sabato 18 dicembre 2021

E' STATA LA MANO DI DIO

 


Non lo so sinceramente, se è stata la mano di Dio a salvare la vita al Fabietto della storia, a segnare il gol attribuito a Maradona, o a impedire che la presenza di Sorrentino sedicenne potesse magari evitare, ai genitori, di morire col monossido di carbonio.
E se Dieguito non fosse mai sbarcato a Napoli, magari salvandoli? So solo che a somatizzare il tutto, c’è un Sorrentino divenuto regista, particolarmente legato a questo suo senso estetico di girare, ma pesante, accasciato come un lampadario di sbieco nel salone col suo dolore da raccontare, con questa perenne voglia di creare immagine a sé stante, di richiamare visioni, a partire dal munaciello per insistere su tutte le fellinianità immaginabili (anzi, già immaginate - che ci faceva il "convenzionale" fratello di Fabietto in mezzo a cotanta fauna da audizione?-).


Alla fine disperdiamo anche le chicche, come il tufff tufff dell’offshore che Fabietto sembra voler rallentare ad arte, o certe mitiche vhs rimaste a prendere polvere sul tv senza telecomando.
Piange in pubblico, esibendo dolore, ma di spalle alla camera, il nostro piccolo Fabio, un pudore anche quello, ma con i singhiozzi a fare da sottotitoli, una bella immagine dove avrei lasciato intuire…
C’è tutta un’aneddotica forzata in questa mano di Dio, un déjà vu insistente di piccoli riquadri e ritagli che sfuggiranno, di delinquenza folcloristica, di mozzarelle che colano, di vespa in tre per far sorridere i profani, come le iniziazioni con la baronessa decadente e decaduta, i razzi di segnalazione sparati in cielo o le ciccione in bikini.  

La Luisa Ranieri (in Montalbano), zia Patrizia, richiama il primo Clint Eastwood (col sigaro o senza); anche lei a due velocità, con tetta o senza.

Dobbiamo corrergli dietro a Sorrentino, che non per nulla ringraziò Maradona agli Oscar - comunque gli ha scombussolato la vita - e ora cerca di segnare rivestendo Napoli di fuffa, lentezza e punizioni all’incrocio.
Regista che si altalena nelle mie preferenze, adoro assolutamente Young Pope, non riesco a collegarmi invece con le grandi bellezze, un elenco freddo di “vibrazioni”, come avevo già scritto per il suo precedente Oscar, e con questo pugno di Dio finito in rete, ribadisco le medesime sensazioni: voglia di raccontare, ma tutto a ralenty, tra pause e bradipeggi di macchina da presa, addirittura un azzardo di challenge col pibe de oro avvistato in auto, ma anche certe pieghe oniriche che lasciano il tempo di un saluto del munaciello alla stazione di Sessa Aurunca (spacciata per Formia).



Mancava un Jep Gambardella (un potenziale futuro Fabietto, contaminato dalla presunta bellezza romana), e avremmo chiuso il cerchio.
Di sicuro salvo l’eclettica e pregevole Teresa Saponangelo, giocoliera a mitigare rabbia, nei panni  della mamma di Paolo, cui il film è dedicato. Servillo, ormai feticcio di se stesso sembra sempre omaggiarsi, due toni sopra il necessario, effetto della sovraesposizione? (Ormai aspetto solo un film dove lui e Favino si impersonino l’un l’altro). Il piccolo Fabio (Filippo Scotti) se la cava, tranne in qualche eccesso, ma lo perdoniamo, in fondo lo hanno disegnato così, tra citazioni colte e zie giunoniche, in “una realtà un po’ scadente”.

La sorella uscirà dal bagno (ecco un’idea intrigante) solo alla fine. Il film, invece, rimane chiuso nella cornice di Napoli notturna e luccicosa, nel dolore in sordina di un giovane Sorrentino che ne farà  tesoro a suo modo.
Io, intanto, aspetto un altro Pope, young o meno che sia. 

