Rilancio un post di anni fa..
Scriveva Bertrand Russell che “fin dal primo giorno il tacchino osservò che, nell'allevamento dove era stato portato, gli veniva dato il cibo alle nove del mattino.. e la sua coscienza induttivista elaborò una deduzione appunto induttiva di questo tipo: ”Alle 9 del mattino si mangia”. Purtroppo però, questa concezione si rivelò incontestabilmente falsa (sull’onda della teoria falsificazionista di Popper) alla vigilia di Natale, quando invece di essere nutrito, esattamente alle nove, fu sgozzato”
Un certo induttivismo fatto in casa (induttivismo: teoria per la quale dal particolare tendiamo a definire il generale, l'universale) regola comunque quasi tutte le nostre vite.
Ci si alza tutte le mattine per lavorare o per svangare comunque, a pranzo crediamo di dover avere fame, ci si corica tutte le sere per riposare, si comunica un “ti amo” o si lancia un messaggino per oliare un legame.
Ci si aspetta una telefonatina ogni giorno alla stessa ora o un sorriso automatico, quando non si maltratta il dirimpettaio di conversazione.
E si tira avanti con questo fenomeno umano che sviluppa catene di montaggio di rapporto di facciata, e che possono durare una vita, regolando in molti casi anche una presunta intimità.
Le aspettative - invece -, i desideri, i sogni, i voli pindarici, le fantasie non riescono a far parte di questo gioco alla massificazione delle relazioni.
Creerebbero contrasti emozionali, felicità di qualità superiore e montagne d’ansia d’allarme.
Tutte robe contrarie alla sicurezza delle interazioni, al quieto vivere e all'atroce dubbio che, una mattina alle nove, invece della quotidiana dose di nutrizione (fisica o mentale) si venga accolti con il ribaltamento delle ovvie induzioni che, abitualmente,
non possono deluderci né crearci rogne improvvise.
E’ per mitigare la paura che abbiamo bisogno di punti fermi.
Spesso anche di puntini, fermi.
Invisibili ad un seppur piccolo resto del mondo che brama e gronda passione.
Insignificanti rispetto allo scorrere del tempo emotivo e delle tempeste che in certe notti inquiete sogniamo smuoverci le vene.
Siamo tacchini.
E scoperta la mangiatoia più comoda, ogni giorno alle nove, sappiamo che ci daranno da mangiare.
Non facciamo caso che sia mangime di mediocre fibra destinato solo ad ingrassare il nostro petto, le nostre cosce (il nostro ego o la nostra voglia di pace addomesticata).
Importante è che arrivi ogni giorno, aridamente puntuale.
La possibilità che un giorno ci sgozzino, mentre scorgiamo all'improvviso - e anche solo per un attimo - un’alba purpurea, non ci sfiora nemmeno, e se ci sfiora, la scacciamo in malo modo.
Non la interrompiamo certo noi questa rassicurante catena di nulla.
Alla faccia di Popper.