lunedì 20 dicembre 2021

E' VERO..

 


..a volte i libri diventano soprammobili, i piumini del comodino, uno strato come di polvere invisibile sul tavolino di fronte alla tivu, parete colorata di mensola impassibile, mattoncino incastrato a carpire sguardo distratto. Poi,  uno solo di questi si lascia sfogliare, carpisce attenzione e moltiplica il tempo a disposizione, anzi lo cristallizza pagina per pagina, e ti accorgi che, come in un film di Nolan, i contorni svaniscono, i suoni vanno come smolecolando le loro eco, le coordinate convenzionali si smantellano pagina dopo pagina e tu viaggi di paragrafo in capitolo, ti getti dagli a capo, divori periodi, perdi senso e connessioni per acquisirne di nuove, sei storia nella storia, personaggio e contorno, narratore e scenografo, vai immaginando volti e toni, anticipi lo scrittore e scavi lo scritto, più che leggerlo, vivi la stampa, navighi le righe.
Eccolo il potere di un libro, di pagine ordinatamente impilate che mantengono un sortilegio diligentemente custodito, fino a che l'occhio prima svagato e assente, si incanta di magia.

sabato 18 dicembre 2021

E' STATA LA MANO DI DIO

 


Non lo so sinceramente, se è stata la mano di Dio a salvare la vita al Fabietto della storia, a segnare il gol attribuito a Maradona, o a impedire che la presenza di Sorrentino sedicenne potesse magari evitare, ai genitori, di morire col monossido di carbonio.
E se Dieguito non fosse mai sbarcato a Napoli, magari salvandoli? So solo che a somatizzare il tutto, c’è un Sorrentino divenuto regista, particolarmente legato a questo suo senso estetico di girare, ma pesante, accasciato come un lampadario di sbieco nel salone col suo dolore da raccontare, con questa perenne voglia di creare immagine a sé stante, di richiamare visioni, a partire dal munaciello per insistere su tutte le fellinianità immaginabili (anzi, già immaginate - che ci faceva il "convenzionale" fratello di Fabietto in mezzo a cotanta fauna da audizione?-).


Alla fine disperdiamo anche le chicche, come il tufff tufff dell’offshore che Fabietto sembra voler rallentare ad arte, o certe mitiche vhs rimaste a prendere polvere sul tv senza telecomando.
Piange in pubblico, esibendo dolore, ma di spalle alla camera, il nostro piccolo Fabio, un pudore anche quello, ma con i singhiozzi a fare da sottotitoli, una bella immagine dove avrei lasciato intuire…
C’è tutta un’aneddotica forzata in questa mano di Dio, un déjà vu insistente di piccoli riquadri e ritagli che sfuggiranno, di delinquenza folcloristica, di mozzarelle che colano, di vespa in tre per far sorridere i profani, come le iniziazioni con la baronessa decadente e decaduta, i razzi di segnalazione sparati in cielo o le ciccione in bikini.  

La Luisa Ranieri (in Montalbano), zia Patrizia, richiama il primo Clint Eastwood (col sigaro o senza); anche lei a due velocità, con tetta o senza.

Dobbiamo corrergli dietro a Sorrentino, che non per nulla ringraziò Maradona agli Oscar - comunque gli ha scombussolato la vita - e ora cerca di segnare rivestendo Napoli di fuffa, lentezza e punizioni all’incrocio.
Regista che si altalena nelle mie preferenze, adoro assolutamente Young Pope, non riesco a collegarmi invece con le grandi bellezze, un elenco freddo di “vibrazioni”, come avevo già scritto per il suo precedente Oscar, e con questo pugno di Dio finito in rete, ribadisco le medesime sensazioni: voglia di raccontare, ma tutto a ralenty, tra pause e bradipeggi di macchina da presa, addirittura un azzardo di challenge col pibe de oro avvistato in auto, ma anche certe pieghe oniriche che lasciano il tempo di un saluto del munaciello alla stazione di Sessa Aurunca (spacciata per Formia).



Mancava un Jep Gambardella (un potenziale futuro Fabietto, contaminato dalla presunta bellezza romana), e avremmo chiuso il cerchio.
Di sicuro salvo l’eclettica e pregevole Teresa Saponangelo, giocoliera a mitigare rabbia, nei panni  della mamma di Paolo, cui il film è dedicato. Servillo, ormai feticcio di se stesso sembra sempre omaggiarsi, due toni sopra il necessario, effetto della sovraesposizione? (Ormai aspetto solo un film dove lui e Favino si impersonino l’un l’altro). Il piccolo Fabio (Filippo Scotti) se la cava, tranne in qualche eccesso, ma lo perdoniamo, in fondo lo hanno disegnato così, tra citazioni colte e zie giunoniche, in “una realtà un po’ scadente”.

