Nicola Pezzoli è una delle ultime anime sensibili.
Lo seguo da anni sul blog, dove si esprime col suo alter
ego Zio Scriba e poi con i suoi romanzi, anche se iniziai a leggerlo dal suo secondo: Quattro soli a motore, e non l'ho più mollato; romanzi di formazione dove la formazione la danno solo un minuto prima di scendere in campo o di sfogliare la pagina; un autore caustico e tagliente, ironico e
bastardo, irriverente e commovente.
E questa è una rece sfacciatamente promozionale perché io sono più indipendente della Costa d'Avorio e se faccio pubblicità è perché uno scritto mi esalta. Punto.
I suoi romanzi di crescita ed evoluzione personale, dal
cuore magico e tenero, si alternano con raccolte di autentiche staffilate alla
società becera che ci divora e ci risputa anime fasullamente (di)vaganti.
In quest’ultimo L’impozzibile dottor Pezz (acquistabile esclusivamente sulla piattaforma Amazon, cartaceo o versione ebook), troviamo
una sequela diabolica di eccessi messi alla berlina, come solo il nostro Nicola
riesce a fare.
“Un sindaco cicciottello era venuto a mancare.
Nel senso che insomma avete capito.”
Perché ho voluto sottolineare questo incipit? Perché è dai
dettagli che si presagisce il genio, che si esalta lo scrittore che connubia con il lettore, che ci fa sesso con
il lettore.
Nel suo prosare c’è l’invito a cena di
Nicola, lo spalancarti il suo modus operandi, il prenderti per mano ma anche un po' per il culo.
Poi la malinconia intrisa di sarcasmo feroce, l'intelligenza
acuta, superiore, la visionarietà assoluta, uno stare avanti quello strato di lava che ci ingloba e ci ingarbuglia mente e movimenti, mentre Nicola, un passo oltre, funamboleggia con le parole e i concetti servendoci le nostre ridicolaggini su pagine meravigliose.
Un diario minimo di altri tempi, i nostri: folli e grotteschi fino all'assurdo, un assurdo che fin troppo spesso diventa implacabile realtà. Nicola sembra inventare, creare dal nulla, ma non fa altro che mettere a fuoco la parodia continua delle nostre frenetiche esistenze, sberlina malesseri ed eccessi, ce li rende saturamente comici, ma tra le righe, vuole metterci sull'attenti, vuole salvarci (?!).
Nel senso che, insomma, spero avete capito.
Specie dopo aver letto.
E intanto non capisco cosa aspettano ad
insignirlo
di un Nobel alla Letteratura Sbarbina.