mercoledì 23 ottobre 2013

DEPISTATI PURE I COLPEVOLI




Roma, 22 ott. - (Adnkronos) - Sono passati 33 anni dal disastro aereo di Ustica, quando, il 27 giugno 1980, un Dc9 dell'Itavia si inabisso' in mare provocando la morte di 81 persone. Una tragedia dai contorni mai chiariti, rimasta senza colpevoli condannati in via definitiva, che ha prodotto in tre decenni diverse inchieste della magistratura, interrogativi e polemiche e che rappresenta ancora oggi un mistero insoluto. Il volo IH870 decolla alle 20.08, con due ore di ritardo, da Bologna alla volta di Palermo. L'ultimo contatto radio tra il velivolo e il controllore e' delle 20.58. Poi alle 21.04, chiamato per l'autorizzazione di inizio discesa su Palermo, il volo non risponde. Alle altre chiamate replica solo un silenzio inquietante. L'aereo e' disperso. 





Cominciano le ricerche e per tutta la notte elicotteri, aerei e navi perlustrano la zona. Solo alle prime luci dell'alba, ad alcune decine di miglia a nord di Ustica, una chiazza oleosa e i primi relitti fanno capire cosa e' avvenuto: il velivolo e' precipitato al largo dell'isola del palermitano, in un tratto del mar Tirreno in cui la profondita' supera i tremila metri. Sui resti recuperati del velivolo vengono ritrovate tracce di esplosivi TNT e T4 in proporzioni compatibili con ordigni militari. Per mesi si rincorrono le tesi piu' svariate, dal cedimento strutturale all'esplosione di una bomba a bordo, fino all'impatto con un missile. Alla fine verrà riportato in superficie circa il 96% del relitto. 


Prende ben presto corpo la tesi dei depistaggi ed inquinamenti delle prove che avrebbero impedito agli inquirenti di far luce sulle cause della strage. La sentenza-ordinanza del giudice Rosario Priore viene depositata nell'agosto del 1999. Nonostante le lunghe indagini, il recupero di una parte consistente del relitto e le centinaia di pagine dei periti non ci sono 'prove definitive e certe' per individuare i colpevoli del disastro aereo. Nella sentenza, comunque, viene stabilito che il Dc9 Itavia e' rimasto coinvolto in uno scenario di battaglia aerea avvenuto nei cieli italiani. Di oggi il deposito della sentenza della Cassazione in cui si sottolinea la "significativa attività di depistaggio" attorno alla strage di Ustica. 




Per la Cassazione, sul disastro è stata "abbondantemente e congruamente motivata la tesi del missile sparato da aereo ignoto" quando la Terza sezione civile si è pronunciata sui risarcimento ai familiari delle vittime, il 5 maggio 2009. Piazza Cavour sottolinea che 
la tesi del missile "risulta ormai consacrata pure nella giurisprudenza".
(ADNkronos)


Se non si trattasse di tragedia verrebbe da sorridere.

Ammesso il depistaggio.

Ma se volete pure sapere 
chi ha depiStato 
state cercando l'ago nel pagliaio. 

Accontentatevi.  Accontentiamoci.

Credo che nella giurisprudenza 
risulti ormai consacrato che,

fuori dal Sistema, 

non contiamo proprio un bel Nulla.



martedì 22 ottobre 2013

HUGO CABRET



Come il tediosamente molesto ispettore ferroviario,


 sono rimasto azzoppato anch'io attendendo invano un decollo che si affrancasse da questo baby Shutter Island, col pesantissimo occhialetto 3D che nel cinema in carne ed ossa più di tanta strada non può (forse bucare lo schermo in rare occasioni,
ma l'effetto ottico applicato al sentimento latita in un'impotenza, quella si, multidimensionale) e che sempre più ha rimpicciolito il visore rendendosi degno giusto in due/tre sequenze (i fogli svolazzanti o  il libretto ridotto in cenere...).


Come l'elementare fauna “Stazionaria”, ho provato ad elevarmi dalla fin troppo facile teoria favolistica che aleggiava sull'onda dell'omaggio al Cinema primordiale.



Ma sono rimasto invece invischiato nei fumosi cunicoli, corsi e ripercorsi all'infinito, a sbirciare anch'io come il piccolo Hugo (bello e algido - ed ignobilmente fasullo quando si dispera perché l'automa s’ingolfa sul disegno -), che tracce di nuovo cinema rifiorissero dalle ceneri delle celebrate, magiche, origini.



