venerdì 17 settembre 2021

CONFESSIONI DI UN TERMOSIFONE


Sapete quanti termosifoni vanno in terapia a metà agosto?

No, credo non ne abbiate la minima idea.
Elementi rimasti freddi per mesi, mentre attorno imperversava l'afa.
E loro lì, inutili, depressi, sconsolati, con la voglia di ardere, bruciare metano, riscaldarsi, più che riscaldare, sentirsi vivi, creare atmosfera..

E invece no. Terapia. E noi psicanalisti, pochi sopravvissuti nella città svuotata, accettiamo di monitorare anche di queste richieste. 

Che poi si ascoltano anche storie interessanti, tipo di caloriferi abbandonati, poi ristrutturati e assurti a nuova vita, ma con questo blocco primavera/estate che li fa sentire orpello inutile in case ventilate dallo scirocco. E cosa possiamo fare noi?
Quando solitamente neanche a svariati umani riusciamo a suggerire diagnosi azzeccate?

A volte raccontano di serate torride, festicciole dove la gente ti poggia il drink fresco sopra, roba impensabile per uno che di solito dispensa tepore.. invece diventi mensola, quando non scomodo e ingombrante accessorio, si secca la linfa nei tuoi circuiti e il gelo ti attanaglia i pensieri, mentre fuori fa serenamente trenta gradi che erano una tua, esclusiva, prerogativa.. il mondo alla rovescia.. maledetta estate!

Come consolarlo un radiatore che ti parla così, con la valvola del termostato in mano?
E una lacrima a scendere giù per la ghisa temperata? 


martedì 14 settembre 2021

SOSTENIBILITA'

Spunto dall'editoriale di Susanna Turco, sull'ultimo Espresso:

Sostenibilità.

Una volta di uno sforzo si diceva "sostenibile". Adesso lo è diventato tutto: dai governi ai ponti, dalle idee allo sviluppo.

Anche la leggerezza dell'essere, di kunderiana memoria, potrebbe divenire sostenibile. A seconda del limite imposto(ci).

Sostenibile è tutta la nostra esistenza fino a quando la pazienza tira la carretta e permette di superare mille difficoltà che, in quanto superate, diventano sostenibili.
Sostenibile è una situazione che, a ben guardare, si sostiene da sola.
Facciamo ben poco, noi.

Stiamo spesso a guardare se una struttura, o una storia, si tiene autonomamente in bilico, oppure ci frana clamorosamente addosso. Poniamo una data alla fine delle emissioni di gas serra, e sosteniamo di poterci arrivare vivi.

E tutto ciò che bolliamo insostenibile?
Chi definisce il margine, il limite, la misura?

Chi può dire di non avercela fatta e vivere alla deriva di una vita ingovernabile, e quindi non sostenibile?

E le persone, insostenibili?

Ci sono parole che si evolvono, ed altre che segnano il passo,
e
 anche questo post.. rischia di non esser più sostenibile, ma pone quesiti (sostenibili), e questo è ciò che conta.


sabato 11 settembre 2021

L'11 SETTEMBRE DI VENTI ANNI FA

Tutti ricordavamo dove eravamo e cosa facevamo. Quelli che già c'erano, ovviamente non troppo piccoli, in grado di conservare una coscienza imperitura dell'evento.

Un qualcosa che cambiò il mondo e che ancora oggi richiama tragedie e ferite, come quella aperta dell'Afghanistan.

"Sembra un film".
Ma non lo era. E negli speciali che in questi giorni stanno tracimando dalle tv, riesco ancora scoprire cose che non sapevo, scorgere immagini mai viste, storie incredibili di sopravvissuti.
E mi commuovo ancora, di nuovo. 

Perché poi ci sono stato a New York, ho calpestato quell'area, ammirato cosa è stato costruito poi, visitato il Museo e letto, in silenzio, soffermandomi col magone su tanti nomi delle quasi 3000 vittime che circondano il perimetro che era stato del World Trade Center.