"Bufala il film?! Noo, la mozzarella!"

 
 
 

 


39 commenti:

  1. l'ho appena visto e mi sono lasciato trasportare dal piacere della sua narrazione onirica senza coinvolgere il mio potere critico. Lo considero il miglior Sorrentino visto finora, o perlomeno quello più vicino alle mie corde.
    massimolegnani

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Purtroppo c'è chi afferma che già la Luisa Ranieri valga il prezzo del biglietto. Ma ci sta. Poi sai quanto mi fidi del tuo trasporto onirico, e su quello c'è poco da dire. L'arte è soggettiva, prende o non prende. Tanti estimatori di questo Sorrentino, non sopportano The Young Pope ad esempio. Ed il suo eclettismo è già un grande merito.

      Elimina
    2. Concordo con Carlo. Il miglior Sorrentino.

      Elimina
  2. Per me è un grande.Essenziale e senza trucchi.
    Non ancora apro Netflix per vedere il film.
    Ho fatto bene. Ora ho la guida di Franco.

    RispondiElimina
  3. Io l'ho trovato magico ed evocativo. Mi è piaciuto tantissimo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ecco, sono curioso di sapere se ti piace anche il Sorrentino di The Young Pope.. ;)

      Elimina
    2. L'ho trovato un po' eccessivo, forse ne avevamo già parlato.

      Elimina
    3. ma non mi è dispiaciuto, non fosse altro per il protagonista;)

      Elimina
    4. Io tendo a distinguerli nettamente: la distopia di Lenny contro il cinema laccato di grandi bellezze, giovinezze e manine di dio. Non riesco a comprendere il suo miscelarli, mio limite probabilmente. Per consolarmi ieri sera di nuovo La leggenda del pianista sull'oceano, un esercizio onirico più a mia misura ;)

      Elimina
  4. Sono sincera: non mi è dispiaciuto ma non mi ha neanche colpito.
    Devo ammettere che anche io con il cinema di Sorrentino ho un rapporto altalenante. Mi è piaciuta tantissimo la serie The Pope, come anche il film Il Divo. Viceversa, sto ancora cercando di comprendere il significato del film This must be the place e con La grande bellezza mi sono arresa, non sono arrivata a guardarlo fino alla fine.
    La mano di Dio non è male, però, come tutti i film di Sorrentino, è estremamente lento, a tratti l'ho trovato pesante. Non mancano i luoghi comuni su Napoli (la mozzarella di bufala), allo stesso tempo mostra una Napoli onirica, un po' troppo distante dalla realtà,una Napoli che a stento riconosco e che appare troppo rarefatta.
    Lui pensa che a salvarlo sia stato Maradona, non possiamo dirlo con certezza però diciamo che se Maradona non fosse mai arrivato a Napoli, la sua vita avrebbe preso tutta un'altra piega e forse sarebbe stato coinvolto pure lui nella tragedia, però nel film avrebbe dovuto insistere di più su questo elemento secondo me. E' chiaro che lui abbia voluto raccontare il suo dolore però mi ha dato l'impressione di accennare soltanto ad esso e a agli eventi che hanno carattrizzato la sua vita. E' come se non li affrontasse ma si limitasse a citarli, a presentarli. Ecco da questo punto di vista, dal momento che si è detto che è il suo film più intimo, mi aspettavo di più. La parte del film che più ho aprrezzato è stato il dialogo con Capuano.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quella Napoli degli anni '80 io l'ho vissuta. Ed era davvero così, esagerata, eccessiva, rarefatta. Sorrentino l'ha resa in un modo perfetto, identica. Ho trovato la fotografia di una bellezza pazzesca. E poi i dialoghi, coloriti e riconoscibili. Forse è anche per questo che mi sono emozionata a guardarlo e penso che lo riguarderò. Fino ai titoli di coda, sulle note di una canzone che è un capolavoro.

