martedì 7 settembre 2021

"TRA I BORGHI PIU' BELLI D'ITALIA"


Lieve polemica su facebook, dove poco tempo fa mi sono lamentato del proliferare sistematico, praticamente ad ogni palesarsi di quattro case in croce, della dicitura "tra i borghi più belli d'Italia".

Per cui ho deciso di rincarare la dose anche qui. 
L'Italia è il Paradiso terrestre, se consideriamo solo le "bandiere blu" e "i borghi più belli" sembra non batterci nessuno.

Io preferirei consapevolezza, più fatti e meno chiacchiere. Ma ovvio che vantarsi ormai è sport nazionale e legittimato a tutti i livelli.
A scapito della bellezza reale, non sempre riscontrabile.

L'Italia è un paese meraviglioso, e sono il primo ad evidenziarlo, sul nostro territorio troviamo perle spesso nascoste e non considerate, fuori dai soliti circuiti turistici; spiagge, paesini, siti archeologici, eremi, cascate, laghetti, boschi raggiungibili spesso non facilmente e pochissimo propagandati. Di contro, molti siti "pompati" per i più svariati motivi, economici innanzitutto, non corrispondono affatto alle aspettative. Oppure - quel che è peggio - soddisfano pienamente il visitatore tipo.

Si potrà dire che subentra anche una questione di gusti personali, e non fa una piega. Ma spacciare bellezza in ogni dove, non può rendere giustizia all'eccellenza. E su questo credo non possa pioverci.

Se proprio deve esserci livellamento, che sia verso l'alto.


sabato 4 settembre 2021

QUANDO IL GIALLO PERDE CREDIBILITA'


 

Prendo spunto da un interessantissimo post di Luz, Cadenza d'inganno dal suo blog Io, la letteratura e Chaplin dove si sviscerano, grazie anche a curiosi e competenti commentatori, le infinite sfumature del giallo.
Mi propongo quindi anch'io con qualche osservazione da cinefilo amatoriale: 

Un thriller che si rispetti deve attenersi a regole basilari. Non può prendere il giro il fruitore. Non può arzigogolarsi addosso con le teorie più strampalate. Non può creare indizi, aspettative e suspense e far cadere il tutto nel nulla, con il lettore accorto che annaspa e la storia che vaneggia altrove fino al quando ed  al come deciso dall'autore. Sento troppi che si emozionano ugualmente, che non hanno bisogno di impianti e di regole, non stanno a spulciare gli indizi, perché, più probabilmente,  non partecipano neanche alla caccia, non gli interessa, non vogliono fare fatica.
Che l'enigma venga esposto a carte scoperte, o che ci si trovi dinanzi ad un buco nero dal quale venire a capo solo prima del The end, ogni tassello deve avere una funzione di inestimabile valore, e non deve far scricchiolare minimamente l'intelaiatura. Nulla può essere lasciato al caso, alla probabilità o ancora più spesso alla sciatteria sceneggiaturiale. 

Chi si accontenta leggesse Liala allora, oppure non pretendesse di possedere l'esatta chiave interpretativa, almeno.

E questo vale ovviamente anche, se non di più, per il cinema.
Perché se la scrittura può nasconderti un volto fino alla fine, al cinema l'intrigo dev'essere  ancor più brillante. E ancor più che in musica, con le sue cadenze d'inganno.
 
Di seguito un’ampia panoramica dove un esperto come Gavalotti espone le peculiarità della tecnica narrativa del giallo.

