Il sole ha bussato con prepotenza
stamane,
dopo che pioggia e vento
si erano scambiati, per ore
epiteti impronunciabili.
Sono solo.
Nessun folletto.
Neanche un’eco, un soffio.
Un involucro svuotato,
di pensiero indolente
e dal maldestro ferirsi.
e dal maldestro ferirsi.
Non esiste vortice
di volontà,
ma lieve gorgoglio,
non burrasca
ma bava di vento.
Tutto svanisce
nel nulla più assente.
Neanche Dio è venuto a trovarmi,
oppure c’era,
Ma è scivolato via anche lui,
assieme a tutti quei pensieri
impazziti come maionese.
Se hai sentito una brezza leggera, ebbene, quello era Dio.
RispondiEliminaAvrà apprezzato anche la tua poesia.
Ne sono sicuro... ;)
EliminaFranco poeta oggi !
RispondiElimina..ogni tanto si dai...
EliminaLa magia dei risvegli, ché anche quando sono un po' frastornati son sempre belli. Bel pezzo :-)
RispondiEliminaGrazie!... comunque senza folletti.. sarebbe tragedia vera..
EliminaBello bello. Qui ci siamo svegliati con le nebbia in cui poi si è intrufolato un timido sole. Qui a Milano.
RispondiElimina...eppoi pure i banani... ;)
EliminaPerò, però ....
RispondiEliminaMi piacciono sti versi ...
..però però.. grazie! ..in attesa dei tuoi... ;)
EliminaUn dolce brezza emotiva i tuoi versi con un finale originale e d'effetto.
RispondiEliminaGrazie.. mi rilassa verseggiare..
EliminaDio c'era? strano, mi risulta svanito nel nulla di un buco nero...
RispondiEliminaPensare il nulla è precisamente ciò che, secondo la tradizione metafisica, non va fatto. Non va fatto perché non è possibile farlo. Pensare il nulla è cadere in contraddizione, è pensare qualche cosa, quindi attribuire l'essere a qualche cosa che non è. Nella misura in cui io dico che il nulla non è o che il non essere non è, già entro in contraddizione perché attribuisco qualche cosa, sia pure il non essere, a qualche cosa che assolutamente non è, non essere stesso. Ed ora l'idea profonda, l'idea che sta nel cuore del pensiero di Parmenide, il vero padre della metafisica: tu non penserai il nulla. Questo interdetto, questa proibizione di pensare il nulla, la ritroviamo, via via, in tutta la storia della filosofia. La ritroviamo in Platone, il quale compie - come lui stesso dice nel Sofista - un parricidio, perché cerca di pensare il nulla, introduce il nulla nel discorso filosofico. Ma il parricidio, come Platone stesso dimostra, si risolve in un grande elogio, in un trionfo del padre, in un grande elogio di Parmenide, perché in realtà Platone dimostra l'impossibilità di pensare il nulla in quanto nulla. Il nulla può esser pensato soltanto come finzione, solo per analogia, serve per spiegare ciò che altrimenti non potremmo spiegare, cioè la molteplicità, quindi, in definitiva, il divenire. Ma, assolta questa funzione - una specie di finzione - assolta questa funzione, del nulla non ne è più nulla. Ma del nulla non ne è più nulla nella scienza, che davvero è l'erede di questa tradizione metafisica. E la scienza pensa ciò che è, con i suoi strumenti agisce su ciò che è, sperimenta ciò che è, ma lasciando ciò che non è fuori del campo della sperimentazione possibile. Di nuovo si dice: i buchi neri, oppure i numeri razionali, sono finzioni platoniche, sono di nuovo elementi introdotti nel discorso, che però non hanno nessun peso ontologico, nessuna realtà ontologica. Là dove invece esiste una vera e propria ontologia del nulla, ma esiste come trasgressione dell'interdetto parmenideo. Questa ontologia del nulla la possiamo ricostruire. Ci sono tracce nella storia della filosofia. E siccome il nulla è il grande rimosso della storia della filosofia occidentale, è chiaro che l'ontologia del nulla non può essere cercata che negli episodi marginali di questa storia della filosofia. Ha lasciato soltanto delle tracce, non è stata elaborata una vera e propria ontologia del nulla o meontologia. Ma le tracce sono rivelative, sono importanti e ci mettono, ci fanno incontrare autori - che magari non interpreteremmo in questa chiave, ma che in questa chiave vanno interpretati - come Plotino, il quale sostiene che il nulla è al di là dell'essere, anzi ne è il fondamento, il non essere è il fondamento dell'essere e dunque converte l'essere nella libertà. Troveremo questa stessa idea nei mistici, che arrivano a identificare Dio con il nulla e troveremo quest'idea nei romantici, i quali cercheranno di elaborare una vera e propria ontologia della libertà, cioè una concezione dell'essere come libertà piuttosto che come necessità, su base estetica. Perché su base estetica? Perché appunto l'arte, è quella che ci rende sperimentabile il paradosso dei paradossi, il paradosso per cui l'essere, la verità dell'essere è, ma è sempre altra da sé. Le opere d'arte di che cosa parlano, se non della verità dell'essere? Ma questa verità dell'essere che cosa é, se non sempre altra da sé. E' addirittura contraddittoria rispetto a se stessa.
