Come
in una sorta di cervellotico oblivion, andiamo intrecciando storie
dove il protagonista s'intrufola, ma con il copione a portata di
mano. Dove conosce i coprotagonisti, dove può morire (a termine),
dove incontra altri suoi pari che recitano un tassello di mosaico,
dove può essere sparato e ferito (anche nella dignità), dove può
non risolvere un bel nulla, dove fa il maestrino, il mostriciattolo,
il danzatore e l'educatore, o la belva sanguinaria, o dove anche, al
suono della sirena, come gli impiegati del catasto, molla tutto
l'ambaradam, e ci si rivede un altro giorno....
Ma
dove c'è comunque il solito Grande Fratello al di sopra di tutto e
tutti, che decide cosa tu, piccolo protagonistino indefesso, travet
dei disegni altrui, possa manomettere, o mantenere, nella società
che si regge grazie alla Madre di tutte le Recite, ma con un tocco
d’iniziativa, dopo aver studiato il copione in camerino, come nelle
compagnie più scalcinate e, con una parvenza di rimpianto anche,
sognando la parte e la coprotagonista dei tuoi sogni di cartoncino
pressato.
A
voler essere clementi - ma tanto, però! - ho percepito giusto una
discreta parvenza di idea nel ridisegno dell'intrusione orwelliana
attraverso il quotidiano di ognuno di noi; avremmo gradito, magari,
alcune variazioni sul tema, come con la bimba in querelle col padre:
non sarebbe stato malaccio vederla salire anche lei su un'altra
limousine per un altro appuntamento chissà dove, a simulare chissà
che... (perché qua di lavoro si tratta, e Leo(s)carax ce lo
ribadisce fino alla noia...), ma questo nonsense a valanga, questo
esaltarsi nell'imprevedibile, stufa nel giro di poco.
Una
volta scoperto il gioco tutto diventa possibile e solo ulteriori
variazioni avrebbero intrigato.
Ci
si limita, invece, al ricorso reiterato dell'allegoria maccheronica,
che i Bunuel ed i Kubrick animarono di ben altro spessore, qui
inducente allo sbadiglio plastico più che all’incuriosimento ed
all'ampiezza di analisi.
Potevamo
trovare spazio per infilare gladiatori, astronauti, infermieri in
corsia e gigolò (anzi no, il buon Levant è bravo finché si
traveste da brutto, bandito e cencioso ma per fargli fare il fighetto
più che della sala trucco in auto avremmo avuto bisogno direttamente
della Limo alla Industrial Light & Magic...), perché
l'attorcigliarsi attorno al non convenzionale non può diventare
automaticamente Grande Cinema come gridolini estasiati tentano di
far credere.
Anche
Denis Levant è sempre lui. Vero è che recita la stanchezza di
recitare ma, nonostante rughe, barbe, e cicatrici, è
irrimediabilmente lui.
Forse
che non gli va - o non è capace? -, al di là del suo recitarsi
stanco?
O
non trattasi, piuttosto, che di finissima autocritica: un’ulteriore
rilettura psichedelica, rimando del regista al suo cinematografarsi
addosso, un po' come il fotografo babbeo del cimitero,
un'auto(citazione)critica probabilmente sfuggita agli infervorati
della torretta d’avorio.
La
Mendes, coinvolta in una pleonastica scena erezionale, forse in
copione per distrarre lo spettatore dall'appunto Nulla altrettanto
pleonastico dell'Eva-da-richiamo-al-botteghino, ci ricorda l'altro
grande bluff stagionale, quella Ferilli divanosa de La grande
bellezza (...ma come soprammobili chi le batte quelle due?...).
Kylie
Minogue, collega di lavoro, concede una ventina di minuti al nostro
trasformista e pure una canzoncina - ma guarda un po’.. - prima di
(o immaginarsi di) sfracellarsi al suolo...
Non
faccio fatica, però, a fantasticare sulla scimmietta del finale
che prende possesso della cinepresa, in più d' una
occasione, assieme alla sediola da pseudo regista, girando in autonomia
diverse scene catalogate, poi, per clamorosamente buone, in sede di
montaggio... e giù di nuovo applausi scroscianti...
In
questa sorta di festival della castroneria, il più manomesso è lo
spettatore che rimane catatonico più o meno come quella platea
iniziale di comatosi assisi dinanzi allo sfogo autoreferenziale di un
tizio al quale dovrebbe essere sufficiente girarseli a casa i suoi
filmetti visionari senza scassare gli zebedei in giro per il mondo,
risultando pure autorevole Autore di un gran bel cinema perché
oggi, basta che non si capisca un tubo, tutti gli intellettualoidi
sono pronti a sperticarsi a favore del ragguaglio tra le righe, del
sottotesto infingardo, della rivelazione inconsapevole, della
manomissione della psiche, del contorsionismo messaggistico.
“Anche
se ovviamente non faccio film pubblici, ma privati” , dichiara
Leo(s); e questo l'avevamo bene (o male) intuito, quello che ci
sfugge è perché anche la loro visione, non rimanga un evento
intimamente privato...
Lo
spettatore medio s'incarta anche lui sul vorticoso tapis roulant,
cadendo poi per forza, mentre sparacchia all'impazzata sguardi sempre
più sconcertati; anche episodi atti a recuperar(n)e la vivacità,
come la zingarata in fisarmonica e salsa gotanprojectiana, rimangono
appiccicati in un collage che tende a scorrere via proponendo
scattosi impulsi visivi.
Ma
devo pagà il biglietto a Leo(s) per un frammentario impulso visivo?
Il
richiamo a Cars nel finale mi aveva finalmente destato dallo stato
vegetativo ed i titoli di coda - a proposito, che brutto (ri)scivolo
nel consuetudinario di un cinema stantìo, i titoli di coda proprio
in coda al film! Da questo rivoluzionario Leo(S)carax non me lo sarei
mai creso.... - mi hanno bruscamente ricatapultato in questa cruda ed
impietosa realtà dove la vita è la vita, il cinema è il cinema e
gli incassi producono soldini.. (se becchi il film giusto o gli
spettatori guduriosi...).
Di
sicuro mi si è ingelosito pure Zemeckis: all'episodio in
motioncapture mancava giusto qualche fotogramma in 3D per farlo
andare in brodo di giuggiole... certo avrebbe preferito la cartonata
Jessica Rabbit al posto della Mendes (e pure della contorsionista...)
In
finale che dire di più? Decisamente un film che lascia inquietamente
esitanti ed incerti.
Ammetto
che, di fondo, non riesco proprio a decidermi se buttarlo
nell'indifferenziata o nell'umido organico.
Ammazza gli hai fatto barba e capelli a Lavant e a (S) Carax...per me è stato il film top del 2012...per te quello topo....
RispondiEliminaDi solito smolecolo con dovizia di particolari, e questo presunto capolavoro ne offre a bizzeffe... mi piacerebbe sapere cosa trovate di bello nella Mendes di plastica o nelle scene spezzate ad canem cacchium... ;) del resto lo ammette lui stesso: "Giro film privati" ... e invita gli amici a casa!! Come faccio io con le mie diapositive inguardabili... infatti devono essere amici amici... eh eh.. )
EliminaJarod il Camaleonte visto da un francese, praticamente. Quoto.
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