sabato 31 agosto 2013

HORRORIFICIO



Non c’è rappresentazione critica della violenza che non sia già una confessione della fascinazione verso la violenza che si vorrebbe denunciare. Una fascinazione che tocca anche, inevitabilmente, lo spettatore. In particolare quando la rappresentazione della violenza è cinematografica: violenza proiettata sul grande schermo verso cui tutti i canali sensoriali dello spettatore - immobile, silenzioso, immerso nel buio - sono polarizzati, in uno stato definito di “veglia sognante”.”
(Simone Regazzoni IL SECOLO XIX)




Da Diaz ad Hunger (anche se quest'ultimo quattro anni dopo, giusto il tempo di vedere Steve mcQueen assurgere ai fasti delle cronache dopo Shame, altrimenti chi se lo filava... ), visto che il gore/splatter truccato da cinema “civile” tira un sacco (e proprio in virtù delle illustre disamine sopra evidenziate), siamo in grado di illustrarvi in anteprima assoluta le prossime uscite previste che mireranno ben poco alla sensibilizzazione dell'utenza (e giusto un pochino ai possedimenti dei distributori...) ma affrontano le tragedie con “gran senso del cinema”





Fare film che, rappresentando l’orrore della guerra, o  pestaggi selvaggi e torture ad opera della polizia, non siano troppo facili da guardare significa, per il cinema, fare i conti con quello che Lacan chiamava il “reale”. Che a differenza della realtà come costruzione stabile dotata di senso è l’elemento traumatico, senza senso, violento, che fa vacillare la nostra idea di realtà. Il cinema, se vuole raccontare il lato oscuro della storia, dovrebbe provare a incorporare il reale traumatico della violenza nel racconto della realtà storica, senza con ciò lasciare dissolvere il senso del racconto in una accumulazione caotica di violenza”
(Simone Regazzoni IL SECOLO XIX)














Ci riesce?!

Quello che mi chiedo è perché il “reale traumatico della violenza” dovrebbe sopraffare deduzioni e motivazioni elevandosi (ma a mio avviso, riducendosi) a Spettacolo.

Ci facciamo veramente domande, ora, davanti alla celebrazione cinematografica che scava - letteralmente - nelle viscere di Bobby Sands, dopo averlo visto morire il 5 maggio del 1981?!?

Io non escludo affatto - anzi sottoscrivo - l’apposito richiamo di un diffuso e compiacente edonismo voyeuristico che viaggia di pari passo col bisogno di “fare soldi” di chi fa cinema non solo per Arte, ma anche per mangiarci (e bene).


 

Utoya  The island 

In Norvegia vengono uccisi ragazzi e ragazze, bagno di sangue in 3D e pezzi di maschietti e femminucce alla rinfusa nella boscaglia.
...certo siamo lontani dalle dinamiche mentali norvegesi ma il film è girato in uno splendido bianco e nero virato seppia.

Ustica - the air that fly on the blood

Aereo esplode in volo (chissà perché?!) ma questo è il primo film che si cura del vero quesito: dove sono le frattaglie?
,,,certo siamo lontani dalle strategie di guerra internazionali ma alcuni fotogrammi di nubi cremisi sangue rimarranno indelebili.

Lubjanka - the subway that runs in the blood

Attentato nella metro di Mosca. Utenti indifesi usciranno dal tunnel a mo’ di sottospalla, girello e fesa arrotolata. Stripperà d'invidia perfino il maghetto del gore Takashi Miike...

...certo siamo lontani dai meccanismi dei trasporti russi ma i chiaroscuri delle gallerie metropolitane garantiscono una surreale poesia. 

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