“IL RACCONTO POLIZIESCO
Tecniche e ingredienti
La posizione della critica è sostanzialmente mutata, da quando, nel 1924, Richard Austin Freeman scriveva: “I critici e i letterati di professione tendono a bandire con disprezzo il romanzo poliziesco (per usare la denominazione poco elegante sotto il quale il genere è ormai universalmente conosciuto) come qualcosa che si colloca al di fuori del dominio della letteratura e a considerarlo un prodotto di scrittori rozzi e assolutamente incompetenti, destinato a fattorini, commesse e, insomma, ad un pubblico privo di cultura e di gusto letterario”.
A conferma della dignità ormai riconosciuta al genere, si possono considerare le parole di Borges: “Che cosa si può dire come apologia del genere poliziesco? C'è una constatazione evidente da fare: la nostra letteratura tende al caotico. Si tende al verso libero perché è più facile del verso regolare; la verità è che quest'ultimo è molto difficile. In questa nostra epoca, così caotica, c'è una cosa che, umilmente, ha conservato le virtù classiche: il racconto poliziesco. Non è possibile concepire un racconto poliziesco senza principio, parte centrale e fine [...]. Io direi, in difesa del romanzo poliziesco, che non ha bisogno di difese; letto con un certo disdegno, ora sta salvando l'ordine in un'epoca di disordine. E questa è una prova meritoria, di cui dobbiamo essergli riconoscenti”.
E' tradizione attribuire l'ideazione del genere poliziesco ad Edgar Allan Poe che, nel 1841, diede alle stampe I delitti della via Morgue, un racconto lungo in cui, mediante la detection, ossia l'indagine per scoprire un delitto, fu per la prima volta proposto al lettore un intreccio complesso, caratterizzato dalla rapidità d'azione e da frequenti colpi di scena. Risolutore dell'enigma Auguste Dupin, personaggio che costituì l'antesignano del detective, cioè dell'investigatore.
Poe conosceva certamente le Mémoires attribuite a Eugène François Vidocq, un ex criminale divenuto collaboratore della polizia, che fondò la prima agenzia di investigazione privata; il testo, pubblicato nel 1828, era divenuto infatti assai famoso e fu tradotto anche in inglese da George Barrow.
Peraltro, secondo il sinologo Robert Hans Van Gulik, il poliziesco vanterebbe in Cina origini ben più remote, risalenti persino all'VIII sec.a.C. Una esemplificazione di questa tipologia è fruibile grazie all'opera di Xihong, Gli strani casi del giudice Li, pubblicata nel 1902 che rielabora appunto antiche tematiche, incentrate su un leggendario risolutore di enigmi.
Bisogna inoltre sottolineare che, così come il testo di Xihong ebbe grande fortuna in un momento in cui la Cina era pervasa da numerosi fattori di instabilità sociale, anche il racconto poliziesco si diffuse in Occidente nella seconda metà del XIX secolo, quasi in risposta all'ondata di criminalità che minacciava di sconvolgere le regole e gli ordinamenti dei centri urbani. Le cronache riportavano notizie di efferati delitti e allo stesso tempo i testi narrativi offrivano garanzie di smascherare il colpevole, svolgendo in tal modo un effetto liberatorio nei confronti di paure divenute sempre più assillanti.
Contemporaneamente furono costituiti i primi corpi di polizia, si affermava lo studio dell'antropologia criminale, con l'intento di descrivere la personalità psichica e somatica dell'uomo delinquente nei suoi rapporti con l'ambiente sociale, e nascevano circoli di appassionati virtuali investigatori, quali gli iscritti al London Detection Club.
I racconti polizieschi ripropongono dunque una contrapposizione effettivamente riscontrabile nella realtà tra il criminale, sovvertitore delle regole, e il poliziotto, difensore delle medesime.
Il ritorno all'ordine è del resto garantito anche dal metodo di cui si vale il detective, o investigatore, per condurre la propria indagine. Egli ricostruisce scrupolosamente i nessi causali tra i vari fatti di una vicenda criminale: nel testo scritto non esiste alcun mistero inspiegabile, infatti il mistero cessa d'essere tale allorché i dati disponibili sono ricondotti alla legge di causa-effetto. Deduzione, inferenza, induzione, ipotesi, verifica, teoria: il lessico dei detective è caratterizzato da parole chiave acquisite dal sottocodice proprio dei manuali di logica. Non manca neppure il paralogismo, l'arte del falso sillogismo.
