domenica 10 aprile 2016

C'ERA UNA VOLTA...



C’era una volta una principessa.

Era alla ricerca del suo castello e del suo principe, si era persa in anni di sogni interrotti, vagando tra speranze e sorrisi magici che mai venivano restituiti fino in fondo, ma a lei non importava, aveva avuto in dono dalla vita due bimbe fantastiche che le rischiaravano comunque presente e futuro.
L’ anima gentile tracimava dai suoi occhi brillanti, trasmetteva sempre serenità e gioia, un carattere d’oro, un mettersi sempre al servizio delle persone che ama.

Dedicarsi il suo unico desiderio.

Dedicarsi comunque dopo che nessuno si era più dedicato a lei, o si era preoccupato perché lei sorridesse di cuore, perché si sorprendesse di una sorpresa, di un regalo, di un gesto carino, di un risveglio delicato, di un tenerla per mano o riservarle una parola dolce, o semplicemente l’ascoltasse davvero, mentre lei raccontava mille storie o si vergognava all'improvviso con le sue manine messe a coprire il viso.

C’era una volta una principessa.

Che non chiedeva spazio e non pretendeva nulla, voleva cogliere un briciolo di felicità, giunta da mondi lontani.  Voleva solo rimanere prigioniera dell’incanto più incantato.
Senza pensare se i suoi desideri sarebbero rimasti tali e le sue fantasie mai tramutate in realtà.
Ma sognare non costa..  e la principessa che c’era una volta, c’è davvero.




domenica 3 aprile 2016

FUOCOAMMARE Lo sbarco dell'ipocrisia



L’occhio pigro di Rosi ci offre una Lampedusa di vecchi e bambini, alternata ed estranea all'invasione migratoria di vivi e morti.
La fine del turismo, i campi di accoglienza selvaggi, la convivenza forzata con un problema mondiale divenuto fenomeno locale interessa poco.
Salvare la pellicola affermando che il messaggio era per l’Europa poi, sembra ridicolo.. un po’ come la nonna di Samuele che ciancica un “poveri” quando la radio clava locale parla di nuovi sbarchi…

Il medico di Lampedusa è l’unico intermezzo che ci dona umanità affranta e impotente verso questa sciagura immane.
Un intermezzo reale, intenso ed efficace, relegato giustamente da  Rosi a brevissimo spot..
Il resto del documentario svaria lento come solo a Rosi riesce, tra il déjà vu e l’inutile: saracinesche che si alzano, motorette che rombano, vecchiette a pulire il pesce, pomodori da tagliare, visi di immigrati rigati di lacrime nelle più convenzionali e strainutili delle riprese.
Mi chiedo cosa sia stato a fare due anni a Lampedusa, Rosi, per cogliere il nulla cosmico, per sottolinearlo, per esaltarlo, per farci sentire ancora una volta come attorno a quel sacro GRA, già vilipeso a suo tempo…


Lampedusa divisa in due..  nessuna vita trasformata.. nessun tentativo di mostrare una convivenza difficile, solo una malmessa e dimessa radio locale a immalinconire gli animi, e figli di pescatori col mal di mare, un curioso controsenso che fa il paio col regista che non sapeva girare film.

Il ragazzino coi sottotitoli che succhia gli spaghetti come Bombolo, alla fine spara al cielo mimando un fucile a pompa.
Un po’ come Rosi che spara a salve per tutto il docufilm cercando di far capire, forse, all'Europa, come sia lontana da Lampedusa.. ma chi è animato di sensibilità avrebbe voluto scorgere ben altro che lo strepitìo delle lenzuola di cartapesta a riparare dal freddo e i primi piani di gente che sui barconi ha lasciato un pezzo d’anima, anche se respira ancora.


Un’isola di sogno e flemma da contrapporre alla frenesia dei corpi che si accumulano nella fuga dai loro mondi invivibili, anche a costo della vita in acque dove pescano di frodo anche i residenti, e dove bimbi dall'occhio pigro qualche passerotto, alla fine, lo salvano pure loro dall'infallibile fionda.


Noi a Rosi no.  Gli mimiamo una mitragliata come Samuele.

In quel letto rifatto a carezze ripetute fino a sconfiggere le pieghe e nei baci alle mille icone nella stanza, scorgiamo un quotidiano penetrato nelle ossa e nell’anima dei residenti, ma a Rosi sfugge che esternarci la pacata lentezza di questi isolani continua solo a rivelarci il suo modo incartato di muovere (anzi di non muovere) la macchina da presa.
Se Rosi resta due anni a Lampedusa per rivelarci che la zuppa di pesce bolle lenta di sapore masticato dal tempo, ha sprecato il suo di tempo, girando pure due pseudofilm che si incastrano pochissimo tra di loro, quasi niente.