      Elimina
    2. Ecco, io essendo nata negli anni '80 non me la posso ricordare così. Purtroppo con una visione per forza di cose limitata non ho potuto comprendere a pieno il contesto, l'ambiente che gira intorno al protagonista. E' per questo che ognuno poi ha una sua impressione. Grazie Mariella di aver fornito questo dettaglio non di poca importanza, perchè mi sembrava di vedere quasi un altro mondo. Adesso ho le idee più chiare, e penso che a questo punto lo rivedrò per sottoporlo a uno sguardo più consapevole.

      Elimina
    3. Pure io ho guardato con sospetto alla banalità della mozzarella. Ma poi ho prestato attenzione a quella pelliccia di visone che la signora non toglieva mai, anche sotto la calura del ferragosto. Uno "status symbol" che anticipava l'era dell'immagine da cui ormai siamo stati travolti...

      Elimina
    4. Si, la signora con la pelliccia ha colpito anche a me, e dici bene, è il simbolo di una società che cominciava a perdere la sua essenza a favore dell’apparenza. Elemento che traspare chiaramente nel contrasto tra l’immagine falsamente elegante e la personalità della signora direi per nulla garbata e raffinata😅.

      Elimina
    5. Come Caterina, se affezionati ad una serie del tutto eccessiva e fuori registro, come The Young Pope, fai fatica ad interpretarne la miscelazione con elementi reali come può essere la bellezza di Napoli. Città che amo e che ho vissuto spesso, assieme al suo mare e alle sue isole (Procida su tutte). Quando Capuano si alza a teatro accusando l'attrice di autoreferenzialità, inizia la lezione al Sorrentino che magari tenta un'autodifesa. Ce l'aveva un dolore da raccontare, e il Maradona già apparso in Youth che guardava al futuro era già in quel Fabietto proiettato in avanti. Ma continuo a preferirlo distopico e allucinato, un Lenny comunque più reale di tanto folclore, tanto filmarsi addosso anche in presenza di vita vissuta.

      Elimina
    6. Franco, sono punti di vista. Il cinema è anche questo
      Ma potrai dire di avere vissuto Napoli solo se ti sarai "sporcato" di lei davvero. Vivendola, dormendo in una miniappartento nei vicoli. Tornando a casa la sera nel suo silenzio irreale. Non in gita turistica.

      Elimina
    7. Sicuramente, non ci piove, ma Napoli nel mio piccolo l'ho vissuta, ci ho lavorato tanto, passeggiato di notte e d'inverno, anche nelle peggiori pizzerie e con le peggiori sfogliatelle (oltre quelle migliori, ovviamente), commosso coi Cristi velati e coi poveri cristi di periferia, tra le sale bingo molto casting sorrentiniano e il traffico immobile con tutti a suonare, con le barche a secco sul lungomare, e le vongole di Santa Lucia, all'ombra di Castel dell'Ovo; e poi le notti di poesia a Procida, con la burrasca a renderla isola ancora più isolata. Insomma, non mi lamento.. ;)

      Elimina
    8. Avrai dormito anche in stazione centrale, manca quello alla tua carrellata cinematografica😆

      Elimina
    9. 🤣🤣...no, in stazione compravo braccialetti alle bancarelle e frolle da Attanasio!! 😘

      Elimina
  5. Solo i lampi felliniani sono riusciti a scuotermi dal mio torpore. Mi ha convinto di più *L'amico di famiglia*. C'è una calma piatta, un racconto che dà l'impressione di un dolore assopito, come se non fosse il suo. Mi aspettavo molto di più e questo ha ingrandito la mia assenza emotiva.
    Ho letto il commento di Caterina trovando assonanze di valutazione critica.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Preferisco gli eccessi che giocano alla realtà, piuttosto che la realtà che eccede, come le zie Patrizie, le facce da cinema, i contrabbandieri con l'anima, le baronesse navi scuola.
      Forse a tanti non rassicura The Young Pope perché vogliono andare a largo ma con una cima che li tenga legati a riva. Questo film assolve al compito, mantiene in zona comfort.