Ed anche incartato a lungo (troppo) nel patinoso ossequio di grezza tridimensione (ulteriore “ultima tentazione”?) a tentare un elementare quanto futurista riscatto, tra  leggendari razzi nell'occhio della Luna

 
e le fin troppe locomotive a piombare in stazione; caricato a molla come i meccanici orologi della Belle Epoque, ma mai disinnescato, mai fuori dalla scalo cartapestato a stantuffare finalmente in volo libero.


Questo voluttuoso e nostalgico cinepresare scorsesiano che scava negli archetipi del cinema che fu, a metà tra circo e magia, mi rimane inesorabilmente inceppato, schiavo di una l(a)eccata referenzialità, automa mummificato anch'esso. 


In disperata ricerca di una chiave che

 a forma di cuore, 

per troppi versi, presenta solo una luccicante ed oliata toppa.



lunedì 21 ottobre 2013

LETTERA APERTA A GENE GNOCCHI



Egregio dr. Gnocchi, ho iniziato fantasticamente l'estate, leggendo avidamente (ma più divorando, oserei) il Suo L'invenzione del balcone.



Gran bel libro pervaso di surreale e malinconica poetica.

Le volevo porre un solo quesito: Lei conosce Giorgio Manganelli? E, nello specifico, ha mai letto il suo mitico Centuria - cento piccoli romanzi fiume -?



Perché spesso, tra le Sue magiche righe, mi è sembrato di ritrovare lo spirito del Maestro, la sua fantasia, l'armonioso accostare ed accavallarsi di quotidianità e fantastico, coniugati da una prosa intrigante.



Quel certificare la nostra inadeguatezza dinanzi all’ineluttabile coltivando, tuttavia, il sogno del qualcosa in più che anima l’artista e culla il sognatore.

Volevo solo ringraziarLa, di cuore, ed augurarLe tutte le fortune editoriali che merita, in un panorama spesso asfittico teso, talvolta, a premiare ciofeche illeggibili, in base a criteri, a me, sinceramente, sconosciuti.


Con stima e cordialmente.

Franco Battaglia






Un mio carissimo amico, Nunzio Lichtesteiner, si è trovato senza lavoro. Aveva una ditta che posavano la granella sul Buondì. Poi la Motta ha deciso di delocalizzare la positura della granella in Polonia e lui ha chiuso la sua ditta individuale lasciandosi a casa. E’ stato a casa per più di un anno, senza lavorare, seduto alla finestra in canottiera a guardare chi passava per strada confrontando, soppesando, valutando.
Nel viavai ininterrotto qualcuno che passava sempre alla stessa ora ha smesso, altri col cappello l’hanno tolto, tre o quattro sono vistosamente dimagriti, una domenica è anche passato Napolitano in visita, alcuni sono passati con una fidanzata che era passata poco prima con altri fidanzati. Un periodo ha anche avuto degli operai sui ponteggi che dipingevano la facciata del palazzo e ha scambiato due chiacchiere sul loro lavoro.
In questo anno così speso a guardare fuori ha imparato che non lavorare non abbrutisce e non stanca, però con un socio, dopo tanto tempo, ha aperto una piccola ditta, non più individuale: si chiama Mondi mappati e costruisce mappamondi su misura. Sono anche mappamondi da arredo come quelli che li apri e ci tieni dentro le bottiglie di liquore

o anche mappamondi che si illuminano con la luce dentro e il filo con la spina per la presa .
La novità è che loro li fanno su misura. Se uno per esempio vuole un mappamondo senza il Benelux lo fanno senza il Benelux. Se uno viceversa vuole due o più Benelux riempiono il mappamondo di Benelux anche escludendo altri Stati oppure aggiungendo alcuni Benelux alla geografia esistente. C’è gente che non vuole il lago di Garda, altri non vogliono semplicemente città perché lì ci sono morte persone care. Oggi hanno fatto un mappamondo senza l’Africa, l’Asia e i Paesi dell’Est per venire incontro alle esigenze della lega Nord. E’ un mappamondo dove c’è solo la Padania bagnata dall'oceano Pacifico a nord e dall'oceano Atlantico a sud, col Po che si getta direttamente nell'oceano Indiano e Monza capitale.

Dice Nunzio che gli affari vanno bene anche se sono sempre di più quelli che entrano e chiedono un mappamondo senza mari, senza isole, senza deserti, senza montagne, senza pianure, un mappamondo con solo un leggerissima brezza, un po’ di vento, una bava che sparigli appena i capelli, un mappamondo per persone che, questo mondo, per ragioni che non vogliono dire e che nemmeno si intuiscono in quelle facce dure e segnate, non lo vogliono più.
E noi” mi dice Nunzio, “siamo costretti a dire che no, che non possiamo farli questi mappamondi, perché il vento, anche leggero, anche provando e riprovando, il vento che ti spariglia appena un po’ i capelli, nessuno, sul mappamondo è mai riuscito a farlo.”