Vittime da aggiungere alle altre quasi quarantamila, tra civili e soldati, per la guerra fatta scaturire subito dopo.

A volte sembra che gli eventi, le tragedie che accadono, non bastino mai ad illuminare ma, anzi, ad accecare di più.


giovedì 9 settembre 2021

E.I.T.R.D. PER LE DONNE AFGHANE

Da un'iniziativa di Daniele Verzetti  E.I.T.R.D.



Quelle capaci di domandare al portavoce talebano in conferenza stampa: "Che fine faremo?"

Quelle costrette a fuggire, a mollare famiglia e affetti, e tutti i loro averi.

Quelle che protestano in strada in mezzo ai talebani armati che sparano in aria e imbavagliano la stampa.
 
Donne che di coraggio ne hanno da vendere perché la prospettiva non permette loro altro. Donne ad un passo dalla civiltà ma incastrate nel medioevo più oscuro.

Quelle donne che vorrebbero fuggire ma invece non ne hanno modo alcuno.

Quelle donne che neanche ci provano, sepolte da millenni di arretratezza mentale e culturale.

Donne che dimenticheremo anche noi, l'indomani di questo post, presi dalla nostra frenesia, e magari occupati a riconoscere un nuovo "Stato" che vuole lasciapassare e certificazioni dal mondo. 
Fregandosene del suo, di mondo.

mercoledì 8 settembre 2021

ALBEGGIA



Albeggia tra i riflessi

a sporcare i pensieri,

istanti sfilacciati nel freddo secco

sfiatato di luce che graffia spazio,

quasi un pennarello consunto

a ridisegnare il cielo

in quieti aliti.


Albeggia stancamente

dove pozzanghere di buio molesto

racimolano ultimi impeti

di notte sfrangiata.


Passeggio col mio sonno a tracolla

e miliardi di sogni luccicanti e confusi

tra lampioni intontiti

ed aromi di croissants.

martedì 7 settembre 2021

"TRA I BORGHI PIU' BELLI D'ITALIA"


Lieve polemica su facebook, dove poco tempo fa mi sono lamentato del proliferare sistematico, praticamente ad ogni palesarsi di quattro case in croce, della dicitura "tra i borghi più belli d'Italia".

Per cui ho deciso di rincarare la dose anche qui. 
L'Italia è il Paradiso terrestre, se consideriamo solo le "bandiere blu" e "i borghi più belli" sembra non batterci nessuno.

Io preferirei consapevolezza, più fatti e meno chiacchiere. Ma ovvio che vantarsi ormai è sport nazionale e legittimato a tutti i livelli.
A scapito della bellezza reale, non sempre riscontrabile.

L'Italia è un paese meraviglioso, e sono il primo ad evidenziarlo, sul nostro territorio troviamo perle spesso nascoste e non considerate, fuori dai soliti circuiti turistici; spiagge, paesini, siti archeologici, eremi, cascate, laghetti, boschi raggiungibili spesso non facilmente e pochissimo propagandati. Di contro, molti siti "pompati" per i più svariati motivi, economici innanzitutto, non corrispondono affatto alle aspettative. Oppure - quel che è peggio - soddisfano pienamente il visitatore tipo.

Si potrà dire che subentra anche una questione di gusti personali, e non fa una piega. Ma spacciare bellezza in ogni dove, non può rendere giustizia all'eccellenza. E su questo credo non possa pioverci.

Se proprio deve esserci livellamento, che sia verso l'alto.


sabato 4 settembre 2021

QUANDO IL GIALLO PERDE CREDIBILITA'


 

Prendo spunto da un interessantissimo post di Luz, Cadenza d'inganno dal suo blog Io, la letteratura e Chaplin dove si sviscerano, grazie anche a curiosi e competenti commentatori, le infinite sfumature del giallo.
Mi propongo quindi anch'io con qualche osservazione da cinefilo amatoriale: 

