giovedì 27 giugno 2013

I SOLITI (SPOT) IDIOTI

Si può parlare di pubblicità (televisiva) su FilmTv? Etimologicamente si.
Senza considerare quanto cinema abbia mosso i primi passi facendo palestra tra i videoclip. Eppoi siamo anche quotidianamente in lotta con straripanti pop up e banner che ci costringono a furiose acrobazie di tastiera per evitare l'apertura di plurisessioni, quindi qualche accenno a riguardo credo sostenti la liceità dell'argomento.
Il fianco lo prestano due recentissimi spot televisivi da gran sballo:
Uno riguarda le peripezie di un'auto in quel di Xdrive, paesello sfigato (trattasi in realtà del friulano cucuzzolo del Monte Lussari) dove per 365 giorni all'anno piove, nevica, smotta il terreno, ghiacciano le strade, esondano torrenti, si sbizzarriscono i tornado, il vento impazza e le tormente dilaniano quelle quattro straccio di strade che tentano un'eroica resistenza e dove giusto qualche pazzoide collauda le berline destinate al raccordo anulare. Gli abitanti sono depressi all'ultimo stadio dediti al suicidio di massa ed invece di cambiare nazionalità si comprano una macchinetta decappottabile... l'altro è quello di un amaro dove un gruppetto di amici alcolizzati una volta ripescava un bronzo da campanile in mezzo all'oceano (ma chi ce le butta le campane in fondo al mare?!?) e stavolta recupera una chiatta con banda al completo di strumenti ed orchestrali in smoking in balìa delle onde… (so’ scivolati dal palco di una mega crociera? roba da non credere ai propri occhi!!..)

senza poi ricordare le svariate pubblicità di lavandini incrostati che neanche le fogne di Calcutta o quelle in cui distinte signore in ascensore temono il diffondersi di devastanti olezzi d'incontinenza - manco fossimo in piena guerra batteriologica - o peggio ancora, la reclàme (diamoci un tono internazionale...) comparativa tra sputazzi immondi di residuo polmone spappolato in full HD. 

EROI CONTRO


Mentre sbirciavo le evoluzioni di Jack Reacher contro la rozzezza basica dei suoi avversari mi è balenata quest'idea balzana: ma se i nostri beneamati eroi, che spesso hanno a che fare con gentaglia spesso tosta ma che giunta all'obiettivo finale inevitabilmente sbraca più o meno dignitosamente di fronte all'eroe prestabilito, quello che comunque deve uscire vincitore, ebbene dicevo, se questi nostri eroi fossero iperbolicamente e tridimensionalmente (ma anche berlinescamente) per una volta messi in competizione l'uno contro l'altro.. chi se la caverebbe meglio secondo voi? Io ho tirato fuori, in omaggio al numero chiuso offerto per default dal sito, sette soggetti che in epoche (comunque moderne) e circostanze diverse hanno divertito ed assicurato il lieto fine ai propri fans.
Ma se dovessero avere a che fare l'uno contro l'altro?
Ed in omaggio alle quote rosa ho infilato anche due intrepide tutto pepe.
A voi qualche idea di sceneggiatura effervescente, il compito di decretare un “vincitore superstite” ed anche l'invito a tirare fuori altri nomi che per abilità, carisma e doti eroiche, avrebbero potuto sopravvivere allo Scontro Finale. Qui la mia delirante trama intanto:
Nikita (Nikita) gira per il mondo curando per un cartello sudamericano il traffico di eroina (non lei eroina, ma proprio eroina eroina).
Jack Reacher (Jach Reacher) ogni tanto lo vedono in qualche outlet alla ricerca di una maglietta di ricambio ma di norma guarda la tv e copula con le cassiere (dell'outlet).
John McLane (Trappola di cristallo)ha una birreria nel Bronx dove mesce solo birra scura a scanso di equivoci.
Martin Riggs (Arma letale) è appena uscito dal manicomio dove si è fatto dieci anni per aver tentato di strangolare moglie, figlia e suocera.
James Bond è alle Bahamas dove passa il tempo al sole ed a bere scorpioni reggendo sul ginocchio un bicchiere di tequila, ma soffre una nostalgia fottuta per gli ascensori appena avviati da prendere al balzo.
Frank Martin (Transporter) vive in Italia e fa concorrenza ad Italo portando turisti in macchina da Roma a Milano (e viceversa) in meno di un'ora.
Beatrix Kiddo (Kill Bill) infine, lucida la katana leggendo i superpocket di Moccia, per di più in italiano...

