lunedì 6 novembre 2023

MI RICORDO

 


Ricordo appena.

E questa assenza di memoria un rimpianto che porto dietro.

Anni di adolescenza cancellati salvo episodi, attimi, piccole parentesi, istantanee colte qua e là, soprattutto di vacanze, le mie vacanze a Scauri, di adolescenza, praticamente ogni Settembre della mia vita. 

Ma in genere ricordo appena.

La fortuna è che forse, non ricordando, ho eliminato anche le cose brutte, robe nostalgiche, classici episodi "da dimenticare". 

Quindi guardo al positivo e mi tengo stretto quello che resta nel setaccio - a maglie troppo larghe - della mia memoria.

Amori senza nomi, episodi senza luogo, visi senza storia, vissuto senza animazione.

Ricordo appena.

E forse per questo mi dedico a robe distopiche e irreali, con agganci davvero minimi al passato, preferisco ciò che non è stato, una sorta di ipotizzabile o spesso proprio impraticabile, ma forse per questo con una chance di possibilità, derivante dall'occhio non perturbato, incondizionato, privo di specchietto retrovisore, dal backgound labilissimo, proiettato magari all'assurdo, mai verificato, ma proprio per l'essere inconstatabile, potenzialmente plausibile.

Come degli alieni ingorgati sul raccordo che perderanno l'appuntamento con l'astronave Madre.

Ecco il frutto del  ricordo appena a quali nuovi confini può condurre.
Specie quando non si ha più memoria di averne superati.

venerdì 3 novembre 2023

UN PEZZO DI MONDO

Una mano getta bombe disordinate,
l'altra invia aiuti,
cibo, medicine.

Un ventricolo di cuore soffre,
l'altro divora odio.

Un pezzo di mondo non vuole vedere, sentire.
e un altro ci muore, sotto quel caos esplosivo.

Qualcuno urla l'orrore,
altri credono di scriverlo,
ma tutti, poi,
ci si addormenta di notte buia.
Che arrivi una nuova alba,
a cancellare tutto
lasciando mondo e lavagna intonsa.

Ma non la decideremo noi. 


mercoledì 1 novembre 2023

PALAZZO ALTERIGI

Palazzo Alterigi

Anche per molti romani doc alcuni luoghi appaiono sconosciuti, sia per la loro estraneità ai consueti circuiti turistici, sia per la pigrizia nel ricercare meraviglie nascoste.

Palazzo Alterigi non sfugge a questa regola, edificato nel 1561, in piena controriforma cattolica, persegue un linguaggio classicista dalle illusioni scenografiche barocche. Situato in pieno Trastevere, tra vico Belluini e via delle Pallocche, si cela facendosi scudo tra rioni stretti e tortuosi, tipici di un'urbanistica medievale sorta già irregolare all'epoca.


Gli Alterigi, provenienti da una casata toscana, approfittano delle commissioni papali dell'epoca per ristrutturare e arricchire il palazzo addirittura con una cappella absidale e portici architravati interni.

Per non parlare della ricchezza di pittura e arredi.
Un'autentica perla quasi sconosciuta ai più data la ritrosia degli eredi a rendere pubblica la struttura nonostante svariate insistenze della Soprintendenza alle Belle Arti. Segnaliamo opere del Piletti e del Ghislandino mentre fantastici alcuni elementi di mobilio, provenienti addirittura da dimore provenzali, in pregiato olicandro. 



  


domenica 29 ottobre 2023

ANCORA SULLE EMOZIONI

 



Continua, neanche troppo sottilmente, la campagna dove, tra le emozioni più importanti del pacchetto che ognuno di noi coltiva, se ne accentuano alcune decisamente negative.

Il titolo dell'articoletto nella foto sopra è decisamente esemplificativo dell'andazzo.

"Ansia, colpa, vergogna..
il dizionario delle emozioni"

A voi tutti, non iscritti all'Albo degli Psicologi,
sembra normale?

Che vita grama che facciamo.. brutalmente subordinati a sensazioni che prevaricano costantemente emozioni "secondarie"  come gioia, serenità, amore..  :(

ah no, scusate.. immagino già le proteste: anche la gioia è da considerare emozione primaria. 

Solo quella però.. non vorrete mica vivere sereni tutta la vita.. ;)

mercoledì 25 ottobre 2023

GLI ABITANTI D'OTTAVIA

 


"Sospesa sull'abisso, la vita degli abitanti d'Ottavia, è meno incerta che in altre città. Sanno che più di tanto la rete non regge".