      Elimina
  6. Ne ho sentito parlare meglio di come ne hai parlato tu. Non l'ho visto e non so se lo vedrò. Ma ti confesso, e posso permettermelo in quanto amico, che non ho finito la tua recensione, la domanda è: perché sprecare tante energie per qualcosa che non ti è piaciuto? Non dovremmo dedicarci alle cose belle? Per noi dico, è sactosanto che ad uno piaccia quello che per altri è bello.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io sono il fan sorrentiniano di The Young Pope, dove riesce ad essere distopico e visionario nella sua piana dimensione, quindi lo vedo anche in altre sue prove, dove non riesce ad acchiapparmi, da La grande bellezza a questa ultima prova, passando per Youth, forse esattamente a metà tra gli ultimi due citati. Non lo trovo uno spreco il criticare, quanto un esercizio ed uno stimolo, e poi c'è la possibilità di scoprire opinioni diverse e a volte illuminanti, capendo meglio dinamiche e motivazioni.

      Elimina
  7. Alberto, vale sempre la pena vedere un film di Sorrentino. Le aspettative deluse influenzano la valutazione di un film.
    L'amico di famiglia puoi vederlo. Sono sicuro che ti piacerà.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Chissà Gus cosa mi dice di The Young Pope.. ;)

      Elimina
    2. Interessantissimo. Il papa giovane e intrallazzatore può essere la metafora di un vecchio papa.
      Sorrentino, come tutti i nuovi registi italiani si ispira a Fellini e Rossellini, ma nemmeno se fanno i salti mortali potranno inventare una sequenza incredibile di Fellini: mi riferisco alla *Saraghina* di Otto e mezzo.
      La storia della Chiesa è piena di misfatti, ma la Chiesa non è solo espressione di vita, è una vita che ci raggiunge da molti secoli a noi precedenti.
      Nella Chiesa, attraverso le parrocchie, si svolge tutta la vita Sacramentale di Gesù, dal Battesimo all'Estrema unzione. Senza la Chiesa la gente ricorderebbe di più Napoleone di Cristo, ma Napoleone, a differenza di Cristo non può cambiare la nostra vita da pecore petulanti a Angeli.

      Elimina
    3. Gus, se indico la luna (cinema) non fermarti a guardare il dito (chiesa).. ;)

      Elimina
  8. Non l'ho ancora visto e non mi attira particolarmente ma la tua recensione mi ha incuriosito!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Può piacere ovvio, certo non è uno di quei film astrusi da cineasti integralisti..

      Elimina
  9. Posso dire che non sopporto né Maradona, né il cinema italiano, né Sorrentino?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sarai fucilato all'alba.
      Maradona è il più grande calciatore che abbia calcato un campo di gioco. Il cine italiano ha una storia di gradi registi e superbi interpreti. Sorrentino è il miglio regista italiano vivente😁

      Elimina
    2. Daje Gus.. fai pace con gli estremismi e ricerca un minimo equilibrio.. ahah

      Elimina
    3. Filippo lo puoi dire.. questo è un blog aperto e tollerante. Solo gli anonimi no, e mi dispiace perché ce ne sarebbero di interessanti. Ma ci sono scelte nella vita e nel blogging.

      Elimina
    4. Scherzo con Filippo, che mi è simpatico. Franco, daje, nun fa er cojone.

      Elimina
    5. Messi per me è più grande di Maradona, anche umanamente. Il cinema italiano faceva scuola, ma agli inizi. Sorrentino è troppo... autoriale. Il regista per me dev'essere un direttore di attori più che un ricercatore di inquadrature. Ecco, mi sono spiegato.

      Elimina
    6. Peggio di un pescarese che scrive romano giusto Ginko nell'ultimo Diabolik.. ;)

      Elimina
  10. Non l'ho visto ma lo vedrò. Dopo i tanti vostri pareri discordi mi incuriosisce ancora di più.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Magari ti piace pure, il cinema è anche questo, libera interpretazione e ampissima trasmissione di sensazioni ;)

      Elimina

Sottolineature