La storia è semplice:
una vecchia zia di origine romane (pensavamo a Kathy Bates) rintraccia Jack Reacher sulle Pagine Bianche, l'unico posto dove aveva dimenticato di cancellare l'indirizzo e lo chiama a Roma per dare una lezioncina al pizzicagnolo di Via Ripetta che continua ad aumentare indiscriminatamente il prezzo del pecorino. Jack arriva a Milano perde la coincidenza e si affida a Frank Martin per arrivare a Roma, ad una stazione di servizio beccano Nikita che usa il bagno degli uomini e per evitarle noie con la Sicurezza (Sicurezza negli autogrill?!? .. ah ah..) la portano con loro.
Bucano una gomma ad Orte e mentre Frank la sta cambiando arriva Martin Riggs con un'autoarticolato e lo fa fuori sul ciglio della strada, Jack e Nikita smettono di pomiciare e partono all'inseguimento, giunti a Roma sul raccordo si perdono, chiedono aiuto ad un biondastro all'uscita Laurentina; si, è lui, Daniel Craig in arrivo dalle Bahamas per una vacanzina e che conosce Roma come le sue tasche, si offre di accompagnarli a Via Ripetta dove trovano la zia di Jack che discute col pizzicagnolo, un John McLane con pancetta (sia addosso che sul bancone), mentre Daniel Craig chiede se c'è un ascensore, dal retrobottega appare Beatrix Kiddo che con la katana affetta due etti di mortadella e con l'ultimo taglio di sguincio squarta Nikita che l'aveva guardata storta, John McLane invidioso della maglietta di Jack gli lancia il taglia parmigiano e lo centra in fronte: sangue, urla ed effluvi prosciuttifici attirano dentro Martin Riggs che ha parcheggiato in piena Piazza del Popolo e facendosi scudo della zia dà una capocciata a James Bond e lo uccide sul colpo, tenta di far fuori anche McLane il pizzicagnolo ma Beatrix lo fulmina con una katanata che tagliuzza a morte, in contemporanea, anche la zia di Jack. A questo punto John furioso prende la testolina bionda di Beatrix e la piazza nei 140 watt dell'affettatrice elettrica del negozio urlando: “Hai fatto fuori la mia miglior cliente!! Proprio ora che avevo deciso di tornare nel Bronx con la ricetta del secolo: birra al pecorino!!” ...
Quindi McLane vincitore.. del resto era il mio preferito ancor prima di iniziare.. eh eh..
Il regista avrebbe dovuto essere Woody Allen in omaggio alla sua tendenza a girare gialli strampalati, ma aveva incassato già tutti i sussidi dal Comune di Roma per l'ultimo suo capolavoro.. una chance potrebbe averla anche Béla Tarr solo che insiste per far guidare a Frank Martin un carrettino col cavallo... ora vediamo che si può fare...


