sabato 16 marzo 2019

C'E' TEMPO



Da “I 400 colpi” alle quattrocento scenette, il passo sembra terribilmente breve per il velleitariamente fiabesco Veltroni, che si cimenta con la commedia infarcendo il tutto di tracimanti ed insistite citazioni cinefile, ogni scusa è buona: televisori, poster, interviste di sguincio, spezzoni di cine giornali, fino al cameo finale con un malinconico Jean Pierre Leaud.

C'è tempo, ci dice Veltroni, per crescere, imparare, innamorarsi e vivere davvero.
E non bisogna avere fretta.

Ma non bisognerebbe avere fretta neanche di immaginarsi registi, annaspando tra tematiche e questioni di ogni genere, passando dalla violenza sui minori alle convivenze gay, dalle polemiche sugli affidi alle crisi familiari.

Di fondo un road movie generazionale dove Fresi (quarantenne irrequieto e sensibile - come lavoro fa l'osservatore di arcobaleni per conto del CNR ed il manutentore di uno specchio a Viganella, nella Val d'Ossola, che riflette luce solare sul paese al buio per circa tre mesi l'anno, ed esiste davvero! -), scopre che il padre, mai conosciuto e dal quale è stato abbandonato subito dopo la sua nascita, ha un figlio tredicenne (all'apparenza stoccafisso imborghesito precocemente e pure juventino - come Veltroni -) rimasto ora orfano.
Una sentenza di tribunale lo elegge ora unico, e ben remunerato, tutore legittimo del ragazzino, ma inizialmente
- anche sobillato dalla moglie che coglie l'affare - non è per nulla entusiasta di accettare l'offerta.
I due “fratelli” vedranno convergere le loro esistenze, prospettate da subito (in una delle scenette tirate per i capelli, in Tribunale), come inconciliabili.
Ma affinità ed affetto fraterno vedranno presto la luce, e fin troppo repentinamente..

Il film viaggia ad intermittenza, alternando intramezzi surreali (il vigile, il banchiere, la mamma svampita) ad una parvenza di storia lineare dove anche l'incontro della cantante similGiorgia, Simona Molinari e relativa figlia, sembra solo voler risolvere a tarallucci e vino beghe molto più contorte.
Quattro essenze disordinate in cerca di quiete, immerse in un pout pourri di eccessivo ed arruffato strafare, dai paesaggi da cartolina ai continui “ma che davero” a rendere tutto folcloristico e forzato.


Non mancano le buone intenzioni ma tutto è slegato e frettoloso, come se Alberto Angela passasse di botto da Pompei alla telecronaca di una Finale di Champions.

Di sicuro salvo il pallone lanciato in aria e che sembra non cadere più, metafora delicata di quel “c'è tempo” per crescere e maturare. Ma davvero troppo poco per promovere Veltroni.
Un film in evidente fuorigioco, quasi come quel gol di Turone di millemila anni fa...

p.s. Ultima nota per le la tonnellata di variopinte magliette e camicie in tinta che Fresi sfoggia a getto continuo, c'era un tir guardaroba che li seguiva, e non ce ne siamo accorti?!


venerdì 15 marzo 2019

EPPOI NEL CUORE


Scritta mille anni fa, già pubblicata sul blog, e commentata da chi non c'è più o da chi si è perso, o da chi c'è sempre stato...  


Chissà cosa ci passa
per la testa.

Eppoi nel cuore.

Ed attraverso i tendini,
ed i nervi e le lacrime,
e gli sbigottimenti e le sorprese,

tra i sorrisi nervosi
e le risate di pancia,
e le attese al semaforo,

tra i sudori, gli odori, i brividi
e le palpitazioni poi.

Ed i sogni e gli incubi,
e le insonnie ed i colpi di sonno.

Chissà.






sabato 9 marzo 2019

LE BARZELLETTE DI ASCANIO



Parlando di questa raccolta, la definisce un'operazione antropologica.

l'ho sfogliato curioso in libreria, leggendo barzellette alla rinfusa, assieme ad alcuni brevi  commenti del Nostro, magari intesi a sviscerare natura e significati reconditi.