E se con l’ipocrita Orso d’Oro berlinese hanno fatto finta di prendere coscienza sul fatto che esista un problema Lampedusa, sono ancor più con la coscienza sporca.
E di più Rosi, che approfitta delle tragedie per fare fama e soldi.
E non ultimi, quelli che escono dal cinema con l’applauso in canna, convinti solo ora di saperne qualcosa di più.




domenica 27 marzo 2016

AVREI VOLUTO DIRTI...




..perché ti amo... perché non potremmo fare a meno uno dell'altra... perché ci sono affinità solo nostre inconcepibili per qualsiasi altra persona...

..ma proprio stamattina... mi hanno rubato quell'ora... nella quale stavo per spiegarti tutto...


sabato 26 marzo 2016

IL CONDOMINIO DEI CUORI INFRANTI



Volevamo forse smarcarci dal Venerdì Santo ieri, andando a vedere Il condominio dei cuori infranti?

Direi proprio di no. 
Anzi, abbiamo percorso la nostra personalissima Via Crucis flagellandoci appresso a questa operetta minima(lista) che affoga le proprie debolissime velleità attorno a storielle di comunissimo condominio (dove giusto l’astronauta precipitato fuori rotta smuove l’utente medio dal torpore registico), caratterizzate dal vuoto stilistico e dalla presunzione, ecco, la grassa presunzione di voler narrare “ad ampio respiro” i disagi e i tormenti interiori di umanità spicciola e disadattata  con tre parabolette surreali che ci sfracassano i gabbasisi fin da subito, dove la volontà di coniugare la battuta a contrasto con la malinconia che pervade questi spiriti soli, anche se gomito a gomito con le più sfaccettate umanità, si infrange sull’incapacità della produzione di convincere questo regista disturbato a farci  massimo tre corti da cinque minuti l’uno, con questi tre inserti di noiosa ripetitività, di riprese fisse, di chiacchiericcio tedioso e importuno, di situazioni che il paradosso lo superano e lo sbeffeggiano alla grande e dove - incredibile la casualità - assistiamo a stralci di inserti di uno dei film più pompati della storia, quel I ponti di Madison County, che in effetti, con la mattonata odierna, fa benissimo il paio.. 



sabato 19 marzo 2016

RUBRICHE





Quali sono le due rubriche fisse dei quotidiani?!

Le previsioni del tempo, spesso sempre più dettagliate, precise e, sopratutto, attendibili.

Ormai ci regolano e condizionano le giornate: programmiamo o facciamo saltare interi weekend, cene, visite, incontri, a seconda del sole o della pioggia previsti, del vento o delle temperature in rialzo o in ribasso.

E fin qui ci posso pure stare.

E' l'influenza dell'altra rubrica che mi preoccupa:
l'oroscopo.

A giudicarne dalle tipologie e dalla quantità spropositata divulgata in ogni media, dal cartaceo al radiotelevisivo, sembra poter influenzare, e di parecchio, gli atteggiamenti e la predisposizione di parecchi utenti usufruitori:

Capricorni mai a cena con un Leone, Ariete sesso solo con Bilance, Tori che non lavoreranno mai con coi Gemelli, Vergini e Pesci destinati al divorzio sicuro.

E tra questi gente che va in chiesa magari, retta e compita, osservante e timorata.

..ma che non smette di domandarsi se l'intercessione di un Gesù Scorpione anziché Sagittario, avrebbe veramente cambiato le sorti del mondo ..



martedì 15 marzo 2016

SBUFFO DI NUVOLA


...capita che ti ritrovi a spulciare il cielo..
specialmente quando il vento pulisce a velocità forsennata
dentro e fuori dai tuoi occhi..

allora punti questi grumi di nubi disordinate,
tracimanti da una loro teorica compattezza,
che riempiono l'azzurro di straboccante panna montata,
di segni nitidi pur nel loro irrequieto abbozzo,

Come provassero a parlarti..
a sussurrarti:
distraiti Franco.


sabato 12 marzo 2016

SE MUOIONO GLI IMMORTALI...



E' morto Keith Emerson.

Sono cresciuto con la sua musica, sulle sue note, tra cenni delicati di piano e devastazioni di moog.
Il carattere eclettico lo devo sicuramente anche a quel tipo di musica che ho sempre ascoltato.

Fuori da ogni schema. Capace di reinventarsi ad ogni sfioramento di tasti.

Progressive su tutti. Ed Emerson, Lake & Palmer paladini su tutti.



Quando arrivano queste notizie, perdi il sorriso.
In mente una valanga di suoni, negli occhi feste da palcoscenico con "tastiere accoltellate" e una furia musicale abbinata a tecnica, genio e virtuosismo (ho visto solo lui suonare un Hammond al contrario, da dietro..)

Rifletti incredulo sulla caducità della vita.

E pensi "lui no". Ma succede invece.

Solo che ora prendi un cd, e lo fai rivivere immediatamente. Proprio ora.

Proprio adesso.

Ciao Keith!  Bentornato!