giovedì 27 giugno 2013

FOLEGANDROS



Torno estasiato da Folégandros, una minuscola Ciclade sperduta nell'Egeo, fuori dai circuiti da movida, silenziosa di blu cobalto e bianco calce.
Vorrei viverci per sempre in posti cosi, dove ti "ascolti" finalmente, dove magari ti riconosci pure.
Dove incontri gente splendida che ti saluta anche se non ti ha mai visto e comprendi, di botto, che per il resto dell'anno sei tu quello che vive male, di ritorno nella "civiltà".
Luoghi dove la natura prende possesso della tua meraviglia, anche se alcuni di noi, questa "meraviglia", ringraziando Dio, la mantengono anche in mezzo al traffico, alla fretta ed allo stress.
Ma la dimensione (ri)acquisita in queste oasi, difficilmente è paragonabile a qualsiasi altrosistemico paradiso artificiale concepito in vitro dai nostri sistemi autoimmunitari.

Qui parliamo realmente di Altre Dimensioni.

E, giuro, quelli fuori dal mondo non sono certo loro, con l'ouzo al tramonto, gli asinelli fuori della porta, i sentierini impervi per scendere a mare ed i ghyrospita a 2 euro.

Quelli "fuori" siamo noi, coi budget, la fila alla posta ed il Superenalotto da controllare sul televideo.


TEMPI E TEMPISTICHE



Ieri dal parrucchiere (pour homme, sia chiaro) pensavo: se i capelli potessero non crescere più, una volta accertato il taglio ideale... sarebbe bello! e pam!!.. ecco l'idea!!... blocco della crescita totale... da scegliere in un solo momento della vita, ma attenzione! Scegliendo i 18 anni, ad esempio, stareste a scuola tutta la vita o comunque, in linea di massima, senza lavoro. Scegliendo, che so, i 30, rimarrete appena sposati, ma con pochi soldi e senza figli; a 50 invece sarete sottoposti in eterno ai primi acciacchi, avrete un figlio ventenne che vi spillerà soldi in eterno ed una moglie rompina dalla quale non potrete mai più divorziare.. , ad 80, ammesso che c'arriviate, godrete per sempre, ma un po' rincoglioniti, della prima mesata di pensione... 
eh eh... meglio che dormo dal barbiere, ve'?!
Che dite? Che lo sto già vivendo il blocco della crescita?!?
Ebbene si... ma non vi svelerò mai il segreto.. eh eh...


ERRI DE LUCA SI, ME L'ASPETTAVO PROPRIO COSI...

 (incontro alla Libreria Pavese  21 gen 2011)


Si, me l’aspettavo proprio cosi.

Con un sorriso affabile, con la voce attenuata di pensiero, dimesso nel vestito e nel muoversi, perché l’importanza è altrove, nel taglio di una parola e non nell’ampiezza di un gesto o di un’immagine.
E poi l’ho trovato subito e di nuovo complice, nell’affermare quella voglia di scrivere quando si torna a casa dal lavoro, quel bisogno di scrivere che fa da contrappeso alla fatica quotidiana, che sfoga il tuo intimo, che ti libera da un universo disegnato da altri catapultandoti nel tuo universo, parallelo e personale.
E quel ragionare di ricordi, quell’immaginare un’ipotesi di Dio, dal suo punto di vista di non credente, ma di curioso di quella storia che porta avanti una leggenda cosi apparentemente fragile, col solo e semplice amore a capo di tutto.
Ed ancora il suo rapporto schivo con la poesia, restio a considerarla un qualcosa di compiuto (pure se tutti amiamo la sua prosa poetica), quella capacità di raccontare estasiando l’impalpabile; la metafora sistematica al servizio della fantasia e dell’intonarsi al mondo convenzionale.
L’appassionato che legge De Luca è complice prima che lettore, testimone prima ancora che scopritore;
ed oggi, de visu, ho (ri)scoperto un amico.

Si, me l’aspettavo proprio cosi. Erri.

p.s. c'era un bel pò di gente venerdì, ed ho incontrato, senza appuntamento, anche altri amici ed amiche, tutti consapevoli e ben contenti di constatare un altro solido filo invisibile che ci lega.
Chi non c'era, c'era comunque, e spero sia segno d'amicizia giunto a destinazione.



ESISTONO CITTA'



Esistono città che ti assaltano di bellezza.
Penso a Praga, Amsterdam, Bruges, Barcellona...
ed altre più discrete,
d'un fascino sottile
di ricamata poesia sottotraccia.
Città dal timido approccio,
che magari restano sulle loro,
se non presti dovuta attenzione
se non le respiri con cura
se non trasali al minimo azulejo,
se non entri in sintonia con l'asincrono sferragliare
dei tramvai colorati,
se non ti ubriachi dei loro panorami silenziosi.

