinvolgente, azzeccato anche lasciar fluire la lingua originale, intrecciata tra il wolof senegalese e il francese per far raccapezzare i protagonisti col mondo attorno, ma fin troppo appiattita e, paradossalmente, positiva storia e visione, come il battello che fila veloce su un mare ideale, le fontane coi giochi d’acqua stile Versailles, i lavoratori edili col berretto antinfortunistica, i mafiosi libici figurine estratte direttamente da Gomorra..
Si è puntato anche troppo
sull'immagine di Seydou, da ragazzo sognante a sempre più eroe necessario che
vuole salvare la donna ormai esausta nel deserto, andare in galera col cugino, sopravvivere
alle torture, capitanare lo scafo, tirare fuori i moribondi dalla sala
macchine, sedare gli animi esasperati a bordo invocando Allah, ad un certo
punto mi aspettavo che facesse partorire lui, la donna in barca, ma Garrone non
ha voluto esagerare..
Ma se alla fine
Seydou non fosse arrivato.
Se proprio ad un minuto dal The End, fermo restando tutto il resto, il barcone
fosse affondato tra i flutti, con tutti i sogni, le partorienti, i bimbi, le
donne, storie e tormenti di ognuno di loro, e il mare si fosse richiuso
placido, senza un elicottero, un telefono per urlare soccorso, una ONG all’orizzonte,
nulla.
Avremmo avuto una
storia probabilmente più reale.
Di quelle che non si narrano mai.
Una storia da farti
uscire dal cinema col sorriso mozzato, e lo stomaco sottosopra.
Senza bisogno di sangue a litri e scene truci.
Una storia da far vedere davvero nelle scuole.
Perché per ogni
Fofana - scafista costretto - che si salva,
si sposa e lavora in Europa (la storia vera da cui Garrone trae quella di
Seydou), ce ne sono altri nove che non sopravvivono per scorgere questo mondo
di lucine, ribalte, passerelle e premi cinematografici.
non aggiungo nulla alle tue parole e nemmeno alla foto, per non guastare questo post così vero e ben scritto, che deve far riflettere e basta. Ciao Franco
RispondiEliminaE' un mio parere..ma alla fine vedi uscire la gente commossa e sorridente e pensi che non dovrebbe essere questo il messaggio..ma riguarda me ovviamente..
EliminaGrazie Franco, un'analisi veramente interessante.
RispondiEliminaCiao ciao.
sinforosa
Consiglio comunque la visione, ognuno ha bisogno di farsi un'idea, a meno che non viva di preconcetti..
EliminaConcordo con te in toto, aggiungo poi che secondo me che l'assenza, ove possibile, di un lieto fine quando si tratta di opere legate al sociale, è meglio perchè altrimenti lo spettatore da un lato durante il film, non parlo solo e specificatamente di questo da te recensito, riflette e si indigna ma poi sorride commosso per il lieto fine e chiude il libro o esce dal cinema o si alza dal divano di casa sua, pensando inconsciamente che un lieto fine sana tutto o meglio fa di quel finale positivo uno strumento per illudersi nell'animo che il problema sia tutto sommato risolto, (è, se vuoi. un po' quanto affermi tu parlando di uno su nove soltanto si salva dalla morte) mentre se il finale è drammatico rimane dentro di noi quel senso di rabbia, di ingiustizia e di indignazione che non sono placati dall'happy ending e lasciano quindi quel tormento interiore che ti fa continuare a pensare e magari per quanto ti sia possibile, anche di agire per cambiare le cose.
RispondiEliminaLi trovo film opportunisti, nella migliore delle ipotesi..
EliminaNon ho visto il film, ma come lo stai raccontando credo che non lo vedrò... ...non mi piacciono i film della Marvel 🤨
RispondiEliminaIl supereroe c'è ..😊
EliminaNon ho visto il film, vedrò di recuperarlo in qualche modo.
RispondiEliminaComunque da vedere, ad occhi aperti..
EliminaBeautiful blog
RispondiEliminaMe fate ammazza'.. 🤣
Eliminai film in genere hanno poco a che fare con la realtà.
RispondiEliminasono forme espressive, prevalentemente fantasiose ed emotive.
lieto giorno
Prende spunto e occasione da tragica realtà. Per me sfruttamento emotivo a scopo di lucro.
Eliminal'una cosa non esclude l'altra.
Eliminabuon giorno
Riflessioni ineccepibili. Ma i film sono sempre un po' romanzata, si sa. Comunque io non lo vedrò. M' impressiono troppo.
RispondiEliminaNeanche troppo cruento..
EliminaCredo che il mio commento sia finito in spam
RispondiEliminaRecuperato 😊
EliminaNon ho visto ancora il film ma so che ha avuto molto successo. Non posso giudicare, ma forse Garrone ha cercato di cambiare il modo che ha il nostro mondo di guardare coloro che ce l'hanno fatta e che subiscono il razzismo degli occidentali, farci vedere cosa hanno dovuto passare. Ho visto alcune interviste e dalle parole degli attori è un po' questo è il messaggio che passa.
RispondiEliminaSpero sia quello il messaggio che voglia passare, anche se troppo edulcorato ..
EliminaÈ un film che vorrei vedere, però hai ragione ci sono storie che si fermano molto prima tragicamente perché la barca affonda.
RispondiEliminaP. S. Sono contenta di riuscire a commentare 😀
Poco cinematografico un mare che inghiotte e si richiude, magari a pochi chilometri dalla riva..😔
EliminaSi, hai ragione Franco. La realtà è diversa. Poteva essere romanzato il finale ma per la maggiore mi sembra che muoiano e sono in tanti. Per cui sarebbe stato più giusto il finale negativo. Ma non ho visto il film. Se cambio idea ti farò sapere.
RispondiEliminaGrazie! Buona Domenica e torna presto. 😘
Comunque si può vedere...rimanendo coscienti?! O percependo la fiaba?! Entrambe le cose difficile..
EliminaFar un film per sollevare lo spirito ok, ma non sfruttando situazioni che in maggioranza si risolvono in tragedia..
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