La riflessione mi è sorta spontanea l'altro giorno quando, in centro a Roma a ritirare lenti da vista per mia moglie, ci siamo imbattuti, a Via della Croce, in un'enoteca divenuta, giocoforza, una rivendita di mascherine (roba che solo a febbraio giravo con la carta forno addobbata con gli elastichetti gialli..)
E pensavo quando, appena un anno fa, vedendo i non radi giapponesi, aggirarsi tra i monumenti e in metro, con la classica mascherina chirurgica, mi veniva spontaneo un sorriso sottotitolato: "Ma anvedi questi..".
Ed ora eccoci qua. A non stupirci più.
In piena psicosi da pulizia/nontavvicinà/stammelontano/haifattoertampone?
A breve mi aspetto lo store del gel igienizzante.
L'atelier del guanto monouso.
Balconi prefabbricati per permettere canti nei lockdown anche ad appartamenti con sole finestre.
Speciali lingotti da 10 kg di lievito quotati in borsa della spesa.
Intere linee di abbigliamento fashion dressing riconvertiti esclusivamente a pigiamini e tute da divano e Netflix.
Palestre online per baci e abbracci a distanza.
Spray tascabili per sanificare ogni cosa che pensiamo anche solo di poter/dover toccare.
...e intanto vi scrivo da tastiera all'ozono negativa, dotata di anticorpi con autotest molecolare immunizzante.

















