domenica 2 giugno 2019

CONTROSENSI


Oggi si festeggia la Repubblica ostentando le nostre Forze Armate.

Uno schiaffo al nostro deficit.

Un Ministero che da solo si mangia mezzo pil, senza servire a nulla.

Con le nostre frecce che ormai servono solo a fare esibizionismo colorato
in questo immenso Barnum dello spreco.

Chi può, dia un'occhiata a Catch 22, la nuova serie antimilitarista in onda su Sky.
Veramente esemplificativa della miseria umana
che si alimenta attorno ad ogni malsana idea di esercito.


sabato 1 giugno 2019

C'E' CHI SI PRENDE LA BRIGA


Questo pensavo, rileggendo vecchie pagine.

E' da pochissimo trascorso il compleblog, sei anni di diario, di vita vissuta, di attenzione dedicata soprattutto a me stesso, inutile negarlo - e guai se così non fosse -, sei stagioni di di una serie che continua ad attizzarmi ed intrigarmi... ricco di conoscenze, di punti fermi, di meteore; 
di personaggi che scompaiono, e altri che hanno timore di comparire... e la domanda sorge quasi spontanea, di questi tempi frenetici dove l'obsolescenza sembra dettare legge peggio del Capitano...

qual è la differenza tra un (a)social network ed un blog?

Forse solo quella del titolo: su un blog c'è chi può prendersi la briga di sfogliare all'indietro, di scoprire il passato, le origini, le motivazioni, gli stimoli, 
gli step fondamentali di una scelta e di una crescita.

Sui social, fiume in piena, il controcorrente non ha senso, non può averlo.
Paradossalmente anche il presente perde validità all'istante.

Forse per questo quella "a" tra parentesi inserita poche righe fa, non è per nulla fuori posto.

perché la socialità dovrebbe donarla il nostro essere, ed il come siamo giunti ad esserlo, 
a viverlo, a raccontarlo.

Lunga vita al blog.
E applausi a chi si prende la briga di sfogliarli all'indietro.

lunedì 27 maggio 2019

giovedì 23 maggio 2019

GUARDIAMO GIUSTO L'INCOMINCIO...


INCOMINCIO come sostantivo singolare maschile,
e non come voce del verbo incominciare.

E' un neologismo imputabile alla creatività della mia consorte:
"Amore stasera c'è un bel film" e lei:
"Guarda..io giusto l'incomincio..."

Ed è così che, arrivati stracchi alla sera dopo cena,
di gran parte delle serie tv, film, varietà, sceneggiati, dibattiti etc etc...
noi si veda, moltissime volte, solo l'incomincio.

E se il canovaccio non è abbastanza convincente da far fronte a montagne di sonno prevaricatore...
infinite di quelle trame spezzate, non verranno terminate neanche con la tecnica delle "riprese multiple",
vale a dire ti registro e ti rivedo più in là, dovessi anche metterci una settimana...

ma si preferisce, invece, passare direttamente ad un nuovo "incomincio",
il quale, in assenza del necessario appeal, rimarrà anch'esso,
un incomincio incompiuto.

Facendo onore ad una dei più sacrosanti "diritti imprescrittibili" di Daniel Pennac:

Il diritto di non finire un libro (ma anche un film, una serie tv, un dibattito pre europee... )

mercoledì 22 maggio 2019

MA SE FOSSE UN ALTRO SOGNO, A SOGNARE NOI?


Se fosse un Qualcosa a forma di sogno a sognarci?
Forma di sogno perché unica possibilità di replicarsi, moltiplicarsi, condividersi.

Se non esistessimo se non nella fervida mente di chi ci immagina,
e immaginandoci, ci immagina sognatori,
per favorire l’incremento e la propagazione del sogno, e ancora e poi ancora.

In modo da non avere responsabilità sugli attori del sogno,
per non far trapelare che sia lui medesimo l’artefice dell’inganno,
e non destare sospetti sui sognati, che crederebbero, la loro, una vita da sognatori
e affatto da sognati;
interpreti del loro agire e del loro volere,
e solo – saltuariamente – vittime di sogni fuori della loro portata.