Una di queste è Lisbona,
e noi non saremo certo cosi poco accorti
da lasciarla fuori dal cuore.

(ma sarà comunque complicato, dopo aver anche solo passeggiato per l'Alfama...)





BARICCHISMI


Dolce esibizionista del nulla”. Cosi Giulio Ferroni, scrittore, critico e storico della Letteratura, archivia Baricco.

Finanche troppo cortese, considerando a quanti, ed in che misura, stia sulle scatole il creatore della Scuola Holden.
Baricco rimane un fenomeno letterario inviso ai più. Al limite del “si ama o si odia”. Difficile, invece, che provochi indifferenza.
Certo la mia netta collocazione nel gruppo del “si ama” rende forzata qualsiasi parvenza d'obiettività. Come potrebbe apparire forzata una play su tale sito anche se, in realtà, la prima prova cinematografica del Nostro, Lezione Ventuno, lo integra di diritto nella categoria registi (Film.), una delle migliori trasmissioni televisive degli ultimi anni, Totem, porta la sua firma (tv.), ed in più la sezione di scrittura creativa della sua Scuola Holden (Holdenlab) maramaldeggia sul web (.it).
Tanto per dire che il Baricco su Film.tv.it ci s'incastra per benino...
Baricco conosce le corde sensibili. Posso commuovermi leggendo un Baricco. posso accedere in un mondo dalle mille entrate, perchè tante ne forgia Baricco, "esibizionista" di quel “nulla” plasmato dalla sensibilità dello scrittore:
Guardi dentro di sé. Si interroghi sul motivo che le intima di scrivere. Verifichi se esso protenda le radici nel profondo del suo cuore. Confessi a se stesso: morirebbe se le fosse negato di scrivere? Questo, soprattutto: si domandi nell'ora più quieta della sua notte: devo scrivere? Frughi dentro di sé alla ricerca di una profonda risposta. E se sarà di assenso, se lei potrà affrontare con un forte e semplice “io devo”, questa grave domanda, allora costruisca la sua vita secondo questa necessità.”
(Rainer Maria Rilke, Lettere a un giovane poeta)
La lettera di Rilke, per uno che scrive, è importante e bellissima. Andrebbe imparata a memoria. Ci sono delle cose anche commoventi, lì dentro, che non sapremmo tanto spiegare. Per uno che scrive non dovrebbe importare il resto, il successo, i soldi, che cosa dicono il vicino o la fidanzata: uno che scrive dovrebbe essere un mondo autonomo. E' una cosa che, detta in quel modo elegante, è commovente...”
(Alessandro Baricco)

E Baricco un mondo autonomo lo è, ed a tanti non va giù, Baricco crea lui lo spazio, la musica, il tempo, l'odore della pagina e quello della camera dove viene assaporato. Crea nuovo senso al tatto, nuovi orizzonti all'occhio affogato di riga imprevista e nuova percezione a cuore e mente subbugliati al solo fruscio di pagina che si volta, ed in libreria, mentre spulciamo scaffali, gli altri libri si autoemarginano, avvertendosi insulsamente di troppo... nei suoi libri c'è voglia di disarginare oceani di pessimismo ed un attimo dopo, con uno schiocco (lieve) di dita, ripristinare la speranza. Ma c'è di più, c'è la necessità di non perdere mai il senso e la misura di tutto ciò che accade, di non confondere gli entusiasmi con la felicità e tenerli ancorati alla depressione, di non abbattersi di delusioni ma restare aggrappati ad Icaro che costantemente ci fa svolazzare oltre tutte le nubi.
Emblema di un mondo illusoriamente scorrevole” a detta di Giulio Ferroni che insiste ancora:
Baricco offre dei prontuari di vita apparente,  dei ricami di gesti annaspanti: quei suoi personaggi si pretendono in quanto tali come emblemi della narratività, depositari inesauribili di storie (…), tutta l'opera di Baricco è percorsa dall'autocontemplarsi delle storie, un singolare nichilismo buonista e mediatico, narcisista e combinatorio, che ha tanto successo perché va incontro alla brama di illusione, di proiezione estetica facile e dolce, di spettacolo leggero ed evanescente, di progressismo senza destinazione e senza contraddizione, della buona coscienza culturale contemporanea. Abbiamo bisogno di tessuti diversi (con evidente, sarcastico, riferimento a Seta n.d.r.) “

Ma noi cerchiamo proprio questo da Baricco, vogliamo renderci indistinti e spiazzati “..è come vedere vincere il monco, all'ultimo colpo, quattro sponde, una geometria impossibile” (eccolo il Nolan della carta stampata...); mentre l'Hervè di Seta vola in Giappone, 

sepolto dagli sguardi di un amore simbolico e totalmente immaginato, a frantumare il cuore contro le distanze, noi piccoli Hèlene radicati a Lavilledieu, manchiamo il cardine dell'irrequietezza di Hervè, l'ombra del sogno che lo rende vulnerabile, e rimaniamo a salvaguardare il nostro giardino coi suoi piccoli fiori delicati, salvo vederci lungo alla fine, perché ci appaghiamo di "sogni". Volete toglierci anche le nostre storie adesso?  Non vi ci provate. 




