giovedì 17 settembre 2020

GLI ANNI PIU' BELLI (QUELLI IN CUI NON ESCONO FILM DI MUCCINO...)

 In realtà volevo riscattare e rendere giustizia ad una delle più umane e genuine speranze: l'aspettativa.

e mentre con Tenet le aspettative erano andate abbastanza deluse, sapevo con certezza che le aspettative di vedere un filmaccio, e poterlo stroncare con gusto, in questo caso, non sarebbero mai venute meno.

E avevo ragione...  ;)


Muccinata  s.f.     Azione che denota leggerezza e immaturità cinematografica non sempre giustificabile, talvolta addirittura suscettibile di un giudizio severo, risentito: è stata una vera m.; (Zanichelli)

 

In questo caso l’azione, o meglio il goffo tentativo, di girare un film, l’ennesimo, da parte del regista che ha originato l’autorevole sostantivo in calce. 

Ovviamente, in presenza dell’artefice originale, la muccinata acquista valenza doppia quando non tripla o quadrupla, attribuendo capacità ad ogni singolo interprete di esibirsi, ognuno da par suo, nell'intero parco delle efferatezze registiche del Nostro. 

 

Ed eccoli qua i quattro moschettieri dell'orrido: Favino (ormai lo guardi e sembra un po’ Crazi, un po’ Buscetta.. ), Kim Rossi Stuart (più catatonico di Accorsi..e ce ne vuole!), Ramazzotti (come sgualdrineggia lei poche altre) e Santamaria (che si agita cercando di dare un tono al suo anonimo personaggio.. giusto Muccino poteva rinominarlo e farlo chiamare: a sopravvissu'..), strabiliano per impalpabilità espressiva, impudenza attoriale, vuotezza cosmica, intensità zero.



Fin dai loro alter ego adolescenti gettati allo sbaraglio, cercando di farne richiamare, in maniera ridicola, fattezze e movenze da adulti, con le loro schizzatissime moine in scala, e farceli vedere tutti frullati, poi, in un gioco dell’oca dai tanti bassi e pochissimi alti, che finirà inevitabilmente a tarallucci e prosecco, brindando “alle cose che ci fanno stare bene”, tutte cose che soltanto nell'immaginaria e patetica roulette mucciniana riescono a trovare il loro bandolo della matassa.

Partiamo da improbabilissime scene di guerriglia urbana, tra discoteca bordo strada e feriti da arma da fuoco lasciati lì nell'indifferenza.

La medesima indifferenza che meriterebbe il resto del film, sentimento (o presagio) cui, purtroppo, non diamo ascolto…

L’amicizia iniziale dei quattro protagonisti sviluppa in maniera saltuaria e volubile, dando risalto a pochi rilievi caratteriali: l’infingardaggine di Giulio/Favino, la rassegnazione di Paolo/Rossi Stuart,  l’incostanza di Riccardo/Santamaria, la zoccolaggine di Gemma/Ramazzotti e la depressione del pappagallino suicida.

Il tutto condito dal reiterato saccheggio di svariati cantautori dell’epoca (Baglioni su tutti) e del richiamo - finto omaggio - costante a tutto un cinema d’oro anni sessanta, dai Fellini, ai Risi ai Monicelli fino al tanto celebrato(!) La meglio gioventù. 


Quattro personaggi legati dal nulla, tanto per dar modo al Muccino di tirarne con l’elastichetto vicende e siparietti. A legare i tre maschi, la Ramazzotti, che vorrebbe giocare alla piccola Monica Vitti, senza averne ne’ statura ne’ personalità... alla fine quella più convincente (o meno finta) è la cantante Emma Marrone, nei panni della moglie di Santamaria.

Questo ci meritiamo. Poi dice che uno guarda Netflix...

16 commenti:

  1. Cerca di imitare E. Scola di "C'eravamo tanto amati", ma il mediocre non è degno nemmeno di allacciargli i sandali. Favino-Noschese è il simpaticone che piace alle donne.

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  2. Ecco, allora questo film è il manifesto di ciò che non va nel cinema attuale odierno.
    Film un po' troppo inconsistenti, che ruotano attorno a personaggi che vorrebbero essere verosomiglianti e invece poi restano troppo slegati alla vera realtà.
    Nel mitico cinema che amo era il contrario: si partiva da personaggi caricaturali per arrivare al succo, a evidenziare le poche virtù e i tanti vizi dell'Italia degli anni '70..

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  3. Questo si merita un paesucolo talentuofobico. E, aggiungerei, un pubblico che si è lasciato rendere monco del senso del Gusto senza opporre resistenza.

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    1. IL COMMOVENTE RITRATTO DI UNA GENERAZIONE CHE MUCCINO SA METTERE A FUOCO CON UNA COMPIUTEZZA SENZA UGUALI.
      Recensione di Paola Casella
      venerdì 31 gennaio 2020
      Fidandomi di te, lo eviterò accuratamente

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  5. Caspita che stroncatura :D mi fai quasi paura Franco.

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  6. Io mi sono divertita a guardarlo, cogliendo lo "scazzo" di alcuni tra quelli che vengono definiti i "migliori attori italiani"... ma direi che la tua stroncatura vale una standing ovation😁😁😁

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  7. https://draft.blogger.com/blog/post/edit/6338230182856563174/4225374446171104355
    Questo link non mi ha portata da nessuna parte.
    Puoi controllare?
    Vorrei leggere il tuo primo post

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  8. Sono un amante del cinema semplice: leggo Muccino, passo oltre.

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  9. Sai che non ho mai visto un film di Muccino?
    Beh, a questo punto sono alquanto felice della mia scelta.

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  10. Beh, se per riabilitare "L'aspettativa" hai scelto di vedere questo film non hai giocato correttamente :-)))

    Quando si parla di un film di Muccino non si tratta più di avere delle aspettative ovviamente negative ma vere e proprie garanzie, oserei dire quasi delle certezze. Quindi non ci sto :-))), per riabilitare questo bellissimo sentimento che "L'aspettativa" dovrai farlo scegliendo un film dove sia molto meno scontato quello che sarà il i tuo parere alla fine della proiezione :-)))

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  11. Io manco sapevo che i Muccino in circolazione fossero due...
    Si può dire che di cinema "italiano" contemporaneo seguo soltanto Ozpetek, per il resto preferisco roba del passato.

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