EliminaSergio Givone
"Credo quia absurdum". Più breve. Più chiaro. Più facile.
EliminaI pensieri impazziti facile che si perdano Dio per strada... non è che può correre appresso a tutti... c'avrà un'età pure Lui...
Uno che è eterno, cioè è sempre esistito, non è nato e non può morire.
EliminaSe Dio non è così andasse a vendere i lupini allo stadio.
...oppure il "Caffè Borghetto"
Elimina.
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Era Borghetti... Dio quanti ne ho bevuti allo stadio... ;)
EliminaCome mai così pessimistici?
RispondiEliminaBelli, ma tristi.
Moz-
Malinconia temporanea. Tutto è temporaneo. Pure la Raggi.
EliminaSolo la Giustizia la può scalzare, Grillo non lo farà mai, perché brucerebbe il Movimento 5Stelle. Lo stadio che vuole Pallotta deturperebbe ancora di più Roma, e la Raggi fa bene a negarlo.
EliminaLa Raggi fa quello che le dicono. Solo che doveva iniziare da subito. Invece s'era montata la testa e ha fatto un po' di caxxate...
EliminaPensieri un po' malinconici, sarà il tempo?
RispondiEliminaUn abbraccio.
Uggiosetto oggi... si..
EliminaPensieroso e malinconico Franco. Mi è piaciuta la parte in cui parli della volontà come una bava di vento.
RispondiElimina...io "amo" gli epiteti impronunciabili che si scambiano pioggia e vento.. specie la mattina prestissimo di domenica, appena fuori della mia finestra... grrr
EliminaIo li ho senti, litigano alla grande. La pioggia gli urla: "Tu, vento, non sai leggere!", e il vento replica: "Tu non sai scrivere".
Elimina.. che poi... scrivono e leggono entrambi... furiosamente o anche con delicatezza...
EliminaMi piace, eccetto la bava ;)
RispondiElimina..eppure un'amante di De Luca dovrebbe essere per la "riqualificazione" delle parole... ;)
EliminaMi sembra uno di quei brani azzeccati, che nascono al momento giusto, da uno stato d'animo giusto, anche se un po' incerto tra riscatto e abulia.
RispondiEliminaBravo Frank! Sinceramente.
Vada per l'abulia.. quando giri un po' a vuoto..
Eliminamolto bella grazie
RispondiEliminaGrazie a te.. ogni tanto si vaga con l'anima esposta... il blog diventa casa anche per questo.. ;)
EliminaBella l'immagine de la bava di vento, da l'idea di un vento che si autoreprime, forse sconfitto nella battaglia con la pioggia.
RispondiEliminaE poi quel Dio che è scivolato via, eppure c'era. A me racconta della divinità umana, la stessa di cui parlava l'immenso Nolano, Giordano Bruno.
Gran bella lirica.
Grazie!.. "bava" era per la campagna della "riqualificazione parole discriminate"... ;)
EliminaBella, intensa, "rotta". Gli stati d'animo si dimostrano, come sempre, senza confini :)
RispondiEliminaSi.. nessun confine... almeno allo spirito..
EliminaEro venuta per ricambiare la visita e ringraziare per averti visto fra i miei followers, ma adesso che ti ho letto mi sembra tanto banale farlo.
RispondiEliminaCosa dire dei pensieri indolenti che svaniscono nel nulla, mentre "un'idea superiore" impazzisce come maionese?
Siamo soli, fra mille folletti, un Dio che non sappiamo più vedere, mentre acqua e vento danno posto al sole.
Bella!