venerdì 11 settembre 2020

DI SUO

 

Pensa una poesia.

Immagina l’odore, il peso,

la forma degli aggettivi,

la memoria che scava,

l’emozione che emana,

lo spazio che va occupando

come acqua in frenetico rivolo.

 

Poi limala, fantasticala,

torcila.

 

Riempila di te

all'inverosimile,

e rileggila.

Riscrivila ora, accorciala,

elimina il furore,

passeggiaci attorno.

 

E ripensala, fuori da te;

in un altro tempo,

scritta da altre mani

e altre lacrime.

 

Ed ecco che già respira di suo.

mercoledì 9 settembre 2020

TENET (evi stretti alla poltrona, ma non troppo..)

 


Alla fine, quello che rimprovero al buon Nolan, è di aver infarcito di qualche scena missionimpossibleiana di troppo (e assolutamente non nelle sue corde, tipo la rapina al camion o i buckinjumpiggeggi sui palazzi o ancora il tanto celebrato schianto del Boeing), un film che probabilmente non ne aveva bisogno, vivendo già di suo più di un piano temporale; anche i tornelli che servono per andare avanti e indietro,  al posto della DeLorean di Ritorno al futuro, lasciano - paradossalmente - il tempo che trovano per invertircelo sempre con comodo come e quando serve (ma chi - e quando -  li ha lasciati tutti ‘sti tornelli in giro?).

Il film stavolta non ti lascia con quel “Ohhh!” di meraviglia in gola allo svelare dello svelabile, perché per quanto tutto si contorca all’inverosimile la storia si incanala fin dall’inizio in uno schema chiaro e prevedibile, alla faccia dell’inversione (che comunque fa risparmiare un sacco di pellicola).

Avrei preferito un vero ribaltamento, ulteriori scoperchiamenti di carte, oltre al sapere che il solo Neil manovra nell’ombra (cosa che si capisce già dalla scena nel deposito a Oslo quando riconsegna il casco all’uomo in tuta dietro l’angolo).

Di questo film finiscono per affascinare le teorie possibiliste del dopo, i richiami sottolineati alla famosa iscrizione palindroma latina Sator Opera Tenet Arepo Rotas, leggibile sia orizzontalmente che verticalmente, i magheggi attorno ai paradossi del nonno che nessuno potrà far fuori tornando dal futuro, il titolo che potrebbe essere anche un richiamo ai “dieci” minuti di battaglia invertita finale: TEN - NET, il figlio di Kat che vediamo bene come il Neil da crescere nel culto di un futuro salvataggio a ritroso nel tempo.

Da contorno a tutto ciò Il protagonista, attore senza nome anche nella vita, perché rimarrà giusto “il figlio di Denzel”, quel Denzel Washington che in un fenomenale Déjà vu ci ricorda molti dei meccanismi ad incastro sui paradossi temporali con ben altro fascino e pathos.

Qui il figlio lo scimmiotta appena, nella camminata e in quel tipico aggiustarsi il pantalone quando si alza dalla sedia, ma per il resto non comunica emozione ne’ brivido.

Degli altri, Robert Pattinson mi convince poco, dà costantemente l’idea di averci capito poco col copione che gli spunta dallo zaino (a ben guardare protagonista - lo zaino - più di lui, alla fine), Kenneth Branagh, orfano di Shakespeare, fa il cattivo con appena sufficiente nerbo, Elizabeth Debicky, la bella spilungona da salvare appare fin troppo algida, e le piazzano pure i tacchi per  giraffare meglio.

 

“Non sono lo bombe esplose a fare la Storia, ma quelle disinnescate” questo il messaggio di fine pellicola alle “posterità”.

Credo che invece Nolan si sia disinnescato da solo con l’occasione, speravo davvero in un altro gioco di Prestige, invece ho passato solo più volte il tornello (e non m’hanno neanche misurato la temperatura).






 

sabato 5 settembre 2020

TOSCANA. QUANDO IL LUOGO DETTA LA STAGIONE.

 






 

 

C’è un Franco che adora 

la Toscana d’inverno: 

i colori frizzanti, 

il sole 

a stemperare il freddo, 


le luci che arabescano i viottoli, il luminoso lago di Chiusi, i verdi saturati, le zuppe a riscaldare, 



le passeggiate infinite a disintorpidirsi e a scorgere nuovi angoli,



e poi le fantastiche terme sensoriali, col viso nel brivido di un cielo minaccioso, ed il tepore dell’acqua a contrastarne gli umori.

Poi c’è un Franco che sempre più spesso si inoltra nei medesimi luoghi, 


dalle tonalità calde e scottate, quasi esauste, stavolta;

 

luoghi appiattiti dalla stagione del calore ma allo stesso tempo esaltati di frenesia odorosa e vitale, 

ricchi e gonfi di colore e profumo a straripare, tra esuberanti fiori e grano che fibrilla, 

uva che si impenna e cicale impazzite.

 

E ora si ritrovano qui a scrivere, entrambi, e a capire come la preferiscono, questa terra incredibile, dagli spazi disegnati da un geniale architetto.