Un thriller che si rispetti deve attenersi a regole basilari. Non può prendere il giro il fruitore. Non può arzigogolarsi addosso con le teorie più strampalate. Non può creare indizi, aspettative e suspense e far cadere il tutto nel nulla, con il lettore accorto che annaspa e la storia che vaneggia altrove fino al quando ed  al come deciso dall'autore. Sento troppi che si emozionano ugualmente, che non hanno bisogno di impianti e di regole, non stanno a spulciare gli indizi, perché, più probabilmente,  non partecipano neanche alla caccia, non gli interessa, non vogliono fare fatica.
Che l'enigma venga esposto a carte scoperte, o che ci si trovi dinanzi ad un buco nero dal quale venire a capo solo prima del The end, ogni tassello deve avere una funzione di inestimabile valore, e non deve far scricchiolare minimamente l'intelaiatura. Nulla può essere lasciato al caso, alla probabilità o ancora più spesso alla sciatteria sceneggiaturiale. 

Chi si accontenta leggesse Liala allora, oppure non pretendesse di possedere l'esatta chiave interpretativa, almeno.

E questo vale ovviamente anche, se non di più, per il cinema.
Perché se la scrittura può nasconderti un volto fino alla fine, al cinema l'intrigo dev'essere  ancor più brillante. E ancor più che in musica, con le sue cadenze d'inganno.
 
Di seguito un’ampia panoramica dove un esperto come Gavalotti espone le peculiarità della tecnica narrativa del giallo.

