Poliedrico,
e vagamente snobbato, il mitico regista statunitense di Forrest Gump,
fin da bambino ha sempre dimostrato una predisposizione particolare
per il cinema e le sue innumerevoli applicazioni.
A
pochi mesi di vita costringeva i genitori a spostarlo per tutta casa,
mal sopportando la camera fissa.
L'anno
dopo doppiava gli amichetti d’asilo.
A
due applicò il sonoro alla babysitter muta.
A
tre anni sottrasse al padre un elementare modello di cinepresa,
girando (in girello) un piano sequenza di sei ore e mezza,
fino a sfiancamento pile.
L'anno
successivo lo sorpresero mentre colorava coi pastelli a cera il
vecchio tv in bianco e nero della zia.
A
sei anni non solo curava il montaggio del suo primo meccano,
ma anche la scenografia ed i dialoghi.
A
dieci anni proiettava foto in cinemascope sulla facciata del
suo condominio.
Ormai
non disegnava più, creava direttamente storyboard.. solo nello
sport qualche problema, nel baseball, ad esempio, al momento del
lancio si perdeva eccessivamente nel calcolare la profondità di
campo...
Adolescente,
la mamma lo portava con se al supermercato ma Bob amava curare
personalmente la sceneggiatura della lista della spesa e
dirigeva da solo (senza neanche l'aiuto) il carrello tra gli
scaffali.
Tanto
fece, di lì ad un anno, che convinse i suoi a trasferirsi al primo
piano del palazzo dove abitavano, ritenuto fondamentale per i suoi esperimenti cinematogtafici.
A
quindici anni aveva rimasterizzato e ricolorato tutta l’opera
di Bergman aggiungendo addirittura due sigilli al celeberrimo Settimo
e sostituendo, coi primi rudimenti di Photoshop, Sophia Loren alla
Ingrid Thulin ne Il posto delle fragole.
Al
raggiungimento della “major” età aprì uno “studios”
e si dedicò anima e corpo al cinema ed a tutte le sue varianti.
Ad
appena ventitre anni intrufolatosi sul set di Barry Lyndon, durante
una momentanea assenza di corrente elettrica, suggerì a Kubrick, il
Maestro, l’esclusivo uso di candele per generare l’illuminazione,
e per il suo primo, planetario, successo, Ritorno al futuro, si avvalse di una
originale rilettura del capolavoro di Marcel Proust, interamente
riconsiderata con il rivoluzionario timecapture.
Nella
sua prima affermazione,
All’inseguimento della pietra verde, in
pochissimi hanno fatto caso al motu proprio della, appunto, pietra
verde, inseguita per tutto il film ed acchiappata, alla fine, solo
grazie a quella performance capture che avrebbe reso Bob
celeberrimo.
Con
Chi ha incastrato Roger Rabbit
introduce la rivoluzionaria
contaminazione cinematografica globale fantastica tra:
cine/cartone/docufilm/
cassiera/parcheggiatore.
La
sua produzione parrebbe esigua se non si considerasse ogni suo film
come una svolta epocale nel modo d’intendere la macchina cinema.
Ed
in cantiere è quasi ultimata una nuova, affascinante, sfida. Roger
Rabbit 2.
Preparatevi
a stupire ancora!!
RITORNO AL FUTURO 1985
Era previsto già in questa occasione uno sperimentalissimo ed avveniristico, per i tempi, 3D. ma la produzione, presa alla sprovvista e, del resto, assolutamente inadeguata a tali colpi di genio, fece pressione per le 3R.
Oltretutto DitoDno al futuDo, suonava pure male...
CHI HA INCASTRATO ROGER RABBIT? 1988
Prima complessa operazione di fusione tra cartoni ed umani
LA MORTE TI FA BELLA 1992
Prima complessa operazione di fusione del cartone sugli umani
POLAR EXPRESS 2004
Prima
performance motion capture in anteprima cosmica.
Cinema
freddo l’hanno chiamato. Ma che c’hanno un ghiacciolo al posto
dell’anima?
Prima ultraperformance capture del genio Zemeckis, un film di Natale dove toppano giusto un paio di melense canzoncine che avrei segato alla grande.
Per il resto il film scalda, impazza e celebra smania delirante. Impianto giostristico da farti cappottare anche a vederlo su un tre pollici da polso, figuriamoci in 3D.
Tutto innevato, ghiacciato e pattinato, con numeri da gran sballo come la cioccolata servita ai bambini in vagone o il forrestgampiano viaggio del biglietto che fuoriesce dal treno in corsa e girovaga con fantastica poesia fino a rientrarci… siamo di fronte ad un gran bel film di Natale.
Prima ultraperformance capture del genio Zemeckis, un film di Natale dove toppano giusto un paio di melense canzoncine che avrei segato alla grande.
Per il resto il film scalda, impazza e celebra smania delirante. Impianto giostristico da farti cappottare anche a vederlo su un tre pollici da polso, figuriamoci in 3D.
Tutto innevato, ghiacciato e pattinato, con numeri da gran sballo come la cioccolata servita ai bambini in vagone o il forrestgampiano viaggio del biglietto che fuoriesce dal treno in corsa e girovaga con fantastica poesia fino a rientrarci… siamo di fronte ad un gran bel film di Natale.
Ma
che dico, un gran bel film e basta.
Natale
è una scusa.
Il
regalo è l’alta tecnologia ed il virtuosismo di macchina, il
tepore umano di un volto cartonato che approfitta della libertà
espressiva negata agli esseri viventi e la sciorina magicamente tra
l’inventiva più briosa e l’elogio del dettaglio a rendere
tangibile l’iperbole più azzardata, quella che mai avremmo
osato/potuto immaginare prima.
Posso non credere a Babbo Natale ora?!?
Posso non credere a Babbo Natale ora?!?
Non
più, perché dove arriva Zemeckis tutto è possibile, vero
Scrooge?!?
A CHRISTMAS CAROL 2009
Prima volta in 3D e motion capture contemporanei. Il 3D, per i pochissimi che ancora non lo sapessero o fossero convinti che ad inventarlo sia stato quel sòla di Cameron con la superbufala Avatar significa, tanto per esemplificare visivamente, che ti nevica in sala, che voli tra i tetti scansandoti per paura di scheggiare qualche tegola, che dallo schermo un sacco di elementi che stai guardando escono per venirti incontro ed altri, invece, ti spuntano da dietro la testa per andarcisi a ficcare. Quando parliamo di Motion capture dobbiamo considerare l'immagine stilizzata un vero attore con i suoi autentici movimenti disegnati in digitale che permettono di abbinare alla naturalezza di un essere umano tutti i funambolismi di un cartoon (e chi meglio di Jim Carrey poteva sfruttare quest'occasione?!?..). C'è rimasto spazio anche per la storia a questo punto? Ma certo che si.. un classico come Canto di Natale di Dickens emana indubbio appeal già di per se. Il cinico e tirchiaccio Scrooge viene visitato dai tre spiriti del Natale: Passato, Presente e Futuro che illustreranno pirotecnicamente - grazie a Zemeckis - a lui ed a noi in sala, tutta la sua vita. Edificante fiaba sulla redenzione possibile e sul cinema effervescente. Possibile anch'esso.. eh eh.. ed il 3D assieme al motion picture connubiano alla grande esaltando anima e sensazioni. Un'esperienza che consiglio di cuore. Da tutti, ma proprio tutti, i Punti di Vista... ;)
Nessun commento:
Posta un commento
Sottolineature