 

Ma il loro è un sogno comune, carpito per il resto dell’anno da una città 

maldestra e disordinata, quella Roma tanto esaltata da chi la passeggia giusto tre giorni, quel tanto che basta a rimanerne incantati, e parlarne superlativamente al riparo, poi, dei propri luoghi di residenza.

Una città noiosa e decolorata, Roma, lontana da ogni sogno di riposo e ricreazione, insensibile e irrimediabilmente rovinata, comunque, dai suoi abitanti che, a lungo andare, 

guasterebbero anche i posti fantastici che vanno magnificando a fine ferie...

  

martedì 11 agosto 2020

LA SCOPERTA


Ho visto un film molto interessante: La scoperta

è vero che pesca a piene mani da tutto un filone di presunta scienza o fantascienza, saccheggiato a più riprese, ma è come se dipingesse il tutto di un velo di fragile poesia..

In soldoni, uno scienziato (un Robert Redford sempre fascinoso) scopre - inconfutabilmente - che esiste un’altra vita dopo la morte.

Si tratta solo di capire che tipo di vita, come e dove… ma il fenomeno è provato scientificamente.

Una delle principali conseguenze di questa scoperta, è l’ondata di suicidi che riempie il mondo.

Tutta gente che vive nello sconforto, nel dolore e nel disagio, ma anche chi, apparentemente, conduce una vita normale, appagante o addirittura di successo.

Le persone vogliono comunque cogliere l'alternativa, vivere “l’altra” vita.

Il film scorre cercando di cogliere segnali di questa vita "ulteriore", di questo piano temporale distinto, e le sorprese saranno incredibili, ricche di sano thriller, ma anche di grottesca comicità e di lirica suggestiva. 

Un invito - neanche troppo tra le righe - ad utilizzare questa che abbiamo, di vita, con i pro ed i contro, ma sempre tenendola in palmo di mano, custodendola e accarezzandola, intanto..

perché potrebbe non bastare rinascere. 

La vera scoperta, insomma, potremmo averla già fatta, 

con un attimo di buon senso.  



domenica 9 agosto 2020

MISERABILI

 

Faccio eco al post Accattoni della Cristiana https://lilladoro.blogspot.com/2020/08/accattoni.html

perché da bancario avevo già notato come i 600 euro di bonus alle partite IVA fossero arrivati, e fin da subito, anche ad una serie di categorie che nel denaro ci sguazzano da sempre.

Mi chiedevo solo se, nel tempo, lo Stato potesse verificare le effettive necessità dei destinatari, ma non credo che ciò avverrà mai.

In più ora arriva la notizia che cinque deputati infami avrebbero fatto richiesta  - legalmente - dei seicento euro.

I nominativi sono secretati dalla privacy ma spero che escano fuori, e come auspica Di Maio, si dimettano anche dal loro mandato.

Purtroppo questo è il materiale umano che ci governa.

Ed è anche colpa nostra..





DOMENICA STILE FACEBOOK

 


Oggi è una domenica di sole folle, 

città semivuota nonostante il covid abbia sottolineato crisi pazzesche,

file in autostrada, mascherine unica difesa.

Oggi mi basterà leggere una poesia,

frutta fresca a pranzo,

sapere che Pirlo arriva alla Juve,

ma la valigia la lascia pronta.

sabato 8 agosto 2020

CINEMA ASSOLUTO

 Specialmente in questo periodo senza cinema, 

senza la magia della sala intendo: 

il buio, il brusìo, l’odore dei popcorn, due ore per immergersi totalmente in una pellicola, senza telefoni che squillano, distrazioni, luci moleste, rumori esterni…

parlare di Grande Cinema, può far solo piacere.

 

 

I DUELLANTI

L’opera prima è bisogno di fare film.

 

Ancor prima di saperlo fare.

 

Ed in Ridley Scott il bisogno trasuda ad ogni inquadratura coniugato ad una miracolosa, incredibile consapevolezza del fare cinema.

C’è entusiasmo e fresca sapienza, maniacale applicazione pur nella ristrettezza dei mezzi.

Conrad scrisse Il duello in tre mesi, Scott lo rende “visione” in un anno. Ci trascina in un ossessivo, apocalittico inseguimento lungo un ventennio.

 

 

Il grottesco reiterarsi del duello è l’anima del film.

Il duello comanda ed i duellanti sono pedine (qui forse l’unico errore nel trasporre il titolo, dove Scott predilige all'atto, gli attori), ed anche noi, alla visione, siamo pedine: duello come estrema sintesi del nostro combattere col mondo e con noi stessi senza soluzione di continuità.

 

 

Conrad coglie le nostre debolezze ostentandone l’assurdo e Scott le confeziona in iter visionario facendoci masticare l’ordinario della follia.

Restano le performances assolutamente di rilievo di due mostri sacri calati appieno nelle parti.

 

Il loro sudore, l’odio, i tremori, la sorpresa, la cattiveria e gli stupori, le ostinazioni e le gioie, le fughe, gli accenni e gli affondi, i ripieghi ed il sangue.

 

E questo cocciuto 

fronteggiarsi. 

 

Carradine e Keitel disumanamente umani di fronte all’ineluttabilità. 

Incomunicabilmente esasperati, 

raffinatamente maniacali, 

fino al geniale epilogo.

 

Giocoforza, poi, divenire maniaci di Cinema.