venerdì 23 agosto 2013

ABBI INCUBI



A volte credo davvero che nei tuoi meandri
si celi una manifattura
della perfidia preconfezionata,
del sarcasmo avvelenato,
della provocazione a scopo debilitante,
ad insinuare nell’interlocutore
riflessi condizionati destabilizzanti,
laghetti di paura rappresa
dove galleggia il dubbio di una risposta
che misura l’umore col metro soggettivo dell’inconscio.



Paragono di continuo logore risposte,
le parametro ad antiche reazioni
Scavo a mani nude tra montagne di messaggi lanciati e ricevuti
per scovare tracce di feedback, polvere di offesa,
truciolame di indifferenza - quella si - a coltivare intere piantagioni di recrudescenti rivalse, devastanti rappresaglie, 
maremoti di silenzio.

Si, a volte sono in estrema difficoltà
specialmente quando mi offro completamente
e ricevo in cambio ghiaccio tritato.


Abbi incubi, mi hai sussurrato,
di giorno e di notte,
con gli occhi chiusi eo con gli occhi aperti,
per non dimenticare mai che sono abbracciata ad altri fantasmi,
che tramo lenzuola estranee,
popolerò i tuoi sogni di squarci allucinati,
schegge disperse intente a reclamare solo me.

Ed io ce l’ho, gli incubi.





Inizierò a chiamarli per nome, prima o poi.

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