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Scauri (LT) |
Accadeva.
Di Settembre a Scauri, facile poi.
Arrivavano quelle giornate di tempo incerto, magari
dopo un inizio soleggiato e mentre la spiaggia brulicava, nubi rigonfie si
prendevano la scena assiepate in un orizzonte fin troppo vicino e
inevitabilmente iniziava a piovere, ma senza vento e soprattutto con la
temperatura decisamente mite.
Assistevamo al fuggi fuggi generale, chi sbaraccava
tutto e correva a casa, chi si rifugiava sulla balconata dello stabilimento tra jukebox e tavolini,
tanti sotto l’ombrellone sperando in un rovescio passeggero come spesso
accadeva, certo non quando il cielo si faceva omogeneo senza far presagire
repentine variazioni.
Era allora che spesso con papà e altri impavidi
amichetti, si decideva per il bagno anomalo, sotto la pioggia, dove l’acqua
diveniva elemento totalizzante e soprattutto noi, padroni dello scenario,
bagnati comunque, sommersi in acqua o fuori, e ci divertivamo da matti, incuranti
degli eventi anzi, eccitati dall’anomalia: cielo e mare tutti nostri, col naso
a filo d’acqua a osservare le minuscole deflagrazioni di pioggia tuffarsi e mischiarsi
nelle onde tiepide e quiete puntellate di piovasco estivo; diluvio nel mare, e
noi unici testimoni e coinvolti in quell’abbraccio a rifondere l’elemento madre.
Era pioggia dalla valenza differente, non
fastidio o disagio, ma piacevole diversivo, fattore inconsueto a renderci
protagonisti, e tutti gli altri al riparo con la faccia da “ma guarda ‘sti
matti”.
Acqua che non t’importa ti bagni, sei in costume,
e mentre torni a casa, quasi le cerchi le pozzanghere con le sayonara a
sguazzarci dentro, percorri i rivoli lungo la via, giusto con l’asciugamano in
testa perché la mamma preoccupata ti strilla, ma tu sei felice, l’ombrello è
roba da città, e tu sei in vacanza al mare, il tuo mare, e oggi, un pochino, lo
sei diventato anche tu.