mercoledì 26 giugno 2013

L'ISOLA CHE C'E': PONZA


Uno dei segreti dell'isola è il silenzio.
Silenzio a circondare tutto, al pari del mare.
E quando l'isola è minuscola (ma neanche tanto, stretta ma lunga una decina di chilometri - curve comprese -)
la sensazione di - scusa il gioco di parole - isolamento diventa magica;
al culmine di una collina puoi scorgere entrambe le coste, alba e tramonto, luce vivida da un lato e buio incombente dall'altro, marosi in subbuglio ad ovest e calma piatta ad est,
vento irrequieto a scompigliarti  su di un versante, aria immobile scolpita nella costa sull'altro.
E se la circumnavighi in barca, solcando acque dai colori più folli, t'impadronisci ancor di più di quei confini, delle loro sfumature, e ne diventi parte, come quando calpesti i "sentieri di salsedine" che 's'inerpicano verso il cielo, fino a che (è capitato) confondi l'orizzonte ed una barca lontana ti appare aereo immobile
e ubriaco di ginestre in crisi di caldo diventi allora custode dell'isola,
di tutto il mare e di tutti i sogni appesi al tuo sguardo,
ed anche chiudendo gli occhi, sapresti come muoverti.

Nel silenzio che ti respira.

martedì 25 giugno 2013

TRAPPOLA PER TOPI di Agata Christie (1948)



Dopo chicche come Assassinio sull'Orient Express e, sopratutto, Dieci piccoli indiani, dall'autrice delle gesta di Mrs. Marple e l'Ispettore Poirot, non mi aspettavo certo un deludente giallo il cui unico, immenso, interrogativo finale, suscitato nella maggior parte degli increduli spettatori è: ma come ha fatto a resistere 20 anni in tabellone a Londra?
Ci accomodiamo curiosi in poltrona, le premesse ci sono tutte, le aspettative sono di alto profilo; l'autrice è una garanzia e la compagnia, Attori & Tecnici, è collaudata, in special modo col giallo poi.
La partenza è in surplace, …conosciamo i giovani proprietari di un alberghetto nella campagna londinese, all'esordio nella loro nuova attività, in attesa dei loro primi ospiti, che hanno prenotato in anticipo e che arrivano anche con discreta puntualità; tipi particolari, chi eccentrico chi meno, chi nervoso chi affabile, ma tutti piuttosto sul moscio con tratti di humour british spennellato senza troppe pretese.
Sullo sfondo notizie radiofoniche di un omicidio compiuto a Londra il giorno stesso, ed intanto la sceneggiatura sparge in sala svariati ma svogliati, e troppo grossolani, indizi, tanto per confondere e renderci sospetti ospiti ed ospitanti, che una tormenta di neve costringerà al soggiorno obbligato, giustappunto come topi in trappola, assieme ad un equivoco sopraggiunto poliziotto, che insospettirà subito l'attento spettatore.
Oltre all'omicidio (quello di Londra) scatenante la ridda degli indagati e delle chiacchiere, ce ne sarà uno anche in albergo ma dovremo attendere il secondo tempo, al termine di un primo assai sbadiglioso per la verità, dove avrebbe dovuto farla da padrone il fomentare equivoci e diffidenze più o meno false, costruite attorno alle apparentemente variopinte personalità dei clienti.
In realtà quelle e questi, latitano entrambi, sul palcoscenico ci si barcamena tra qualche battutina ed il dubbio che la variegata fauna assemblata per l'occasione fatichi a rendere verosimile convivio ed eventuali sviluppi.
L'intervallo ci coglie quindi perplessi e con funesti interrogativi incombenti: ma che ci faranno questi tipi strampalati ammucchiati qua? Dove vuole arrivare Agata? Dove ci sta fregando? E soprattutto, perché ci sta venendo sonno?
Tutti quesiti attendibili, alla luce anche degli incongrui sviluppi che scioglieranno l'enigma: una serie di altamente improbabili coincidenze che vedranno, chi più chi meno, accomunati con una truce storia del passato praticamente tutti i personaggi confluiti nella locanda Monkswell Manor.
Non sveliamo ovviamente il finale.
Rimarrete a bocca aperta.

Perché come argutamente precisa a termine spettacolo il regista, attore & tecnico, Stefano Messina: “Se vi è piaciuto ditelo in giro, se non vi è piaciuto, no, Non è giusto che prendiate la fregatura solo voi…”