sabato 2 aprile 2022

QUIETA UMBRIA

Spoleto

..e dopo Dubai eccoci a ritemprare spirito e muscoli (muscoli poi non troppo.. belle scarpinate anche qua.. ), un raccontare viaggiando e un farmi raccontare dal viaggio, e  dai luoghi, dai vicoli, dai portoni, dai saliscendi, dai silenzi che sanno di antico, di storia sedimentata anche quando non rimangono che ruderi, ma impassibili ormai, eterni nella loro definitiva incompiutezza, testimoni di tutto l'altro sfacelo umano che incombe. 

Spello

Si viaggia a vista, nel vero senso della parola, è così che arriviamo a Pissignano, snobbato da svariate guide, ma che dalla superstrada offre i magnifici resti del suo castello e del borgo che lo cura ora.

Pissignano

La valle umbra, o anche spoletana, offre in un fazzoletto di terra gioielli medievali della caratura di Spello, Foligno, Montefalco, Trevi, Bevagna, Spoleto ma anche piccoli angoli deliziosi come Castel san Giovanni, Pissignano o Rasiglia, ognuno da ammirare e percorrere nel silenzio e nella grazia che donano i loro infiniti punti di vista.

Rasiglia

Dal borghetto frenetico al grumo di case che si sorreggono l'un l'altra tra dedali di viuzze contorte

Montefalco

Poi capita di scorgere un'architrave, un sottopasso, un panno steso, una persiana socchiusa, una pianta sul davanzale.. e mi immergo in quelle vite che davvero invidio; ricche di calma, di tempo rallentato, di ombre disegnate tra mura e selciato.

Spello


Tanti luoghi a prenderci per mano e portarci nei loro intrighi,  in colori sconosciuti, odori di camino che sfuggono via, diventa davvero un racconto incredibile, un susseguirsi di sorprese e nuove vie.
Una tipologia di abitato che amo davvero, ogni borgo un articolato presepe che ci abbraccia al pari di vecchi amici,  restituendo l'eco dei passi come un saluto caldo.

Bevagna

Sbuco da una chiesa, o da un crocevia, e mi illumino. Questo il trucco: acchiappare luce e riflessi da pietre che raccontano i secoli, memorie alle quali solo noi, con la nostra idiozia, potremmo mettere la parola fine. Mi auguro non accada mai. 

Spoleto


...per finire in luoghi sacri dove anche il silenzio sembra intimorito, entriamo in abbazie imponenti, con chiostri, giardini, cripte aperti al pubblico, e la nostra esitazione come a violare equilibri millenari.

Abbazia Sassovivo

E tra un borgo e l'altro, oasi incredibili, come le Fonti del Clitunno; specchi d'acqua circondati da un verde imponente dove anatre e cigni passeggiano sereni, incuranti anche del nostro passaggio; o le cascate delle Marmore, fenomenale triplo salto di acque irrequiete regolate a mirabile caduta già in epoche insospettabili da un console romano, Curio Dentato.

Fonti del Clitunno


Cascata delle Marmore


Si riprende il cammino verso la capitale consci di lasciare un mondo a velocità ridotta, a densità minima, a preoccupazioni irrilevanti, ma a meraviglia decuplicata.
Piccole parentesi di cui godere appieno, ogni volta se ne presenti l'occasione. 


mercoledì 30 marzo 2022

STUPIRE O STUPIRMI?

Stupire o stupirmi. Cosa prima?

Stupire chi legge un taglio compiuto - inizio/fine - o stupirmi  mentre emetto caratteri che prendono forma in testa poi tra le dita che pigiano, non a casaccio ma telecomandate, poi leggo e il Backspace diventa il tasto prediletto quando non si deleghi invece al Canc una pulizia etnica di carattere postumo e definitivo.

Oppure evidenzio e copioncollo e arando con i simboli delle freccine riscrivo copincollo quattro volte (prima staccato, poi con la i poi senza poi con due), riduco il formato e ingentilisco i caratteri perché il nulla prenda forma, stupendo me prima di altri (o forse dopo?).