“IL RACCONTO POLIZIESCO
Tecniche e ingredienti
La posizione della critica è sostanzialmente mutata, da quando, nel 1924, Richard Austin Freeman scriveva: “I critici e i letterati di professione tendono a bandire con disprezzo il romanzo poliziesco (per usare la denominazione poco elegante sotto il quale il genere è ormai universalmente conosciuto) come qualcosa che si colloca al di fuori del dominio della letteratura e a considerarlo un prodotto di scrittori rozzi e assolutamente incompetenti, destinato a fattorini, commesse e, insomma, ad un pubblico privo di cultura e di gusto letterario”.
A conferma della dignità ormai riconosciuta al genere, si possono considerare le parole di Borges: “Che cosa si può dire come apologia del genere poliziesco? C'è una constatazione evidente da fare: la nostra letteratura tende al caotico. Si tende al verso libero perché è più facile del verso regolare; la verità è che quest'ultimo è molto difficile. In questa nostra epoca, così caotica, c'è una cosa che, umilmente, ha conservato le virtù classiche: il racconto poliziesco. Non è possibile concepire un racconto poliziesco senza principio, parte centrale e fine [...]. Io direi, in difesa del romanzo poliziesco, che non ha bisogno di difese; letto con un certo disdegno, ora sta salvando l'ordine in un'epoca di disordine. E questa è una prova meritoria, di cui dobbiamo essergli riconoscenti”.
E' tradizione attribuire l'ideazione del genere poliziesco ad Edgar Allan Poe che, nel 1841, diede alle stampe I delitti della via Morgue, un racconto lungo in cui, mediante la detection, ossia l'indagine per scoprire un delitto, fu per la prima volta proposto al lettore un intreccio complesso, caratterizzato dalla rapidità d'azione e da frequenti colpi di scena. Risolutore dell'enigma Auguste Dupin, personaggio che costituì l'antesignano del detective, cioè dell'investigatore.
Poe conosceva certamente le Mémoires attribuite a Eugène François Vidocq, un ex criminale divenuto collaboratore della polizia, che fondò la prima agenzia di investigazione privata; il testo, pubblicato nel 1828, era divenuto infatti assai famoso e fu tradotto anche in inglese da George Barrow.
Peraltro, secondo il sinologo Robert Hans Van Gulik, il poliziesco vanterebbe in Cina origini ben più remote, risalenti persino all'VIII sec.a.C. Una esemplificazione di questa tipologia è fruibile grazie all'opera di Xihong, Gli strani casi del giudice Li, pubblicata nel 1902 che rielabora appunto antiche tematiche, incentrate su un leggendario risolutore di enigmi.
Bisogna inoltre sottolineare che, così come il testo di Xihong ebbe grande fortuna in un momento in cui la Cina era pervasa da numerosi fattori di instabilità sociale, anche il racconto poliziesco si diffuse in Occidente nella seconda metà del XIX secolo, quasi in risposta all'ondata di criminalità che minacciava di sconvolgere le regole e gli ordinamenti dei centri urbani. Le cronache riportavano notizie di efferati delitti e allo stesso tempo i testi narrativi offrivano garanzie di smascherare il colpevole, svolgendo in tal modo un effetto liberatorio nei confronti di paure divenute sempre più assillanti.
Contemporaneamente furono costituiti i primi corpi di polizia, si affermava lo studio dell'antropologia criminale, con l'intento di descrivere la personalità psichica e somatica dell'uomo delinquente nei suoi rapporti con l'ambiente sociale, e nascevano circoli di appassionati virtuali investigatori, quali gli iscritti al London Detection Club.
I racconti polizieschi ripropongono dunque una contrapposizione effettivamente riscontrabile nella realtà tra il criminale, sovvertitore delle regole, e il poliziotto, difensore delle medesime.
Il ritorno all'ordine è del resto garantito anche dal metodo di cui si vale il detective, o investigatore, per condurre la propria indagine. Egli ricostruisce scrupolosamente i nessi causali tra i vari fatti di una vicenda criminale: nel testo scritto non esiste alcun mistero inspiegabile, infatti il mistero cessa d'essere tale allorché i dati disponibili sono ricondotti alla legge di causa-effetto. Deduzione, inferenza, induzione, ipotesi, verifica, teoria: il lessico dei detective è caratterizzato da parole chiave acquisite dal sottocodice proprio dei manuali di logica. Non manca neppure il paralogismo, l'arte del falso sillogismo.
Essenzialmente ogni detection si basa su un ragionamento induttivo, suffragato dall'osservazione dei fatti, e soprattutto sulla chiave interpretativa da applicare ai fatti stessi, nella consapevolezza che gli indizi, se creati ad arte, possono essere volutamente fuorvianti.
Questa tecnica delle false tracce, del resto, non è estranea neppure alla tradizione classica, basti pensare al gigante Caco, di virgiliana memoria (Eneide, VIII), che, per trafugare le vacche di Eracle, le conduce alla propria spelonca, trascinandole per la coda, in modo da lasciare impronte orientate nella direzione sbagliata. Ed ancora lo Pseudo Turpino, nella Historia, ci informa che Carlo Magno ferrò i cavalli alla rovescia, per eludere i propri inseguitori. In tale ottica, scrivere un racconto poliziesco equivale a risolvere un problema algebrico e a lanciare una sfida al lettore, che deve disporre di tutti i dati indispensabili per risolvere, a sua volta, l'enigma.
Ambiente, vittima, assassino, sospettati e detective: Wystan Hugh Auden riconosce in questi 5 elementi gli ingredienti costitutivi del poliziesco.
Personaggio chiave di tale narrativa il detective, la cui caratterizzazione antropologica, psicologica e persino somatica assume valenze peculiari in relazione al grado e alla qualità della partecipazione dedicata al caso in analisi e agli individui coinvolti: Maigret di Simenon si emoziona a contatto con le avventure degli uomini che incontra; padre Brown di Chesterton sa cogliere i segni di una divina poesia anche nel cruento clima cittadino; Sherlock Holmes di Conan Doyle sembra estraniarsi dall'atmosfera di tensione che il delitto evoca, immergendosi impassibile, con snobistico distacco, nelle musica e nel fumo; Lecoq di Emile Gaboriou è dotato di prodigiosa perspicacia grazie alla propria mentalità criminale; mentre Cuff di William Wilkie Collins, a parere di T.S.Eliot, risulta essere “una personalità reale e attraente, ed è brillante senza essere infallibile”.
A volte il ribaldo riveste il ruolo fondamentale dell'eroe, così Arsenio Lupin, ladro gentiluomo ideato da Maurice Leblanc, Fantomas di Alain e Souvestre, oppure Rocambole di Du Terrail.