Essenzialmente ogni detection si basa su un ragionamento induttivo, suffragato dall'osservazione dei fatti, e soprattutto sulla chiave interpretativa da applicare ai fatti stessi, nella consapevolezza che gli indizi, se creati ad arte, possono essere volutamente fuorvianti.
Questa tecnica delle false tracce, del resto, non è estranea neppure alla tradizione classica, basti pensare al gigante Caco, di virgiliana memoria (Eneide, VIII), che, per trafugare le vacche di Eracle, le conduce alla propria spelonca, trascinandole per la coda, in modo da lasciare impronte orientate nella direzione sbagliata. Ed ancora lo Pseudo Turpino, nella Historia, ci informa che Carlo Magno ferrò i cavalli alla rovescia, per eludere i propri inseguitori. In tale ottica, scrivere un racconto poliziesco equivale a risolvere un problema algebrico e a lanciare una sfida al lettore, che deve disporre di tutti i dati indispensabili per risolvere, a sua volta, l'enigma.
Ambiente, vittima, assassino, sospettati e detective: Wystan Hugh Auden riconosce in questi 5 elementi gli ingredienti costitutivi del poliziesco.
Personaggio chiave di tale narrativa il detective, la cui caratterizzazione antropologica, psicologica e persino somatica assume valenze peculiari in relazione al grado e alla qualità della partecipazione dedicata al caso in analisi e agli individui coinvolti: Maigret di Simenon si emoziona a contatto con le avventure degli uomini che incontra; padre Brown di Chesterton sa cogliere i segni di una divina poesia anche nel cruento clima cittadino; Sherlock Holmes di Conan Doyle sembra estraniarsi dall'atmosfera di tensione che il delitto evoca, immergendosi impassibile, con snobistico distacco, nelle musica e nel fumo; Lecoq di Emile Gaboriou è dotato di prodigiosa perspicacia grazie alla propria mentalità criminale; mentre Cuff di William Wilkie Collins, a parere di T.S.Eliot, risulta essere “una personalità reale e attraente, ed è brillante senza essere infallibile”.
A volte il ribaldo riveste il ruolo fondamentale dell'eroe, così Arsenio Lupin, ladro gentiluomo ideato da Maurice Leblanc, Fantomas di Alain e Souvestre, oppure Rocambole di Du Terrail.
Gli schemi narrativi più diffusi sono il racconto-enigma, che si sviluppa a partire da un delitto già avvenuto, cioè dall'effetto, per risalire alla causa, ossia al movente del crimine, e il racconto-azione, in cui i fatti criminosi e le indagini si svolgono pressoché in parallelo.
Il racconto-suspense assimila invece i due schemi precedenti: il protagonista svolge all'unisono i ruoli diversi di investigatore, di virtuale colpevole agli occhi di altri personaggi e di potenziale vittima.
Nel racconto-enigma l'opera d'investigazione, dal punto di vista cronologico, procede dunque a ritroso, dalla scoperta del crimine all'antefatto, nel tentativo di rinvenire la sequenza sepolta del non detto.
Lo scarto tra fabula e intreccio è pertanto massimo e, in un certo senso, si può aggiungere che proprio la detection, mentre stabilisce i nessi logici tra i dati essenziali, o indizi, presentati in successione deliberatamente incongrua, ricostruisce la fabula, la dimensione veramente essenziale e significativa del cosmo narrativo istituito dal genere poliziesco.
La struttura fondamentale del récit consta di un reticolo che comprende alcuni elementi costanti:
·         il preludio, talvolta assente, svolge una funzione simile a quella della introduzione, e contribuisce a determinare una atmosfera carica d'angoscia;
·         l'enigma rappresenta, come nel caso dell'esordio, una rottura dell'equilibrio, che si determina a causa di una azione delittuosa; da tale momento in poi prende vita un tempo forte, incentrato su uno spaccato narrativo di situazioni avvolte nel mistero che ingenerano nel lettore aspettative avvincenti, e attivano un dinamico circuito tra autore e fruitore;
·         l'indagine dà spazio alla componente speculativa che si oppone alla componente mistero. Mediante il ragionamento il detective si impegna a dissipare l'enigma e a fornire una spiegazione degli avvenimenti. L'inchiesta presenta un intreccio molto articolato: le certezze si contrappongono alle ambiguità, gli indizi sono spesso fallaci, la tensione del lettore è continuamente rilanciata verso nuove ipotesi.
