sabato 25 febbraio 2017

MANCHESTER BY THE SEA


Ca(tatonic)sey Affleck è l'attore giusto.
Ne serviva uno che covasse inespressivamente la montagna di dolore accumulato, che lasciasse trasparire - ma solo dal film attorno a lui - il tarlo aggrovigliato dentro.
E probabilmente trattasi di oculata scelta registica. Anche se io ci avrei visto quel Matt Damon previsto in origine, o addirittura Ryan Gosling, altro che tiptapteggiare in Trallaland!..
Ma si rischiava una trasparenza del dolore forse eccessivamente marcata.

Non è quello cui mira il film, e questo sviare,  è uno dei suoi meriti maggiori. La diluizione della sofferenza custodita, il tirarla fuori a flashback improvvisi, come fitte lancinanti, che lentamente dissipano quella patina di cortocircuito con la quale si apre la pellicola, e ci accompagna nella ripetizione dei gesti, dallo spalare la neve, al riempire cassonetti.
Un agire meccanico soffocato dal martirio interno.
Un'apatia che Affleck denota appieno, forse fin troppo.


La morte del fratello lo riporta da Boston alla sua originaria comunità di Manchester by the Sea. 
Ed entrambi avrebbero fatto per sempre a meno uno dell'altra. 
Ma c'è un nipote cui fare da tutore. E c'è da fare i conti col passato, affrontare fantasmi, decidere del futuro, cacciare gli incubi, ricostruire pure un sorriso magari. Elaborare lutti troppo stretti dentro una cornice, unico soprammobile concesso.

Comprendo il volerci far calare nel ritmo blando di una vita che non avrebbe più nulla da chiedere, dove l'unico elemento vitale ed estraneo al ciclo involutivo e degradato che circonda tutti è il nipote Pat, che suona, gioca e c'ha pure due fidanzate (trovata debole questa, visto che vivendo in un mini paesino ti tanerebbero dopo venti minuti..-), ed è ormai l'unico legame che può riportare lo zio, Lee, ad un passato se non proprio sereno, almeno di quieta accettazione.



Questo voluto ralenty emotivo però, che da un lato ha la capacità di farci immedesimare, somatizzando in tempo reale la palpabile aria avvilita, senza mai far ricorso al melodramma puro, si imbarca, suo malgrado, in diverse debolezze, come l'insistente e abusato Albinoni della scena madre, le lungaggini in ospedale,  nel noioso traffico degli spostamenti, negli imbarazzati incontri con la ex moglie, nei reiterati “no, grazie”.

Alterna scene sublimi, come la lite del nipote col congelatore o il sogno delle figlie mentre il sugo brucia, a siparietti inflazionati come i vari “destri” irosi a cose e persone o quella mesta indolenza che non lo molla un attimo.

Casey Affleck viene affrontato più che affrontare. E' candidato ad un Oscar che probabilmente raggiungerà (e lo scrivo a 24 ore dalla cerimonia), ma lo avrei candidato come Miglior Sottrazione di emotività. 
Un premio all'anaffettività.




21 commenti:

  1. E' il tipo di film dove lo scorrere degli eventi interni ed esterni è troppo diluito con il rischio di annoiare lo spettatore che smarrisce il filo conduttore del film.

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    1. Potrebbe fregarlo Denzel... se lo danno a Ryan si rotola dalle risate pure lui, Ryan dico: massimo risultato col minimo sforzo...ahahah

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    2. Alla fine c'ho preso con Casey.. mi resta sempre il dubbio però... e se non fosse stato il fratellino di Ben?!...

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  3. se questo film non ti fa fatto dormire bene credo non faccia per me.

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    1. Mi ha fatto dormire benissimo... sono pochi i film che "non mi fanno dormire". L'ultimo Birdman.

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  4. Ammetto che ho letto la tua recensione svogliatamente, come Casey Affleck, perché non mi ispira molto, mi sembra boh, un po' angoscioso.

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    1. Angoscioso ma non patetico. E neanche strappalacrime. Collateral beauty, ad esempio, è costruito appositamente per farti piangere. Ed al netto della paraculata, risulta un ottimo film.

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  5. L'aspetto più interessante delle tue recensioni, a parte la freschezza e il loro taglio informale, sono i "distinguo" che fai sugli attori, per cui spesso non ti trovi d'accordo con la scelta fatta dal regista.
    Un caro saluto
    .
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    .
    ^__*

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    1. E' la deformazione attoriale... ieri teatro.. ho visto una commedia di e con Sergio Ammirata.. 82 anni portati splendidamente... è proprio vero che il teatro è ..vitale!

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  6. Stasera guardare la notte degli OSCAR sarà come andare al cinema per vedere un brutto film comico...

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  7. Spero davvero di poterlo andare a vedere. La tua recensione poi mi ha stimolato ancora di più.

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