(Le città invisibili  -  Italo Calvino)   

Illuminante questo passo. Contraddittorio a prima lettura, ma a ben guardare, con una precisa evidenza ad emergere inequivocabilmente.
La precarietà dei residenti d'Ottavia, la cagionevolezza delle infrastrutture, la delicatezza e la cautela con la quale affrontare ogni minimo movimento, li rende irrimediabilmente coscienti della loro provvisorietà.

La consapevolezza dell'abisso che non è metafora della fine, ma baratro reale che si avverte con l'eco del vuoto pronto a inghiottire, istante dopo istante. 

La certezza della fine disegnata nel buio sottostante, il non ritorno che dispensa freddo acuto in piena estate. Una rete che ingloba e attanaglia, ma che può lasciar sfuggire via attraverso le sue maglie sottili e rarefatte.

L'incostanza che rende tutto maledettamente certo.


lunedì 23 ottobre 2023

SCODELLARE

v. tr. [derivato di scodèlla] (io scodèllo, ecc.) - 1. Versare nelle scodelle, cioè nei piatti fondi, la minestra o altra vivanda, specie liquida o semiliquida.
(Treccani)

Nel moderno immaginifico culinario ormai si impiatta, non scodella più nessuno, eppure il termine  rimane sinonimo di infinite altre attività ..

scodellare bugie,  un segreto, un cross.. si scodella in svariatissime attività .. anche i figli si scodellano, la pappa o le proprie vicende familiari, in pubblico ad esempio, o su un blog..
personalmente ne ho riscoperto il simpatico utilizzo letterario del vocabolo rileggendo Le Cosmicomiche di Calvino:

"Pfwfp sapeva tutti i posti dove si formavano gli atomi nuovi e ogni tanto ci faceva un giro e li coglieva lì sul posto, appena scodellati" 

ed eccovi scodellato anche il post. 



giovedì 19 ottobre 2023

IO CAPITANO (SI SPOILER)

 


Non voglio apparire sempre polemico, ma questo Garrone dispensa fiabe e non a scopo di riflessione.
Purtroppo penso a quelli che non partono da una colorata e allegra Dakar, così per sport, a quelli che non vedono la riva dei sogni ma solo il fondo del Mediterraneo o per certi versi, ancora peggiori, quelli che, beffati dal destino, vengono rimpatriati e nei lager libici ci resteranno, senza nessuna telecamera, nessuna seconda occasione.

Certo splendida la fotografia, specie sugli sfumati titoli di coda,esaltata dai fermo immagine, la musica coinvolgente, azzeccato anche lasciar fluire la lingua originale, intrecciata tra il wolof senegalese e il francese per far raccapezzare i protagonisti col mondo attorno, ma fin troppo appiattita e, paradossalmente, positiva storia e visione, come il battello che fila veloce su un mare ideale, le fontane coi giochi d’acqua stile Versailles, i lavoratori edili col berretto antinfortunistica, i mafiosi libici figurine estratte direttamente da Gomorra..

Si è puntato anche troppo sull'immagine di Seydou, da ragazzo sognante a sempre più eroe necessario che vuole salvare la donna ormai esausta nel deserto, andare in galera col cugino, sopravvivere alle torture, capitanare lo scafo, tirare fuori i moribondi dalla sala macchine, sedare gli animi esasperati a bordo invocando Allah, ad un certo punto mi aspettavo che facesse partorire lui, la donna in barca, ma Garrone non ha voluto esagerare..

Ma se alla fine Seydou non fosse arrivato.
Se proprio ad un minuto dal The End, fermo restando tutto il resto, il barcone fosse affondato tra i flutti, con tutti i sogni, le partorienti, i bimbi, le donne, storie e tormenti di ognuno di loro, e il mare si fosse richiuso placido, senza un elicottero, un telefono per urlare soccorso, una ONG all’orizzonte, nulla.

Avremmo avuto una storia probabilmente più reale.
Di quelle che non si narrano mai.

Una storia da farti uscire dal cinema col sorriso mozzato, e lo stomaco sottosopra.
Senza bisogno di sangue a litri e scene truci.
Una storia da far vedere davvero nelle scuole.

Perché per ogni Fofana -  scafista costretto - che si salva, si sposa e lavora in Europa (la storia vera da cui Garrone trae quella di Seydou), ce ne sono altri nove che non sopravvivono per scorgere questo mondo di lucine, ribalte, passerelle e premi cinematografici.