Sono per questo utilizzati espedienti dilatori che modificano il grado di conoscenza dei fatti in base a orizzonti di consapevolezza riassumibili, sulla scorta di Tomaševskij, nelle seguenti modalità:
·         il lettore sa / i personaggi ignorano
·         alcuni personaggi sanno / altri ignorano
·         il lettore sa / alcuni personaggi ignorano
·         nessuno sa niente
·         la verità è scoperta per caso
·         i personaggi sanno / il lettore ignora.
Nelle opere degli autori anglosassoni l'intreccio mette in risalto l'indagine quale tema conduttore, a differenza delle opere dei francesi che, solitamente, danno maggiore importanza all'enigma.
Negli anni '20-'30, le regole per scrivere polizieschi furono addirittura codificate, basti pensare alle venti norme descritte nel 1928 da S.S. Van Dine, che si possono riassumere nei punti sotto citati:
·         sono essenziali un detective, un colpevole e una vittima;
·         il colpevole non deve essere un professionista del crimine, ma una persona che gode di un certo prestigio sociale;
·         il colpevole è uno dei personaggi principali;
·         la tematica amorosa è esclusa;
·         i fatti devono essere comprensibili secondo una spiegazione razionale;
·         temi fantastici e digressioni a carattere psicologico sono bandite;
·         le informazioni sono fornite tenendo conto della omologia: l'autore sta al lettore come il colpevole sta al detective.
Non tutte le regole stilate da Van Dine sono ancora attuali, anche perché il genere ha subito numerose trasformazioni dovute al proliferare dei sottogeneri: ad esempio il thriller, interamente giocato sulle emozioni violente e paurose che suscita nei lettori, oppure la hard-boiled story, il racconto “spietato” che fa esplodere nelle azioni del serial-killer le angosciose tensioni della violenza metropolitana.
Spesso la tecnica del pastiche ha il sopravvento; la mescolanza dei generi si realizza, come nel caso delle opere di Stephen King, in una commistione tra giallo e horror, in cui non mancano componenti ascrivibili all'ambito dei poteri extrasensoriali. Ma specialmente la manipolazione dell'intreccio, da parte di King, che si basa sulla disconnessione dei piani temporali, comunica al lettore uno straniante effetto di sovrapposizione tra allucinazioni oniriche e elementi della realtà.
In ogni caso il poliziesco è una macchina narrativa guidata da artifici di suspense in vista di un finale sorprendente. Impensabile, inedito, sconvolgente: l'epilogo deve essere all'altezza dell'alto voltaggio emotivo cui il fruitore è stato sottoposto nel corso degli avvenimenti rappresentati, pena il fallimento dell'intera opera.
Tuttavia T.Narcejac sostiene che la soluzione dell'enigma non produce senso di appagamento nel lettore, che si sente improvvisamente defraudato dal senso di piacevole indecisione perdurante nel corso della storia.
Studiare il poliziesco comporta un confronto con la tradizione culturale connessa al genere, in una prospettiva complessa che tenga conto del gusto, del costume, della sensibilità del pubblico, delle istanze economiche e politiche caratterizzanti il clima sociale ed anche dell'influenza dei mass-media.
Nel 1929, Marjorie Nicolson scriveva: “Nel romanzo poliziesco assistiamo con piacere al ritorno ad un'etica e ad una metafisica antiche [...]” . Questa soddisfazione, che deriva dalla capacità di trarre conclusioni inequivocabili dalla osservazione delle cose e dal conseguente trionfo della verità e della giustizia, nella produzione contemporanea, ha invece ceduto il posto a un diffuso sentimento di sconfitta, persino qualora il criminale venga scoperto. Emblematico, in tal senso, il ruolo giocato dai serial-killer che realizzano i propri programmi criminali anche dopo essere stati individuati o addirittura essersi consegnati ai poliziotti, come attesta la recente cinematografia, ad esempio Seven del regista David Fincher, la cui sequenza delittuosa si ispira ai sette peccati capitali, consumati secondo una logica intrisa di riferimenti letterari danteschi e miltoniani.
Secondo Bertolt Brecht “Sono esclusivamente le condizioni sociali che rendono possibile o necessario il delitto: sono esse che violentano il carattere, così come sono esse che lo hanno formato” .
(da “www.homolaicus - Sezione Letteratura di Enrico Gavalotti)”