Cosa prima?



mercoledì 23 marzo 2022

DRIVE MY CAR - LA CANDIDATURA ALL'OSCAR CHE NON COMPRENDO

 


Timidamente, ma non troppo, sembra sia l’unico cui questo film non abbia suscitato tutti questi clamori. Allergico alla lentezza? Refrattario ai dialoghi centellinati? Ostile verso atteggiamenti irreali? Probabilmente un po’ tutto, nonostante una predisposizione iniziale scevra da preconcetti. Questo spottone Saab mi ha lasciato perplesso a cominciare da alcune scelte di base, come il silenzio del protagonista sul tradimento della moglie o l’uscire tranquillamente di casa con lei che dice in tono grave: “Stasera ti devo parlare”, quando hai appena scoperto che ti tradisce. No ma dico: immaginatevici.
Ovviamente tutto necessario per lo sviluppo della pellicola e dei richiami a Checov e Beckett, dove i personaggi attendono a basta, spesso incapaci di (re)agire.
Oltretutto in una messa in scena d’avanguardia, una rappresentazione futurista dello Zio Vanja con linguaggi misti (anche dei gesti) e attori che non si comprendono l’un l’altro. Un film che scorre un po’ a teatro e un po’ (molto)  a bordo di questa Saab che impareremo a conoscere da tutte le angolazioni in riprese (notte, giorno, gallerie, sorpassi, traffico, andata, ritorno) al limite dell’estenuante (mi aspettavo, anche nell’intermezzo sul traghetto, una decina di minuti di onde fisse a susseguirsi..); un’autista carica di rimorsi che sfogheranno assieme ai rimpianti del regista protagonista solo al termine di 179 minuti di peregrinazioni mute e soluzioni visive spesso accessorie. Sicuramente il pathos non ha tracimato e mi sono soffermato sul dito perdendomi la luna indicata, ma comunque ho trovato rudimentali anche i presunti dialoghi chiave e tutto il costruito per accendere emozione, ma attraverso terreno ovvio e visto mille volte, ma stavolta al ralenty.
Lui che non vuole l’autista perché abituato e felice di guidare la sua macchina, accetta quasi per forza e si siede sul sedile ..posteriore! Oltretutto di una macchina a due sportelli? Scomodissimo e teatrale (i richiami si accavallano) ma elementare espediente narrativo per descrivere l’evolversi del formale rapporto passeggero/autista  fino alla complicità  del sedersi accanto, dopo  un paio d’ore e qualche stramigliaio di kilometri, infrangendo una sorta di divisione emotiva che sorprenderà giusto chi vuole farsi sorprendere.
Ma ce ne sarebbero di altri inceppi: dall’attore/amante della moglie scelto quasi masochisticamente dal regista e i suoi comportamenti grotteschi (il ridicolo non voler essere fotografato dai fans che lo porterà a scelte deliranti), il continuare a studiare una parte che, guarda caso, si rivelerà provvidenziale, fino alla giovane autista tormentata che d’incanto passerà dalla maschera imperturbabile al completo aprirsi (come col fumare nella Saab, vietatissimo fino ad un fotogramma prima).
Mi si dirà che è proprio l'inceppo la chiave di volta.
Soluzioni spesso ingenue che vorrebbero stupire, dialoghi scarni e al limite del grottesco, titoli del film dopo una mezz’ora solo per illustrarci una sofferenza covata nel profondo e uno stacco emozionale da non voler/saper gestire, ed un finale sibillino sempre con la Saab turbo protagonista (gliel’ha regalata lui o vivono insieme una nuova esistenza?) e la giovane autista che guida in mascherina anche da sola (siamo arrivati ai nostri giorni - da Checov a Covid -), finalmente pettinata e senza più cicatrice sulla guancia (ma forse è solo una mia impressione), quasi a sottolineare che in questo film tutto avverrà, ma con calma, maledetta calma, aspettando Godot o chi per lui.    


domenica 20 marzo 2022

LA SINUOSA DUBAI

Passeggiamo con la sabbia tra i piedi. E' sabbia desertica, calda, leggera, impalpabile: una polvere dai granelli impercettibili. Levigata da millenni  di mare asiatico, che giunge ad ogni crepuscolo arabeggiante di Golfo Persico. 

Tutto attorno si ergono grattacieli pazzeschi, ampissime strade a quattro corsie, circondate da fiori colorati costantemente curati e annaffiati nonostante temperature già proibitive a marzo. 
Soldi e spazio. 
Ecco il trucco.
A differenza di New York, dove per costruire nuovamente si devono sacrificare anche costruzioni prestigiose, qui a Dubai c'è spazio infinito, quasi quanto il denaro.