Quel tipo di sogni dove potrebbero giusto - ma giusto immaginare -
qualcuno che ordisca alle loro spalle.

Un’entità esistente che se la diverte in mille mondi paralleli,
creati da lui medesimo e a suo esclusivo uso e consumo,
e noi tutti manovrati come fili di altrimenti inermi burattini.

Se fosse un sogno a dettare i parametri, i ritmi e gli algoritmi,
se fossimo polvere di nulla a programmare universi inesistenti,
se non esistesse davvero altro che un big bang alla stregua di allucinazione collettiva?

Se fosse realtà solo questo sogno in cui sogniamo di essere sognati?

Ora ho paura, ora che ho congetturato la verità.


venerdì 17 maggio 2019

TRA I SASSI DI MATERA


Matera ti si adagia attorno e addosso,
come uno dei tanti gatti a passeggio sulle mura ritorte.

Ti offre il fianco, il cuore, le spalle;
non lesina scale o vicoli, ne' improvvisi affacci.

Ti impolvera di tufo e sabbia che scivolano dalle case in miniatura
intarsiate da abili artigiani.


Ti inonda di cielo dagli architravi e dalle finestre sul nulla,
che resistono, arrampicate su mura tignose, rugose e fragili, screpolate.





Quella malinconica meraviglia ti accompagna inesausta per vicoli e gradini,
ti riempie gli occhi di quel grigio appannato, smussato dai secoli,
ma che tiene incollate le case e crea "paese",
sodalizio di intenti e memoria di stenti;
ancora percepibili nella quiete,
e nel vento che fa la corte ai viottoli
tra pietre e argilla a cucirne le trame.

Quiete scossa solo dalle campane della cattedrale
a vegliare su quei sassi svuotati che riecheggiano storia e storie,
e a fare da cassa armonica, ora,
ai nostri passi lievi.


...che poi, a mettere da parte il cuore e l'emozione, restano i tanti perché di una tangibile disorganizzazione: trasporti disagiati, servizi dimezzati, tanti "sassi" (le antiche abitazioni scavate nella pietra e nel tufo) ancora abbandonati e non assegnati dal demanio, che  è proprietario di moltissima della Matera storica.


In tanti i colpevoli, nonostante questo meritato assurgere ad una notorietà mondiale (incredibile il numero di stranieri incontrati in questi giorni!) e complice, probabilmente, l'atavica incapacità meridionale, di non riuscire a fare tesoro vero delle proprie incredibili ricchezze.

E questo dispiace enormemente. Perché passerà questo 2019, e non ci sarà più una capitale europea della cultura, ma solo, di nuovo, sassi; e svuotati da ogni eco... 








sabato 11 maggio 2019

THE LAST MAN ON EARTH


Io non sono tipo da serie postapocalittiche, tipo Dead man walking, Lost o compagnia bella...
ma questo The last man on Earth (targato Fox ed in onda su Sky), rivolta completamente i parametri: lascia l'ultimo uomo sulla terra in balìa delle sue bizzarrie, una volta venuti meno tutti i condizionamenti e le imposizioni di un sereno vivere comune.

Insomma la tragedia diviene leggera, sfogo e invenzione.

E soprattutto si va avanti tra ironia e sarcasmo facendo venire una voglia matta sul come potrà svilupparsi, episodio dopo episodio, un nuovissimo modo di affrontare la vita.


Immagino tanti che storceranno la bocca, perché è sempre più palpabile, nel mondo dell'offerta cinematografica, l'allegoria dell'orrore, del disagio, della sofferenza, del terrore... film e serie che evidenziano solo disagi e disgrazie, mettendo a dura prova superstiti e protagonisti, sempre sul filo della tensione.

Qui nulla di tutto questo. Qui si ride in una situazione di teoricamente estrema disperazione:
il mondo sparisce a causa di un virus che uccide tutti, lasciando un solo superstite a gestirlo.
A modo suo.

Mettiamoci nei suoi panni. Lasciamoci guidare dai nostri istinti. Quelli migliori.

Non poteva mancare un riferimento a Cast Away...
p.s. Pietro lo so che ti piacerà...  ;)