Tralascio il - non credo trascurabile - dettaglio che, nella sventagliata di quelle lette,
non ce n'era una che non avessi già sentito.

Ora vorrei davvero conoscere l'utilità di certe operazioni.

Perché alla fine di raccolta di barzellette si tratta, non prendiamoci in giro.

Anzi, ecco, la migliore è proprio questa: "operazione antropologica"

19 euro di deja vu. Ad opera di uno scrittore che - comunque - amo.

Forse in crisi creativa. Forse con troppe mutuo di rate arretrate, chissà...

forse dopo aver visto Baglioni direttore artistico a Sanremo pur avendolo schifato per decenni,
avrà pensato: "allora si può tutto!"

"ognuno c'abbiamo i suoi problemi"

venerdì 8 marzo 2019

HA RAGIONE MOZ




Ha ragione Moz.

La blogosfera ogni tanto sbanda, svalvola, diventa campo di ripicche.
Perde la sua natura di narrazione, di confidenza, di carezza nell'etere...

E guarda caso, spesso proprio allora, si rimpolpa di lettori ed interventi, di rancori e asprezze…

E' come se si vivesse in costante e precario equilibrio, una calma piatta pronta ad esplodere, bombe ad orologeria vaganti, col sorriso che può diventare ghigno feroce all'istante.

No. Non credo sia questa la strada giusta.

La via - o perlomeno una delle principali - dovrebbe essere quella del diario.

Vero che anche io, spesse volte, mi rifugio freddamente in emozioni procurate dall'esterno
- cinema, viaggi, arte - e tralascio quello che esce da dentro..

ci pensavo oggi, guardando una coppia, sessantenni minimo, tenersi delicatamente per mano.

Li ho guardati non dico con stupore, ma tenerezza si...e subito dopo ho pensato che mia moglie ed io passeggiamo praticamente sempre per mano, e apparteniamo proprio a quella fascia d’età..
chissà se sorprendiamo anche noi qualcuno…

ed è un bel pensiero intimo.. sul come affrontare la vita, ad esempio: per mano.

E con meraviglia. Vera non addomesticata. Di quella che ci sorprende a sorprenderci.

Sollievo davvero impagabile, ed un augurio per tutti quelli che mi leggono.
Sarà che i sorrisi e la tenerezza non sono mai abbastanza, e li possiamo solo fabbricare da noi,

un manufatto che pure certi famosi “artigiani della qualità”, potrebbero solo invidiarci…

ecco, vabbe’... due chiacchiericci intimisti l’ho sdoganati anche io, tanto per dare del tu alle inquietudini, ai pensieri, ai dispiaceri, agli errori...ci vuole ogni tanto, credo sia terapeutico, e meno costoso anche del più economico dei counselor..

e buona vita... come suol dire un'amica che spero di risentire..

sabato 2 marzo 2019

PRIMARIE PD. PERCHE' NON VOTARE.



I tre moschettieri si aspettano un milione di elettori alle urne, domenica.

Per avallare cosa?

La politica di ritorno al territorio del PD? Il contatto con la base?
La fine delle diatribe da bottega e la ricerca della vera unità di intenti?

Tutte cose delle quali si riempiono la bocca i contendenti. 
A priori.
Ma che si sono ben guardati dall'attuare, fino ad ora.

Quindi qual è il fine di queste primarie?

Zingaretti sbancherà, 
ma probabilmente bastava un congresso.

Come col dopo Merkel.
Ma già.. quelli so’ tedeschi… non girano un anno e passa a vuoto.

Ed un milione di votanti legittimerebbe questa abulicità di fondo, la frammentarietà di programma, le controversie sulle eventuali alleanze…

Un equivoco di fondo, sbandierato anche da tanti amici favorevoli a questo voto, 
è che serva, comunque, per manifestare ostilità verso il governo Di Maio/Salvini.

Il malinteso è voler attribuire questo compito, a delle primarie di partito.


Questa è una partita indipendente. 
Qui si gioca per dare una scossa al PD, non al paese: si vota (o non si vota) per far capire alla sinistra che sarebbe ora di dire basta ai giochini, alle correnti, alle lotte fratricide, ai dispetti tra infinite fazioni e gruppuscoli.