A seguire cinque film che si fanno ampiamente beffe di tutto quanto sopra descritto:

Inizio modulo

Inside Man

·         Thriller

·         USA 2005

·         durata 129'

Titolo originale Inside Man

Regia di Spike Lee

Con Denzel Washington, Clive Owen, Jodie Foster, Doug Aguirre


Il caso Thomas Crawford

·         Thriller

·         USA, Germania 2007

·         durata 113'

Titolo originale Fracture

Regia di Gregory Hoblit

Con Anthony Hopkins, Ryan Gosling, Rosamund Pike, Cliff Curtis

 Rimuovi

Uomini che odiano le donne

·         Thriller

·         Svezia, Danimarca 2009

·         durata 152'

Titolo originale Män Som Hatar Kvinnor

Regia di Niels Arden Oplev

Con Michael Nyqvist, Noomi Rapace, Willie Andréason, Sofia Brattwall, Gösta Bredefeldt


 L'uomo nell'ombra

·         Drammatico

·         USA 1956

·         durata 95'

Titolo originale The Unguarded Moment

Regia di Harry Keller

Con Esther Williams, George Nader, John Saxon, Edward Andrews, Les Tremayne


Match Point

·         Drammatico

·         USA, Gran Bretagna 2005

·         durata 120'

Titolo originale Match Point

Regia di Woody Allen

Con Scarlett Johansson, Jonathan Rhys-Meyers, Brian Cox, Emily Mortimer, James Nesbitt


 

mercoledì 1 settembre 2021

RONE GRAVITY

 



Volevo farvi ascoltare qualcosa di particolare. 
A solleticare il fastidio, finanche.

I primi due minuti di questo pezzo sembrano provenire direttamente da una fabbrica metallurgica. Eppure il timbro, la ritmica ruvida, l'incessante martellare sembrano permearsi piano piano col fondo acustico, come a creare una tela intonsa, una membrana invisibile dove poter subentrare, modellare, dipingere.

Ed infatti, lentamente, si avverte una traccia armonica ad avvolgere il frastuono, ricrearlo da molesto a necessario sottofondo; permeandolo di lieve ed inesorabile consonanza, fino ad addomesticarne gli spigoli, ad affiatarsi come un lenzuolo, a ripararne ascolti turbati.
E gli ultimi accordi di piano suonano come un avviso di fine turno.

Io semplicemente lo adoro.

Ma comprenderò ogni stortura di naso, e di orecchio.  ;) 

sabato 28 agosto 2021

CHI HA CHIAMATO L'ASCENSORE?


 

Estate torrida. Un agosto diverso da quello dello scorso anno, dove la pausa covid aveva invogliato alla vacanza, seppur prudente. Quest’anno il condominio si era svuotato. Noi invece a casa, in attesa di tempi migliori. Uscivo per la spesa, il giornale, la farmacia..il resto del palazzo praticamente deserto, eravamo gli unici superstiti sul nostro pianerottolo, al quarto piano. Agli altri tre piani forse giusto un paio di condomini. Il garage a sei posti coperti, dove solitamente si faceva una fatica bestia per manovrare, spaziosissimo.
Ovviamente l’ascensore sempre a disposizione. O quasi.