Gli schemi narrativi più diffusi sono il racconto-enigma, che si sviluppa a partire da un delitto già avvenuto, cioè dall'effetto, per risalire alla causa, ossia al movente del crimine, e il racconto-azione, in cui i fatti criminosi e le indagini si svolgono pressoché in parallelo.
Il racconto-suspense assimila invece i due schemi precedenti: il protagonista svolge all'unisono i ruoli diversi di investigatore, di virtuale colpevole agli occhi di altri personaggi e di potenziale vittima.
Nel racconto-enigma l'opera d'investigazione, dal punto di vista cronologico, procede dunque a ritroso, dalla scoperta del crimine all'antefatto, nel tentativo di rinvenire la sequenza sepolta del non detto.
Lo scarto tra fabula e intreccio è pertanto massimo e, in un certo senso, si può aggiungere che proprio la detection, mentre stabilisce i nessi logici tra i dati essenziali, o indizi, presentati in successione deliberatamente incongrua, ricostruisce la fabula, la dimensione veramente essenziale e significativa del cosmo narrativo istituito dal genere poliziesco.
La struttura fondamentale del récit consta di un reticolo che comprende alcuni elementi costanti:
·         il preludio, talvolta assente, svolge una funzione simile a quella della introduzione, e contribuisce a determinare una atmosfera carica d'angoscia;
·         l'enigma rappresenta, come nel caso dell'esordio, una rottura dell'equilibrio, che si determina a causa di una azione delittuosa; da tale momento in poi prende vita un tempo forte, incentrato su uno spaccato narrativo di situazioni avvolte nel mistero che ingenerano nel lettore aspettative avvincenti, e attivano un dinamico circuito tra autore e fruitore;
·         l'indagine dà spazio alla componente speculativa che si oppone alla componente mistero. Mediante il ragionamento il detective si impegna a dissipare l'enigma e a fornire una spiegazione degli avvenimenti. L'inchiesta presenta un intreccio molto articolato: le certezze si contrappongono alle ambiguità, gli indizi sono spesso fallaci, la tensione del lettore è continuamente rilanciata verso nuove ipotesi.
Sono per questo utilizzati espedienti dilatori che modificano il grado di conoscenza dei fatti in base a orizzonti di consapevolezza riassumibili, sulla scorta di Tomaševskij, nelle seguenti modalità:
·         il lettore sa / i personaggi ignorano
·         alcuni personaggi sanno / altri ignorano
·         il lettore sa / alcuni personaggi ignorano
·         nessuno sa niente
·         la verità è scoperta per caso
·         i personaggi sanno / il lettore ignora.
Nelle opere degli autori anglosassoni l'intreccio mette in risalto l'indagine quale tema conduttore, a differenza delle opere dei francesi che, solitamente, danno maggiore importanza all'enigma.
Negli anni '20-'30, le regole per scrivere polizieschi furono addirittura codificate, basti pensare alle venti norme descritte nel 1928 da S.S. Van Dine, che si possono riassumere nei punti sotto citati:
·         sono essenziali un detective, un colpevole e una vittima;
·         il colpevole non deve essere un professionista del crimine, ma una persona che gode di un certo prestigio sociale;
·         il colpevole è uno dei personaggi principali;
·         la tematica amorosa è esclusa;
·         i fatti devono essere comprensibili secondo una spiegazione razionale;
·         temi fantastici e digressioni a carattere psicologico sono bandite;
·         le informazioni sono fornite tenendo conto della omologia: l'autore sta al lettore come il colpevole sta al detective.
Non tutte le regole stilate da Van Dine sono ancora attuali, anche perché il genere ha subito numerose trasformazioni dovute al proliferare dei sottogeneri: ad esempio il thriller, interamente giocato sulle emozioni violente e paurose che suscita nei lettori, oppure la hard-boiled story, il racconto “spietato” che fa esplodere nelle azioni del serial-killer le angosciose tensioni della violenza metropolitana.
Spesso la tecnica del pastiche ha il sopravvento; la mescolanza dei generi si realizza, come nel caso delle opere di Stephen King, in una commistione tra giallo e horror, in cui non mancano componenti ascrivibili all'ambito dei poteri extrasensoriali. Ma specialmente la manipolazione dell'intreccio, da parte di King, che si basa sulla disconnessione dei piani temporali, comunica al lettore uno straniante effetto di sovrapposizione tra allucinazioni oniriche e elementi della realtà.
In ogni caso il poliziesco è una macchina narrativa guidata da artifici di suspense in vista di un finale sorprendente. Impensabile, inedito, sconvolgente: l'epilogo deve essere all'altezza dell'alto voltaggio emotivo cui il fruitore è stato sottoposto nel corso degli avvenimenti rappresentati, pena il fallimento dell'intera opera.
Tuttavia T.Narcejac sostiene che la soluzione dell'enigma non produce senso di appagamento nel lettore, che si sente improvvisamente defraudato dal senso di piacevole indecisione perdurante nel corso della storia.
Studiare il poliziesco comporta un confronto con la tradizione culturale connessa al genere, in una prospettiva complessa che tenga conto del gusto, del costume, della sensibilità del pubblico, delle istanze economiche e politiche caratterizzanti il clima sociale ed anche dell'influenza dei mass-media.
Nel 1929, Marjorie Nicolson scriveva: “Nel romanzo poliziesco assistiamo con piacere al ritorno ad un'etica e ad una metafisica antiche [...]” . Questa soddisfazione, che deriva dalla capacità di trarre conclusioni inequivocabili dalla osservazione delle cose e dal conseguente trionfo della verità e della giustizia, nella produzione contemporanea, ha invece ceduto il posto a un diffuso sentimento di sconfitta, persino qualora il criminale venga scoperto. Emblematico, in tal senso, il ruolo giocato dai serial-killer che realizzano i propri programmi criminali anche dopo essere stati individuati o addirittura essersi consegnati ai poliziotti, come attesta la recente cinematografia, ad esempio Seven del regista David Fincher, la cui sequenza delittuosa si ispira ai sette peccati capitali, consumati secondo una logica intrisa di riferimenti letterari danteschi e miltoniani.
Secondo Bertolt Brecht “Sono esclusivamente le condizioni sociali che rendono possibile o necessario il delitto: sono esse che violentano il carattere, così come sono esse che lo hanno formato” .
(da “www.homolaicus - Sezione Letteratura di Enrico Gavalotti)”