METTI UN HARING A CHIETI… ottobre 2011


Mi ritrovo sovrappensiero in un'uggiosa e coinvolgente Chieti, tra nebbie arabescate che attanagliano i lampioni, nubi in affusolato coccolìo appese ai cornicioni, lontano miliardi di miglia dalla capitale, ultimamente presa d'assalto da presunti blackbloc e da meno presunti uragani pseudotropicali.
Si passeggia in compagnia esclusiva della propria nebulosità, custoditi da severa ed ordinata architettura del XVI secolo, disciplinatamente esposta a difendere la pacatezza locale, la gentilezza dei modi, l'accoglienza ospitale, la straordinaria mitezza delle temperature.
La provincia si esalta nella sua taumaturgica carezza ed offre, come curiosa proposta culturale, anche inconsuete oasi alla scoperta delle modernità più esuberanti.
Proprio in questi giorni, al Museo della Civitella, sul cucuzzolo di Chieti alta, in affaccio alla valle ed a tramonti mozzafiato, c'imbattiamo in una mostra celebrativa del più famoso graffitaro del mondo, Keith Haring, morto a soli trentadue anni di AIDS ma non prima di aver sommerso mondo e metropolitane coi suoi famosissimi pupazzetti colorati e non.
Mi ci immergo quasi a termine pomeriggio, coniugando la compassata aria demodè di Chieti centro, le sue facciate compite e le ordinate geometrie, con l'esuberanza haringhiana, i murales devastanti, i colori ed i movimenti che traboccano dalle tele e vengono ad infrangersi tra i nostri sensori emotivi.
Un apparentemente azzardato, ma felice, abbinamento che svela come aprire, ed aprirsi, all'emozione; a conferma che ovunque e da ovunque essa venga stimolata, arricchisce e rasserena.
Crea prospettive dove far coincidere sogni e bisogni, abbatte la diffidenza e predispone all'ascolto curioso.
Capita allora, che un graffitaro newyorchese, che già affermato, scarabocchiava ancora illegalmente sui muri, a tratti veloci e stilizzati proprio per sfuggire più velocemente ai controlli di poliziotti magari anche suoi fans, s'integri meravigliosamente in questa estrema testimonianza di Regno delle Due Sicilie, dove decadenti eco papali pare bisbiglino, tra vicoli vertiginosi, colorate a spray, come su una ribelle lavagna di vagone metropolitano...



PAROLE

Come si misureranno le parole - oltre che in riferimento all'ovvia ammonizione di chi ne ritiene offensive alcune a seconda, appunto, di un'ipotetica misura - che ogni giorno affastelliamo in buon ordine (o in discreto caos), strappandole alle nostre emozioni, o disegnandole su di esse, e cercando di farle apparire a forma di palpitazione, misurando noi nuove unità di percezione che ci consentano di applicare una forma tangibile al nostro sentire.

Ed anche una volta misurate, inchiodate, catalogate, queste parole che da sole identificano il fardello del nostro emozionarci, chi ci assicura che non ne abbiano, invece, debordato il senso, sforbiciato il sospirare, occultato il trasalimento?

Come si misureranno queste parole se non sperando che si adattino perfettamente al nostro pensiero come un cashemire che si adagi, neve attutita nel silenzio di un'alba?
Non lo sappiamo. Rileggo il mio "pensiero adagiato" e cerco di scorgerne l'orlo emozionale.
C'è un qualcosa che tracima oltre il senso emotivo, è come se disegnassimo coartati.

Perdiamo probabilmente la fluidità del pensiero fino a fermarci quel fatidico istante e pensare a voce alta, come scrivendo nell'aria, a forgiare immagini rigurgitate da una macchina da presa già impazzita: 
Ma che cacchio sto a dì?!?
Ma, soprattutto, che firm avrò visto mai!?!?


SPIEGA LE ALI

Anche io ho un palazzo di fronte,
certo meno scalcinato di quelli che vomitano certe periferie,
a cortina e con discreta vegetazione a guarnirne l'estetica.

Ma pur sempre cemento rimane.

Sul terrazzo, al primo piano, staziona spesso quello che credo sia
un merlo, lucidamente appeso al cielo,
a godersi primavera da sbarco e folate di languido ponentino

Ogni tanto sbieca di traverso, spiega le ali e vola via.

Ora spiego un sogno e lo raggiungo.