Di certo con un corposo NON voto, questi nuovi paladini della “rivalutazione” del territorio, capirebbero bene - anche se bruscamente -, che la gente si è rotta le scatole.

E se poi la destra dovesse attribuirsi la paternità di quel presunto “milione” che disertasse la tenzone, sarebbe un esclusivo problema loro.

L’ennesimo.








sabato 23 febbraio 2019

SINODO SULLA PEDOFILIA



Ora non voglio stare a fare il saputello, ma è davvero così difficile capire che un prete sposato avrebbe un miliardo di motivi in meno per adocchiare bambini e bambine?!

Chiaro che non stiamo parlando di matematica e della soluzione a tutti i problemi, ma Cristo Santo,

apriteli gli occhi!!

Questi outing rimangono lettera morta altrimenti, come tutte le belle chiacchiere sulle suore che, in quanto donne, rappresentano solo una ruota di scorta dell'apparato Chiesa, con valenza ai minimi termini...

bisogna dare una scossa
e mi sembra che questo Papa, tranne rare occasioni,
resti ancora, troppo prudentemente,
ancorato al Nulla.


venerdì 22 febbraio 2019

GREEN BOOK: INVITO AL BUON CINEMA



Il plot è di quelli che, da “Quasi amici” in poi, spopolano e acchiappano l’immaginario, l’idea dei contrari che si attraggono, dei caratteri opposti che entrano in collisione anche se sappiamo che il lieto fine cova fin dal primo fotogramma; in un road movie tra un buttafuori bianco italo americano (con Viggo Mortensen, vera rivelazione, che molla per un attimo i suoi cliché stereotipati) ed un aristocratico, funambolico e problematico pianista jazz di colore, Don Shirley, (interpretato da Mahershala Ali con brio e personalità), che sfida a viso aperto gli inevitabili, e spesso incomprensibili e contraddittori razzismi - mai sradicati - del profondo sud degli anni 60.

Una storia che si dipana tra inevitabili pregiudizi ed un affiatamento ed una complicità che lentamente renderanno questo rapporto di “lavoro” un’autentica ed inesorabile amicizia.


Gran merito ai nostri attori, col grezzo Mortensen, perennemente occupato tra street food, “chiacchiere” e sigarette, che rivendica il suo essere più “negro dei negri”, forte anche del suo appartenere ad un’altra minoranza etnica, e il supponente pianista, in tanti frangenti più vittima che protagonista (del suo colore e della sua arte), che non riesce a collocarsi in una scala di rapporti dove non è abbastanza nero per essere povero, non è abbastanza bianco per poter manifestare il suo talento, e non è abbastanza uomo per non vergognarsi di certi vizi; per dedicarsi una vita normale, vittima dei tempi e della sua confusione sessuale, esprime magistralmente col piano e la musica, il suo sentirsi fuori posto, ma gli manca una famiglia, un amico, uno sfogo.. e questo incontro con l’autista italo americano, gli farà conoscere lati della (sua) vita decisamente sottovalutati, non ultimo il gusto del pollo fritto, e la musica nera dei suoi simili, quella meno qualificata forse, ma dall'indubbio e affascinante appeal popolare.


Ovvio poi, che dal regista di “Scemo & + scemo”, ci si potesse attendere qualche sbandata poco edificante, ma Farrelly rimane costantemente in carreggiata (tanto per non sconfessare l'ambito road movie), alternando toni cupi e momenti di tenero relax in egual misura.. splendido il siparietto con la macchina in panne, il pianista nero comodamente seduto, Mortensen, il bianco, a trafficare col motore sotto il sole, e dall'altro lato della strada, lavoratori di colore “schiavizzati” nei campi, ai quali la scena rende decisamente sfocata la logica di certe gerarchie...

il finale alla Frank Capra sbraga forse le buone e valide intenzioni, ma noi ci siamo già affezionati strada facendo, quindi perdoniamo volentieri l'eccesso di miele e pensiamo già a dove andare a cercare l'incredibile colonna sonora... ;)