(Gene Gnocchi da L'nvenzione del balcone)

domenica 20 ottobre 2013

FATE LA CARITA'


Stamattina al semaforo si è avvicinato alla macchina un povero cristo, probabile extracomunitario,
apparentemente oltre i cinquanta, male in arnese, barba incolta, mano tesa ed un consunto sorriso supplichevole.

Io ho restituito solo il sorriso facendo cenno di non avere nulla di spiccio, 
la ragazza che guidava l'auto a fianco ha precipitosamente tirato su il finestrino scurendo in viso e ribadendo distanze ben determinate da censo, rapporti sociali, dotazione vestiaria, studi frequentati e scale alimentari; 






l'automobilista dietro, invece, gli ha gridato qualcosa del tipo mavaialavorareinvecedirompereallagenteperbene
dallo specchietto poi ho visto l'autista di un tir immediatamente a seguire, porgergli una moneta probabilmente, ricevendo in cambio un sontuoso saluto ed un proliferare di ringraziamenti moineggianti.

Quattro diversi comportamenti che mi hanno lasciato pensare.


Alla lontana (e forse neanche tanto) anche noi elemosiniamo consensi sui nostri blog, nel nostro questionare quotidiano, in una gestualità virtuale che spesso parla per noi.

Ed anche noi riceviamo oboli, cazziate, adesioni, indifferenze, prese in giro, avalli, sorrisi, porte in faccia.





E reagiamo scompostamente a seconda che ci si accostino bendisposti o tentino di lavarci il parabrezza del post con commenti sporchi di grasso, oppure ci ignorino alla grande... 

piccolo è il mondo... 

pochi comportamenti traslati nella vita di ogni giorno perseverano regolando l'universo...

piccole ipocrisie, minimi egoismi, aridi interessi, maldicenze da quattro soldi tanto per riempire spazi e tempi vuoti.



Sarà sicuramente semplicistica ed ingenua come visione: ma, forse, qualche spiccio, anche di pensiero, di autocritica, di perdono; dovremmo riuscire a trovarlo sempre...
in ogni occasione...

(o magari qualche tessera telefonica, 


come ci è di esempio Papa Francesco con l'omaggio agli immigrati di Lampedusa...)



MA LACRIMA DI VENTO

Il sole ha bussato con prepotenza
stamane,
dopo che pioggia e vento
si erano scambiati per ore
epiteti impronunciabili.












Sono solo.
Non ho folletti oggi.
Neanche un’eco, un soffio.

Un involucro svuotato,
dal maldestro ferirsi
di pensiero inquieto.

Vorrei forse addomesticare
gli intrighi interiori
- grovigli disordinati -,
ma non riesco.



Non esiste vortice
di volontà,
ma lieve gorgoglio
non burrasca
ma lacrima di vento.

Tutto svanisce
nel nulla più vuoto.



Un pomeriggio lungo come una stagione
si è trascinato silenzioso
e la sera ne ha scolorito le
ultime frange lacerate.

Neanche Dio è venuto a trovarmi,
oppure c’era,











ma è scivolato via anche lui
assieme a tutti quei pensieri
impazziti come maionese.


giovedì 17 ottobre 2013

CARNAGE (2011)


Avete mai fatto fatto una quaterna secca sulla ruota di Bari?
No eh? Polanski invece c’è riuscito.
Ha puntato su quattro schizoidi, patologicamente diversi uno dall’altro, e gli sono usciti proprio tutti insieme, nello stesso appartamento, sulla ruota di New York.


E’ una messinscena che abusa della nostra pazienza, che tira per bene la corda piazzando, come se non bastassero quattro disturbati messi assieme per far danni, anche una serie di combinazioni astrali irripetibili (la mamma di Michael - John C. Reilly -) che assume lo stesso, ambiguo, medicinale che l’avvocato Alan (Christoph Waltz ) sta difendendo da media e testimoni scomodi;


Penelope (l'istericissima Jodie Foster, doppiata probabilmenteda Donald Duck) che tiene sul tavolino del salotto - dove abitualmente si poggiano caffè, tramezzini e tortine varie (come in effetti avviene), un preziosissimo ed introvabile catalogo della mostra del 1953 a Londra su Oskar Kokoschka, alla mercè di qualsiasi devastazione gastronomica; e non ci pare strano a noi? Noi che teniamo le lenzuola pure sui divani a saldo di Mondo Convenienza per paura che prendano contatto con l'atmosfera circostante?