La ricchezza degli Emirati Arabi si staglia arrampicandosi in cielo, ma quella sabbia ingovernabile la ritrovi di continuo ad ogni modernissimo svincolo, a ricordare che prima degli anni cinquanta, prima dei giacimenti di petrolio, la vita era ben altra, ma non è stata affatto cancellata dall'opulenza manifesta.
C'è sempre sospetto quando si pensa a città artificiali, che manipolano passato e futuro, ma credo necessiti interpretare.

Esisteva solo un crocevia, ma già prestigioso, tra Asia e Africa, mercato incredibile di ori, spezie, tappeti, profumi, sogni e incanti.
Mancava solo un'impronta propria, che diverrà quella di esaltarle, le impronte.
 









C'eravamo già stati in rapida toccata e fuga, ora volevamo carpire qualcosa che andasse oltre il colpo d'occhio. La Dubai pazzesca continua a crescere: quella dell'ingegneria futuristica, dei grattacieli arditi, delle soluzioni architettoniche sfidanti, abbinate ad una efficienza unica, un'ode all'invito, all'accoglienza, alla multietnicità.
Nulla di falso, solo lontano dalla nostra bradicipità, dalla nostra fatica a combinare passato e futuro, a miscelare Storia e divenire. 



Punto di incontro dove le fronde dell'islamismo vanno levigandosi lasciando sempre più spazio all'evoluzione, pur nell'eco di un muezzin che ovatta l'aria mentre attendi il verde al semaforo pedonale ammirando uno dei tanti azzardi stilistici. 





Eppoi l'Expo, la scusa per tornarci, a Dubai, noi che comunque l'avevamo "lambita" in crociera, in tempi ancora.. normali.
E devo dire che quella di Milano, nel 2015, ci impressionò di più, forse anche perché la prima. Ma sempre di spettacolo incredibile trattasi, un mini giro del mondo che ubriaca di sensazioni...






Insomma Emirati Arabi come frontiera del futuro, come vorremmo che siano le nostre città: ordinate, pulite, efficienti, vivibili.
Ma anche rispettose di tradizioni e passato, capaci di integrarsi e crescere insieme, senza rinnegare nulla. Tesori od errori che siano. 



Vista dal 155 piano del Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo






Colazione  al rooftopt







Innamorato al volo.. ;)

lunedì 14 marzo 2022

DIFFERENZA TRA BLOG E FACEBOOK

 


Intanto ne premetto una praticamente fondamentale: su facebook scrivo solo da cellulare, il che ne sottolinea il carattere di velocità, frenesia, fruibilità e soprattutto labilità, fuggevolezza e caducità.

Sul blog scrivo da pc fisso nel 90 per cento dei casi, posso sgarrare su qualche commento, ma non esiste concepire un post da cellulare.

Argomenti: ovviamente spesso provocatori, futili e transitori su facebook, fortemente legati al momento, all'occasione, al cosiddetto "tempo che trovano". 

Si può essere anche seri e malinconici all'occasione. Ma sempre di parentesi si tratta, di presa di coscienza veloce, di sguardo effimero, che tra l'altro coglieranno in tre.
Difficilmente posto un piatto o un micio sul blog, mentre su facebook posso farci una vagonata di likes, come anche su Instagram.
Non posto una riflessione pesante su facebook, ma il richiamo al link sul blog, magari sì, e anche quello lo coglieranno sempre in tre, forse.

C'è chi si è spostato prevalentemente su Instagram, ma la ritengo ancora una piattaforma esclusivamente "visiva", dove l'immagine è padrona assoluta del palcoscenico, senza dar peso a troppe didascalie.

Ad esempio un post simile su facebook non vale la pena, lì il mondo blogger è praticamente sconosciuto.. poi si tratta di opinioni, ovvio..

 

venerdì 11 marzo 2022

CIMITERO ACATTOLICO ROMA

Nel cuore di Roma, appena oltrepassato il traffico e la frenesia, puoi trovare Shelley e Keats, Camilleri e Gramsci, e poeti, pittori, musicisti russi che nulla hanno a che fare col frastuono di bombe e sangue appena lì fuori.


Allora passeggiamo tra l'assorto e l'affranto dell'angelo più famoso del mondo, e cerchiamo di staccarci dal mondo che non ci appartiene, ascoltando sospiri mentre tratteniamo noi, il fiato.