Fin troppo spesso lo trovavo ad altri piani, oppure occupato, e quando giungeva a destinazione non si udiva apertura o chiusura porta, ed un conseguente rumore di mandate all’uscio di casa.
Sembrava che andasse su giù, in autonomia, l’ascensore, come facesse defaticamento, un allenarsi per mantenere la forma, a sgranchire corde e tiranti.
Ma il bello doveva ancora accadere.

Una mattina rientro dal garage carico di pacchi, già accaldato, l’ascensore segna rosso, e dal display che illumina man mano i piani, vedo che sta scendendo giù. Arriva a terra, sembra vuoto, non c’è nessuno dentro, ma io non l’ho chiamato. Vabbe’..apro la porta, entro, chiudo, e sento una voce gentile: “Lei al quarto, vero?”. Per poco non mi prende un colpo!
“Ma chi c’è?” Esclamo.
Non si preoccupi, sono io, Nicola, il fantasma del palazzo
Oh santa pace, vorrei scappare ma quella voce ha un potere sedativo.
Comprendo la sorpresa, mi sarei dovuto presentare prima, ma di solito durante le vacanze, non trovo mai nessuno.. e mi capita di prendere l’ascensore, anche noi spiriti fatichiamo per le scale, non creda!
Ma davvero sto parlando con uno spettro?! Anzi veramente non ho ancora spiccicato una parola ma sono inchiodato alla parete con lo stracchino che spunta dalla busta della spesa, sorpreso pure lui.
In effetti, dopo oltre trent’anni che vivo nel palazzo, non avevo ancora scambiato parola con nessuno.. certo gioco un po’ con tutti, mi diverto a vedere le facce che fate nello specchio dell’androne e quante ne dite sui vostri vicini, stacco la corrente a volte, e vi costringo a scendere giù a ritirar su l’interruttore generale, sposto vasi, scambio gli zerbini sui pianerottoli, robe da adolescenti insomma, metto la posta in cassette diverse ma, ad esempio, mi piace far trovare al piano terra l’ascensore alla signora Martini, specie quando torna dalla spesa con le sporte stracolme.
Sono lo spirito del condominio,  non mi è permesso entrare nella case, posso frequentare solo spazi comuni. Ogni palazzo del comprensorio ha un suo fantasma, la sera tardi ci ritroviamo in giardino o su qualche terrazza condominiale
  a collezionare folate di vento, e a spettegolare un po’ su di voi.. siamo affezionati, siamo i custodi dei palazzi fin da quando erano scheletri senz’anima e senza pareti, noi vaghiamo tra fondamenta e soffitte, ascensori, vialetti di accesso e cantine; sorvegliamo i vuoti, i silenzi, le eco che arrivano dagli appartamenti, le oscurità che si aggrappano per la tromba delle scale, tutte robe senza tempo e senza identità, ma che tengono cucite insieme le vostre, di identità.

Tanti si lamentano spesso del portiere, dicono che è  come un fantasma.
Qui da voi, invece, è proprio il fantasma, il portiere.
Siete privilegiati.
Fateci caso, quando trovate l’ascensore al piano”.

 


mercoledì 25 agosto 2021

L'ESTREMO LIMITE DELLA.. NORMALITA'

Ecco una serie di pellicole incredibilmente fascinose. Tutte al limite. Limite inteso come confine della nostra sensibilità, della nostra capacità di percepirlo, quel limite,
ed eventualmente, superarlo.

Una insostenibile leggerezza dell'essere che può nascondere la stanchezza del vivere, od il rilassamento dinanzi all'ineluttabile ed all'impotenza nell'affrontare gli eventi. 

L'estremo limite della normalità confina fatalmente col baratro dello sconosciuto e dell'improbabile. 

Limite che crediamo invalicabile. 


Fino al momento in cui è proprio lui 

che si prende la briga di valicarci.





DELITTO TRA LE RIGHE
Tra le righe può celarsi l'assassino, che trama tra i paragrafi e cerca alibi al capitolo successivo, ed all'ultima pagina non potrai chiederti chi è che uccide, perché sarai già morto.