La sorella uscirà dal bagno (ecco un’idea intrigante) solo alla fine. Il film, invece, rimane chiuso nella cornice di Napoli notturna e luccicosa, nel dolore in sordina di un giovane Sorrentino che ne farà  tesoro a suo modo.
Io, intanto, aspetto un altro Pope, young o meno che sia. 

"Bufala il film?! Noo, la mozzarella!"

 
 
 

 


mercoledì 15 dicembre 2021

NON SONO ANDATO

Non sono andato a Più libri più liberi, il festival della piccola e media editoria alla Nuvola di Roma, ai primi di dicembre.

Non sono più andato a teatro. Non sono più andato al cinema nei weekend, compreso il venerdì sera, non sono andato nei ristoranti che non mi garantissero ampie distanze tra i tavoli, e comunque non dove avvisassi folla, non sono andato nei centri commerciali di pomeriggio e nei weekend, né per le vie del centro addobbate a festa, portiamo la mascherina anche all'aperto nonostante non sia  obbligatorio, al supermercato aspetto di essere solo per scegliere frutta, verdura o altro ai banchi comuni, se si avvicinano in troppi mi allontano, non sono andato più in un bar; entro in ascensore solo con mia moglie, se sul marciapiede vedo da lontano gente assembrata, passo in strada.
Non sono andato più allo stadio, o al mare dove c'era ressa.
Non sono andato più in metro o in autobus. Se dal medico c'è caos attendo in corridoio. Ho preso treni regionali, ma non in ora di punta.

Non sono andato a vaccinarmi convinto di ricevere il passe partout per fare i miei comodi.

Purtroppo questo semplice assunto sembra sfuggire a tanti, troppi, colti da delirio di onnipotenza.

E ora sotto Natale le cose stanno peggiorando.

Basterebbe poco.
Ma neppure un lockdown e una marea di morti sono serviti di minimo insegnamento. 



domenica 12 dicembre 2021

E.I.T.R.D. DA UN'INIZIATIVA DI DANIELE VERZETTI

 


E.I.T.R.D. è qualcosa che dovrebbe essere ben presente nella testa e nel cuore di tutti, specialmente quest'anno che ha visto ancor di più salire numeri e vittime di comportamenti assurdi da parte di maschi della specie umana. Che di umano hanno ben poco.

Continuo a stupire ad ogni notiziario, ad ogni efferatezza, al constatare quanto si manchi di semplice umanità, ed ogni tentativo di risposta resta ogni volta inevaso.
Pazzia collettiva? Perché i numeri spaventano davvero, è come se ci fosse un bacino di potenziali assassini che girano tra noi e da un giorno all'altro possano esplodere come vulcani sopiti.

Gente che vive e lavora, che ci saluta, che scambia opinioni, ma intanto cova dentro un male assurdo.

Spesso non so più cosa pensare. In altri frangenti e circostanze diverse, ho conosciuto persone schizofreniche, anche in rete, persone rivelatesi poi totalmente inaffidabili, dalle quali, tuttavia, non mi sarei mai atteso reazioni squilibrate, perché si parte sempre da una base di buona fede e fiducia, almeno io ragiono così, e continuerò a farlo. Ma capita. 

Nel caso di soggetti che arrivano ad uccidere, a fare comunque del male feroce, ovviamente, dobbiamo scomodare ben altri squilibri, ben altre patologie. Ma ugualmente troppo spesso ci sfuggono (o non vogliamo vedere) indizi importanti, segnali che potrebbero indurci a ravvedimenti, o a mettere in guardia persone a rischio. 

Ringrazio Daniele intanto, per la sua sensibilità e la sua costanza.

La speranza di tutti noi è che nessuno muoia più per mano di un altro uomo,  e anche se l'utopia fosse solo un sogno splendido,  sarebbe delittuoso non sognarla. 

martedì 7 dicembre 2021

MANTOVA COTTA E MANGIATA

Palazzo Te

..e continuiamo a stupirci ogni volta, così come capitato di recente a Ferrara e Padova.
Queste province che trasudano storia e quiete, fascino e stupore, sono l'esempio più distante da ciò che rappresenta il caos romano.

E Mantova non fa eccezione.
Regno dove i Gonzaga hanno dato vita ad un piccolo gioiello colmo di meraviglia; dove case, palazzi, ponti, chiese sembrano volersi fagocitare conglobandosi l'un l'altra con effetto russian doll, spesso riuscendo nell'impresa e moltiplicando ad ogni giro di vista, la sorpresa.

Torre della Gabbia dai portici di Palazzo Ducale

Circondata dal Mincio per tre lati, a formare ampi specchi d'acqua, Mantova acquisisce caratteristiche di città lacustre, con un Rio ad attraversarla ed unire ad est e ovest il Mincio, fornendo scorci di autentica poesia.



Il Mantegna imperversa e la sua Camera degli Sposi, a Palazzo Ducale è tra le pitture più belle di sempre.