PROVA A SFOGLIARE UN KINDLE...

“... Prendo in mano un kindle, apro un libro. Mi si apre alla pagina in cui l'ho lasciato e se è invece la prima volta che lo apro mi porta direttamente alla prima pagina di testo, senza neanche mostrarmi il frontespizio, se non lo cerco io. Grafica, illustrata, bella o brutta che sia, la copertina è il segno che il libro è un oggetto tridimensionale che contiene un testo; l'assenza di copertina è un segno che l'ebook è un oggetto bidimensionale che fa di tutto per corrispondere ad un testo, senza conferirgli connotati sensoriali...”
(Stefano Bartezzaghi)

Non me lo doveva certo dire Bartezzaghi

       - anzi, per certi versi sono ancora più drastico io nel considerare la lettura elettronica addirittura monodimensionale                              
ma anche  estremamente comoda e versatile -

che gli e-ebook stanno al libro cartaceo un po' come la Coca Cola al Chianti.

L'assenza di odori, del voltare pagina, del crogiolarsi nella semplice consistenza;
sbirciare la fine di un capitolo, sfogliare cosi, solo per creare aria e poi il cercare tra gli scaffali, sui comodini, sulle lavatrici (si, sulle lavatrici... non leggete al bagno? non sapete cosa vi perdete... )

E la cosa che ho notato subito anch'io sul mio e-ebook è quel dover scardinare i circuiti per recuperare una copertina, per dare consistenza al sogno, per accedere all'immagine che introduce le righe, scoprire il carattere usato, la spaziatura, le pause...  tutto lavoro di fantasia davanti alla monodimensione che emette pixel da un retrocosmo virtuale... un milione di libri spalmati su di una superficie antiriflesso ma anche antisogno se vogliamo.

Ma qui viene il bello. Noi non vogliamo. 
Facciamo nostro il fascino di riga elettronica e la vestiamo di sogno lì per lì. 
Ad ogni timida sfiorata di schermo che riformula la superficie di emozione pura.

(e poi ditemi anche quanto vi soddisfa un Chianti - invece di una Coca ghiacciata - con quaranta gradi all'ombra...)       

STRADE

Trent'anni fa ero un patito di bicicletta. 
Facevo chilometri alla domenica, nelle campagne romane, ai Castelli, al mare, per ripidi tornanti, iniziavo a gustarmi i silenzi, l'aria in faccia  ed il mondo che mi roteava attorno ma ad una velocità che rendeva lui percepibile ed io piacevolmente attento.

Ricordo che esisteva una strada che univa Ardeatina e Nettunense, Via del Divino Amore, sei chilometri di splendido asfalto perduto tra filari di vigneti e verde ordinatamente impazzito, appena fuori città.
Andavamo cercando spesso quella striscia quasi rettilinea perché serbava una piacevole particolarità.
La scorrevolezza.
Ogni strada ha un suo segreto. E per un ciclista quel segreto risulta ampliato, dettagliato e circostanziato.
Ebbene quella strada ti trascinava lei, pedalavi come in discesa, non avresti smesso mai. 
Non so se per la particolare mescola di asfalto o per l'aggraziata mistura di piano e falsopiano che la rendeva cosi fruibile, fatto sta che si volava via.
Ed era bellissimo.

Trent'anni di vicissitudini dopo, la ritrovo.

Per venire a Genzano passo da lì, andata e ritorno. Abito ad un tiro di schioppo. 
La percorro in macchina, qualche volta, in moto quasi sempre, ma la magia si ripropone.
La strada mi ha atteso, guastata dal tempo magari, con meno verde attorno, meno impazzito e più rado, meno silenzio, meno atmosfera,
ma abbraccia il mio stupore e mi riporta, ogni volta, non solo a casa ma anche indietro nel tempo.
E, soprattutto, con la medesima scorrevolezza.

Proprio incredibile. Se perdi un sogno, a volte è lui che ti ritrova.