In realtà in sala si propaga da subito il risolino facile, perché 'sta tragedia la prendiamo tutti molto a ridere, probabilmente è proprio la quaterna di schizzati che non consideriamo sul serio, e tutta la sequenza di combinazioni ed atteggiamenti che non fanno che minare la convivenza alla stregua di un mini Grande Fratello, ma chi l'ha prodotto 'sto film? La Endemol?




Il puntuale apparire di ospiti che stai prendendo in giro, ma guarda un po'!, proprio mentre sei voltato di spalle, gli irreali approcci verso, ad esempio, la pittura di Francis Bacon, beniamino di casa - quando siamo ancora in fase di salamelecchi e cerimoniali, per quanto forzati -, se la tua interlocutrice Nancy (la pienotta, per l'occasione, Kate Winslet) definisce la pittura di Bacon, sfogliando il volume: “Crudeltà e splendore”, tu non rettifichi stizzita:


Caos ed equilibrio”, chiudendo il volume, togliendoglielo dalle mani e rimettendolo in linea col tavolino (e se non vuoi che ti sfoglino libri e cataloghi - per favore! -, il tavolino del salone è l'ultimo posto della casa dove li posizioneresti...), ma l'utente medio sembra non far caso a tutte queste ovvietà, alle mille forzature architettate per far si che l'incontro deflagri, e s'infervora nel prendere posizione mano a mano che le coppie si sbarazzano del savoir faire. 


Ed allora si cucca in rapida successione l’avvocato che, ricevuta una telefonata (e siamo ancora a bocce ferme, nel senso che nessuno ha ancora sbroccato), appoggia la gamba alla John Wayne sulla consolle dell’ingresso (ma dove s’è visto mai? Neanche a casa di un camallo cassaintegrato…), oppure tutti in silenzio imbarazzato ad ascoltare le telefonate altrui - non succede più neanche tra adolescenti! -, la Nancy che non solo non va a vomitare in bagno, ma neanche fa finta di cercare un angolino a terra, e poi, invece di berci sopra un canarino (camomilla e limone, ma forse non usa a New York, niente canarini, solo criceti ...), ingurgita coca cola e wiskhy!! e sarò strano io...; Michael poi, che sembrerebbe l'unico sano di mente (a parte i criceti seminati per New York), svirgolerà quasi più psicopaticamente degli altri, assieme alle borse che volano, i fiori sbatacchiati ed i cellulari affogati, ma che vuole darci ad intendere il buon Roman? Che sotto chirurgica (si fa per dire..) sollecitazione risulteremmo tutti infami fenomeni da baraccone? Magari potenziali barbari in embrione? E' forse questo l'assioma da celebrare?



Resto dell'idea che ci troviamo di fronte a quattro schizzati partoriti da una mente schizzata.


Anche gli “stupefacenti” effetti di camera a spalla, con controcampi e gestione degli spazi, non m'hanno appassionato, con bagno e cucina a monoangolazione; e di più: la sequela di tentativi iniziali della coppia ospite, di lasciare l'appartamento e far terminare il film dopo quattro minuti, non solo risulta, cinematograficamente, di una sterile inefficacia (come nei b-movie che fanno rischiare subito la morte al protagonista, cosi tutti a casa coi popcorn ancora intatti...) ma pure noiosa se reiterata a più riprese.

Non ho letto Il dio del massacro, testo dal quale è stato tratta la psicopatia polanskiana, ma nutro seri dubbi che nel libro venga montato cosi grossolanamente lo smembramento delle convenzioni e con i medesimi parametri con i quali ci viene (ri)proposto su grande schermo.
Se cosi fosse, del resto, la civiltà umana si sarebbe smembrata in autonomia già da tempo, scorticata ad ogni semaforo troppo rosso, sradicata di cervello ad ogni fila alla posta che oltrepassi le due ore di attesa, o ad ogni riunione condominiale con presenti più di tre condomini...


Per fortuna non è cosi, e pare che anche gli stupratori (ogni riferimento al regista non è affatto casuale..), assieme a quelli che fumano il sigaro in casa anche se la moglie non vuole, risultino ancora in minoranza...



martedì 15 ottobre 2013

DUBBIA MOVENZA



Cuore squarciato
inzuppato d’aspro caos



innescato da incerto futuro,
voluttuoso ed ingannevole
smisuratamente
indefinito.



Ma per ora
è solo un palmo oltre,
lieve vagito,
dubbia movenza,


pallido cromosoma
d’un progetto di balsa
in preda
al fortunale.