L'IMPOSTORE
Eccolo il prototipo dei The Mentalist e dei Lie to me. Ti brucia con uno sguardo, Ti spoglia l'anima e te l'appende per il cambio di stagione. Riscoprirai quello che hai voluto dimenticare. Conoscerai quello che non hai mai voluto sapere. A te conviverci, ora.

INSOLITI CRIMINALI
Buoni e cattivi. Cattivi e buoni. Le componenti s'intersecano ed impazzano. Ma è sempre stato cosi. E tu sei un buono od un cattivo? Non chiedertelo a voce alta... potresti avere brutte sorprese.

MON ONCLE D'AMERIQUE
Topi in trappola. Ecco quello che siamo. Esperimenti da laboratorio. Cavie senza speranza. Qualcuno si diverte da qualche parte...


SHINE
Spaccalo quel pianoforte. Uscirà nettare strizzato dallo strazio. A volte non puoi dare senso al dolore che avvinghia.
Ma adornarlo di colonna sonora. Quello si.



L'UOMO DEI SOGNI
Ogni sogno ti si infrange in mano al risveglio strappandoti dal paradiso. Devi solo sovvertire le coordinate. Viverlo quel sogno, trascinartelo all'inferno.

BIRDY
La pazzia percorre vie meravigliose, spesso scorciatoie per l'eternità, l'idiozia quelle per la maledizione. Se sei pazzo è già mezza salvezza, perché quell'estremo limite di normalità, ce l'hai alle spalle... 

martedì 24 agosto 2021

ON DEMAND - REPRISE

 



Ieri pomeriggio, casualmente zappingando sul digitale terrestre, capito su un canale, ovviamente in chiaro, dove proprio in quel momento iniziava un film. 

Un film ad orario ben preciso, programmato da quella piattaforma, magari con qualche spot pubblicitario in mezzo. Un film NON scelto da noi, come ormai siamo abituati da tempo.

E allora sono andato indietro nel tempo.. quando la tv iniziava alle cinque del pomeriggio, e per il resto della giornata c'era il monoscopio al posto degli unici canali della Rai esistenti.
Ma d'estate accadeva a volte un miracolo, in corrispondenza di Fiere tipo quella del Levante, in Puglia, ogni mattina alle 10, eccezionalmente veniva trasmesso un film, di solito roba vecchissima, ovviamente in bianco e nero (il colore era ancora una chimera), ma era il miracolo di vedere un qualcosa di "fuori orario" ad eccitare, e ricordo che mi sarei visto pure La corazzata Potemkin volendo.

Mi mettevo davanti la tv come alla scatola delle meraviglie, senza quella arida assuefazione che è andata via via peggiorando, perdendo poesia, e la sana voglia di tv e sorpresa.

Ci stiamo inaridendo, vittime del troppo..  ci illudiamo di scegliere sempre e comunque noi, il meglio e il più bello, ma in realtà tagliamo fuori qualcosa di naturalmente imprevedibile: la possibilità di stupire.

domenica 22 agosto 2021

Rave


Ultimamente penso il peggio che posso dei rave e compagnia bella. Oggi poi, leggendo Serra su L'Espresso che li turlupinava a dovere ("i rave durano al massimo un mese perché dopo i partecipanti devono tornare a casa a farsi lavare i panni dalla mamma"), ho pensato di doverne sottolineare anche io l'indomita imbecillità.

Parliamo di soggetti che fanno tremila chilometri in camper magari per morire affogati nella marana di fianco al raduno, o per essere ricoverati in coma etilico a nostre spese.
Decerebrati che si radunano con un tweet o un messaggino su facebook (e qua ammiro che non si perdano in campagne a loro sconosciute o che non confondano le date), personaggini dallo spessore zero virgola (alcuni, intervistati mentre sbaraccavano dal raduno in Tuscia, sbalordivano per la loro insignificanza).
Questa mi auguro sia solo una piccola parte del futuro della nostra umanità.
Comunque fin troppo consistente.