Volta della Camera degli Sposi. A bocca aperta e naso all'insù


Le rive del Mincio, specie al crepuscolo, offrono colori e atmosfere da sogno, una pace incredibile con la possibilità di passeggiare tra acqua e meraviglie architettoniche.

 
LungoMincio

Il centro è un coacervo di viuzze, spesso acciottolate, con le case pastello e una marea di palazzi che nascondono cortili fantastici, e noi curiosi ad intrufolarci, appena possibile..



Il complesso del Palazzo Ducale poi, una città nella città, ricchissimo e variegato, con persino un giardino pensile al livello del primo piano, e infinite stanze a testimoniare la ricchezza della dinastia Gonzaga.

Entrata del Palazzo Ducale

Di fronte Palazzo Ducale, Piazza Sordello sembra voler distaccarsi dall'intreccio che di lì a poco, varcato l'arco, ci consegna al vero centro pulsante. Una piazza immensa, ariosa, ritrovo per riunioni, mercati e vita mondana.

Piazza Sordello

Il susseguirsi di vie e piazze poi, con portici e ritrovi, rende fascinosa una passeggiata in centro e costringe l'occhio a continue scoperte, in un apparente disordine urbanistico che arricchisce e rende eclettico il panorama. Il retro di S.Andrea, la concattedrale, è  imponente esempio di stile medievale, praticamente nascosto, se non ci si impegna a seguire tutti i vicoli, sbucando in piazza Leon Battista Alberti, dall'atmosfera pacata, fuori circuito e coi suoi tesori incredibili.

Piazza Leon Battista Alberti (la piaseta)


La Torre dell'orologio a palazzo della Ragione


Uno dei radi ponti con scorcio sul Rio


E avrei potuto mai tralasciare, infine, un cenno ai mirabolanti tortelli di zucca e amaretto immancabili in ogni osteria che si rispetti? O della sbrisolona servita con un pentolino di zabaione caldo?

No.. non avrei mai sorvolato sulla qualità e la valenza gastronomica di un soggiorno a Mantova.. ;)  esatto epilogo per ogni giornata trascorsa a caccia di gemme e capolavori..

Tortelli di zucca burro e salvia. Da paura!


domenica 5 dicembre 2021

LA PAISIBLE AWARD 2021 - PREMIO AUDREY HEPBURN

 L'amica Mariella mi insignisce di un premio che probabilmente non merito. E la ringrazio di cuore.
Delle qualità espresse a motivazione del premio mi tengo però stretta la versatilità.



I PREMIATI DEL 2021

Farfalle Libere di Caterina Alagna

Mirtillo 14 - Camminando di Mirtillo

Personalità tra scrittura e arte con fantasia di Pia

Nocturnia di Nick Parisi

Arteggiando s'impara di Romualdo Roggeri


Ed ecco gli altri blogger premiati che vi invito di cuore a visitare, tutti permanentemente nel mio blogroll, ma non certo ad esaltare il cortiletto del circolo chiuso ma, anzi,  a testimonianza della diversità di approccio, ogni volta con pagine nuove e tutte le diverse interpretazioni possibili. 

Perché il blog arricchisce, e interazione e contradditorio sono l'anima della rete blogger. 

Grazie ancora Mariella!

venerdì 3 dicembre 2021

A CHE ORA - E COSA - SCRIVE IL BLOGGER?

Scopro solo da poco, dopo molti anni di pubblicazione a casaccio, che esistono manuali, prontuari, compendi e vademecum tutti relativi all'ordine, quasi matematico, di pubblicazione post. 

Parametri e  misure, criteri e scale di valori. 

Tecniche e strategie legate agli orari, alla lunghezza, alle condizioni meteo, al target cui è dedicato il post, senza tralasciare i caratteri, le foto di richiamo, il grassetto, le dimensioni di alcuni periodi, il colore, la sottolineatura e, in ultima analisi - pensate - anche al soggetto del post!.

Non si pubblica se prima il mondo non ha letto il precedente post, niente cose leggere all'ora della spesa: perderemmo casalinghe impegnate al mercato.
Niente cose pesanti dopo pranzo: rovineremmo digestioni.
Niente cose tristi la domenica.
Niente cose indigeste prima di cena, e niente articoli cerebrali: rovineremmo neuroni. 

Niente cose scomode, nessuna accusa tranne ai soliti, nessuna roba arzigogolata, chi legge blog non è che può diventare scemo, deve navigare sereno, come se leggesse Topolino o Diabolik.

Certo resta poca roba pubblicabile (..di cui meglio non far cenno) ma sicuramente, col tempo e seguendo regole ben precise dettate da precisi standard bloggheristici, acquisiremmo pubblico fedele e appassionato, mai colto di sorpresa, senza troppe aspettative - come quando acchiappiamo una qualsiasi rivista gossippara  in una sala d'aspetto medica o dal parrucchiere - e mai deluso dai nostri articoli. 

Perfetto.

Io continuo come mi pare.