A seguire cinque film che si fanno ampiamente beffe di tutto quanto sopra descritto:

Inizio modulo

Inside Man

·         Thriller

·         USA 2005

·         durata 129'

Titolo originale Inside Man

Regia di Spike Lee

Con Denzel Washington, Clive Owen, Jodie Foster, Doug Aguirre


Il caso Thomas Crawford

·         Thriller

·         USA, Germania 2007

·         durata 113'

Titolo originale Fracture

Regia di Gregory Hoblit

Con Anthony Hopkins, Ryan Gosling, Rosamund Pike, Cliff Curtis

 Rimuovi

Uomini che odiano le donne

·         Thriller

·         Svezia, Danimarca 2009

·         durata 152'

Titolo originale Män Som Hatar Kvinnor

Regia di Niels Arden Oplev

Con Michael Nyqvist, Noomi Rapace, Willie Andréason, Sofia Brattwall, Gösta Bredefeldt


 L'uomo nell'ombra

·         Drammatico

·         USA 1956

·         durata 95'

Titolo originale The Unguarded Moment

Regia di Harry Keller

Con Esther Williams, George Nader, John Saxon, Edward Andrews, Les Tremayne


Match Point

·         Drammatico

·         USA, Gran Bretagna 2005

·         durata 120'

Titolo originale Match Point

Regia di Woody Allen

Con Scarlett Johansson, Jonathan Rhys-Meyers, Brian Cox, Emily Mortimer, James Nesbitt